COMUNICATO STAMPA/NOTIZIE
Agli organi d’informazione
Prot. N.036 MD/2009
Forlì, 03 /04/2009
Tumori polmonari: al via a Forlì uno studio multicentrico per valutare l’efficacia
dei trattamenti chirurgici salva-polmone
Rivoluzionare, almeno per quanta riguarda il carcinoma bronchiolo alveolare (Bac), l’approccio
chirurgico, sostituendo gradualmente la lobectomia, in auge da vent’anni, con interventi sempre
più conservativi, in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti e le loro aspettative di
sopravvivenza. Questo l’ambizioso obiettivo dell’U.O. di Chirurgia Toracica dell’Ausl di Forlì,
diretta dal dottor Davide Dell’Amore, in qualità di capofila di uno studio multicentrico che
coinvolge, al momento, i principali centri di chirurgia toracica dell’Emilia-Romagna (Bologna,
Modena, Ferrara, Reggio-Emilia, Parma).
L’esigenza di approfondire tale impostazione terapeutica è nata da evidenze locali che hanno trovato
conferma grazie ai rapporti allacciati col professor Ken Kodama, vice-direttore dell’Osaka Medical
Center for Cancer and Cardio-Vascular Diseases di Osaka e pioniere della chirurgia toracica
conservativa.
Dopo l’approvazione del protocollo da parte del Comitato etico di Forlì-Cesena, il dottor Marco
Taurchini, dell’equipe dell’U.O. di Chirurgia Toracica dell’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di
Forlì, si è recato ad Osaka, dal 1 al 20 marzo, per apprendere dal professor Kodama in persona le
ultimissime indicazioni in materia: il Giappone, infatti, è da sempre punto di riferimento per quanto
riguarda il trattamento di alcune patologie, specie quelle neoplastiche.
«Il viaggio è stato pianificato nell’ambito del XXXI° congresso della Società Italiana di Chirurgia
Toracica organizzato a Forlì dalla nostra unità nell’ottobre 2007 – illustra il dottor Taurchini – in
quell’occasione, abbiamo invitato il professor Kodama e gli abbiamo presentato il nostro progetto di
studio multicentrico, incontrando la sua approvazione». L’illustre ospite, a partire dagli anni ’90, ha
introdotto in Giappone l’uso della Tac su larga scala per lo screening del tumore polmonare,
consentendo la diagnosi tempestiva di tumori molto piccoli, anche inferiori a due centimetri di
diametro. Questi ultimi vengono così operati in maniera conservativa, salvando il polmone e
ottenendo un considerevole miglioramento della qualità della vita dei pazienti. Sulla scorta delle
pubblicazioni scientifiche del prof. Kodama, l’idea dell’equipe forlivese è stata tradurre le
indicazioni giapponesi su un tumore particolare, il carcinoma bronchiolo alveolare, per vedere se è
possibile conseguire lo stesso tipo di risultati. «Al contrario del Giappone, in Italia tale neoplasia non
è ancora molto diffusa – illustra il dottor Taurchini – al momento l’incidenza è pari al 5-10% di tutti
i tumori polmonari. Tuttavia, grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche, che consentono
individuazioni sempre più tempestive, appare in aumento anche da noi. La nostra intenzione è
dunque trattare i carcinomi bronchioli alveolari di dimensioni inferiori ai due centimetri non
più con la lobectomia, cioè l’asportazione di gran parte del polmone, ma con interventi
chirurgici più conservativi, privilegiando l’approccio toracoscopico e le tecniche mini_________________________________________________________________________________
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invasive». Si tratta di una rivoluzione paragonabile a quella attuata in senologia dal prof. Umberto
Veronesi, primo a dimostrare che per curare il tumore del seno non bisognava ricorrere per forza alla
mastectomia ma si potevano ottenere risultati altrettanto positivi senza asportare in toto la mammella
e i tessuti circostanti. «Noi auspichiamo di replicare tale esperienza per il polmone – commenta il
dottor Taurchini – sostituendo in alcuni casi la lobectomia con resezioni sub-lobali, molto meno
impattanti per i pazienti». I benefici, per questi ultimi, sono notevoli. «In Giappone, è stato
evidenziato come i soggetti sottoposti a resezione conservativa mantengano le stesse aspettative di
sopravvivenza di quelli sottoposti a lobectomia – rivela il dottor Taurchini – ma con decorsi postoperatori più rapidi e minori problemi respiratori». Fra qualche anno, sarà possibile verificare se
gli stessi esiti si ripeteranno anche in Italia. «Adesso siamo pronti per reclutare i pazienti – spiega il
dottor Taurchini – saranno soggetti super-selezionati, perché devono presentare forme di Bac ancora
lievi, con noduli inferiori ai due centimetri: contiamo di arruolarne 5-10 per ogni centro coinvolto
nello studio, così da avere in due-tre anni una casistica di 100-150 casi, in linea con quanto
indicato dalla letteratura. Poi, se i risultati saranno quelli attesi, proveremo ad estendere
l’approccio conservativo ad altre forme di neoplasie polmonari, come sta già accadendo in
Giappone». Anche questo, infatti, è stato uno degli aspetti approfonditi dal dottor Taurchini nel suo
soggiorno nel Sol Levante. «Durante la mia permanenza a Osaka ho potuto constatare come i
giapponesi stiano già applicando le resezioni sub-lobali a più tipologie tumorali, anche solide –
rivela – inoltre, ho appreso le ultimissime metodiche dirette a ridurre a zero il margine di errore nella
diagnosi, soffermandomi in particolare sull’esame istologico intra-operatorio. Quello che vogliamo
dimostrare è che trattando il tumore in stadi sempre più precoci si possono effettuare interventi più
conservativi, con livelli di sopravvivenza maggiori a fronte di effetti collaterali post-operatori
minori».
In Giappone, tuttavia, il dottor Taurchini non è andato solo per imparare. I colleghi del Sol Levante
si sono infatti mostrati molto interessati all’esperienza dell’U.O. di Chirurgia Toracica di Forlì in
chirurgia robotica, un campo da loro ancora non esplorato. «Il professor Kodama mi ha invitato a
tenere una lettura sull’uso del robot in chirurgia toracica – illustra il dottor Taurchini – Ho così
presentato la nostra casistica e i nostri risultati: da gennaio 2007 a gennaio 2009, l’U.O. di
Chirurgia Toracica di Forlì ha trattato 20 pazienti con patologie tumorali e 15 con patologia
esofagea, tutti con ottimi esiti in termini di decorso post-operatorio. Alla fine della mia lettura, il
professor Kodama mi ha chiesto di presentare un abstract della relazione nell’ambito del convegno
della Japan Surgical Society in programma quest’anno. In Giappone, infatti, desiderano dedicarsi al
più presto all’uso del robot in chirurgia toracica».
Sull’asse Forlì-Osaka si è così realizzato un proficuo scambio di conoscenze, con importanti ricadute
per entrambi i centri. «Illustrare nella patria della tecnologia una tecnica avanzata come la chirurgia
robotica è motivo di vanto per l’ospedale di Forlì – commenta il dottor Taurchini – il mio viaggio,
tuttavia, è solo la prima tappa di un percorso: col profossor Kodama e il suo staff intendiamo
instaurare un duraturo legame di reciproca collaborazione, organizzando ulteriori meetings e
prevedendo video-conferenze per discutere in tempo reale casi clinici ».
Matteo Dall’Agata
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