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S
in alute
Quel dolore che ci blocca a poco a poco
Q
uando ci si sveglia al
mattino la schiena, oppure l’anca, o un ginocchio, o il collo, o una
spalla, fanno male. È un
dolore acuto, profondo,
che durante il riposo non si avvertiva
e che tende a scomparire man mano
che ci si rimette in movimento. Ci siamo: è la famigerata artrosi. L’articolazione dolorante è anche piuttosto rigida e poco mobile; se si tratta di un’articolazione della gamba provoca un
senso di cedimento e di instabilità:
anche questo sintomo tende a scomparire dopo che ci si è “rimessi in moto”. I movimenti della parte colpita
sono limitati, inizialmente perché viene tenuta ferma per evitare il dolore,
in seguito perché muoverla diventa
oggettivamente sempre più difficile.
Oltre mezzo milione di persone, in
Italia, sono affette da questa malattia
articolare: otto su dieci sono ultrasessantenni, ma la patologia può colpire
anche soggetti di età inferiore ai 40 anni. Per capire in cosa consiste la malattia artrosica bisogna tener presente
che nella zona delle articolazioni le
ossa sono ricoperte dalla cartilagine,
un tessuto liscio che consente lo scorrimento delle giunture senza attriti.
L’artrosi distrugge lentamente ma progressivamente questa cartilagine, che
dapprima diventa più sottile e poi si
rompe, con conseguente alterazione
delle estremità ossee che vengono a
trovarsi in contatto diretto. Si tratta di
un processo degenerativo e non di
un’infiammazione, anche se in alcuni
casi può essere conseguenza di una
malattia infiammatoria delle articolazioni (ad esempio, l’artrite) e se spesso
è accompagnata da una componente
infiammatoria.
L’età avanzata è un fattore determinante, ma nella comparsa della malattia sono importanti anche cause ormonali (le donne sono più colpite, soprattutto dopo la menopausa), genetiche (in alcuni casi esiste una predisposizione ereditaria), meccaniche (attività lavorative o sportive che comportano posture scorrette o traumatismi ripetuti a carico di una o più articolazioni), metaboliche (gotta e diabe-
Un tempo era considerata come effetto quasi inevitabile della vecchiaia, ma oggi sappiamo che si tratta di una vera malattia, causata dall’alterazione delle cellule che formano la cartilagine articolare:
ecco perché in circa il 18% dei casi l’artrosi colpisce anche soggetti in età lavorativa. È una patologia
talmente diffusa che il suo costo sociale, in termini di pensioni di invalidità, ammonta a ben 5.500
milioni di euro: 11.000 miliardi di vecchie lire ogni anno! Mentre è facile diagnosticare un’artrosi,
ben più difficile, anzi impossibile, è guarirla; si possono però attenuare notevolmente i suoi sintomi
con diversi provvedimenti terapeutici. Inoltre, la migliore conoscenza della malattia ha reso possibile
attuare efficaci misure preventive.
ARTROSI
te sono malattie predisponenti). L’obesità è considerata uno dei fattori di rischio più significativi, mentre l’importanza dei fattori geografico-ambientali (clima, latitudine ed umidità)
non è stata finora sicuramente dimostrata.
La diagnosi, tradizionalmente basata
sull’esame radiologico, più recentemente si avvale anche di metodiche
più sofisticate, come la scintigrafia articolare, la TAC articolare e la fotodensitometria ossea: tutti questi accertamenti vanno prescritti dall’ortopedico, dal reumatologo o dal fisiatra. Se
gli esami confermano la presenza
dell’artrosi, è il momento di passare
alle cure. Non ne esistono purtroppo
di risolutive, ma si può fare molto per
rallentare la progressione della malattia e per contrastare i sintomi più disturbanti, soprattutto il dolore.
Se la degenerazione articolare è modesta si può mettere in atto soltanto la
terapia fisica. In caso di obesità, il primo provvedimento consiste nella riduzione del peso corporeo per diminuire il carico articolare.
L’applicazione di calore (con ultrasuoni, marconiterapia, radarterapia) può
essere utile in quanto riduce la contrattura dei muscoli che “servono”
l’articolazione colpita; inoltre il riscaldamento dei tessuti circostanti all’articolazione richiama un maggiore afflusso di sangue, che esercita un effet-
to antinfiammatorio diretto. L’esposizione al sole può esercitare un effetto
analogo, ma è da evitare quando esiste
un versamento articolare o in presenza di altre controindicazioni (ipertensione, flebiti, ecc.).
Un rimedio fisico antico è la magnetoterapia, efficace in molti casi anche se
non se ne conoscono a fondo i meccanismi d’azione; recentemente si utilizza con buoni risultati l’effetto antidolorifico del laser. Le TENS sono stimolazioni elettriche dei nervi che riducono o bloccano la percezione del dolore a livello cerebrale. La fisioterapia si
basa soprattutto su esercizi che mirano al rinforzo muscolare coordinato
per riequilibrare le posture statiche e
dinamiche; il fisiatra si occuperà anche di eventuali alterazioni locali
(scoliosi, piedi piatti, ginocchia valghe
o vare) che possono facilitare o aggravare l’artrosi. I farmaci devono essere
usati sotto controllo medico perché la
loro efficacia è direttamente proporzionale agli effetti collaterali tossici,
soprattutto a carico dello stomaco, del
fegato e del sangue. Si tratta di antinfiammatori e analgesici: paracetamolo,
acido acetilsalicilico e altri nuovi
FANS (antinfiammatori non steroidei)
sono i più comunemente usati; se è
presente contrattura muscolare si possono impiegare anche i miorilassanti.
L’infiltrazione locale di cortisonici è
da riservare ai casi in cui il dolore de-
riva da una forte componente infiammatoria ed è così intenso da risultare
invalidante. Da qualche tempo sono
allo studio farmaci che sembrano capaci di proteggere la cartilagine (i cosiddetti condroprotettori), ma la loro
efficacia è ancora controversa.
Il trattamento ortopedico può essere
incruento (impiego di busti, fasciature, tutori, destinati a proteggere e a far
riposare l’articolazione colpita; trazioni per rilasciare i muscoli e per allontanare i capi articolari, riducendo l’attrito) oppure cruento (correzione chirurgica delle alterazioni ossee).
Anche l’agopuntura risulta in molti
casi efficace, grazie al suo effetto antidolorifico. La fitoterapia si avvale di
erbe come l’arnica, l’olmaria, il ribes
nero, dotate di effetti antinfiammatori
e antidolorifici. Infine, sono da considerare le cure termali, che non solo
hanno un effetto antinfiammatorio ma
sembrano anche efficaci per migliorare il metabolismo delle cartilagini.
Vanno però prescritte dal medico, che
valuterà l’eventuale presenza di controindicazioni a questo tipo di terapia.
Per quanto riguarda i provvedimenti
preventivi, va considerata in primo
luogo la riduzione del sovrappeso; sono poi da evitare il più possibile le attività che sottopongono ripetutamente
una o più articolazioni a carichi eccessivi; infine va tenuto sotto controllo il
metabolismo: diabete, iperuricemia e
gotta sono infatti i più comuni disordini metabolici correlati alla comparsa
dell’artrosi.
Francesco Viglienghi
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