San Severo
La storia
L’origine della Città di San Severo, capitale del Barocco Pugliese insieme
a Lecce e Martina Franca, e “città dei campanili”, sembra sia legata
all’arrivo dell’eroe greco Diomede reduce dalla guerra di Troia.
Troverebbe origine in questo periodo il nome di Castrum Drionis
(Casteldrione), poi Castellum Sancti Severini intorno all’anno Mille.
Grazie alla sua posizione strategica, fu sede di mercanti veneti, fiorentini,
saraceni ed ebrei, fu soggetta a diverse egemonie: dagli Abati Benedettini
all’imperatore Federico II, dai Templari ai monarchi Aragonesi. Nel 1579
divenne feudo del duca Gian Francesco de Sangro che assunse il titolo di
Principe di Sansevero.
Nel Settecento la città rifiorì in spirito barocco dalle macerie del terremoto
del 1627 e vide sorgere diverse costruzioni:
il monastero dei Celestini (attuale sede del Palazzo di Città), dei
Francescani (ora Museo dell’Alto Tavoliere) e delle Benedettine (Scuola
“San Benedetto” e Uffici Giudiziari), numerose chiese e palazzi nobiliari e
borghesi.
Monastero dei Celestini
Monastero San Francesco
Cosa vedere
Un agglomerato con strade in basola ed edifici che ne fanno uno scrigno a
cielo aperto del Barocco Pugliese di scuola napoletana, il cuore di San
Severo pullula di cantine ipogeiche sempre del ‘700 realizzate per
soddisfare le produzioni vitivinicole del territorio.
Lungo le Strade dell’Olio e del Vino è facile imbattersi nell’elemento che
meglio identifica il paesaggio, le masserie sparse in tutte le campagne con
il loro mirabile esempio di architettura rurale, nel corso degli anni molte di
queste costruzioni si sono trasformate in vere e proprie residenze di
campagna, dotate di quanto necessario per rendere il più confortevole
possibile il soggiorno.
Nella masseria si trovano forni, cisterne, cucine, cappelle, ma anche stalle,
spazi per gli attrezzi agricoli e le derrate alimentari, dispongono di enormi
recinzioni in pietra che sono indispensabili per trattenere il bestiame
Nelle campagne dell'Alto Tavoliere si possono scorgere i resti di numerosi
Castelli e siti medievali, per lo più normanni e svevi, tra i quali Fiorentino,
Dragonara e Castelpagano (o Castelsaraceno), risalenti all’incirca al X - XI
secolo.
Castel Dragonara
Castel Pagano
Nella sua bellezza originaria si è invece conservato il Castello di
Torremaggiore, residenza dei de Sangro, principi di San Severo e feudatari
della zona, attualmente ospita uffici comunali, tra cui la Biblioteca e il
Museo sugli scavi di Fiorentino.
Mangiare
La cucina è un crogiolo di sapori e colori dei prodotti alimentari della
terra, influenza notevole sulla cucina locale l’hanno avuta le abitudini
alimentari dei pastori d’Abruzzo con le loro tecniche di lavorazione del
latte per la produzione dei formaggi, in quest’a zona infatti si produce il
“pecorino dauno” (o “canestrato pugliese”) ma anche caciocavalli,
mozzarelle e trecce di qualità unica, da assaggiare la pasta fatta a mano
come le “orecchiette”, i “lintorci”, i “troccoli” o i “cicatelli”, condita con
sughi fatti con la carne di agnello, la carne d'agnello offre innumerevoli
possibilità anche nel campo delle portate successive, nobilitando ad arte
ingredienti "poveri", le budella di agnello, lavate e risciacquate, quindi
avvolte su un ripieno a base di animelle, abbondante prezzemolo e
formaggio, (torcinelli), sono ottime cotte sulla griglia o al forno con le
patate, se si desidera del pesce, da non farsi sfuggire la zuppa di pesce,
(ciambotta), in cui vengono utilizzati i pesci del golfo (alcune particolari
specie, come gli sbarroni, spinosissimi ma molto saporiti, sono
decisamente indispensabili per una buona zuppa) che vengono conditi con
una salsina fatta con olio, cipolla e pomodoro. Altre ghiotte specialità sono
gli spaghetti con il sugo di aragosta (Tremiti) o d'anguilla (Lesina), mentre
sono diffusi un po' dappertutto i troccoli con il sugo di seppia, piatto unico
in cui il sugo di pomodoro fresco accompagna delle grosse seppie, ripiene
di mollica di pane, prezzemolo ed aglio, pesce azzurro cucinato in tortiera,
pesce alla brace (soprattutto orate e cefali), ma anche specialità locali,
come le triglie di Manfredonia, da gustare soprattutto fritte o al cartoccio,
o le anguille e i capitoni di Lesina e Cagnano Varano, alla brace,
affumicati, in scapece (in salsa d'aceto ed aglio), da non perdere i deliziosi
sott’oli (melanzane, lampascioni) il tutto annaffiato con gli ottimi vini
locali, per finire ci sono i dolci, legati al ciclo delle festività dell'anno. San
Giuseppe si festeggia con le zeppole, ciambelle di pasta fritte e insaporite
con crema e canditi di amarena. A Pasqua, ecco la scarcella, ciambella
ricoperta di glassa di zucchero e decorata. C'è perfino un dolce per i morti,
il cosiddetto grano cotto, dolce antichissimo a base di grano bollito e poi
insaporito con vino cotto, cannella, canditi, cioccolata in pezzi, noci,
chicchi di melograno, i poporati, taralli impastati sempre con vinocotto.
Invernale è anche il sanguinaccio, a base di sangue di maiale insaporito
con zucchero e cacao. Infine Natale, tripudio di colori e di sapori, allietato
dalle mandorle atterrate, tostate e poi ricoperte di cioccolato; dalle
cartellate , a base di pasta sottilissima, impastata col vino bianco e fritta,
quindi condita da abbondante vino cotto; dai calzoni, ripieni di mostarda
d'uva oppure di purea di ceci dolcificata, bagnati con vino cotto o miele.
Da ricordare infine la pizza sette sfoglie, tipica di Cerignola, sette strati di
sfoglia sottilissima inframmezzati da noci tritate, cioccolata, zucchero ed
altre simili golosità.
Bere
La città di San Severo deve la sua fama anche ai vini DOC (la prima in
Puglia riconosciuta nel 1968), soprattutto bianchi, ma anche rossi e rosati,
ottenuti dalle uve dei vitigni autoctoni Bombino, Trebbiano e
Montepulciano, importante anche la gamma di prodotti IGT con vini
ottenuti dall’Uva di Troia, da non dimenticare la produzione di spumante
apprezzato in concorsi e dai sommelier.