Sociologia G. Lezioni della settimana 2

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Sociologia G. Lezioni della settimana 2-3 aprile 2007.
1. Max Weber (1864-1920) nel suo tempo
1. Nativo di Erfurt, Germania, economista, storico e politico. Proviene da una famiglia
culturalmente e politicamente influente ( suo padre era membro del partito nazionale liberale ).
Partecipa attivamente alle vicende tedesche prendendo posizione sulla guerra ( prima favorevole poi
contraria alla guerra) e sulla politica delle annessioni cui si dichiara contrario.
Partecipa alla redazione della Costituzione della Repubblica di Weimar
Max Weber tenne la cattedra di economia all’Università di Friburgo e di Heidelberg e sfornò un
numero impressionante di lavoro che spaziavano dall’economica politica alla sociologia della religione,
alla storia economica alla psicologia dello sviluppo, per finire con la metodologia delle scienze sociali
(sarà successivamente fornita una minima bibliografia dell’autore)
La sua gigantesca opera, incompiuta, Economia e società segnala in maniera emblematica le profonde
connessioni e interdipendenze tra la sfera della produzione della ricchezza e la sfera della produzione e
riproduzione delle relazioni sociali ( su questo si ritornerà nelle lezioni successive)
1.1. Punti di contatto tra Marx e Weber.
Comune interesse e diverse opzioni, per la posizione cruciale della scienza e del lavoro
intellettuale rispetto alla politica (la scienza ha, secondo gli schemi positivistici, funzioni
direttamente emancipative nei confronti dell’umanità, e, nella particolare ottica di Marx, risolutive
nei confronti del superamento della società capitalistica; per Weber il ruolo della scienza è
riflessivo, ovvero orientato a illuminare e chiarificare il rapporto tra fini e mezzi dell’azione
politica).
Comune interesse e diverse prospettive di analisi, per la sfera religiosa, il cui ruolo strategico per la
riproduzione e l’innovazione nella società capitalistica, viene diversamente argomentato dai due
studiosi (per Marx la religione è una forza culturale al servizio della classe dominante e la cui
azione inibisce l’emergere della consapevolezza dell’alienazione; per Max Weber la religione, in
particolare nella versione del protestantesimo puritano riformato ( calvinismo) è una forza culturale
che in specifiche condizioni contribuisce allo sviluppo della innovazione economica e sociale).
Comune interesse per le tematiche del conflitto come combustibile della società capitalistica,
trattato però con sensibilità e presupposti teorici e politici molto diversi.
Per Marx il conflitto è il conflitto di classe ed è per sua natura antagonistico; per Max Weber
l’attenzione è posta sulla esistenza di diversi interessi che muovono le azioni sociali e sui diversi
modi in cui i ruoli sociali procurano potere a coloro che li rivestono; dunque su come, in diversi
modi, si creino e mantengano situazioni di dominio.
1.1.1. Sul ruolo della scienza ( e della scienza sociale in particolare) in Weber (argomento su cui ci
sarà a disposizione una lettura d’autore) è il caso di fare un brevissimo approfondimento
La scienza è una componente essenziale di quel processo di progressivo disincanto che guida
l’emancipazione della ragione dai vincoli della religione.
Tuttavia la capacità della scienza di disvelare al mondo la verità non garantisce affatto soluzioni
conoscitive definitive e complete.
La conoscenza scientifica della società deriva da scelte teoriche, da opzioni culturali, da punti di
vista selettivi su differenti aspetti della vita sociale.
Qualsiasi conoscenza parte da un interrogativo, dunque da una selezione della materia conoscibile,
questo interrogativo è ancorato a una serie di presupposti
“Una conoscenza priva di presupposti, come vorrebbe Durkheim, porterebbe a un caos di giudizi
esistenziali sopra infinite osservazioni particolari”.
Lo scienziato dunque seleziona, ritaglia un segmento limitato della realtà sociale cui pone specifici
interrogativi. Non esiste una conoscenza completa e perfetta della realtà sociale, ma soltanto quella
conoscenza parziale, provvisoria, incompleta che deriva dal nostro cercare di rispondere, dopo una
attenta e rigorosa investigazione, alle specifiche domande che ci siamo posti.
Scegliere la scienza significa non già che si è indifferenti a una certa questione e quindi ci si sottrae
allo schierarsi, ma scelte e schieramenti personali devono rimanere al di fuori della pratica
scientifica. Il ricercatore deve quindi disciplinare la sua conoscenza e sorvegliare la sua ricerca per
minimizzare le distorsioni e le deformazioni personali. Come fare? Descrivendo, una volta
selezionato l’oggetto, il percorso di indagine ed esplicitando in esso le scelte condotte, badando a
dichiarare il suo punto di vista come distinto da quello adottato come scienziato.àobiettività
L’obiettività si raggiunge dunque attraverso il rendere esplicito il percorso di ricerca e
sottoponendolo alla critica della comunità scientifica.
Quanto alla politica, la politica non si addice all’aula. In aula possiamo parlare di democrazia, ma in
modo diverso da come ne parleremmo in un comizio. E’ come dire che in aula usiamo il vomere
per dissodare il terreno, in piazza la spada… Ai politici va quindi detto
Che gli scienziati sono in condizione di aiutarli a conseguire… la chiarezza. A fare chiarezza sugli
obiettivi ultimi del loro operare e i mezzi per raggiungerli. Possono quindi costringerli…o almeno
aiutarli, a rendersi conto del senso ultimo del loro operare…”
( da “La scienza come professione, 1919).
1.2. Weber, teorico della razionalizzazione
Come risponde Weber al problema di come sta insieme la società industriale?
La nuova risorsa della società industriale è costituita secondo Weber dalla diffusione dei processi di
razionalizzazione, insieme di procedure precise e calcolabili che rendono trasparente e
relativamente prevedibile il comportamento sociale e facilitano il reciproco coordinamento delle
azioni individuali.
La burocrazia come modo di organizzare secondo schemi e procedure prevedibili l’impresa, il lavoro,
la cosa pubblica è la forma ( ideltipica) più alta di razionalizzazione dei processi organizzativi,
decisionali, esecutivi della società moderna.
Nella burocrazia (tratti essenziali; impersonalità, divisione del lavoro secondo il
principio della competenza, remunerazione stabilita ed erogata dall’organizzazione, struttura
gerarchica, netta divisione tra ufficio, e vita personale, prevedibilità di carriera, ecc.),
( per cui si veda anche Bagnasco, Capitolo sui Gruppi organizzati, paragrafo 3: Il modello
della burocrazia), l’azione è organizzata, ai vari livelli secondo regole e procedure (i mezzi ) che
garantiscono il raggiungimento dei fini (una amministrazione efficiente ed equa). Questi mezzi infatti
rendono trasparente e prevedibile gli schemi di azione della burocrazia e al tempo stesso garantiscono
alla burocrazia stessa di poter risolvere i problemi non affrontandoli uno per uno, bensì riconducendoli
a fattispecie già previste e codificate in anticipo.
La burocrazia rappresenta la forma più alta di razionalizzazione dei processi organizzativi.
Il problema di Weber, dunque, non è già quello di aumentare l’uniformità dei valori e dei
comportamenti (come nella prospettiva di Durkheim) bensì di coordinare la pluralità di significati
contrastanti e le azioni sociali diversamente orientate, riducendo il rischio che le divergenze
diventino conflitti insanabili ( come nella lettura marxiana).
Tuttavia c’è un rischio.
La produzione di regole e procedure aiuta il processo di razionalizzazione. dunque aumenta la
prevedibilità della azioni e relazioni sociali ma incrementa anche i rischi dell'irrigidimento della
società. In Weber non è presente la sensibilità per i deficit della burocrazia e le sue inefficienze, (
egli pensa piuttosto al gigantismo burocratico che ha già una qualche visibilità nella Germania grande
potenza militare e industriale, in cui egli vive). La critica de l malfunzionamento burocratico emergerà
chiaramente più tardi sia tra teorici
della azione razionale (Crozier), sia tra i teorici del funzionalismo ( Merton).
à vedi anche Bagnasco, capitolo su I gruppi organizzati:associazioni e organizzazioni, par 5:
“Pe rché la burocrazia è inefficiente”.
1.3. Weber teorico della società industriale come insieme di interessi in conflitto ma che possono
essere regolati (il concetto di autorità come potere legittimo ), e governati su base razionale (il
concetto di razionali zzazione come insieme di processi capaci di legare in maniera adeguata gli
obiettivi ai mezzi per raggiungerli).
-L'unità sociale non si può mai dare per scontata poiché sono in gioco sempre pluralità di
significati e valori contrastanti.
-L'ordine sociale non è un bene in sé, ma lo è piuttosto il coordinamento reciproco delle azioni.
Qualsiasi tentativo di porre l'ordine dall'alto non può che avere conseguenze negative sul grado di
apertura di una società
-La produzione di regole e procedure aiuta il processo di razionalizzazione ma aumenta i rischi
dell'irrigidimento della società
2. Weber capostipite di una tradizione: Weber teorico dell’azione sociale
La società è la proiezione su scala macro di azioni che si sviluppano e vanno identificate prima di
tutto a livello individuale, cioè a livello micro.
La parola “individuale” è messa tra virgolette e sta a significare che non dev’essere presa in senso
abituale cioè riferita a un individuo unico e distinto da qualsiasi altro, ma come individuo tipico,
colto in situazione tipica, (cioè condivisa con altri e decodificabile dal ricercatore).
Come fare dunque per cercare le cause dei fenomeni sociali, muovendosi a questo livello?
Si tratta dunque di una prospettiva che Boudon ha definito
àIndividualismo metodologico
Cioè per ricostruire un fenomeno sociale ( che al sociologo si presenta sempre come un fenomeno
sociale aggregato, fatto di una certa uniformità di comportamenti di tante persone) è indispensabile
ricostruire le tipiche motivazioni degli individui coinvolti nel fenomeno. Queste motivazioni si
suppone ispirino uniformemente quegli individui
Anche la conoscenza di un fenomeno storico complesso come il capitalismo ( in particolare il
capitalismo mercantile che nasce in Europa attor no al 1600), si presta a essere illuminata e
arricchita da questa prospettiva.
Il capitalismo non è infatti soltanto un particolare sistema economico fondato su imprese, che
operano sui mercati al fine di produrre beni e accumulare profitti, ma esprime e si alimenta di una
mentalità, un modo di guardare se stessi e il mondo, e un’etica economica, particolari : quello che
Weber chiamerà, nel suo celebre studio (L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, 1904) lo
spirito del capitalismo ( vedi più oltre, parr. 7.1, 7.2).
La teoria dell’azione weberiana risolve il problema di cercare le cause dei fenomeni iniziando a
porsi una domanda diversa da quella classica, che si chiede “perché y?” ( laddove il perché va
ricercato nelle condizioni antecedenti l’azione di cui il soggetto può essere inconsapevole)
La domanda della sociologia dell’azione è invece:
à “ cosa rappresenta y (l’azione ) agli occhi di x( l’attore)? ” cioè
àChe senso ( significato ) ha y per x? cioè
à che intenzione (motivazione) ha x compiendo y?
Le azioni sociali per Weber no n maturano nel vuoto sociale ma tengono conto direttamente e
indirettamente della condotta di altri.
2.1 Il superamento della dicotomia tra azioni logiche e azioni non logiche
Weber (Economia e Società, 1922) sostiene che esistono diverse forme di espressione della
razionalità (in polemica con Pareto). Secondo Weber la distinzione di Pareto tra azioni logiche
(finalizzate a uno scopo) e azioni non logiche (non finalizzate a uno scopo) è importante, ma non
per escludere le seconde ( nel caso che all’osservatore paiano basate su principi assurdi o non
immediatamente comprensibili, quindi irrazionali, ma per orientare l’analisi sociologica verso
azioni che sono comunque di tipo complesso e che possono anche esse essere gove rnate da una
razionalità specifica ( tradizione, emozione, credenze ecc.) di cui la sociologia si deve occupare.
Il modello classico di homo oeconomicus implica che la nozione di miglior scelta possibile sia
definita in modo preciso. Il modello di homo sociologicus implica invece che molte scelte siano
strutturalmente ambigue, nel senso che la nozione di scelta migliore risulta mal definita.
La distinzione tra azioni logiche e non logiche commette l’errore di attribuire alle azioni non
logiche e a quelle logiche un carattere definito in assoluto. Il giudizio di razionalità va invece
contestualizzato.
Le azioni sociali possono trarre impulso anche da rappresentazioni, interpretazioni, immagini di eventi e
situazioni (definizioni della situazione; VOC scorse settimane )che non sono necessariamente rispondenti a
realtà oggettive.
Nella rilettura del sociologo francese Raimond Boudon le azioni sociali secondo Weber sono
-oggettivamente razionali, quando
y corrisponde pienamente all’interesse di x (azioni logiche di Pareto)
oppure y corrisponde al mezzo ritenuto il migliore possibile in quella situazione per soddisfare l’interesse di
x (azioni secondo la razionalità limitata di Simon).
- soggettivamente razionali quando
y corrisponde a un valore, o a principi, o ad a priori, ritenuti validi o adatti al problema in questione.
Il guaio è , dice Boudon che l’osservatore, quando ha l’impressione che quel comportamento sia oscuro dirà
che si tratta di un’azione irrazionale, ma questa distinzione molto
spesso esiste soltanto nella mente dell’osservatore che non mette a fuoco il contesto in cui si sviluppa
l’azione del soggetto e che gli suggerisce alcune buone ragioni per fare o non fare una scelta.
Le azioni irrazionali non devono rappresentare un pass par tout delle incapacità del sociologo a
capire situazioni distanti da quelle familiari (come diranno altri, dopo Weber l’ipotesi di
irrazionalità, deve essere un ‘ipotesi residuale ).
2.2. Razionalità e prevedibilità dell’azione.
In Weber, a diverse forme di razionalità (su cui già Bagnasco, capitolo su Le forme elementari di
interazione) corrispondono diversi gradi di uniformità e quindi di
prevedibilità dell’azione: le azioni più facilmente prevedibili sono quelle del primo tipo, nonché
quelle orientate da tradizioni ovvero da consuetudini consolidate.
Quelle orientate in termini affettivi e quelle che derivano da presupposti di valore sono più
difficilmente prevedibili e richiedono
analisi ravvicinate e approfondite dei contesti.
Per Weber e per tutta la teoria dell’azione che si ispira a Weber il comportamento umano presenta
diversi gradi di stabilità a seconda di quanto è rigidamente codificato. La moda, ad esempio, è per
sua natura mutevole, mentre la presenza di un apparato statale, con il suo sistema legale e i suoi
organi amministrativi e giuridici e di governo, assicura un grado assai elevato di osservanza di
orientamenti di senso codificati.
3 La posizione di Weber nel dibattito sulle scienze storico sociali e sui loro modelli di spiegazione
La particolare prospettiva da cui si pone Weber per cercare le cause dei fenomeni sociali va
inquadrata nel dibattito che si sviluppò in Germania, a cavallo tra il 1800 e il 1900 e che
rappresenta la reazione alla tradizionale soggezione delle scienze sociali al modello delle scienze
naturali , secondo quanto raccomandava il modello di scienza di tipo positivistico.
In quella prospettiva le spiegazioni dei fenomeni vanno espresse sotto forma di leggi universali (
cioè insieme di proposizioni che hanno validità assoluta), le quali restituiscono una conoscenza
perfetta completa della realtà. Durkheim aveva in qualche modo aderito a questa prospettiva
ritenendo che i fenomeni sociali potessero e dovessero essere ridotti a cose, cioè oggettivati,
secondo appunto il modello delle leggi naturali: che dunque si potesse mettere tra parentesi ciò che
gli uomini pensano e desiderano, per porre appunto attenzione a fatti “oggettivi”. ( vedi anche
dispense settimana 14-16 marzo).
La reazione al dominio del modello delle scienze naturali suggeriva che lo studio delle attività
umane dovesse richiedere un metodo specifico, dal momento che i fatti umani sono individuali e
irripetibili e vanno studiati nella loro singolarità e mutevolezza e inoltre compresi dal di dentro
attraverso la ricostruzione di mentalità e culture.
Max Weber mediò tra le posizioni dei
-sostenitori di un unico modello applicabile a tutte le scienze e
-i sostenitori di una irriducibilità delle scienze storico sociali a quelle naturali.
Secondo questi ultimi le scienze storico sociali richiedono un tipo particolare di spiegazione (la
spiegazione idiografica, basata sullo studio di eventi e situazioni particolari, colti nella loro
individualità e irripetibilità). Secondo i sostenitori del modello unico il modo di ricercare le cause
deve in tutte le scienze ancorarsi alla spiegazione basata su leggi , detta anche nomotetica: essa
presuppone l’ uniformità e la ripetibilità degli eventi studiati sotto forma di associazioni ripetute
tra certi eventi o fenomeni ( effetti ) e certi altri eventi o fenomeni ( cause)
Secondo Weber i fenomeni sociali possono essere sì spiegati secondo criteri che cercano di
identificare dentro la varietà e la complessità, elementi di uniformità ( vedi par. 5.1.), ma devono
essere anche compresi, cioè il ricercatore deve risalire al significato attribuito dagli attori coinvolti
in quella determinata situazione all’azione svolta. Senza la comprensione qualsiasi spiegazione è
monca.
3.1. Vediamo quindi seguito in cosa consista la spiegazione per Weber.
Nella analisi di un fatto storico sociale studiato secondo i requisiti dell’analisi sociologica non si
procede alla ricerca di leggi, né ci si ferma alla spiegazione idiografica, cioè alla ricostruzione
dettagliata di eventi unici e irripetibili, come fanno ad esempio gli storici, ma si cercano nessi,
ovvero connessioni, tra molteplici fatti sociali che avvengono in uno specifico contesto (ma che
potremmo vedere diffusi e ripetuti se si ricreassero certe condizioni ).
La causalità sociale non può essere espressa in leggi, poiché uno stesso effetto può essere generato
da combinazioni differenti e virtualmente infinite di cause, ma deve essere concepita come una
continua combinazione ricombinazione di forze in costellazioni di storiche uniche.
La questione causale, pone una questione di concrete connessioni causali. Si può dire che la questione della
ricerca delle cause per Weber è una questione di imputazione, cioè di ricondurre un certo fenomeno a un
insieme di condizioni storiche e sociali che non potrebbero produrre quel fenomeno altrove a meno che non
si ricreino le stesse condizioni.
Come procedere, allora?
Si cerca cioè di isolare le cause *possibili* (il tipo di cultura propria del protestantesimo nella versione
calvinista) e di costruire giudizi di possibilità ( potrebbe aver influenzare un tipo di mentalità
imprenditoriale..) basandosi sul procedimento di esclusione artificiale di elementi di realtà per verificare la
sussistenza di un processo causale ( questo processo si chiama controfattuale:àse non ci fosse stata
quell’esperienza particolare del calvinismo, cioè se la maggior parte di imprenditori, anziché essere
protestanti fossero stati cattolici, e quindi orientati da una cultura “sociale” e religiosa diversa, si sarebbe
ugualmente verificato, nelle forme in cui si è verificato, un processo come quello della nascita del
capitalismo commerciale del ‘600?)
3.2. L’ideal tipo consente di ancorare la varietà e la concomitanza di cause che in uno specifico
contesto contribuiscono a produrre un certo fenomeno a una serie limitata di tratti essenziali.
VOC: L’ideal tipo: l’idealtipo è un concetto strumentale ideato dal ricercatore per organizzare
l’analisi
empirica e consiste nella selezione dei caratteri essenziali che una situazione storica sociale
particolare offre e nella loro ricomposizione in una figura più semplice.
La burocrazia, definita attraverso i suoi tratti essenziali, è un idealtipo.
Estraendo gli elementi comuni dalla varietà di esperienze individuali relative a un certo fenomeno (
ad esempio l’esperienza di attività di impresa per coloro che aderivano a una particolare versione
della religione protestante, il calvinismo) il ricercatore rende queste individualità comparabili e le
raccoglie per così dire in un unico “attore -tipo” (nel caso dello studio del capitalismo mercantile
dell’Europa del ‘600 lo “spirito del capitalismo” riassume una serie di attitudini e mentalità di
quell’epoca). Nella sua analisi sul rapporto tra etica protestante e spirito del capitalismo (1904)
Weber sintetizza nell’ascesi intra mondana (l’idea è quella di un particolare tipo di “distacco dal
mondo”, legato all’idea della predestinazione che paradossalmente consente di investire il massimo
energie in un particolare ambito, senza altre distrazioni), le caratteristiche essenziali che
qualificano il comportamento dell’imprenditore “razionale” che si affaccia sulla scena europea del
capitalismo mercantile ( in particolare in Olanda e in Belgio nel 1600).
Questo imprenditore conduce una vita sobria e morigerata, ritiene che il profitto debba essere
reinvestito nell’impresa. Ha una dedizione assidua e sistematica al suo lavoro, critica gli stili di vita
dispendiosi e il lusso sprecone. Si dedica alla realizzazione di sé tramite il lavoro, ha un
‘organizzazione metodica della vita, ecc.
Weber non dice semplicemente che il calvinismo è causa del capitalismo
Semmai riconosce in una particolare mentalità legata alla religione calvinista un fattore che
concorre a far sì che le condizioni economiche, tecnologiche e sociali vigenti in un certo contesto e
in una certa epoca si realizzino in un particola “tipo”di imprenditore
L’obiettivo di Weber è infatti quello di cercare una sorta di ”parentela” tra il modello di
comportamenti richiesto dal ruolo imprenditoriale, che si oppone allo stile di vita di aristocratici e
rentiers e il modello di comportamenti “comandato” dalla religione calvinista. In entrambi i modelli
c’ è un mandato simile (dedizione al lavoro, concentrazione delle energie senza distrazioni, ecc) .
Dove trovi il secondo modello trovi anche il primo.
Eredità di Max Weberà vedi dispense della prossima settimana
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