DOVERE - Didattica per progetti

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NODI FORMATIVI
I Nodi formativi si presentano come nuclei concettuali collegati ai Progetti didattici del Sito ( Vedi
Aree Disciplinari). I Nodi, unitamente ai Progetti didattici, possono essere utilizzati per progettare e
strutturare Unità Didattiche di Apprendimento.
DOVERE
1. Generalità
a – I ragazzi hanno il dovere di studiare.
b – L’istruzione di base è un diritto-dovere del cittadino.
c – Devi essere più gentile con la zia Caterina.
d – Non devi dire bugie.
e – Ti devo raccontare una cosa…
f - Ti devo 2 euro.
…
Anche questo è un verbo dai molteplici usi. In alcuni casi rispecchia
più un modo di dire come in e, dove l’idea costrittiva di dovere
sembra piuttosto lontana… In altri (f) indica convenzionalmente una
forma di impegno che lega l’individuo a un altro (debito). Non di rado
lo si trova associato al termine diritto in formule ricorrenti nei
documenti ufficiali (b). In c abbiamo la circonlocuzione di un
comando (“Sii più gentile…), espresso in forma meno perentoria.
Analogo il caso d, anche se la negazione suggerisce un effettivo
comando, o meglio una proibizione. In a infine l’uso sostantivato
dell’infinito dovere ne estende l’ambito applicativo a un’ intera
categoria (i “ragazzi”).
Il verbo dovere circola comunque con buona frequenza nella nostra
società e ci investe con particolare intensità da piccoli, cosicché vale
formare
la pena soffermarci su di esso per qualche considerazione in merito
a l’uso che se ne fa in sede formativa. Quanto qui si dice non ha, al
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solito, pretese né di verità né di completezza ma solo di avvio per
ulteriori considerazioni.
2. Chi dice devi?
I bambini sentono dirlo e ripeterlo dai genitori.
A scuola glielo dicono anche gli insegnanti.
Più tardi glielo dirà il datore di lavoro o un contratto sottoscritto.
Sarà la società stessa, attraverso le sue leggi ed istituzioni, a
chiarirgli quali sono i suoi doveri come cittadino e membro di una
comunità. Ma sarà anche una voce interna, la sua coscienza, una
religione, un credo politico o, Kantianamente, la “legge morale” che è
in noi…
Il bambino frattanto si è fatto adulto, ma c’è sempre qualcuno o
qualcosa che da fuori o da dentro continua a dirgli:
“devi”.
E’ la condizione normale di chi partecipa alla vita associata
nonostante ciò venga contestato dall’estremismo anarchico. Questo
non significa che non si possa rifletterci su, e magari indurre anche i
bambini a farlo.
Sia come sia il devi è legato a un potere, manifesto od occulto, in
Verificare
grado anche di verificare il comportamento correlato, l’azione
dovuta. L’analisi deve quindi riguardare in primo luogo proprio quel
potere: chi ce l’ha, chi lo gestisce, su che cosa si fonda. Se è un
potere esterno, da chi è stato conferito a chi, in nome di che cosa.
Se è interno, quale ne è la fonte, è connaturato a noi, come pensava
Kant, o vi è stato immesso dalla cultura in cui e di cui viviamo?
3. la stessa domanda discussa in una scuola primaria.
“Chi mi dice cosa devo o non devo fare sono prima di tutto i miei
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genitori” .
- Ma chi li ha investiti di questo potere?
- La struttura base della nostra società: la famiglia.
- Il fatto che sono loro i responsabili dell’educazione dei figli.
- La tradizione.
- Le leggi dello stato.
- …
“Anche la scuola, gli insegnanti mi parlano dei miei doveri, per
esempio il dovere di studiare”.
- E la scuola, perché lo fa?
- Perché è suo dovere farlo, l’hanno istituita per questo.
- Perché ne è responsabile davanti ai genitori…
- …alla società tutta…
- …al bambino stesso, il futuro adulto.
- Ma come lo fa, sulla base di quali principi?
- Il bene del bambino…
- Ma chi stabilisce qual è il suo bene?
- La società… la tradizione… la cultura… la coscienza comune…
- Vuol dire che il bene del bambino, forse il bambino stesso, è
formato dalla società, dalla tradizione… E che ne è della sua
individualità?
- …
“Ci sono poi i doveri che ci vengono da dentro, per esempio: non
devi rubare o far del male agli altri.”
- Eppure molti rubano e fanno del male…
- … ma li condannano per questo…
- … se li pigliano…
proibire
- Più che doveri mi sembrano proibizioni…
- …sì, doveri negativi…
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- ma se venissero effettivamente da dentro, dovremmo sentirli tutti
ma non è così.
- Vengono dai principi morali…
- … che non sentiamo tutti allo stesso modo. Per esempio in guerra
non vale il principio di non far del male all’altro, se questo è un
nemico…
- …ma le guerre non si dovrebbero fare…
- … però si fanno.
- Forse anche i principi morali sono dettati dalla società, dalle
singole culture: ciò che è morale da noi non è detto lo sia
dovunque…
- …
E’ senz’altro formativamente positivo che i ragazzi discutano anche
di questo problema (che è poi il problema dell’autorità) sulla base
della loro esperienza. Il difficile è evitare la deriva scettica – spesso
ma non necessariamente coincidente col pensiero anarchico -, ma a
questo punto sarebbe controproducente un intervento d’autorità che
si richiami per esempio a una qualche religione o a supposte regole
universali o a leggi di natura. Converrà piuttosto porre l’accento sul
potere vincolante esercitato dalla società nel suo complesso, oggi
esprimentesi
attraverso
le
istituzioni
democratiche,
ancora
imperfette, certo, ma pur sempre preferibili alle altre conosciute,
sempre che ci teniamo alla sopravvivenza…
Centro di ricerca e sperimentazione Metaculturale
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