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S
in alute
DA SAPERE
SE L’ARTROSI
TI METTE IN GINOCCHIO
Si chiama gonartrosi la localizzazione al ginocchio della
degenerazione articolare. Il
paziente avverte dolore e
sensazione di instabilità sia
nel cammino sia, e soprattutto, nel salire e scendere le
scale, ma il dolore può manifestarsi anche a riposo. Spesso viene anche percepito un
crepitio, dovuto allo sfregamento delle superfici articolari alterate dalla malattia, du-
rante i movimenti attivi e passivi. Nella fase acuta può inoltre manifestarsi un versamento articolare (“acqua nel ginocchio”).
Più frequente nelle donne, si
manifesta generalmente intorno ai 50 anni e tende a pro-
gredire con l’avanzare dell’età, in certi casi fino ad una
spiccata impotenza funzionale. Oltre alle terapie classiche,
per le quali è necessario rivolgersi ad uno specialista reumatologo, è stato recentemente proposto l’impiego del-
la ossigeno-ozono terapia,
che consiste in una serie di
infiltrazioni di una miscela di
ossigeno e ozono nell’articolazione e che sembra efficace
sia per combattere il dolore
sia per ripristinare la funzionalità articolare.
Giunture doloranti?
Nei giovani, attenti al cuore!
G
ià all’alba della nostra
civiltà, nell’antica Grecia, il grande medico Ippocrate (460-377 a.C.)
aveva descritto i sintomi
del reumatismo articolare, che aveva chiamato “artrite”.
Da allora le conoscenze sulle cause
di questa patologia si sono enormemente evolute e sono state messe a
punto terapie efficaci, anche se
permangono ancora oggi alcune incertezze circa l’essenza della malattia. Restano invece molto confuse le idee dei profani, che tendono
ad etichettare come “reumatismi”
la maggior parte dei dolori a carico
dei muscoli o delle articolazioni.
Ma il concetto di malattia reumatica è molto più complesso. Innanzitutto si dovrebbe parlare di “malattie reumatiche” al plurale, dal momento che questa definizione comprende numerose forme patologiche, suddivisibili in due grandi gruppi: quelle di natura
infiammatoria e quelle
non infiammatorie.
Considerando le
forme più note,
appartengono al
primo gruppo
l’artrite reumatoide, la gotta e
il reumatismo
articolare acuto,
mentre l’artrosi,
ad esempio, appartiene al secondo.
L’infiammazione che sta alla
base dell’artrite
reumatoide è
cronica e coinvolge soprattutto il tessuto
connettivale,
presente in tutto il corpo: per
questo motivo
la malattia può
compromettere, oltre alle articolazioni, anche altri apparati, come quello respiratorio e circolatorio, nonché il sistema
nervoso centrale.
Si suppone che la causa sia un’infezione virale che colpisce solo
soggetti predisposti geneticamente
a contrarre la malattia, ma non vi
sono certezze a questo proposito. I
sintomi, che consistono in dolore e
rigidità articolare, interessano soprattutto mano, polso, gomito,
spalla, ginocchio. Nella gotta (detta
anche artrite gottosa) i disturbi sono dovuti al deposito di cristalli di
info
➔ INDIRIZZI INTERNET
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Il dolore articolare è un sintomo ben noto e assai diffuso, di cui spesso
viene sottovalutata l’importanza fino a quando non limita seriamente
l’autonomia di movimento.
Ma se si pensa che lo Stato eroga annualmente 5.500 milioni di Euro
per le pensioni a soggetti resi invalidi da una malattia reumatica e se si
tiene presente che alcune forme di questa malattia possono compromettere
anche i polmoni e il sistema nervoso e, nei soggetti giovani, possono danneggiare il cuore, si può capire l’importanza di una cura efficace e tempestiva.
MALATTIA REUMATICA
acido urico nella cavità articolare,
generalmente a livello del piede.
L’artrosi è invece il risultato di un
processo degenerativo a carico delle cartilagini articolari, spesso dovuto ad usura per invecchiamento:
si stima che nell’80% delle
persone siano presenti fenomeni artrosici dopo i 75
anni. Gi-
nocchia e anche sono le articolazioni colpite più di frequente, ma è
tutt’altro che raro l’interessamento
dei dischi della colonna vertebrale,
dove la localizzazione della malattia nella parte più alta provoca la
ben nota artrosi cervicale, mentre
se è colpita la parte bassa della colonna si verifica l’artrosi lombare
che, quando provoca compressione
e infiammazione del nervo ischiatico, dà luogo alla famigerata “sciatica”.
Parliamo per ultimo del reumatismo articolare acuto perché si trat-
ta della forma di malattia reumatica più pericolosa, in quanto non di
rado compromette anche il cuore.
Molto diffusa nei paesi del mondo
occidentale fino al secondo dopoguerra (un caso all’anno ogni 1000
persone negli anni ‘50), questa malattia successivamente ha subito
una notevole diminuzione (attualmente 1-5 casi l’anno ogni 100.000
persone) grazie all’uso degli antibiotici e al miglioramento delle
condizioni igienico-ambientali e
dell’alimentazione. È però probabile un nuovo aumento di casi in
rapporto ai fenomeni immigratori
dal terzo mondo, dove la malattia
costituisce ancora un serio problema socio-sanitario.
Il reumatismo articolare acuto, che
colpisce soprattutto i bambini e i
giovani in età compresa fra i 5 e i
15 anni e presenta una tendenza
assai spiccata alle recidive, è dovuto ad una infezione da streptococco beta emolitico di gruppo A. Solitamente inizia con una faringotonsillite, generalmente con febbre,
seguita da un periodo asintomatico
di circa due settimane. La fase successiva è caratterizzata da un brusco innalzamento della temperatura con dolori articolari, malessere
generale e a volte manifestazioni
cutanee (noduli sottocutanei e
macchie rossastre che scompaiono
dopo poche ore ma ricompaiono
poi in altre sedi). In questa fase
possono manifestarsi le complicazioni più temibili, a carico del sistema nervoso (movimenti involontari della “corea di Sydenham”,
comunemente detta “ballo di San
Vito”) e, soprattutto, a carico del
cuore. La localizzazione cardiaca,
che può risultare fatale nella fase
acuta, tende a cronicizzarsi provocando un’endocardite, che danneggia gravemente le valvole del cuore, oppure una miocardite-pericar-
dite, a cui possono conseguire gravi aritmie o addirittura scompenso
cardiaco. Anche se in ambito medico il reumatismo articolare acuto
è conosciuto come “la malattia che
sfiora le articolazioni e morde il
cuore”, fortunatamente solo in una
percentuale relativamente piccola
di casi la faringo-tonsillite streptococcica provoca la febbre reumatica, e di questi casi solo la metà circa va incontro al danno cardiaco. È
interessante ricordare che alcuni
studi epidemiologici condotti negli
ultimi anni hanno dimostrato che
attualmente la faringo-tonsillite
streptococcica dà luogo al reumatismo articolare acuto in un numero
di casi molto minore che in passato, mentre la complicanza cardiaca
non è più rara di quanto fosse ieri.
Tutto sommato era meglio quell’artrite così dolorosa, ma di per sé innocua, che ci avvisava della presenza di un reumatismo capace di
evolvere verso una cardiopatia.
La terapia si basa soprattutto sulla
somministrazione di penicillina (a
forti dosi nella fase iniziale e successivamente in dosi di mantenimento per diversi anni) e di acido
alcetilsalicilico; nei casi più gravi
si ricorre anche all’uso di cortisonici. Per tutte le altre forme di malattia reumatica è disponibile un
ventaglio di cure che va dalla somministrazione di farmaci antidolorifici e antinfiammatori all’infiltrazione di cortisonici nell’articolazione colpita, alle cure termali, alla
massoterapia e chinesiterapia,
all’agopuntura. Benché l’obiettivo
della completa guarigione non sia,
il più delle volte, raggiungibile, si
può ottenere un buon controllo dei
sintomi dolorosi e rallentare o arrestare il progredire della patologia
verso stadi invalidanti.
Francesco Viglienghi