1 IL LINGUAGGIO SEGRETO DEI BAMBINI

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IL LINGUAGGIO SEGRETO DEI
BAMBINI
Corso FISM A.SC. 2015/16 Scuola dell'Infanzia
Dott.ssa Samuela Rubinato
Psicologa-Psicoterapeuta
Obiettivo del corso
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Favorire la capacità di pensare il bambino, di
ascoltarlo, osservarlo, riflettere sul bambino
Obiettivo del corso
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Favorire la capacità di pensare il bambino, di
ascoltarlo, osservarlo, riflettere sul bambino
Stimolare capacità di
–
Sintonizzazione affettiva: È la capacità di sintonizzarsi sui
vissuti del b/o, rispondendo a livello emotivo in modo adeguato,
che porta a condividere l’esperienza del momento
–
Mentalizzazione:Capacità di cogliere che dietro ogni azione,
comportamento, esiste un livello più profondo dove si trovano le
radici di motivazioni e cause (emozioni, pensieri, desideri,
bisogni)
●
●
Perchè è importante?
Il proprio comportamento è la conseguenza della riflessione
o della mancanza di pensiero riflessivo sul bambino
Il metodo: modellamento
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Definizione del comportamento-problema del b
●
Implica:
–
Osservazione del comportamento del b
–
Descrizione del comportamento: linguaggio descrittivo
piuttosto che valutativo
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In equipe
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Con i genitori
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Nel mio dialogo intrapsichico mentre rifletto
–
Osservazione del proprio comportamento in relazione
con il b
–
Riflessione su di sé in relazione, sul b e sulla relazione
col gruppo-classe
Il metodo: modellamento
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Riflessione sui BISOGNI del b (mentalizzazione)
Definizione di obiettivi di cambiamento in
termini comportamentali, concreti, osservabili
Strategie educative e relazionali
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Questa modalità di procedere nei confronti del
bambino si poggia su
Teorie dello sviluppo psicologico: teoria
dell'attaccamento, teoria del temperamento,
teorie dello sviluppo della personalità,
neuroscienze...
Competenza emotiva dell'insegnante
IDEA DI BAMBINO
IDEA DI BAMBINO che ha le basi nella teoria
dell'attaccamento, nel modello interpersonale, nel modello
psicodinamico (teoria delle relazioni oggettuali,nella teoria
dello sviluppo psicologico di Stern, nelle recenti scoperte
nel
campo
delle
neuroscienze
(neuropsicologia
dell'esperienza interpersonale di D. Siegel):
Il bambino nasce predisposto alla relazione (idea di bambino
competente) e dentro alla relazione con un altro
significativo cresce e “fiorisce”, diviene se stesso, diviene
ciò che è chiamato ad essere. E' dentro ad una relazione
che impara chi è, definisce la sua identità, sviluppa le sue
capacità cognitive, emotive, morali ed interpersonali.
IDEA DI BAMBINO
E' dentro a relazioni significative che il bambino si sente
sentito e così conosce se stesso, diviene consapevole del
suo mondo interno, esplora sensazioni, pensieri, immagini
ed emozioni presenti dentro di sé (funzione riflessiva).
Impara a controllare le proprie emozioni, implusi per poter
vivere relazioni emotive soddisfacenti, per poter stare con
gli altri e realizzare i propri bisogni e aspirazioni sociali e
relazionali.
Il bambino cresce sereno se è capace di ascoltare se stesso
e il variegato mondo delle sue emozioni, dei suoi desideri,
bisogni e pensieri. Si sente sicuro di sé se ha sviluppato
strategie di coping, cioè di gestione efficace dei suoi
problemi emotivi, relazionali, sociali, cognitivi. Se sa
condividere ed essere intimo con qualcuno, se ha
“La teoria dell'attaccamento di Bowlby, gli studi più
recenti sull'empatia, le ricerche di Stern sulla nascita del
Sè nei bambini, la teoria della Funzione Riflessiva e il
rilevante contributo di Goleman sull'Intelligenza Emotiva
hanno aperto vasti e nuovi orizzonti alle scienze della
formazione, spingendo l'asse della ricerca e del dibattito
scientifico verso l'educazione emotiva” (Mariani, Schiralli,
2012)
Si sta aprendo uno scenario di studi e di ricerche
completamente inediti: l'educazione, gli stili educativi, le
convinzioni circa qto sia meglio fare o non fare con i b
non possono più essere opinioni dettate dal senso
comune ma esistono ormai indicazioni inconfutabili ed
evidenze scientifiche (PET; REM): neuroscienze
IDEA DI BAMBINO
Le teorie dello sviluppo vanno tutte nella direzione di
affermare che ciò che influenza l'evolversi della
personalità del bambino è:
●
●
Il temperamento, lo stile neurologico di sensibilità
neurosensoriale
L'ambiente
–
Fisico
–
Relazionale
I bambini arrivano a scuola con degli schemi
relazionali appresi durante la loro esperienza di
vita con le loro figure di riferimento...
●
IDEA DI BAMBINO
...schemi relazionali appresi?
●
●
Ci sono bambini sicuri: esprimono se stessi,
chiedono aiuto o conforto e sono fiduciosi
nell'insegnante, si aspettano di ricevere ciò di cui
hanno bisogno...di solito si inseriscono
velocemente a scuola, hanno buone relazioni
Bambini insicuri ambivalenti: timorosi, difficoltà a
separarsi, vittime o aggressivi nella relazione,
chiedono tanta attenzione e contatto fisico,
temono di rimanere soli e si aggrappano (idea di
sé: io non ce la faccio; idea dell'altro: tu potresti
non essere disponibile, allora ti controllo)
IDEA DI BAMBINO
●
●
Bambini insicuri evitanti: non chiedono, non
mostrano sofferenza al distacco, anzi a volte
indifferenza, si arrangiano, non chiedono
conforto se si fanno male...idea dell'altro:
indisponibile; idea di sé: me la devo cavare da
solo...spesso sono aggressivi, ipercinetici,
disattenti
Ogni tipologia di comportamento corrisponde ad
uno stile genitoriale...
●
...l'ambiente relazionale modella il
comportamento del bambino..
E quindi?
Solo un nuovo e sano ambiente relazionale può
aiutare il bambino a cambiare e ad evolvere
verso il senso di sicurezza.
Noi lavoreremo dentro a questo quadro di
riferimento teorico
dal quale discendono strategie relazionali e
comportamentali dell'insegnante
Quale ambiente relazionale creiamo con i bambini a
scuola?
Ambiente relazionale a scuola
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Stile educativo...idee sull'educazione e sulla
relazione educativa
Competenza emotiva:
–
Consapevolezza dei propri vissuti emotivi
–
Comprensione delle emozioni nell'altro
–
–
●
Espressione delle proprie emozioni:
autoregolazione emotiva
Capacità di regolare le emozioni dei b
Conoscenza e formazione teorica...teorie
implicite
Riflessione personale
Scheda “Educare è”
Scheda di Riflessione Personale
condiziona nel bene e nel male il mio
atteggiamento con i bambini?
Quale atteggiamento nel bambino mi suscita in
particolare reazioni emotive e pensieri negativi
che mi impediscono di rispondere in modo
sintonico e responsivo?
La musica dello squalo...
DVD cap. 5 dal min 4 poi dal min. 14
QUANDO SENTO LA MUSICA DELLO SQUALO
CON I BAMBINI?
Cosa sento quando il bambino non mi ascolta?
Quando è aggressivo? Quando piange? Quando
mi chiede aiuto? Quando è eccitato e si diverte?
Quando è disattento? Quando non riesce?
Quando ha paura?
Spesso non permettiamo ai bambini di esprimere
bisogni ed emozioni che sono stati a noi proibiti,
per i quali non abbiamo trovato comprensione e
risposta
E' importante essere consapevoli della propria musica dello
squalo
Significa assumersi la responsabilità delle proprie reazioni
emotive, evitando di attribuirne la colpa al bambino o di fare
attribuzioni negative sul bambino
Vuol dire assumere un atteggiamento del tipo: “Mi sono
lasciata sconvolgere per quello che ho pensato sul
comportamento di questo bambino” anziché:” Questa peste
mi fa impazzire!”
Questo atteggiamento aiuta l'insegnante a calmarsi in minor
tempo
E' naturale provare collera a volte, non va negata, va
riconosciuta ed accolta. L'importante è raggiungere una
Pensieri ed atteggiamenti che creano malessere
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Pensieri ed atteggiamenti che si assumono di
fronte ad alcuni comportamenti dei bambini
possono portarci ad avere un'idea del bambino
esageratamente negativa, facilitando l'insorgere di
emozioni spiacevoli
Esempio
Matilde è una bambina di tre anni e mezzo. A scuola spesso non
segue le regole, si alza quando vuole da tavola, non accetta di
stare seduta in silenzio in cerchio e disturba sempre la
conversazione. Quando vuole un gioco che ha un altro bambino, se
lo prende tirandoglielo via dalle mani, e a volte picchia.
Caso di Matilde
●
●
La maestra Laura riflette sulla situazione e
pensa che la bambina ha bisogno di imparare a
stare alle regole e esprimere verbalmente ciò
che vuole, moderando la sua impulsività. Pensa
di conseguenza a quale strategia educativa
deve mettere in atto per raggiungere nel tempo
questo obiettivo.
La maestra Lucia pensa invece: “Non la
sopporto! E' una bambina viziata! Merita delle
belle punizioni. Questi genitori non le hanno
insegnato nulla. Non tollero che non mi si
ascolti!”
I nostri pensieri, il nostro modo di interpretare il
comportamento del bambino influenza i nostri stati
d'animo e i nostri comportamenti nella relazione
educativa.
Quando un insegnante si sente nervoso,
arrabbiato o depresso verso un bambino, spesso
è perchè si concentra quasi esclusivamente sui
comportamenti negativi e perde di vista le risorse
personali del bambino e le sue qualità, anche le
volte in cui invece si comporta bene.
****Penso ad un bambino col quale mi sento in difficoltà
Descrivilo
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Descrivi come è (aggettivi)
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Descrivi quello che fa
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Quando lo fa (contesto, cosa succede)
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I miei pensieri (su di me e su di lui)
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Le mie reazioni emotive (cosa sento quando ha
determinati comportamenti)
I miei comportamenti (il mio stile comunicativo e
relazionale)
****Penso ad un bambino col quale mi sento in difficoltà
Ora che l'hai descritto, trova le sue risorse
proprio a partire dai suoi limiti...e non solo
Ad es. un bambino che chiacchiera e interrompe
la conversazione è anche socievole ed
espansivo; un bambino che picchia è anche
energico e attivo
Osservare e descrivere
Linguaggio descrittivo
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Leggere le descrizioni
●
Attenzione alle valutazioni (att alle proiezioni)
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La descrizione serve a riflettere su antecedenti
e conseguenze
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I miei pensieri disfunzionali
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La comunicazione con i genitori
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La mia comprensione della mente dei bambini:
mentalizzazione
Il mio stile comunicativo e relazionale
Pensieri disfunzionali
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Sono convinzioni “doverizzanti”, “assolutistiche”,
“catastrofizzanti”
–
Una buona insegnante sa farsi ascoltare sempre
–
Un bambino deve sempre comportatarsi in modo corretto
–
Io non sono capace di governare una classe
–
Questo bambino è viziato e capriccioso
–
Non posso sopportare che i bambini disturbino dirante l'attività
–
Non posso tollerare di essere trattato in modo arrogante da un gen
–
Mi sento stupida e incompetente
–
…...
Se vogliamo che i nostri bambini cambino comportamento,
conviene predisporre le condizioni affinchè essi possano
imparare a cambiare comportamento
Metto in discussione i miei pensieri
disfunzionali
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Questo pensiero mi aiuta a trovare soluzioni,
strategie educative per favorire il cambiamento
nel bambino?
Questo pensiero si basa su fatti obiettivi che
possono essere verificati?
Quali altri fatti potrei avere ignorato o
trascurato?
Trasforma i pensieri irrazionali in
PENSIERI RAZIONALI EFFICACI
UN APPROCCIO ALLA FUNZIONE DI
EDUCATORE
Incoraggiamoci a costruire un ruolo di educatore che
abbia come principi fondanti
la comprensione interna
e la relazione interpersonale
Elementi essenziali: consapevolezza, continua disponibilità
ad apprendere, flessibilità di risposta, capacità di
percepire le menti, gioia di vivere
CONSAPEVOLEZZA
Capacità di vivere nel presente consapevoli dei nostri pensieri e
dei nostri sentimenti e, nello stesso tempo, pronti a percepire
quelli dei nostri bambini.
Significa anche agire intenzionalmente, cioè essere capaci di
scegliere comportamenti che rispondono alle esigenze
emozionali nostre e dei nostri bimbi
DISPONIBILITA’ AD APPRENDERE
E’ un approccio alla vita, che prevede una costante
disponibilità ad imparare
Il fatto di essere educatori ci offre l’opportunità di continuare
ad apprendere mentre riflettiamo sulle nostre esperienze a
partire da punti di vista inediti e costantemente soggetti a
cambiamenti
FLESSIBILITA’ DI RISPOSTA
Capacità di reagire ad una situazione non in modo
automatico e istintivo, ma riflettendo e producendo
intenzionalmente un comportamento che riteniamo
adeguato.
Coinvolge la capacità di ritardare la gratificazione e di frenare
i comportamenti impulsivi (controllo emotivo)
Equilibrio tra flessibilità e definizione di regole e limiti
CAPACITA’ DI PERCEPIRE LE MENTI
Capacità di cogliere che dietro ogni azione,
comportamento, esiste un livello più profondo dove si
trovano le radici di motivazioni e cause (emozioni,
pensieri, desideri, bisogni)
Quando parliamo ai nostri b/i dei loro pensieri, ricordi o
sentimenti, creiamo esperienze interpersonali che
sono essenziali per lo sviluppo della loro capacità di
conoscere se stessi e di porsi in relazione con gli altri
“...si è in grado di sapere che le persone hanno una
mente perchè si è stati considerati persone con una
mente” (G.Attili)
Mentalizzazione
P.Fonagy, Miriam Steele, Howard Steele, Mary Target
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Capacità di capire il comportamento, proprio e degli altri, in
termini di stati mentali e di intenzioni che lo sottendono e, più in
generale, come una fondamentale capacità umana intrinseca
della regolazione degli affetti e delle relazioni sociali produttive.
La FUNZIONE RIFLESSIVA è la manifestazione esterna della
mentalizzazione.
Si trova al crocevia tra teoria psicoanalitica, teoria
dell'attaccamento e il pensiero più aggiornato nel campo delle
neuroscienze cognitive.
Questo costrutto rappresenta un progresso significativo nella
comprensione dello sviluppo delle capcità fondamentali di
autoregolarsi e di stabilire relazioni nella prima infanzia
CAPACITA’ DI PERCEPIRE LE MENTI
FUNZIONE RIFLESSIVA: capacità di riflettere sulla vita interiore
del bambino e di offrirgli un contenimento.
E’ la capacità di spiegare il proprio e altrui comportamento
Attraverso questo rispecchiamento il b/o impara a dare
significato alle sue angosce ed emozioni
“...dalle ricerche di Fonagy(1996;2001) ...emerge, non a caso,
che le madri sicure di bambini sicuri usano, rispetto a quelle
insicure, un maggior numero di termini riferiti a stati mentali
nella descrizione del comportamento altrui...mostrando un
Funzione riflessiva
●
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La capacità di un adulto significativo di contenere nella
propria mente la rappresentazione del bambino come
un essere che ha sentimenti, desideri e intenzioni
consente al bambino di scoprire la propria esperienza
interna per mezzo della rappresentazione che ne ha la
madre
Il bambino non nasce con la capacità di riconoscere gli
stati affettivi primari come stati del Sè che hanno un
significato
La sensibilità agli stati mentali e poi la loro
comprensione è un processo che inizialmente, per
essere avviato, ha bisogno del rispecchiamento
genitoriale
CAPACITA’ DI PERCEPIRE LE MENTI
SENSIBILITA’: capacità di riconoscere i segnali di sconforto e di
intervenire (dare conforto, protezione, risposte adeguate)
E’ la capacità di dare RISPOSTE EMPATICHE, così da regolare
le emozioni del b.o
CAPACITA’ DI PERCEPIRE LE MENTI
SINTONIZZAZIONE AFFETTIVA:
È la capacità di sintonizzarsi sui vissuti del b/o, rispondendo a
livello emotivo in modo adeguato, che porta a condividere
l’esperienza del momento
Still Face experiments + DVD 3
DVD 7 dal min 5
Ekman, uno dei più noti studiosi di emozioni, parla di 6 reazioni emotive di base:
GIOIA
Le emozioni:
Quali e quante emozioni provano i bambini?
RABBIA SORPRESA SOFFERENZA PAURA DISGUSTO
Quali caratteristiche hanno?
Le emozioni sono brevi, reattive, intense, transitorie.
Es. il pianto disperato del bambino quando la mamma se ne va; il pianto di rabbia quando qualcuno
gli porta via il suo amato ciuccio,ecc
Le emozioni sono INNATE, geneticamente programmate e sottendono un
BISOGNO.
Cosa significa?
Le emozioni nascono dal corpo ed hanno la funzione di segnalare al bambino
innanzitutto e poi a chi si prende cura di lui, uno stato interno di disequilibrio, di
frustrazione, di bisogno fisico o emotivo.
Le emozioni
Sono generate da
stimoli esterni (es. un forte rumore; l'allontanamento della figura di
attaccamento; la perdita di un gioco; una caduta a terra...);
stimoli interni (bisogni fisiologici: fame, sete, bisogno di contatto fisico o
bisogni affettivi veicolati da pensieri e/o emozioni, motivazioni,
desideri, aspettative come ad es di essere sgridato o di dover fare
qualcosa che non si vuol fare...)
Le emozioni rappresentano la parte più arcaica e istintiva, innata, delle
nostre reazioni affettive, - servono ad attivare il bambino per la sua
sopravvivenza - con le sue forti e chiare componenti fisiologiche (la
risposta dell'amigdala) e comportamentali, di eccitazione e arousal
velocissimo (LeDoux, Goleman).
Sono funzionali ad attivare l'adulto affinchè si prenda cura del bambino
e che ne garantisca la sopravvivenza fisica e psichica.
Gli ormoni del b e della madre supportano la relazione di cura gen-b
LE EMOZIONI
●
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Tutti gli studi più recenti nell'ambito della
psicologia dello sviluppo concordano sulla
fondamentale rilevanza delle emozioni
Tronick e Trevarthen le considerano il “collante
delle prime forme di intersoggettività, fonti di
motivazione e di regolazione del
comportamento interpersonale infantile”
Tronick: attraverso le emozioni il bambino e
l'adulto si coinvolgono in un sistema di
comunicazione affettiva (video)
INTENSITA', SVILUPPO, DINAMICA DELLE
EMOZIONI
Implicano uno STATO DELLA MENTE, caratterizzato da percezioni sensoriali,
aspettative, bisogni, pensieri, che portano ad un COMPORTAMENTO.
A volte il comportamento porta alla soddisfazione del bisogno per cui la
persona torna in stato di quiete emotiva, altre volte la persona attua
comportamenti (strategie di gestione emotiva) disfunzionali, cioè che non
portano alla risoluzione del problema o del bisogno in modo funzionale.
Conosci i modi in cui è bene gestire la paura, la tristezza, la vergogna, il
dolore...?
In quali modi controproducenti si può imparare a gestire queste emozioni? Ne
conosci qualcuno? Fai un esempio
(aggressività, passività-vittima, assertività)
Dott.ssa Samuela Rubinato Psicologa-Psicoterapeuta
Il bisogno principale del bambino è sentirsi sentito,
compreso, sentire di esistere mentalmente per
l'altro significativo
Competenza emotiva
Che cos'è?
Competenza emotiva:
l'insieme di capacità che riguardano
-l'espressione,
-la comprensione
-la regolazione delle emozioni in sé e negli altri
Vale a dire avere una “teoria della mente” con la quale
guidiamo il nostro agire nella relazione con gli altri e con
noi stessi
Dott.ssa Samuela Rubinato Psicologa-Psicoterapeuta
LA COMPETENZA EMOTIVA
La competenza emotiva si articola in numerose abilita',
quali:
●
●
saper esprimere e riconoscere le emozioni proprie ed
altrui,
la consapevolezza dei canali attraverso i quali le
emozioni vengono espresse e comunicate agli altri,
●
la comprensione della natura delle emozioni,
●
la comprensione dei vari tipi di cause,
●
la capacità di mettere in atto strategie di regolazione
delle emozioni, come il sapere controllare o occultare
l'espressione dell'emozione provata in relazione al
contesto, ecc
Dott.ssa Samuela Rubinato Psicologa-Psicoterapeuta
Il RUOLO DELL'INSEGNANTE
... è fondamentale dentro a questo processo di promozione della
crescita del bambino. Il suo ruolo è quello dell'allenatore emotivo.
L'insegnante può fare molto aiutando i bambini a sentire e poi a
comprendere la loro unicità, il loro valore assoluto, i loro talenti,
senza alcun fine se non quello di stare bene con se stessi, di amarsi,
conoscere e rispettare i propri bisogni e imparare ad essere
responsabili della propria vita, a partire dalle più piccole cose.
L'insegnante crea il clima emotivo in classe e condiziona le reazioni
emotive del bambino, e i suoi comportamenti. Lo stile educativo dell'
insegnante
deve
essere
caratterizzato
da
accoglienza,
amorevolezza, pazienza, dolce fermezza, empatia e sintonia emotiva
con il bambino, che ha bisogno di sentirsi sentito per sentirsi sicuro.
Questo richiede una buona capacità di autocontrollo emotivo. Questo è
di fondamentale importanza, perchè non possiamo insegnare ai
nostri bambini ciò che nemmeno noi sappiamo fare.
IL RUOLO DELL' INSEGNANTE
L'educatore deve essere dotato di competenza emotiva, cioè della
capacità di essere in contatto e consapevole di ciò lo abita, dei
pensieri, emozioni, bisogni che vive, in particolare di ciò che
vive nei confronti dei bambini, delle sue reazioni emotive, dei
suoi atteggiamenti, aspettative, pregiudizi e idee sui bambini e
sull'educazione che possono condizionare negativamente il suo
atteggiamento con il b. E' la capacità di esprimere ciò che vive
in modo assertivo, empatico e rispettoso.
E' la capacità di comprendere empaticamente il bambino,
coglierne il mondo interno, emozioni, vissuti, bisogni, pensieri e
di intervenire in modo sintonico.
E' la capacità di controllare il proprio mondo emotivo e di aiutare il
bambino a sua volta all'autocontrollo emotivo
Dott.ssa Samuela Rubinato Psicologa-Psicoterapeuta
LA RELAZIONE INSEGNANTE-BAMBINO
L'insegnante ascolta, conosce, comprende e
da importanza agli stati emotivi dei bambini;
cerca di comprenderne i motivi e allo stesso
tempo è fermo nel trasmettere le regole. Non
dice al bambino che cosa dovrebbe provare
facendolo così sentire sbagliato ed
incompreso ma lo aiuta a dare un nome alle
sue emozioni e a padroneggiarle.
L'INSEGNANTE COME ALLENATORE EMOTIVO
Dare cioè il permesso aI bambini di esprimere se stessi.
Questo li aiuterà ad allegerire il loro cuore e a sentirsi
coinvolti in una relazione profonda e intima con
l'educatrice.
Impareranno l'amore per la verità.
Poter sperimentare tutto questo crea le condizioni per
fare un'esperienza relazionale importante e proprio
perchè l'hanno sperimentata con voi potranno essere
fiduciosi e cercarla anche con gli altri, anzi favorirla....
I bambini imparano ciò che vivono:
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell'ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell'ironia impara ad essere timido.
Se un b/o vive con la paura impara ad essere apprensivo.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell'incoraggiamento impara ad avere
fiducia in sè.
Se un b/o vive con la lode impara ad apprezzare.
Se un b/o vive con l'approvazione impara a piacersi.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere fede.
Se un abmbino vive nell'approvazione impara ad accettarsi.
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