www.didatticaperprogetti.it [email protected] NODI FORMATIVI I Nodi formativi si presentano come nuclei concettuali collegati ai Progetti didattici del Sito ( Vedi Aree Disciplinari). I Nodi, unitamente ai Progetti didattici, possono essere utilizzati per progettare e strutturare Unità Didattiche di Apprendimento. DOVERE 1. Generalità a – I ragazzi hanno il dovere di studiare. b – L’istruzione di base è un diritto-dovere del cittadino. c – Devi essere più gentile con la zia Caterina. d – Non devi dire bugie. e – Ti devo raccontare una cosa… f - Ti devo 2 euro. … Anche questo è un verbo dai molteplici usi. In alcuni casi rispecchia più un modo di dire come in e, dove l’idea costrittiva di dovere sembra piuttosto lontana… In altri (f) indica convenzionalmente una forma di impegno che lega l’individuo a un altro (debito). Non di rado lo si trova associato al termine diritto in formule ricorrenti nei documenti ufficiali (b). In c abbiamo la circonlocuzione di un comando (“Sii più gentile…), espresso in forma meno perentoria. Analogo il caso d, anche se la negazione suggerisce un effettivo comando, o meglio una proibizione. In a infine l’uso sostantivato dell’infinito dovere ne estende l’ambito applicativo a un’ intera categoria (i “ragazzi”). Il verbo dovere circola comunque con buona frequenza nella nostra società e ci investe con particolare intensità da piccoli, cosicché vale formare la pena soffermarci su di esso per qualche considerazione in merito a l’uso che se ne fa in sede formativa. Quanto qui si dice non ha, al © Centro di ricerca e sperimentazione Metaculturale-Ufficio del Registro di Rieti n.2142/3-22.07.05 www.didatticaperprogetti.it 2 solito, pretese né di verità né di completezza ma solo di avvio per ulteriori considerazioni. 2. Chi dice devi? I bambini sentono dirlo e ripeterlo dai genitori. A scuola glielo dicono anche gli insegnanti. Più tardi glielo dirà il datore di lavoro o un contratto sottoscritto. Sarà la società stessa, attraverso le sue leggi ed istituzioni, a chiarirgli quali sono i suoi doveri come cittadino e membro di una comunità. Ma sarà anche una voce interna, la sua coscienza, una religione, un credo politico o, Kantianamente, la “legge morale” che è in noi… Il bambino frattanto si è fatto adulto, ma c’è sempre qualcuno o qualcosa che da fuori o da dentro continua a dirgli: “devi”. E’ la condizione normale di chi partecipa alla vita associata nonostante ciò venga contestato dall’estremismo anarchico. Questo non significa che non si possa rifletterci su, e magari indurre anche i bambini a farlo. Sia come sia il devi è legato a un potere, manifesto od occulto, in Verificare grado anche di verificare il comportamento correlato, l’azione dovuta. L’analisi deve quindi riguardare in primo luogo proprio quel potere: chi ce l’ha, chi lo gestisce, su che cosa si fonda. Se è un potere esterno, da chi è stato conferito a chi, in nome di che cosa. Se è interno, quale ne è la fonte, è connaturato a noi, come pensava Kant, o vi è stato immesso dalla cultura in cui e di cui viviamo? 3. la stessa domanda discussa in una scuola primaria. “Chi mi dice cosa devo o non devo fare sono prima di tutto i miei © Centro di ricerca e sperimentazione Metaculturale-Ufficio del Registro di Rieti n.2142/3-22.07.05 2 www.didatticaperprogetti.it 3 genitori” . - Ma chi li ha investiti di questo potere? - La struttura base della nostra società: la famiglia. - Il fatto che sono loro i responsabili dell’educazione dei figli. - La tradizione. - Le leggi dello stato. - … “Anche la scuola, gli insegnanti mi parlano dei miei doveri, per esempio il dovere di studiare”. - E la scuola, perché lo fa? - Perché è suo dovere farlo, l’hanno istituita per questo. - Perché ne è responsabile davanti ai genitori… - …alla società tutta… - …al bambino stesso, il futuro adulto. - Ma come lo fa, sulla base di quali principi? - Il bene del bambino… - Ma chi stabilisce qual è il suo bene? - La società… la tradizione… la cultura… la coscienza comune… - Vuol dire che il bene del bambino, forse il bambino stesso, è formato dalla società, dalla tradizione… E che ne è della sua individualità? - … “Ci sono poi i doveri che ci vengono da dentro, per esempio: non devi rubare o far del male agli altri.” - Eppure molti rubano e fanno del male… - … ma li condannano per questo… - … se li pigliano… proibire - Più che doveri mi sembrano proibizioni… - …sì, doveri negativi… © Centro di ricerca e sperimentazione Metaculturale-Ufficio del Registro di Rieti n.2142/3-22.07.05 3 www.didatticaperprogetti.it 4 - ma se venissero effettivamente da dentro, dovremmo sentirli tutti ma non è così. - Vengono dai principi morali… - … che non sentiamo tutti allo stesso modo. Per esempio in guerra non vale il principio di non far del male all’altro, se questo è un nemico… - …ma le guerre non si dovrebbero fare… - … però si fanno. - Forse anche i principi morali sono dettati dalla società, dalle singole culture: ciò che è morale da noi non è detto lo sia dovunque… - … E’ senz’altro formativamente positivo che i ragazzi discutano anche di questo problema (che è poi il problema dell’autorità) sulla base della loro esperienza. Il difficile è evitare la deriva scettica – spesso ma non necessariamente coincidente col pensiero anarchico -, ma a questo punto sarebbe controproducente un intervento d’autorità che si richiami per esempio a una qualche religione o a supposte regole universali o a leggi di natura. Converrà piuttosto porre l’accento sul potere vincolante esercitato dalla società nel suo complesso, oggi esprimentesi attraverso le istituzioni democratiche, ancora imperfette, certo, ma pur sempre preferibili alle altre conosciute, sempre che ci teniamo alla sopravvivenza… Centro di ricerca e sperimentazione Metaculturale www.didatticaperprogetti.it © Centro di ricerca e sperimentazione Metaculturale-Ufficio del Registro di Rieti n.2142/3-22.07.05 4