EDITORIALE Le buone regole dell’alimentazione Silvio Garattini Direttore, IRFMN Milano [email protected] C’è una tendenza nell’opinione pubblica, e purtroppo anche nei medici, a credere che vi sia la necessità di integrare l’alimentazione con vitamine, sali minerali e aminoacidi. In questo modo scompaiono le buone regole di mantenere un’alimentazione varia e moderata con l’idea che comunque con un po’ di vitamine tutto si possa compensare. Anche fra coloro che sono ben informati, e perciò sanno che nella vita moderna è molto difficile andare in carenza vitaminica, esiste la convinzione che dosi farmacologiche di vitamine permettano di ottenere risultati significativi in termini di morbilità e mortalità. In particolare è abbastanza di moda ritenere che un nemico dell’organismo sia rappresentato da processi di ossidazione e che sia perciò utile impiegare farmaci antiossidanti per poter invecchiare bene. A parte il fatto che i processi di ossidazione fanno parte delle reazioni biochimiche indispensabili per il corretto funzionamento delle nostre cellule, nessuno ha mai dimostrato quali siano i vantaggi delle vitamine che svolgono attività antiossidante. Una delle vitamine più accreditate è certamente la vitamina E (alfa-tocoferolo) che viene prescritta per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, con dosi che oscillano fra i 400 e gli 800 milligrammi al giorno. Ricerche sperimentali ed epidemiologiche sembrerebbero dare una base razionale a questa credenza, anche se non bisogna confondere i vantaggi della somministrazione di vitamina E a soggetti carenti rispetto a quelli che ci si può attendere in soggetti che hanno invece un adeguato livello della vitamina in questione. A prescindere da ogni disquisizione teorica abbiamo oggi alcuni studi clinici controllati e randomizzati su cui discutere. Esistono almeno 5 studi di larga dimensione, fra cui lo studio GISSIPrevenzione, che con varie modalità e vari schemi di trattamento si sono posti il problema di verificare se la vitamina E, in aggiunta ai farmaci cardiovascolari specifici, potesse migliorare l’outcome in termini di mortalità e di morbilità cardiovascolari. I risultati sono tutti negativi; non si è potuto osservare alcun beneficio. Tuttavia si poteva porre l’obiezione sulla durata degli studi, ipotizzando che sarebbero stati necessari molti anni prima di poter osservare un effetto positivo. A questa obiezione risponde una pubblicazione apparsa sul Journal of American Medical Association (2005; 293: 1338-47) che riporta i risultati ottenuti prolungando nel tempo uno studio noto con l’acronimo di HOPE. 9541 pazienti con un’età superiore ai 55 anni e a grave rischio di eventi cardiovascolari vennero randomizzati per R&P 2 0 0 5 ; 2 1 : 8 9 - 9 0 La tendenza è di pensare che con un po’ di vitamine si possa compensare tutto. Almeno 5 studi sulla vitamina E non rilevano alcun beneficio. 89 EDITORIALE ricevere, oltre a ramipril, vitamina E o placebo (in uno studio fattoriale 2 x 2 ); per 7030 pazienti lo studio venne esteso così da avere un gruppo la cui mediana aveva ricevuto un trattamento con vitamina E per 7 anni. Anche questo studio è stato sostanzialmente negativo per quanto riguarda mortalità ed eventi cardiovascolari. Tuttavia il gruppo trattato con vitamina E aveva un più alto rischio di insufficienza cardiaca (rischio relativo 1,13) e di ospedalizzazione (rischio relativo 1,21). Contrariamente quindi a tutte le aspettative – ed anche al richiamo della propaganda – si può concludere ormai in modo definitivo che la somministrazione di vitamina E in pazienti a rischio cardiovascolare – diabetici e non – non determina benefici, e semmai dà svantaggi. Nonostante sia considerata un farmaco naturale, la vitamina E può essere tossica con buona pace di tutti coloro che hanno fatto della medicina naturale il loro ideale. Chi eventualmente prescrivesse la vitamina E per la prevenzione della carcinogenesi deve sapere che, in analogia con molti altri studi, anche l’estensione dello studio HOPE non ha dimostrato alcun effetto positivo. Chi informerà il medico prescrittore sulla inefficacia della vitamina E? Non certo le industrie produttrici. C’è da augurarsi che la nuova Agenzia Italiana del Farmaco faccia conoscere questi dati, in modo che d’ora in poi la prescrizione di vitamina E faccia parte della “malpractice” per cui si può essere chiamati a rispondere. R&P 2 0 0 5 ; 2 1 : 8 9 - 9 0 La vitamina E può essere tossica, nonostante considerata naturale. 90