EMDR NEL TRATTAMENTO DEI PAZIENTI AFFETTI DA CARDIOPATIE Dott.ssa Monica Borgese Palermo 19/03/2016 Dopo un episodio di sofferenza cardiaca più o meno grave, il paziente può andare incontro a stati d’ansia, disturbi depressivi, e si possono sviluppare sintomi tipici di un Disturbo Da Stress Post Traumatico (DTPS) • Il disturbo d’ansia è caratterizzato da sensazioni prevalentemente spiacevoli come il timore, la paura, l'apprensione, la preoccupazione ecc. (Berkman; Davidson, et al. 2010) • Il disturbo depressivo caratterizzato da umore prevalentemente depresso e/o perdita di piacere e interesse per quasi tutte le attività che prima interessavano e davano gioia, l’anedonia, la demotivazione, sensazione di essere inutile, chiusura sociale ecc. • Infine il PTSD, che si verifica nel momento in cui una persona, esposta ad eventi traumatici, sviluppa duraturi sintomi intrusivi, di evitamento e di iperattivazione (Mavros, N., et al., 2011): Shemesh, E. et al., 2004; Ladwig KH, et al. 2008; Hemingway, H., Kuper, H. 1990 Secondo i dati in letteratura va incontro a un PTSD il 19%-38% dei pazienti che hanno avuto un arresto cardiaco (Gamper et al., 2004; Ladwig et al., 1999; O’Reilly, Grubb, & O’Carroll, 2004), il 16%-22% di quelli che hanno avuto un infarto del miocardio (Ginzburg, et al., 2006; Pedersen, Middel, & Larsen, 2003; Shemesh et al., 2006), 8%-18% dei pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca (Connolly, et al. 2004; Doerfler, Pbert, & DeCosimo, 1994; Schelling et al., 2003) e 11% -16% dei pazienti che hanno subito un trapianto (Dew et al., 1996, 1999, 2000, 2001). Disturbo da Stress Post Traumatico Criteri Diagnostici • A. La persona è stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano presenti entrambe le caratteristiche seguenti: 1) la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all'integrità fisica propria o di altri 2) la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore. B. L'evento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno (o più) dei seguenti modi: 1) ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni. 2) sogni spiacevoli ricorrenti dell'evento. 3) agire o sentire come se l'evento traumatico si stesse ripresentando 4) disagio psicologico intenso all'esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico 5) reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico. C. Evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale (non presenti prima del trauma), come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi: 1) sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma 2) sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma 3) incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma 4) riduzione marcata dell'interesse o della partecipazione ad attività significative 5) sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri 6) affettività ridotta (per es., incapacità di provare sentimenti di amore) 7) sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli, o una normale durata della vita). D. Sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del trauma), come indicato da almeno due dei seguenti elementi: 1)difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno 2) irritabilità o scoppi di collera 3) difficoltà a concentrarsi 4) ipervigilanza 5) esagerate risposte di allarme. E. La durata del disturbo (sintomi ai Criteri B, C e D) è superiore a 1 mese. F. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. E' necessario specificare se il PTSD è "acuto" (se la durata dei sintomi è inferiore a 3 mesi), "cronico" (se la durata dei sintomi è 3 mesi o più), oppure "ad esordio ritardato" (se l'esordio dei sintomi avviene almeno 6 mesi dopo l'evento stressante). Non intervenire adeguatamente su questi aspetti psicologici ed emotivi può compromettere le possibilità di recupero sia psicologico che fisico del paziente (Shemesh, E. et al.,2004, Frasure-Smith N, Lespérance F., 2008), peggiorando anche la compliance con il personale medico. La ricerca in questo campo (Davidson, et al. 2010)dimostra che uno stato depressivo minore dopo un infarto del miocardio può aumentare significativamente le probabilità di mortalità negli anni successivi. Secondo i dati presentati all’12th Annual Spring Meeting on Cardiovascular Nursing (Damen et al. 2012), che si è tenuto a Marzo 2012 a Copenhagen, in un campione di più di 1000 pazienti che hanno subito interventi alle coronarie il 26,3% va incontro a depressione, e nei 7 anni successivi è stata registrata una mortalità del 23,5% tra i pazienti depressi contro il 12,2% tra i pazienti non depressi; Anche i sintomi di un PTSD hanno effetti a lungo termine nell’aumentare il rischio di mortalità, sia in pazienti a cui siano stati impiantati defribillatori (Ladwig KH, et al., 2008; Davidson, et al. 2010) sia in pazienti che hanno subito trapianti (Ladwig KH, et al. 2008), aumentando anche il rischio di problemi cardiovascolari correlati (Shemesh, E. et al.,2004). I dati di ricerca (Denollet, J. Et al., 2010; Razzini C, et al., 2008; Petersen e Denollet, 2003)suggeriscono inoltre che pazienti cardiopatici con una personalità di tipo D – caratterizzata da negatività, pessimismo e inibizione sociale – hanno tre volte il rischio, rispetto agli altri pazienti cardiopatici, di sviluppare ulteriori problemi cardiaci in futuro. Tale tipo di personalità è pertanto associato a una prognosi cardiaca negativa. Il trattamento del disagio psicologico, oltre che indurre una riduzione dei sintomi depressivi, sembra migliorare gli esiti fisici di questi pazienti. Di fronte di questi dati l’intervento psicologico-psicoterapeutico appare molto indicato e può attuarsi a diversi livelli: Relazionale Diagnostico e di ricerca • Stabilire una comunicazione efficace tra il paziente ed i familiari Attraverso la somministrazione di alcune scale per valutare, e monitorare nel tempo, la severità di sintomi ansiosi e depressivi e l’intensità delle reazioni di evitamento, intrusività e iperarausal: • Facilitare la collaborazione tra il paziente e la sua famiglia, e gli operatori sanitari • Migliorare la compliance del paziente • – CES-D (Radloff, L., S., 1977), è una scala validata per misurare la depressione negli adulti, • la GDS (Yesavage, J., A.; Brink, T., L.; Rose T., L. et al., 1983)nel caso di pazienti anziani ; • – STAI è una scala che permette di misurare sia l’ansia di stato che quella di tratto (Spielberger, Gorsuch, Lushene, 1968) • – IES-R (Weiss & Marmar, 1997), è uno strumento usato per monitorare l’intensità delle reazioni di evitamento, intrusività e iperarausal a seguito di eventi traumatici; 22 item Terapeutico, riabilitativo, preventivo: Lavorare sui sintomi ansiosi e depressivi e sulla reazione allo stress traumatico (il trattamento prevede in media 10-15 sedute di EMDR) L’EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing) è un approccio terapeutico inventato nel 1989 da Francine Shapiro, psicologa di Palo Alto (California). Nato per curare il PTSD (i primi pazienti sono stati i reduci dal Vietnam e vittime di stupro) ora viene applicato anche ad una vasta serie di disturbi psichici che hanno come fattore causale o scatenante un evento traumatico Nonostante il cervello abbia un sistema innato di elaborazione dell’informazione, secondo questo modello questa elaborazione a volte non avviene come dovrebbe in seguito a esperienze traumatiche e l’informazione rimarrebbe racchiusa in una rete neurale con le stesse emozioni, convinzioni, sensazioni fisiche che esistevano al momento dell’esperienza originale. L’esperienza in questi casi non viene immagazzinata nella memoria in modo integrato e funzionale; questo materiale immagazzinato in modo disfunzionale viene pertanto sollecitato dai vari stimoli dell’esperienza presente. Questo fattore è alla base dei pensieri intrusivi, dei flashback e di tutte le risposte a stimoli condizionati. L’EMDR è usato fondamentalmente per accedere, elaborare e portare ad una risoluzione adattativa i ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla base di disturbi attuali del paziente sotto forma di informazione immagazzinata in modo non funzionale. L’EMDR è un metodo terapeutico che attraverso la doppia focalizzazione permette una elaborazione accelerata dei ricordi traumatici (elaborazione adattativa della informazione). si chiede al paziente di pensare agli elementi più significativi del ricordo traumatico e contemporaneamente il terapeuta attua stimolazioni bilaterali degli emisferi cerebrali facendo muovere gli occhi del paziente da destra a sinistra e da sinistra a destra o tamburellando in modo alternato le mani o facendo ascoltare degli stimoli acustici alternati La desensibilizzazione del ricordo e il cambiamento di prospettiva in ambito cognitivo osservabili durante una seduta di EMDR riflettono l’elaborazione del ricordo dell’esperienza traumatica: il paziente per la prima volta “vede” il ricordo lontano, distante; modifica le valutazioni cognitive su di sé incorporando emozioni adeguate alla situazione ed eliminando le sensazioni fisiche disturbanti. Al termine di una seduta completa di EMDR il paziente è quindi in grado di pensare all’evento traumatico senza alcun disagio emotivo, facendo una valutazione positiva su di sé come persona e senza alcun disturbo a livello corporeo. Il trattamento vero e proprio con l’EMDR inizia due/tre settimane dopo il trauma, bisogna infatti prima dare il tempo alla persona traumatizzata di uscire dallo stato dissociativo e di recuperare risorse emotive; le sedute effettuate durante le prime settimane sono sedute di supporto finalizzate alla creazione di una alleanza terapeutica e alla instaurazione di risorse emotive. La durata di ciascuna seduta può variare dai 45 ai 90 minuti. L’EMDR è stato riconosciuto in ambito scientifico e accademico e dichiarato come uno dei metodi evidence based per il PTSD. EMDR IN PAZIENTI SOPRAVVISSUTI A EVENTI CARDIACI GRAVI Sono già stati condotti due studi sperimentali in pazienti sopravvissuti ad eventi cardiaci gravi per testare l’efficacia del metodo nel trattare i sintomi di PTDS, ansia e depressione che si sono sviluppati nel periodo post operatorio. In entrambi gli studi (Arabia, E; Manca, M L; Solomon, R M. 2011; Shemesh et al., 2010) il trattamento (in media 10 sedute) si è dimostrato efficace nella riduzione della sintomatologia postraumatica, nel ridurre sia l’ansia di stato che quella di tratto e nel ridurre la sintomatologia depressiva; inoltre questo tipo di trattamento si è dimostrato superiore ad altre tecniche di trattamento usate, ad esempio le tecniche immaginative. Il follow up a 6 mesi ha dimostrato il persistere dei benefici anche a lungo termine. Questi risultati replicano quelli di ricerche precedenti sull’efficacia dell’EMDR nel trattamento di sintomi ansiosi e depressivi (Raboni, Tufik, & Suchecki, 2006; Scheck, Schaeffer, & Gillette, 1998; Ironson, Freund, Strauss, & Williams, 2002; Marcus, Marquis, & Sakai, 1997; van der Kolk et al., 2007). L’EMDR, che può essere effettuato solo da psicoterapeuti che si sono formati al metodo, è già usato in molte ASL, Aziende Ospedaliere e centri del servizio sanitario nazionale, tra cui Ospedale Sacco Milano, Ospedale Neurologico Besta Milano, Ospedale San Raffaele di Milano, Istituto Europeo Oncologico (IEO), Ospedale Fatebenefratelli di Milano. Per una più approfondita analisi della letteratura anche riguardo all’adozione del metodo da parte di organismi istituzionali, negli Stati Uniti e in Europa: Isabel Fernandez, (2006)“EMDR: un approccio integrato e integrante” in “EMDR: uno strumento di dialogo per le psicoterapie”, Mac Graw-Hill, (2006). GRAZIE PER L’ATTENZIONE www.monicaborgese.it