COMUNICATO STAMPA/NO TIZIE
Agli organi d’informazione
Prot. N.10TR/2005
Forlì 09 /02/2005
“Ad un anno dalla sua attivazione l’Unità Operativa ‘Inflammatory Bowel Diseases’
di Forlì rende noti i dati della sua attività. Da gennaio 2004 tanti i ricoverati
provenienti da altre Regioni.”
“Inflammatory Bowel Diseases”, ovvero le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (Crohn,
Rettocolite Ulcerosa, Colite Indeterminata) sono patologie che si sono sviluppate, e sono state per la
prima volta riconosciute, nei Paesi del nord Europa e nel nord America, ma che oggi sono purtroppo
molto diffuse anche in tutti gli altri Stati europei. A Forlì, in particolare, l’incidenza documentata di
questi casi è tra le più alte d’Italia, circa 11-12 nuovi casi all’anno, un dato equiparabile nel nord Italia
solo a quello di Modena e Padova. Un’emergenza cui si è cercato di rispondere con l’istituzione, nel
gennaio 2004, della IBD Unit, un team di specialisti di varie patologie ed organi, impegnati
nell’organizzazione di un processo di diagnosi, terapia, assistenza globale del paziente affetto da tali
patologie.
“Si tratta di pazienti - spiega il professor Enrico Ricci, direttore dell’U.O. di Gastroenterologia
dell’Ausl di Forlì - che attraversano nella loro vita varie fasi di cronicità, periodi di riacutizzazione, a
volte estremamente critici come la necessità di degenza in ambiente di cure intensive o semi -intensive,
e periodi in cui la “normalità” è data da accessi ambulatoriali e da necessità di svolgere indagini, a volte
invasive come endoscopie e biopsie. Il progetto, ideato a Forlì nel gennaio 2003, ma operativo dal
gennaio 2004, è ora sottoposto a verifica dopo un anno di attività. Le Unità Operative e i servizi
dell’Ausl coinvolti sono stati Gastroenterologia, che ha svolto il ruolo di riferimento e coordinamento,
Chirurgia, Anatomia Patologica, Ginecologia,Radiologia, Laboratorio Analisi, Psichiatria, Medicina
interna, Reumatologia, Malattie infettive, Terapia fisica e riabilitativa, Neurologia, servizio di
Dietologia, affiancati dai Medici di Medicina Generale.”
Ecco i dati del primo anno di attività della IBD Unit.
“Attraverso l’analisi di ‘indicatori’, scelti e condivisi, è stata eseguita una prima verifica a 12 mesi –
prosegue il prof.Ricci - che permette di affermare che si è registrata una maggiore appropriatezza nella
prescrizione dei farmaci da parte degli specialisti (dal 95 al 98%), una diminuzione delle visite
inappropriate e degli esami endoscopici ed ecografici inappropriati, un miglioramento della qualità di
assistenza percepita da parte del paziente e di gradimento dell’iniziativa da parte del medico di
medicina generale, valutata tramite questionari e migliorata dal 70 al 95%. Vi è stata inoltre
l’introduzione nella pratica clinica di terapie innovative, come le stricturoplastiche, eseguite per via
U.O. Comunicazione e Marketing - Relazioni con i media - C.so della Repubblica, 171/D – 47100
Forlì T. +39.0543.731007/14/61 F. +39.0543.731064; e-mail: [email protected] ; www.ausl.fo.it
endoscopica, che ha portato ad una prevenzione e diminuzione delle complicanze, in particolare nel
Crohn.
La gestione a rete integrata del paziente ha permesso quindi all’ospedale di Forlì, già noto a
livello nazionale quale centro di cura selezionato per le malattie intestinali croniche, di divenire
anche centro di riferimento. Lo dimostra il fatto che pervengono settimanalmente circa 15
richieste di consulti, visite, ricoveri, non solo da altre AUSL, ma anche da altre Regioni (per un
totale di circa 250 richieste dalla data di attivazione del servizio), con un rilevante indice di
attrazione ed un incremento dei ricoverati per Crohn e Rettocolite Ulcerosa da altre AUSL, pari
al 50% del numero totale dei ricoverati per tali patologie.”
“Presso l’U.O. di Gastroenterologia – spiega la dottoressa Daniela Valpiani, collaboratrice del
prof.Ricci - vengono seguiti in follow-up circa 450 pazienti, afferenti per un terzo circa da
altre Aziende Sanitarie Locali. Si tratta di un modello gestionale innovativo, che ha suscitato
interesse a livello locale e nazionale, essendo stato valutato in ambito di Comunità Scientifiche
gastroenterologiche, come modello di riferimento. Il modello prevede la presa in carico del
paziente mediante un piano personalizzato per ognuno, centro e nucleo del processo, un “gestore
clinico” del processo (coordinatore di tutto il piano, individuato prevalentemente nel
gastroenterologo), una “rete”, all’interno della quale si snodano una serie di eventi (steps), atti a
eliminare le ripetizioni e quindi gli accessi inutili o ripetuti, un gestore organizzativo amministrativo, che si occupa di interfacciare le varie fasi e un supporto informatizzato in rete,
costituito da una cartella clinica e da un data base. In ogni momento, dal proprio studio, reparto,
ambulatorio, sala operatoria, Pronto Soccorso, il medico coinvolto nel singolo evento vede la
storia clinica, i precedenti accessi, gli eventuali interventi chirurgici.”
“E’ stata prevista ed eseguita una “formazione” degli specialisti e degli infermieri professionali –
conclude il prof.Ricci - con l’ausilio di psicologi e psichiatri, impegnati a sostenere il personale
sanitario su vari fronti: conoscenza delle necessità del paziente, diverse a seconda della fase di
malattia, capacità di gestione del rapporto personale con il paziente, spesso complesso e
difficoltoso. Si svolgono inoltre periodicamente incontri in cui si discutono i casi clinici più
complessi e il personale infermieristico inizia svolgere azione di “counselling” (presa in carico,
assistenza, aiuto, indirizzo, riferendosi opportunamente alla procedura concordata dall’equipe).
Infine, per sostenere il paziente, sono stati creati Gruppi di Auto Aiuto, coordinati da uno
psicologo e da un paziente. “
Tiziana Rambelli
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