ARTE
Claudia Corti
Q
«Fare denaro è un’arte.
Lavorare è un’arte.
Un buon affare è
il massimo delle arti»
arte
ANDY WARHOL
DA NON PERDERE
Warhol.
Dalla collezione di Peter Brant
Milano, Palazzo Reale
dal 24 ottobre al 2 marzo
«Quel che c’è di veramente grande
in questo paese è che l’America ha
dato il via al costume per cui il consumatore più ricco compra essenzialmente le stesse cose del più povero. Mentre guardi alla televisione
la pubblicità della Coca Cola sai che
anche il presidente beve Coca Cola,
Liz Taylor beve Coca Cola, e anche
tu puoi berla».
Attraverso poche parole Andy
Warhol, l’icona della Pop Art americana, riassume il contenuto della sua
produzione artistica. Profondamente convinto che l’arte sia un bene da
consumare, esattamente come qualsiasi altro prodotto, e che “spendere
sia più americano che pensare”, ha
portato gli scaffali di un supermarket
nei musei e nelle mostre.
Figlio di un minatore cecoslovacco
emigrato negli States, diventa in breve l’emblema del sogno americano:
è americano quando rifiuta in blocco ogni conoscenza della storia dell’arte europea, ed è ancor più americano quando decide che l’arte debba nascere dalle immagini prodotte
dai consumi di massa. È arte ciò che
si trova nei supermarket alla portata
di ogni tasca, dalla Coca Cola al detersivo Brillo, alla zuppa Campbell.
Dai prodotti pubblicizzati in televisione e nei giornali ai miti dell’epoca:
sono celebri i ritratti di Liz Taylor, di
Elvis, di Jackie Kennedy ripetuti all’infinito, insistenti come un messaggio
pubblicitario, perché in fondo sono
“oggetti” da consumare anch’essi.
Ma è soprattutto il volto di Marylin
declinato in molteplici colori vivaci a
rendere Warhol, se possibile, ancor
più celebre. A differenza degli altri
vip ritratti, per Marilyn cambiano i
colori ma non la posizione o l’espressione. Nonostante avesse a disposizione centinaia di immagini dell’attrice, sicuramente più provocanti e
sensuali, quando Warhol decide di
dipingerla la prima volta nel 1962 ricorre alla sola foto scattata per promuovere il film Niagara; questo perché Marilyn è già morta, e a lei non
si addice più la varietà della vita: è
stata uccisa dagli stessi media che
continuano a riproporne all’infinito
lo stereotipo, capelli cotonati, trucco
perfetto e labbra sensuali contratte
in un sorriso eterno. A chi chiede se
siano da ricercare valori simbolici nella scelta dei colori adottati di volta in
volta Warhol risponde «è la bellezza,
e lei è bella, e se qualcosa è bello i
colori sono belli, ecco tutto», ribadendo ulteriormente come per lui
l’arte non fosse affatto questione di
stile o tecnica.
È la definizione stessa della sua professione a porre Warhol in una dimensione innovativa tanto quanto
la sua arte: pittore, scultore, produttore, regista, redattore, grafico pubblicitario...
È un artista, e artista nell’accezione di
Warhol è «chiunque sappia fare bene una cosa, cucinare per esempio»!
CURIOSITÀ
Così come il messaggio pubblicitario, anche l’opera d’arte doveva essere riproducibile all’infinito; è per questo che
Warhol adotta la tecnica della serigrafia industriale. Fotografa l’oggetto e sviluppa l’immagine su diapositiva; proietta la diapositiva su una tela bianca e traccia i contorni dell’oggetto a matita, rendendo l’immagine una vera matrice
che verrà replicata in molteplici colori acrilici.
OTTOBRE 2013
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