Paziente politraumatizzato: le tecniche in chirurgia toracica La chiamano golden hour. È l’espressione utilizzata in chirurgia di emergenza per indicare quel lasso di tempo prezioso che può salvare la vita di una persona. Se è vero che oggi la patologia traumatica è sempre più classificata come epidemia del terzo millennio; è fondamentale che vi siano strutture preparate ad accogliere pazienti con lesioni multiple e con instabilità respiratorie, cardiovascolari e cerebrali. È l’obiettivo che in questi anni l’UOC di chirurgia toracica si è posta. È il proposito che tale realtà continua a perseguire in un momento in cui il trauma rappresenta la prima causa di morte nella popolazione sotto i 40 anni. Nell’area dello Stretto di Messina, i traumi toracici hanno una incidenza di circa 10-15 casi per milione di abitanti al giorno. Il 70% sono di tipo contusivo, il restante 30% è di tipo penetrante. Numerosi quelli trattati negli ultimi tre anni (oltre 1000). Casi spesso complessi, in cui l’apporto della tecnologia è stato prezioso. Dal posizionamento del drenaggio per un pneumotorace a situazioni più gravi che richiedono la toracotomia d’urgenza; le procedure sono tutte diversificate. Tra i metodi più utilizzati c’è la VATS, la chirurgia Toracica Video-Assistita. Essa può essere adottata anche in caso di emotorace acuto e cronico o di lesioni costali. Consolidato già fin dal 2009 è anche il sistema per la ricostruzione della parete toracica con sbarre in titanio. Negli ultimi anni diversi pazienti sono stati operati e stabilizzati utilizzando tale metodo. I benefici sono notevoli, con una riduzione del numero di giorni trascorsi in ospedale. Vi sono anche procedure ibride, adottate in sinergia con la chirurgia vascolare, in casi di patologie severe come la rottura dell’aorta toracica. Trattamenti avvenuti agendo sempre con tempestività e con un approccio multidisciplinare, video toracospico ed endovascolare, che di certo può fare la differenza.