L`empatia nell`adolescenza

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L’empatia nell’adolescenza
Emozioni e relazioni sociali
Gino Lelli*, Francesco Ioppolo**
Nel corso del tempo lo studio delle emozioni ha riscosso un continuo e progressivo incremento di interesse poiché sono costantemente aumentate le persone
interessate a capire se stesse, gli altri e il funzionamento di quelle che possono comunemente definirsi
le relazioni sociali1.
Nel corso del tempo le emozioni sono state anche considerate come un elemento di disturbo, una fonte di
irrazionalità che poteva mettere in pericolo il controllo
e la stabilità della stessa persona.
La crescente attenzione verso una società in evoluzione
ha portato gradualmente al superamento del concetto
di uomo come attore puramente razionale, insufficiente
per interpretare l’agire sociale e all’accostamento al
ruolo individuale di attore emozionale, dove emozioni
e sfera affettiva concorrono al dispiegarsi della condotta socio-relazionale2.
L’attore emozionale non è tuttavia da contrapporsi a
quello razionale bensì ne costituisce l’“altra faccia”,
lo integra e lo rende completo. D’altronde, anche
l’attore emozionale si muove all’interno di un sistema di regole che influenzano il modo di sentire le
varie forme di espressione e di controllo delle emozioni; un contesto normativo, dunque, che funge da
bacino di risorse e che plasma ed è plasmato dagli
attori sociali3.
Il concetto di emozione nell’ambito delle relazioni
sociali rimane, tuttavia, ancora poco definito al punto
che si può affermare che non esiste una definizione
univoca, anche se è possibile delineare alcuni tratti
comuni che rientrano nelle varie descrizioni fatte:
• esiste sempre una componente normativa delle emozioni, presente in ogni società, che stabilisce quali siano accettabili e come
debbano manifestarsi;
• come per altri aspetti della vita e della condotta umana si costruiscono socialmente;
• sono attivate direttamente dalle relazioni che si intrecciano
nella quotidianità socio-relazionale;
• le modalità di espressione cambiano a seconda del contesto
sociale e storico;
• hanno un’importante funzione cognitiva;
• hanno sempre una componente fisiologica4.
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L’emozione può essere definita per certi aspetti come
una “percezione” interpretabile secondo diverse modalità che differiscono per la rilevanza conferita alle
influenze sociali circostanti e che sono riconducibili a
tre modelli principali:
a) costruzionista;
b) interazionista;
c) fisiologico5.
Il modello costruzionista attribuisce maggiore valore
alle influenze sociali, quello interazionista conferisce
loro un’importanza intermedia e, infine, quello fisiologico assegna una rilevanza minima sostenendo che
queste entrano in gioco solo nelle fasi di attivazione ed
espressione delle emozioni.
Il controllo delle emozioni può riguardare l’espressione
(surface acting o recitazione superficiale) o l’emozione
* Dipartimento di Studi Umanistici, Università “Carlo Bo”, Urbino
** Sociologo
1 Iagulli, 2011.
2 Maggioni, 2012.
3 Kemper, 1995.
4 Damasio, 2007.
5 Galati, 2002.
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stessa (deep acting o recitazione profonda). Esistono
culture che conferiscono maggiore importanza al controllo dell’espressione esterna delle emozioni e altre
invece che cercano di modificare e influenzare le emozioni interne.
La recitazione superficiale (surface acting) fa riferimento al tentativo di modificare le emozioni interne
intervenendo sulle espressioni attraverso le quali si
manifestano. In questo caso si agisce dall’esterno verso
l’interno; cambiando l’espressione si cerca di modificare l’emozione.
La recitazione profonda (deep acting), invece, si concentra sulla parte interna del percepire di una persona
e mira a cambiare l’emozione attraverso la concentrazione su un pensiero che distoglie dalla situazione che
sta vivendo, oppure, tende a modificare la situazione
dandole una nuova interpretazione.
Lo studio delle emozioni da un lato conduce a concetti
quali quello di cultura emozionale o regole dei modi di
sentire e dall’altro permette di stabilire delle relazioni
con il mondo sociale che influenzano e determinano
le emozioni stesse6.
Passando dall’analisi di stati emotivi che generano
ansia, angoscia, senso di soffocamento ad altri decisamente più piacevoli quali felicità, amore, tenerezza o
sorpresa si può osservare come questi abbiano determinati riscontri a livello biologico cerebrale che consentono per esempio a una persona felice di inibire i
sentimenti negativi con connessa maggiore calma e
disponibilità nello svolgere con entusiasmo qualsiasi
tipo di attività. L’amore o la tenerezza, per esempio,
attivano nella persona il sistema nervoso parasimpatico che consente una maggiore serenità e favorisce il
desiderio di collaborare e aiutare.
L’empatia e simpatia nell’adolescenza
Il termine empatia viene impiegato per definire esperienze individuali così come fenomeni che coinvolgono gruppi ben definiti di persone fino a estendersi e
coinvolgere potenzialmente una intera società7. Esperienze quali proiezione, trasferimento, compassione,
altruismo, solidarietà fino a giungere a quello che può
definirsi l’amore universale vengono, a volte con una
certa disinvoltura, interpretati, compresi ed etichettati
attraverso il minimo comune denominatore dell’empatia, soprattutto nella delicata fase dell’adolescenza.
L’empatia, particolarmente nell’adolescenza, può avere
diversi gradi d’intensità e arrivare ad amplificare la
partecipazione e la condivisione individuale al punto
da trasformarsi ed evolversi in vera e propria simpatia.
Esistono due diverse scale di riferimento per l’empatia
e la simpatia, la prima riguarda la “temperatura del
sentimento”, la seconda il “focus dell’attenzione”.
Man mano che la temperatura si innalza si passa dalla
empatia alla simpatia mentre il focus dell’attenzione
può essere rivolto verso sé o spostarsi verso l’altro. È
tuttavia indubbio che un orientamento adolescenziale
volto alla comprensione altrui può condurre a comportamenti di natura pro-sociale e che questi risultano utili
non solo per chi li compie e li riceve ma per l’intero
gruppo sociale.
L’empatia, soprattutto in adolescenza, viene spesso
associata alla capacità di sentire le emozioni altrui, di
provare compassione e commozione fino a divenire la
base per sentimenti e azioni di tipo altruistico, la radice di questa capacità risiede proprio nella possibilità
di comprendere le azioni di altri sulla base di punti di
vista diversi dal proprio. È da questa base che l’adolescente giunge alla consapevolezza delle emozioni e
dei sentimenti altrui, una capacità che per essere sviluppata deve innanzitutto attingere da una non facile
autoconsapevolezza riguardo i propri sentimenti e le
proprie emozioni.
Solamente l’apertura dell’adolescente nei confronti
delle proprie emozioni e la capacità di saperle riconoscere, analizzare e accettare, come parte inscindibile, consente al giovane di divenire consapevole delle
emozioni altrui, di comprenderle e di motivarle senza
necessariamente condividerle. Tale capacità di lettura
delle emozioni altrui deve però tenere conto anche
dell’importanza che assume la comunicazione non
verbale (tono di voce, gestualità, espressione del volto,
postura e così via).
Le emozioni, infatti, viaggiano anche su canali diversi
dalle parole espresse che concernono la comunicazione
corporea; l’interpretazione di quest’ultima diventa particolarmente rilevante per capire lo stato emotivo di un
adolescente8.
6 Nussbaum, 2004.
7 Pinotti, 2011.
8 Pert, 2005.
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Emozioni e fasi dello sviluppo
La capacità di leggere le emozioni altrui risale alla
fase neonatale ed esattamente a quando gli infanti
si turbano nel sentire il pianto degli altri bambini.
Questa reazione deriva dall’incapacità che hanno i
neonati di percepirsi come entità separate dagli altri
ed è solamente raggiunto il primo anno di vita che
questa distinzione viene assunta, sebbene ancora le
reazioni dinnanzi al dolore o al turbamento altrui siano
piuttosto forti e confuse. Con il trascorrere degli anni,
alcuni giovani tendono a mantenere una reazione emotivamente molto coinvolgente dinnanzi alla sofferenza
mentre altri possono palesare una sorta di desintonizzazione dai sentimenti altrui.
Per il mantenimento di una certa capacità/sensibilità,
determinante risulta essere il criterio con il quale gli
adolescenti sono stati educati e in caso ripresi dai
genitori; come rilevante può essere, per esempio, che
dinnanzi a un gesto compiuto dal giovane che provoca
sofferenza in altri, il richiamo del genitore sia orientato
al farne comprendere le conseguenze negative affinché
non sia ripetuto e sia comunque sollecitata la capacità
empatica.
Un richiamo quale “prova a chiederti come può stare”
piuttosto che “hai fatto una malignità” riesce maggiormente a orientare l’attenzione del giovane verso
i sentimenti altrui. Altrettanto importante è la consapevolezza, da parte dell’adolescente, che i sentimenti
e le emozioni che prova possano essere compresi dai
genitori, che entrano così in empatia con i suoi stati
d’animo. L’educazione e una sorta di sintonizzazione
genitori-figli risultano, dunque, fondamentali.
L’empatia che si verifica nell’età adolescenziale è
determinante per i comportamenti morali e sociali;
consente, inoltre, all’adolescente di essere consapevole che la sofferenza delle persone può derivare
da condizioni tutt’altro che contingenti, come una
caduta o una delusione, e che questa può essere
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conseguenza anche di vari altri fattori quali la posizione sociale o determinate condizioni di vita. Questa consapevolezza può far scaturire nell’adolescente
un sentimento di vicinanza nei confronti di interi
gruppi sociali come poveri, emarginati e oppressi al
punto da far emergere un vero e proprio desiderio di
alleviare le condizioni di infelicità di queste persone
attraverso la partecipazione a iniziative solidali e
benefiche. Si realizza, così, una sensibilizzazione e
coinvolgimento alle condizioni ed emozioni altrui
dove l’empatia rappresenta la base per creare quei
comportamenti orientati alla comprensione, cooperazione e al reciproco aiuto.
Conclusioni
Le ideologie dei sentimenti creano le culture emozionali
ovvero l’insieme di idee e concezioni che una determinata società ha in relazione alle emozioni. In particolare
la necessità di un maggiore ordine e di una crescente
solidarietà sociale, resesi necessarie con le trasformazioni della società, hanno determinato uno sviluppo
anche neurologico nelle persone che è alla base della
possibilità stessa di sperimentare quelle emozioni che
permettono coesione e solidarietà sociale. Tra queste
rientra la capacità di mobilitazione dell’energia emozionale, di prendere decisioni o di creare adesione e sentirsi
legati a valori e codici morali.
Soprattutto nella delicata fase adolescenziale il manifestare sentimenti negativi verso una persona può portare
a provare forti stati di disagio e vergogna, mentre l’esternare sentimenti positivi può condurre a sperimentare la
benevolenza e un gradevole stato di benessere.
La stessa comprensione dell’adolescente può essere intesa come una sorta di strategia emozionale, la si può,
per esempio, provare per le persone chiamate a maggiori responsabilità e per quelle rientranti in categorie
solitamente ritenute più deboli come donne, anziani o
bambini.
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Il trascorrere del tempo e i mutamenti della società
hanno portato a estendere la gamma dei casi dove è
possibile provare l’emozione della comprensione, si
è passati da ambiti quali povertà, malattia o morte a
nuove situazioni come solitudine, stress o mancato
raggiungimento di obiettivi.
L’emozione della comprensione nell’adolescenza favorisce rapporti di solidarietà tra chi la fornisce e chi la riceve, divenendo così un vero e proprio collante sociale.
Negli ultimi anni, tra gli adolescenti è in aumento
quell’interesse e sensibilizzazione che si palesa dinnanzi a tematiche delicate e problematiche che possono coinvolgere coetanei e/o determinate tipologie di
persone per svariate motivazioni.
Tra le diverse attività cui un numero crescente di adolescenti si dedica, a seconda delle diverse realtà sociali
e geografiche, si possono evidenziare:
• il “donacibo” dove, con l’adesione all’iniziativa dei diversi istituti scolastici, generi alimentari non deperibili sono portati a
scuola dagli studenti affinché possano poi essere distribuiti dai
volontari della Federazione Nazionale Banchi di Solidarietà alle
persone bisognose della zona;
• la raccolta di cibo invenduto e deperibile promossa da alcune
associazioni e che concerne nel prelevare, prima della chiusura
giornaliera, gli alimenti da alcune attività commerciali resesi disponibili e nel portarli a famiglie disagiate;
• le manifestazioni promosse da diverse associazioni che prevedono l’organizzazione di attività culturali e/o musicali volte a
raccogliere fondi da devolvere a determinate finalità di formazione, soccorso o sostegno quali la costruzione di scuole, ospedali
o l’acquisto di beni primari per le persone povere;
• le iniziative di sensibilizzazione organizzate anche in ambito
scolastico che prevedono, per esempio, la proiezione di film su
tematiche delicate quali disabilità, tossicodipendenza, razzismo
e così via.
Grazie a istituzioni di diversa natura vengono oggi
sempre più veicolati messaggi capaci di innescare ne-
gli adolescenti stati emotivi e reazioni individuali che
possono avere un riscontro positivo anche a livello di
collettività.
Le emozioni sono presenti anche nelle relazioni interpersonali tra adolescenti, all’interno delle quali circola
una vera e propria energia vitale capace di creare forti legami tra i giovani anche appartenenti a differenti gruppi.
L’empatia, potenziando i meccanismi della comprensione, diventa uno dei punti di partenza nella relazione
con l’altro. Per i giovani particolarmente sensibili che
desiderano iniziare un percorso di sostegno nei confronti,
per esempio, di persone disagiate, la capacità di comprendere il vissuto altrui risulta determinante per instaurare un rapporto e un dialogo costruttivo. La capacità di
comprendere l’altro è, dunque, il primo passo verso una
sintonizzazione emotiva nei confronti di un’altra persona;
tale sintonizzazione è, a sua volta, il modo attraverso il
quale si rende possibile l’incontro tra adolescenti.
Grazie all’empatia quelle che si definiscono le strategie o
metodologie di aiuto, per esempio, di un coetaneo adolescente in difficoltà, possono essere efficaci e consentire al giovane di intraprendere un percorso di rettifica
di una realtà difficile o di una situazione di impasse.
Si può, dunque, affermare che l’empatia consente all’adolescente di:
• superare momenti di chiusura nei confronti dell’altro;
• oltrepassare relazioni unidirezionali;
• aprirsi al vissuto altrui attraverso un modo adeguato di incontrare una dimensione diversa dalla propria.
La conoscenza dell’altro risulta comunque fondamentale non solo in vista di un possibile aiuto da prestare,
ma anche per sviluppare la propria consapevolezza, le
proprie possibilità e potenzialità.
Bibliografia
• A. Damasio, L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello
umano, Adelphi, Milano 2007.
• D. Galati, Prospettive sulle emozioni e teorie del soggetto, Bollati
Boringhieri, Torino 2002.
• P. Iagulli, La sociologia delle emozioni, Franco Angeli, Milano
2011.
• T.D. Kemper,” Sociologia delle emozioni: variazioni sul tema”, in
G. Turnaturi, La Sociologia delle emozioni, Anabasi, Milano 1995.
• G. Maggioni, Percorsi di storia di sociologia, Liguori, Napoli 2012.
• M. Nussbaum, L’intelligenza delle emozioni, Il Mulino, Bologna
2004.
• B.C. Pert, Molecole di emozioni. Il perché delle emozioni che
proviamo, Tea, Milano 2005.
• A. Pinotti, Empatia. Storia di un’idea da Platone al postumano,
Editori Laterza, Roma-Bari 2011.
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