Campagna di informazione sul doping nelle scuole

Campagne di informazione sul doping nelle scuole
S. Rossi1, A. Di Pucchio1, L. Mastrobattista1, G. Modigliani1, E. Pizzi1, R. Solimini1, G. Toth2
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Dipartimento del Farmaco – Istituto Superiore di Sanità
Ufficio Relazioni Esterne– Istituto Superiore di Sanità
2
Tra le campagne di informazione finanziate dalla Commissione di Vigilanza sul Doping (CVD)
risultano di particolare interesse quelle condotte nelle scuole per valutare il grado di conoscenza del
fenomeno doping tra i ragazzi. Sono state condotte due indagini campionarie: una su 921 giovani
(425 maschi e 496 femmine) di età compresa fra 12 e 19 anni delle scuole di Roma dall’Università
degli studi di Roma di Tor Vergata e un’altra, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, su
13360 studenti e 527 giovani calciatori di età compresa tra i 14 e i 18 anni sulla conoscenza di cosa
siano il doping e gli integratori alimentari.
La prima di esse aveva come obiettivo quello di valutare le conoscenze relative agli integratori e al
doping in giovani adolescenti delle scuole medie inferiori e superiori e di verificare in che misura
differiscono in funzione della loro età.
Come strumento di rilevazione si è utilizzato un questionario strutturato somministrato durante
l'orario scolastico ai ragazzi che hanno iniziato da bambini a praticare sport. Dai risultati è emerso
che nel complesso i giovani parlano del problema del doping, anche se pur resta una fetta
importante, circa il 27%, che non ne ha mai parlato con qualcuno. In particolare i più giovani
parlano con più facilità con i genitori, mentre quelli di 14-15 anni preferiscono gli insegnanti e
quelli di 16-19 anni gli amici. La famiglia con il crescere dell' età diventa un luogo dove si parla
meno del doping e marginale è il ruolo dei dirigenti sportivi e degli allenatori nel trattare questi temi
con i loro atleti. Si evidenzia che le principali fonti d'informazione sono rappresentate dai media
(TV e giornali, rispettivamente circa 80% e 65%). Con l'aumentare dell'età diminuisce il dialogo
con i genitori mentre aumenta quello con gli amici. La scuola sembra svolgere comunque una
funzione informativa significativa, soprattutto tra i più giovani (57% vs 41%).
Per ultimo giunge lo sport, che fornisce secondo questi giovani meno informazioni rispetto agli
amici. Inoltre, l'80% ritiene che sia utile essere informati sul doping e sono consapevoli
dell'inadeguatezza delle informazioni che hanno ricevuto fino a quel momento.
Va sottolineato, comunque, che il 30% dei giovani non ritiene di non essere interessato a ricevere
ulteriori informazioni. Fra quanti hanno risposto, la maggior parte ritiene necessario ricevere più
informazioni dal medico (24%) ma anche dall'allenatore (18%) e dalla scuola (16%); i media al
contrario non sono invece riconosciuti come rilevanti (l %), nonostante siano riconosciuti come
fonti informative primarie.
Relativamente alla conoscenza degli integratori solo il 36% sa riconoscere tra una lista di sostanze
quelle appartenenti alla categoria degli integratori, questa percentuale scende al 17% se si eliminano
dalla lista le vitamine ed i sali minerali. Inoltre il 38% degli intervistati ritiene che gli integratori
siano importanti per il rendimento sportivo.
Per ciò che riguarda la conoscenza sul doping il 64% dei giovani dichiara di sapere cos’è anche se
solo una percentuale molto bassa sa riconoscere le sostanze dopanti, infatti l’eritropoietina (EPO) è
riconosciuta come sostanze vietata dal 20%-38% dei ragazzi, l’ormone della crescita dal 24%-35%
degli intervistati, l’efedrina addirittura nel 15% dei casi, gli steroidi sono quelli più conosciuti e
probabilmente perché è quella più citata sui media, che rappresentano la loro principale fonte
d'informazione.
Dati percentuali relativi alla conoscenza di quali siano le sostanze dopanti
Età
12-13
14-15
16-17
18-19
Steroidi
47%
54%
57%
65%
Eritropoietina
20%
26%
29%
38%
Anfetamina
36%
37%
48%
53%
Ormone crescita
30%
24%
35%
35%
Alcool
28%
12%
6%
6%
Efedrina
18%
13%
15%
14%
Codeina
17%
11%
11%
9%
L'89% degli intervistati ritiene che sia sempre sbagliato fare uso di sostanze dopanti, poiché
ritengono che comporti rischi per la salute personale (68%), meno rilevanza è data al fatto che possa
rappresentare un comportamento scorretto (11% circa).
Dal collettivo emerge una ridotta conoscenza di cosa siano il doping e gli integratori alimentari. Pur
se dichiarano di conoscere il doping in larga parte non identificano le sostanze dopanti. Inoltre più
di un giovane su due afferma che il doping serve per vincere e più bassa è la percentuale di coloro
che ritengono che migliori la condizione fisica. (forza e resistenza).
Pur in questo quadro di ridotta conoscenza sono consapevoli che è una pratica dannosa per la salute.
Dati percentuali riguardanti le ragioni per cui si fa uso di doping
Età
12-13
14-15
16-17
18-19
allontana la migliora il integra le
migliora la
per
migliora
migliora migliora la
fatica
recupero sostanze
concentrazio
vincere
i riflessi
la forza resistenza
muscolare
fisico consumate
ne
46%
29%
2%
1%
42%
11%
1%
64%
31%
27%
24%
33%
28%
45%
4%
4%
2%
3,%
3,%
4%
41%
44%
48%
11%
10%
9%
2%
4%
2%
60%
51%
48%
La società sportiva, rappresentata nelle figure dei dirigenti e dagli allenatori, è considerata come
influente solo dal 29% dei giovani.
Sarebbe interessante comprendere le ragioni per cui le società sportive non parlano con i loro atleti
di questi problemi nonché dell'uso degli integratori alimentari. Non sanno, non vogliono, la
considerano una questione di etica individuale e, quindi, a carico del giovane?
Sulla base di queste prime elaborazioni si possono delineare almeno due possibili linee d'intervento
così identificabili:
1. Migliorare la conoscenza dei giovani sull'uso degli integratori alimentari e delle sostanze
dopanti. Ma non solo, allargando la tematica anche alla questione riguardante l'abuso
indiscriminato dei farmaci si potrebbe suscitare l'interesse non solo dei giovani atleti ma
anche dei non praticanti.
2. Incentivare la scuola e le società sportive a informare i giovani su questi temi attraverso
dibattiti che partano dall' analisi delle abitudini alimentari degli atleti e dalle richieste
dell'organismo sottoposto all'allenamento sportivo ed a periodi di grande intensità di studio
scolastico.
Nella seconda indagine, a cui hanno partecipato 13.360 studenti, il doping viene considerato:
una pratica diffusa negli sport a tutti i livelli dal 40,1% dei partecipanti; una pratica illegale dal
29,3%; un ricorso a sostanze che presentano qualche rischio dal 26% dei responders.
Inoltre l’assunzione di sostanze illecite viene ritenuta rischiosa e da evitare dal 60,4% e sempre da
evitare perché è una pratica scorretta dal 39,8%.
Inoltre il 37,5 degli studenti ritiene che del fenomeno doping se e parli poco nelle scuole e che negli
ambienti sportivi c’è omertà (50%).
Negli studenti delle scuole medie superiori si è osservato che c’è molta confusione circa le
conoscenze delle sostanze dopanti e in una lista contenente le seguenti sostanze: creatina, proteine,
aminoacidi ramificati ed ormone della crescita solo un terzo riesce ad individuare l’unica sostanza
dopante. Inoltre è interessante notare che circa i due terzi dei giovani intervistati non sa che gli
steroidi anabolizzanti sono degli ormoni derivanti dagli ormoni sessuali maschili e solo il 15% di
essi riconosce correttamente tutti gli effetti collaterali connessi all’uso di tali sostanze; addirittura
circa il 50% non conosce questi effetti collaterali.
Per l’indagine sui calciatori sono stati intervistati 527 sportivi di età tra i 14 e i 18 anni, tutti di sesso
maschile. Relativamente alle conoscenze dei giovani calciatori sul doping il 20% circa afferma
erroneamente che l’assunzione di aminoacidi ramificati possa essere considerato doping (15,4% tra
i 14-15 anni e 26,1% tra i 16-18 anni).
Dall’analisi complessiva dei dati si evince che gli atleti per raggiungere determinati primati e per
soddisfare le aspettative degli altri (parenti, compagni, allenatori) sono disponibili all’utilizzo di
farmaci leciti ed illeciti e di integratori nella loro attività.
Concludendo dai risultati delle due ricerche emerge chiaramente come nei giovani le conoscenze
circa il fenomeno doping e gli integratori alimentari siano scarse, sia nel gruppo dei giovani
scolarizzati di entrambi i sessi che in quelli che praticano il calcio. I dati hanno confermato la
necessità di avviare al più presto ed in maniera capillare interventi preventivi nell’ambito
dell’educazione alla salute.