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Civiltà Romana
Sottotitolo
o DUBBI
introduzione
IMMAGINE
Spiegazione del prof. scritta in nero,
suddivisa in paragrafi individuati dalle
immagini trattate,
da integrarsi con le informazioni tratte dal libro
scritte in blu.
Secondo gli storici romani Roma fu fondata il 21 aprile del
753 a.C. dal leggendario Romolo sul colle Palatìno.
Per i primi due secoli della sua storia ( dal 753 al 509 a.C.)
Roma fu governata da sette re: i primi quattro (Romolo,
Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio) di origine latina,
gli ultimi tre (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il
Superbo) di origine etrusca.
Il primo momento di storia romana fu caratterizzato dal
dominio etrusco e successivamente dall’influenza greca con
la conquista del sud Italia.
La popolazione si divideva in tre gruppi, quello dei “patrizi” ,
quello dei “plebei” e quello degli “schiavi”.
Il primo re che fece costruire il 1° foro e che trasformò il
Campidoglio fu Tarquinio; dagli etruschi i romani trassero
l’architettura e le sue tecniche, e quindi l’uso dell’arco e la
tecnica della muratura in mattoni e poi appresero anche la
pittura per rappresentare scene di vita quotidiana e
raramente religiosi perché i romani furono l’unico popolo che
non ebbero una religione, infatti la copiano dai greci
cambiando alle divinità solo il nome.
Dal 5° secolo a.C. Roma, liberatasi dall’influenza etrusca,
diventa Repubblica Indipendente e inizia una politica di
conquista, prima verso l’Italia meridionale e poi anche
settentrionale, poi fino alla vittoria su Cartagine e alla
conquista della Grecia avvenuta nel 146 a.C.
La Repubblica durò dal 509 a.C. con la cacciata di Tarquinio
il Superbo fino al 27 a.C. con l’avvento dell’impero di
Augusto.
I romani, che prima mostrarono un totale disinteresse per
l’arte e la letteratura (infatti l’arte era bandita) rimangono
affascinati soprattutto dai capolavori scultorei e ne fanno
bottino di guerra, da questo momento inizia il collezionismo di
opere d’arte.
I predestinati politico militare non dovevano studiare arte e
filosofia poiché queste rendevano il carattere molle.
L’arte romana rifletteva la potenza dell’impero, era uno
strumento di governo destinato a celebrare l’imperatore e lo
stato anche come propaganda; non era più un’arte di
partecipazione religiosa, ma divenne espressione di un
programma politico.
Ci fu un’evoluzione nel campo edile strepitosa, i romani
costruivano ovunque andassero per affermare la propria
potenza, tra le opere più importanti ci furono l’arena di
Verona, archi di trionfo, terme, mausolei e fori.
Purtroppo molte di queste opere sono anonime.
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La Statua
Barberini
Questo è un ritratto del I secolo a.C. per la famiglia, non esce
in evidenza per la bellezza ma per la raffigurazione realista (
aulica) che si rivolge a persone colte, e che mette in evidenza
le virtù.
Il patrizio, dal ricco e complicato panneggio della toga sembra
in posa davanti all’artista che lo ritrae e reca con sé le
immagini di due suoi antenati, dei ritratti che si limitano alla
testa, al collo e all’attaccatura delle clavicole.
La rassomiglianza dei due volti è talmente elevata che ne
sottolinea ogni ruga. Essi hanno la stessa fronte alta, il
medesimo volto pieno, uguali labbra serrate e sottili, simili
rughe naso-guanciali pronunciate e stessa conformazione
cranica.
La Statua Barberini quindi, sta a testimoniare tre diverse
generazioni di una stessa famiglia.
Augusto di Prima
Porta
È un immagine che aveva lo scopo di fare propaganda, un
target poco aulico e pur conservando la somiglianza, viene
abbellito, Augusto non era esattamente così e con grande
virilità si fa mettere una corazza.
La statuaria romana cerca la rassomiglianza, quindi cerca la
verità fisionomica, basta ricordare il culto che i romani
avevano ai propri antenati, infatti tutte le famiglie patrizie
erano solite conservare le maschere dei defunti.
La ritrattistica viene classificata in quella aulica e in quella
ufficiale, l’esempio della prima è nella statua Barberini tanto è
vero che la rassomiglianza dei volti è elevata perché si vuole
mettere in evidenza le virtù del personaggio.
In quello ufficiale, L’Augusto di Prima Porta (noto anche
come Augusto loricàto), una copia in marmo di un originale
bronzeo, rinvenuta nella villa di Livia a Prima Porta,
originariamente dipinto a vivaci colori si nota un certo
compromesso tra la scultura greca e quella romana, infatti
Augusto prende la forma del Doriforo di Policleto. Ma
Augusto, l’Imperatore che si ergeva a protettore della
tradizione e della moralità, non poteva essere nudo come un
eroe greco, quindi è stato posto sul suo corpo una corazza
aderente in modo da rivelare un disegno anatomico del
busto. Il prìnceps viene mostrato nella posizione di
immobilità con il braccio destro alzato come gesto di
comando, il volto viene modificato per renderlo sereno e
idealizzato e con l’espressione di un uomo , al quale
chiunque poteva porre fiducia, un uomo che senza dubbio
avrebbe tenuto le redini dell’ impero con forza e giustizia.
Nella figura Augusto è quasi divinizzato, mentre si esaltano
(originando così il mito di un’età dell’oro) i tempi derivanti
dalla vittoria sui Parti (20 a.C.), che restituirono ai Romani le
insegne delle legioni di Crasso da essi stessi vinte nel 53
a.C.
I piedi di Augusto sono nudi come quelli delle statue degli dei,
mentre Eros a cavallo di un delfino in basso a sinistra allude
a Venere e alla gens Iulia, la famiglia dell’imperatore, di cui la
dea dell’amore era ritenuta la mitica progenitrice.
Nella corazza, infine la scena centrale con il re dei Parti,
Fraàte che restituisce le insegne romane a un generale
vittorioso o, forse allo stesso Marte Ultòre (Vendicatore),
affiancata dalla personificazione di popoli vinti. In alto la
personificazione del Cielo, la Terra in basso, Apollo in basso
a sinistra su un grifone, Diana in basso a destra su una cerva
e in alto il Sole che rincorre la Luna e l’Aurora che versa
fresca rugiada.