Tematica BES Laboratori formativi-Bisogni Educativi Speciali per i docenti in anno di formazione e prova A.S. 2016/2017 Carmine Mazzia 1 Argomenti … bisogni educativi speciali: quali sono? (Area dello svantaggio scolastico; Perché non si impara?) ... normativa sull'integrazione scolastica (Reale ricaduta nella vita scolastica dei principi programmatici stabiliti dalla legge) … la didattica dell'integrazione (Metodologie didattiche inclusive (partecipative): apprendimento cooperativo, tutoring, apprendimento significativo, didattica dell'accoglienza, didattica metacognitiva, didattica laboratoriale, didattica per problemi reali, rinforzo positivo, clima inclusivo). 2 I Bisogni Educativi Speciali: quali sono e come vengono individuati . L’area dello svantaggio scolastico è articolata in tre grandi sotto-categorie: - quella della disabilità; - quella dei disturbi evolutivi specifici - quella dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale (Direttiva Ministeriale 27/12/2012) La scuola individua gli studenti con BES in tre modi, attraverso: certificazione, diagnosi o da considerazioni didattiche. 3 a) Disabile Le tre diverse situazioni: a) Alunni con certificazione di disabilità, questa fa riferimento alla legge 104/92 (art.3) ed elaboriamo un Piano educativo individualizzato (obbligatorio) . Per loro sono possibili due percorsi distinti: - uno curriculare, o per obiettivi minimi, che porta al conseguimento di un regolare titolo di studio; - uno differenziato che consente solo la frequenza nella scuola e porta, alla fine, al rilascio di un attestato, non del diploma. 4 Persone con disabilità 1) Persona con disabilità psicofisica (disabilità intellettiva, relazionale, fisica-motoria) 2) Persona con disabilità visiva (ciechi e ipovedenti) 3) Persona con disabilità uditiva (audiolesosordo) b) Disturbo b) Alunni con diagnosi di disturbi evolutivi: - Se hanno diagnosi di DSA (dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia), facciamo riferimento alla Legge 170/10 e DM 5669 12/7/2011 ed elaboriamo un PDP (obbligatorio). - Se hanno diagnosi di ADHD (Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività), Disturbi del Linguaggio, Disturbi della coordinazione motoria o non-verbali allora la scuola è in grado di decidere in maniera autonoma, “se” utilizzare, o meno, lo strumento del PDP, in caso non lo utilizzi ne scrive le motivazioni, infatti: “la scuola può intervenire nella personalizzazione in tanti modi diversi, informali o strutturati, secondo i bisogni e la convenienza. (…) il Consiglio di Classe è autonomo nel decidere se formulare o non formulare un PDP con eventuali strumenti compensativi e/o misure dispensative, avendo cura di verbalizzare le motivazioni della decisione”. 6 Dislessia ● ● ● Definizione Difficoltà nella lettura che porta il bambino a compiere molti errori e/o a leggere lentamente (non in maniera automatica - difficoltà nel riconoscere e comprendere i segni associati alla parola “inverte lettere con grafia e suoni simili”, limita la comprensione del testo) Dislessia: lettura strumentale (cioè la capacità di base di leggere) 7 Parametri valutazione dislessia ● Tre indici fondamentali (decodifica): ● - accuratezza (correttezza) ● - rapidità (velocità) ● - comprensione del testo (rispondere a domande di comprensione) ● Come intervenire ● - in maniera precoce ● - con lavoro educativo sulle abilità fonologiche ● - motivazione alla lettura ● - uso del computer ● 8 I vari aspetti della scrittura ● Incide sulla scrittura: ● - A) Grafismo (attività visuo-motoria, coordinazione motoria) ● ● ● ● - B) Competenza ortografica “decodifica in lettura” (consapevolezza fonologica e rappresentazione lessicale) - C) Espressione scritta (produzione del testo scritto: “A+B al servizio della comunicazione”) Legge 170: disturbo specifico nel grafismo (disgrafia) Legge 170: disturbo specifico nella competenza ortografica (disortografia) 9 Disgrafia ● ● Definizione (non riesci a scrivere in maniera leggibile e fluente) Disturbo della scrittura legato alla componente grafica e motoria dei segni alfabetici e numerici. Parametri di valutazione ● - leggibilità del testo prodotto ● - rapidità di scrittura ● ● … e quindi: tracciato incerto e irregolare, difficoltà prassiche, di coordinazione visuo-motoria, incompleta laterizzazione … la mano non scorre in maniera fluida! 10 La disortografia ● ● ● Definizione (difficoltà nei processi linguistici di transcodifica) Disturbo della scrittura legato alla componente linguistica. Difficoltà nell'usare i segni alfabetici (accenti, apostrofi,…) e rispettare regole ortografiche nello scrivere le parole (omissioni di lettere/parti parole, sostituzioni, inversioni, assenze di doppie) 11 La discalculia ● ● ● ● ● ● Definizione (difficoltà negli automatismi del calcolo e dell'elaborazione dei numeri) Disturbo negli apprendimenti dei concetti logico-matematici che porta a difficoltà nelle abilità di calcolo e/o della scrittura e/o lettura del numero. Parametri di valutazione (lentezza ed errori nelle operazioni): - comprendere il significato dei numeri (calcolare la numerosità, comparazione, seriazione) - leggere e scrivere i numeri (confusione, avanti-indietro) - fare i calcoli a mente o per iscritto “attività cognitiva” (ragionamento, soluzione di problemi, incolonnare, riporto...) 12 c) Difficoltà c) Alunni con svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale: “Tali tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi (come ad es. una segnalazione degli operatori dei servizi sociali), ovvero di ben fondate considerazioni psicopedagogiche e didattiche” (Area dello svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale, CM MIUR n. 8-561 del 6/3/2013). 13 c) difficoltà Il temine “ben fondate considerazioni psicopedagogiche e didattiche” presuppone che un alunno (in assenza di diagnosi o certificazioni mediche), il quale mostra delle difficoltà di apprendimento legate al fatto di provenire da un ambiente con svantaggio socio-economico, con deprivazioni culturali o linguistiche (come nel caso degli stranieri), può essere aiutato dalla scuola con l’adozione di percorsi individualizzati e personalizzati come strumenti compensativi e/o dispensativi (pag. 3 CM MIUR n° 8-561 del 6/3/2013) ma “non” è obbligata a fare il PDP, dunque sceglie in autonomia se fare o meno un PDP, e questi interventi dovranno essere per il tempo necessario all’aiuto in questione. 14 2. - Il PDP - Piano Didattico Personalizzato NON è obbligatorio per tutti i BES Il Piano Didattico Personalizzato è obbligatorio quando: abbiamo una diagnosi di DSA, dunque con tutti codici che iniziano con “E’ necessario il riferimento ai codici nosografici (attualmente tutti quelli compresi nella categoria F81: Disturbi evolutivi Specifici delle Abilità Scolastiche) e alla dicitura esplicita del DSA in oggetto (della lettura e/o della scrittura e/o del calcolo).” (Art. 3, comma 1, “Elementi di Certificazione Diagnostica” della Conferenza Stato-Regioni per Diagnosi DSA) PDP non obbligatorio ma scelta ella scuola se: Abbiamo una diagnosi di Disturbo Evolutivo (diverso dai DSA) come ADHD, Disturbo del Linguaggio, Disturbo Coordinazione Motoria o visuo-spaziale. 15 2. - Il PDP - Piano Didattico Personalizzato NON è obbligatorio per tutti i BES Oppure quando abbiamo delle difficoltà di apprendimento, svantaggio socio-culturale o alunni stranieri. “Si ribadisce che, anche in presenza di richieste dei genitori accompagnate da diagnosi che però non hanno diritto alla certificazione di Disabilità o di DSA, il Consiglio di classe è autonomo nel decidere se formulare o non formulare un PDP, avendo cura di verbalizzare le motivazioni della decisione” (PDP, pag. 2 Nota Ministeriale MIUR del 22/11/2013, n. 2363). 16 3. - Il PDP può essere compilato in qualsiasi periodo dell’anno. Se vi è diagnosi di DSA si compila entro 3 mesi. La compilazione del PDP spetta sempre alla scuola, e questo può avvenire durante l’anno anche inoltrato. Solo per le diagnosi di DSA, il PDP dovrebbe essere operativo entro 3 mesi dalla presentazione della documentazione diagnostica a scuola. Motivo per cui è sempre bene segnarsi data e numero di protocollo della presentazione dei documenti. “la scuola predispone, nelle forme ritenute idonee e in tempi che non superino il primo trimestre scolastico un documento che dovrà contenere almeno le seguenti voci, articolato per le discipline coinvolte dal disturbo” . NB. Se si frequenta una classe in cui vi saranno gli esami di Stato, è invece richiesto che la diagnosi sia presentata entro il 31 marzo dell’anno in corso. 17 Schema riassuntivo Area dello svantaggio scolastico a) Disabilità certificata ai sensi dell’art. 3 c.1 e c.3 della legge 104/1992 Come lo individuo (Certificazione) Disabilità intellettiva, Disabilità sensoriale e motoria, Altra disabilità Cosa faccio PEI (Piano educativo individualizzato) Per quanto tempo Sempre ma con modifiche annuali. Azioni (Didattica inclusiva) Docente di sostegno, Strategie educative didattiche, Percorsi personalizzati 18 b) Disturbi evolutivi specifici (con certificazione o con diagnosi) Come lo individuo a) DSA L. 170/2010 diagnosi di dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia. b) CM n° 8 del 6/3/2013 Diagnosi di ADHD -Bordeline cognitivi -Disturbi evolutivi specifici Per “diagnosi” si intende invece un giudizio clinico, attestante la presenza di una patologia o di un disturbo, che può essere rilasciato da un medico, da uno psicologo o comunque da uno specialista iscritto negli albi delle professioni sanitarie.” 19 b) Disturbi evolutivi specifici (con certificazione o con diagnosi) Cosa faccio (*) a) PDP b) Strategie didattiche non formalizzate oppure PDP (se il CdC lo ritiene opportuno) “Il Consiglio di classe è autonomo nel decidere se formulare o non formulare un PDP, avendo cura di verbalizzare le motivazioni della decisione” Per quanto tempo (*) a) Sempre ma con modifiche annuali. b) Circoscritto nell’anno scolastico di riferimento e messo in atto per il tempo strettamente necessario. Azioni (Didattica inclusiva) (*) Percorsi individualizzati e personalizzati, Strategie educative didattiche, Strumenti compensativi e misure dispensative, Valutazioni personalizzate. 20 c) Svantaggio socio-economico, linguistico e culturale (*) Come lo individuo Tali tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi (come ad es. una segnalazione degli operatori dei servizi sociali), ovvero di ben fondate considerazioni psicopedagogiche e didattiche verbalizzate dal CdC.” 21 Strategie educative e didattiche BES Apprendimento cooperativo; tutoring; didattica laboratoriale; didattica per problemi reali; didattica dell’accoglienza; didattica metacognitiva; rinforzo positivo; apprendimento significativo “schemi e mappe”. Attività in piccoli gruppi; tutoraggio tra pari; lavoro sul metodo di studio; usare tecniche multisensoriali; utilizzo organizzatori grafici della conoscenza “schemi, mappe concettuali, mentali, tabelle”; semplificazione del testo; facilitazione del testo; uso anticipatori; uso nuove tecnologie per processi di scrittura, lettura, calcolo e rielaborazione. 22 4. L'inserimento dei disabili nella scuola italiana (classi uguali per tutti) L’abolizione delle scuole speciali con la legge 512/1977 ha stabilito che i bambini disabili siano inseriti in classi normali riducendo così l’emarginazione. L’inclusione, diretta a integrare la persona disabile nella società, è fondamentale per la crescita del soggetto con BES, per lo sviluppo di abilità comunicative e relazionali, per creare una positiva immagine di sé, per l’adattamento sociale. 23 La L. quadro 104/1992: uno sguardo globale alla disabilità (DF, PDF, PEI) DF: un documento medico-sanitario che fornisce informazioni sulla patologia, sugli effetti che questa produce in termini di difficoltà e sulle capacità residue che possono essere attivate. PDF: descrizione dell'alunno dal punto di vista delle caratteristiche psicologiche, sociali, affettive, delle difficoltà di apprendimento, e delle potenzialità di recupero. PEI: documento che contiene un progetto educativo “su misura” per l'alunno disabile definendone obiettivi, strumenti, attività e criteri di valutazione. 24 La L. 104/1992 La legge stabilisce che per ottenere l’inserimento sociale del disabile la scuola deve favorire l’integrazione della diversità attraverso il PEI. Tale PEI viene reso possibile grazie alla figura dell’insegnante di sostegno che affianca quello tradizionale per l’inserimento nel gruppo dello studente in difficoltà. Tale docente l’integrazione è di sostegno all’intera classe: deve favorire La scuola deve promuovere la cultura della diversità e della solidarietà e rappresentare il luogo in cui tutti coloro che vivono difficoltà possano raggiungere un certo grado di autonomia, tramite programmi commisurati al loro livello intellettivo e alle possibilità motorie. 25 La L. quadro 104/1992 Oggi non sono più sufficienti le politiche di semplici assistenza, ma occorre mirare all’inserimento nella società. A che punto siamo oggi con l'integrazione - la presenza dei ragazzi disabili a scuola è un fatto diffuso e acquisito; - i ragazzi disabili sono accolti con disponibilità e impegno di tutti, in primis i compagni (vede come attori il soggetto con BES e i compagni di classe). Il contatto con una situazione differente (compagno diverso) favorisce nei ragazzi l’apprendimento dell’accoglienza e della solidarietà; - (Note negative) delega al docente per il sostegno il compito dell'inclusione. 26 5. Nozione di disabile Il disabile è chi presenta anomalie nello sviluppo psico-motorio, sensoriale o mentale. Il termine si riferisce a un uso deficitario o “differente” di determinate abilità appartenenti a un soggetto. Ma che cos’è un’abilità? La capacità di svolgere un compito o un’azione in modo soddisfacente (Es. leggere, guidare, raccontare, descrivere un sintomo…). Oggi il disabile è colui che non riesce a svolgere alcune attività nei modi e nei tempi in cui vengono svolte dalla maggior parte delle persone, a causa di una menomazione fisica o mentale. Le barriere che un soggetto disabile può incontrare possono essere di tipo architettonico, psicologiche e sociali (legate alle modalità di reazione e di relazione degli altri individui di fronte a persone disabili). Il contesto socio-culturale influenza il modo di vivere la disabilità. Se ricco (povero) di stimoli viene contenuto (aggravato). 27 ICF (2002) L’ICF va utilizzato insieme al documento ICD-10 (classifica a livello internazionale le varie patologie) e insieme forniscono un quadro completo della malattia e del funzionamento dell’individuo. Infatti, l’ICF non si riferisce alla malattia, ma al funzionamento (e quindi applicabile anche alle persone sane), ovvero alle funzioni e strutture corporee e alle attività per una valutazione più ampia delle condizioni di salute. Il termine handicap non è più usato. Oggi si usa parlare di restrizione alla partecipazione. L’ICF non focalizza l’attenzione sulle limitazioni del disabile, ma piuttosto sulle abilità. Infatti valorizzando le sue capacità il disabile può inserirsi nel contesto sociale e lavorativo e realizzare così l’inclusione cioè la possibilità di entrare e fare parte di un sistema. 28 ICF (2002) 2 Le componenti del funzionamento dell’ICF sono: funzioni corporee (le funzioni fisiologiche e psicologiche dei sistemi del corpo) strutture corporee (le parti anatomiche del corpo quali gli organi..) attività (esecuzione di un compito o azione da parte di un individuo, ex disabilità) partecipazione (coinvolgimento in una situazione di vita, ex handicap) fattori ambientali (atteggiamenti e ambiente fisico e sociale in cui le persone vivono: questi possono costituire barriere o facilitatori per il funzionamento della persona). 29 6. Cause della disabilità a) Cause genetiche Disabilità conseguenti a malattie o a condizioni patologiche di natura genetica. I soggetti con sindrome di Down presentano (cromosoma in eccesso nelle cellule: 47 invece di 46) un ritardo più o meno grave nello sviluppo fisico, motorio e mentale. Tali soggetti con un intervento educativo e riabilitativo possono raggiungere buoni livelli di autonomia personale e inserirsi nel mondo del lavoro. Alcune malattie genetiche sono progressivamente invalidanti (distrofia muscolare). b) Cause legate alla gravidanza o al parto (es. toxoplasmosi, rosolia, alcuni farmaci, anossia). c) Cause successive alla nascita (malattie o eventi traumatici). 30 La psicologia e la disabilità intellettiva Come e perché sono nati i test di intelligenza Nascono alla fine del’800 e inizio ‘900 e sono contemporanei alla scolarizzazione delle società occidentali avanzate (GB, F. G, USA). La scolarizzazione di massa fa emergere i problemi di disadattamento e di insuccesso scolastico. Si ricorre così a uno strumento diagnostico per misurare le differenze individuali nel funzionamento dell’intelligenza e individuare così il ritardo mentale. La scala di Binet–Simon (1904- Francia- commissione – costruzione test di intelligenza per individuare alunni con bisogni di educazione speciale). 31 La psicologie a la disabilità intellettiva La scala di Binet (1905) distingueva tra intelligenza normale e ritardo e differenziava tre gradi di ritardo mentale. B.valuta l’intelligenza come una capacità unitaria e stabile da un lato, e dall’altro come compiti mentali (memoria, attenzione, comprensione, linguaggio..) invece che fisico e sensoriale. Stern: il QI è il rapporto tra l’età mentale del b.no e la sua età cronologica QI=EM/EC. Ora non è più usato ed è stato sostituito dal confronto tra la prestazione del b.no e quella di un ampio gruppo di b.ni della stessa età. Wechslere: QI di deviazione (confronto con la variazione dell'età di riferimento: X=100, ds=15). 32 La psicologia e la disabilità intellettiva Le scale di Wechslere (6-16 anni) sono composte da circa 12 test fanno riferimento a 2 scale e a un punteggio globale. a) Scala verbale (QIv-valuta la capacità verbale: 1) cultura “informazioni”, 2) comprensione, 3) aritmetica “ragionamento aritmetico”, 4) analogie, 5) vocabolario, 6) memoria di cifre). b) Scala di performance o di adattamento (QIp valuta le capacità percettive e la logica non verbale (completamento di figure, disegno con i cubi, ricostruzione di oggetti, labirinti, associazione simboli-numeri, riordinamento di storie figurate). Si tratta di test di intelligenza generale, consentono di ricavare informazioni dettagliate sul funzionamento cognitivo (Allegato A). 33 La psicologie a la disabilità intellettiva 1 Dato che un QI =100 rappresenta la media, QI>100 (prestazione superiore alla media), se QI<100 (prestazione inferiore alla media. Somministrando il test a migliaia di b.ni si ottiene una distribuzione gaussiana. Il punteggio dei test: il 67% (2/3) si colloca tra 85-115 (entro la norma); il 96% si colloca tra 70 e 130 (cioè ai limiti inferiori e superiore alla norma); solo il 4% è ritardato (25-70 dove tra 25-55 “ritardo moderato grave e profondo” e tra 55-70 “ritardo mentale lieve”) o super dotato (135-160). 34 Allegato A Il DSM-IV considera 4 gradi di gravità del ritardo intellettivo (Classificazione) Grado Range di % QI Lieve 70>x>55 Moderato 55>x>40 89 Livello massimo raggiungibile (limitazioni nel campo dell'apprendimento, della comunicazione, della cura della persona, dell'uso delle risorse sociali, ecc.) Come un bambino di 10/11 anni 7 Come un bambino di 9 anni Grave 40>x>25 Gravissimo 25>x 3 1 Solo abilità basilari (comunicare), ma no abilità scolastiche Solo abilità motorie e limitata autonomia personale. 35 La famiglia del disabile (collaborare e condividere) La nascita di un bambino disabile provoca enormi turbamenti nella famiglia e richiede un grande sforzo di riorganizzazione (stravolgimento delle attività e dei ritmi della famiglia) provocando elevati livelli di stress legati alle caratteristiche umane dei genitori e alle loro capacità personali. Lo stress è minore se all’interno della famiglia esiste: la solidarietà e la collaborazione un supporto sociale (nonni, parenti amici) servizio sociale efficiente. Nb. Storia integrazione, Politica integrazione, Isolamento. 36 La famiglia del disabile (collaborare e condividere) Si può dire che ogni famiglia sia diversa e reagisce in modo diverso (colpa, rabbia, depressione, diminuzione autostima, accettazione della situazione, elaborazione di un progetto di vita, rifiuto, eccesso di protezione, negano il problema e non accettano terapie specialistiche per il bambino) anche in base alle risorse materiali disponibili e agli aiuti ricevuti. Una fase successiva legata alle risposte positive del bambino, ai suoi passi avanti nella crescita, il mettersi alla prova i genitori, può portare alla gratificazione dei genitori stessi. 37 … per non concludere Conclusioni (dubbi che potreste avere) Non avere paura ma, neppure sufficienza. Professionalità vuole dire: a) conoscenza del fenomeno; b) obiettività di giudizio; c) consapevolezza del proprio ruolo; d) decisione nelle azioni. … e se avete dubbi? Chiedete aiuto, muovetevi! Ma non troppo. … e allora è possibile imprimere un ritmo veloce all'apprendimento degli allievi con BES? NO! Ricordando che per loro la scuola è l'arte di perdere tempo! Grazie di cuore per l'attenzione! Buona serata! Carmine Mazzia 38 Bibliografia e sitografia Bibliografia Cornoldi C., Le difficoltà di apprendimento a scuola, il Mulino, 2013 Cantra R., DSA e scuola dell'infanzia, Giunti Scuola, 2011 Capuano A, Storace F., Ventriglia L., BES e DSA: La scuola di qualità per tutti, Libri Liberi, FI, 2013, Sitografia www.ilfattoquotidiano.it/.../BES-10-precisazioni-necessarie-Gianluca-Lo-Presti RIFERIMENTI NORMATIVI Costituzione italiana (artt. 2-3-34-38) Legge quadro sui DSA 170/2010 DM 5669 del 12/7/2011 Direttiva BES del 27/12/2012 Circolare MIUR n° 8-561 6/3/2013 Nota MIUR del 22/11/2013. Legge quadro 104/92 Legge 517/1977. 39