METODOLOGIA DELL'INDAGINE PSICOLOGICO-FORENSE NEI CASI DI ABUSO SESSUALE INFANTILE: PROPOSTA DI UN ALBERO DECISIONALE AUTORI: Ugo Sabatello°, Renzo Di Cori°°, Anna Maria Caramadre°° °Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell'Età Evolutiva – II Divisione, Primario: Prof.ssa T. J. Carratelli. Via dei Sabelli, 108 00185 Roma. Indirizzo per comunicazioni e-mail: [email protected] °°Centro di Consulenza Interdistrettuale "Pierino e il Lupo" – Coordinatore responsabile: Dott.ssa Maria Irene Sarti. Via Capitini 79 00010 Roma. Indirizzo per comunicazioni email: [email protected] Summary: The diagnostic evaluation of abuse poses a series of specific problems which add up with the need for a psychopathologic evaluation of the abused child and his/her family. We know, in fact, that a false accusation can be as pathogenic as a real abuse and therefore that the reality check is an inevitable Livello, especially in the light of criminal or other legaloutcomes. It is unfortunately common that the evaluation of abused children is not always performed by highly skilled and qualified persons, but rather by social workers or medical personnel or police officers without a specific training and experience. In this paper the Authors try to develop decision making algorithms that can help all those who work with episodes of child abuse to perform an adequate and possibly standardised diagnosis without jeopardising the later intervention of courts and skilled operators. These algorithms derive from an extensive review of literature on symptoms and signs of abuse and from the Authors’ clinical and expert experience. Presentato in versione ridotta nella sezione Poster nell’ambito del 5° Convegno Nazionale di Psicoterapia dell’adolescenza “Psicoanalisi e psicoterapia: l’adolescente tra contesti naturali e contesti terapeutici”, 18-19 ottobre 2002, Firenze, Convitto della Calza. Introduzione Questo lavoro si propone di sostenere la questione della ricerca di una metodologia sempre più precisa e circoscritta all'approccio delle situazioni di maltrattamento e abuso. Alla luce della letteratura attuale sull'argomento non è possibile pensare di fornire un'ampia e definitiva contemplazione di tutte le condizioni e le circostanze con le quali è possibile confrontarsi nella realtà clinica e/o psicologico-giuridica. Il nostro intento è, piuttosto, di cercare un percorso operativo che si distanzi dal concetto di linea guida, intesa come "consigli generali che s i applicano ad un gruppo di pazienti con certe caratteristiche..." (Rush, 1993) per avvicinarsi di più a quello di algoritmo, "...inteso a cogliere tutti i dettagli rilevanti della situazione clinica...richiedendo un giudizio clinico minimo per l'applicazione" (Vitiello, 1997). Vitiello afferma: "Si potrebbe dire che gli algoritmi contengono -cristallizzato- il giudizio clinico che poi è applicato automaticamente a casi clinici specifici. E' evidente che occorre un ampio giudizio clinico per costruire un buon algoritmo." Di per sé l'albero decisionale che qui presentiamo, considerato che la diagnosi di abuso non esiste e la gerarchizzazione delle categorie e sottocategorie fenomenologiche – nella forma di criteri o sintomi di inclusione ed esclusione - è poco più che un accorgimento tecnico per la conduzione logica dell'indagine clinica, non garantisce una diagnosi certa, m a più semplicemente il rispetto di una metodologia obiettiva e neutrale, che faciliti nel corso di una valutazione peritale una scrupolosa esplorazione di tutte le ipotesi alternative possibili. L'albero decisionale indica il percorso da seguire nell’esame del caso a partire dal momento iniziale della rilevazione del fatto/circostanza abuso, fino all’esito dell'indagine psichiatrico-forense. Si tratta di una scansione di operazioni valutative che pur essendo disposte in modo per 1 così dire ordinale, hanno, nella pratica, il carattere della contemporaneità. Sul piano della logica ci sembra comunque che la successione dei cinque livelli o gradi dell’indagine psichiatricoforense (Rilevazione; Valutazione del contesto familiare e socioambientale in cui avviene la rivelazione; Valutazione neuropsichiatrica del bambino; Valutazione della capacità testimoniale; Esito), sia quella che dal punto di vista epistemologico possa ritenersi la più rispondente ad una corretta prassi falsificazionista. Avremo in questo senso un’ipotesi principale, corrispondete all'asse centrale dell'albero (a sinistra della tabella), e diverse ipotesi alternative, corrispondenti al lato destro della tabella con cui dovremo sottoporre a falsificazione l'ipotesi principale. Terminale dell'albero è il risultato di "status psicologico compatibile con fondatezza della denuncia di abuso" o "non compatibilità" ove andranno a cadere tutti quei casi in cui per errore, per difetto, omissione o deliberata falsificazione della denuncia, l'ipotesi di trauma sessuale è poco o per nulla dimostrabile . 1-Esame della rilevazione del caso: identificare chi e come ha per primo registrato e documentato i segnali, diretti o indiretti, provenienti dal bambino e dalla sua famiglia, riconducibili ad un sospetto abuso. Generalmente, un caso di abuso viene rilevato da un genitore, un parente, un operatore (scolastico, socio-sanitario, di comunità ecc.) sia attraverso una rivelazione esplicita da parte del minorevittima, sia attraverso una informazione indiretta o mascherata dell’abuso. Valuteremo quindi, preventivamente, le caratteristiche formali della rilevazione. In questo senso è importante come prima cosa registrare ed escludere ogni possibile errore umano, professionale e non, che possa essere alla base di erronee ed arbitrarie interpretazioni di dati o fatti non sufficientemente circostanziati. Inoltre, possiamo ricercare informazioni correlate, come ad esempio la refertazione medica di eventuali segni e/o sintomi posttraumatici significativi registrati nell’immediatezza dei fatti. Questo può talvolta rivelarsi importante in quanto l’esame peritale spesso non avviene nell’immediatezza dei fatti, m a anche dopo molti mesi o anni dall’accaduto. Quando la rilevazione dell’abuso sia da ritenersi adeguata potremo procedere a valutare, nel livello successivo, attraverso un'accurata indagine preliminare di tipo anamnestico e socio-ambientale, le caratteristiche contestuali della rivelazione, con riferimento particolare alla rete di relazioni sociali ed alle dinamiche familiari all’interno delle quali l’evento avrebbe avuto luogo. 2-La valutazione del contesto familiare e socioambientale in cui avviene la rivelazione Le nostre prime fonti di informazione saranno i genitori e la famiglia allargata, la scuola, il medico di base e/o il pediatra. Solitamente, può rivelarsi utile anche un esame della documentazione medica relativa al minore, del materiale scolastico (quaderni, disegni, schede scolastiche), ed eventualmente di materiale fotografico del minore e della sua famiglia. Dal punto di vista contestuale è prioritario escludere, o quanto meno individuare, la presenza di eventuali motivazioni o vantaggi secondari rispetto alla denuncia (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b), tanto nel minore quanto nell'adulto che sostiene le dichiarazioni del bambino. Per questo è importante accertare la presenza o meno di alcuni elementi contestuali o ambientali che aumentano la genuinità e veridicità delle dichiarazioni del minore: - la denuncia o più semplicemente la rivelazione viene formulata spontaneamente dal bambino (cfr. Bernet, 1998). Il più delle volte, nel caso di una vera denuncia di abuso intrafamiliare, il bambino non rivela i fatti in presenza dei genitori (cfr. Gauthier, 1994), ma alla presenza e con il sostegno di una 2 persona fidata (trusted person: cfr. Furniss, 1991) capace di generare un'atmosfera confortevole per il minore. Talvolta la rivelazione avviene a scuola, con un insegnante o con un amico o amica; - la rivelazione, in caso di incesto, avviene in assenza del genitore accusato (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b); il minore appare timoroso in presenza del genitore oggetto di denuncia. Il bambino che rivela un vero abuso, specie se più grande, deve vincere un grave vincolo, quello del silenzio e del segreto, cui l'abusante lo ha costretto (cfr. Summit, 1983; Gauthier, 1994); - la madre, nel caso di abuso intrafamiliare, appare depressa, passiva (cfr. Gauthier, 1994); si mostra incredula circa l'accaduto o addirittura assume un atteggiamento critico, di biasimo verso il figlio o la figlia per quanto va dicendo (cfr. Summit, 1983). - la situazione familiare è particolarmente vischiosa, con ruoli e funzioni genitoriali confusi, barriere intergenerazionali fragili, poco o per nulla definite (cfr. Gabel, 1992; Sabatello e Di Cori, 1994a); nelle famiglie abusanti, incestuose è ricorrente una promiscuità sessuale; - il minore vive al di fuori di adeguate relazioni sociali, senza una rete familiare allargata: nei casi di abuso è più facile che i bambini siano isolati socialmente, vivano in contesti di marginalità socioculturale, con ridotte opportunità di interazioni affettivamente adeguate; spesso l'abuso sessuale è accompagnato da altre forme di abuso: incuria, abuso psicologico, maltrattamento fisico. Relativamente all'analisi dell’ambiente familiare dobbiamo esplorare se esiste un contenzioso giuridico dovuto a separazione o divorzio per il regime di affidamento/frequentazione dei figli (Faller, 1991; Gardner, R.A. 1987, 1992a, 1992b; Gullotta G. 1998; Everson & Boat, 1989). In questa prospettiva è da verificare ed annotare attentamente: - se il bambino riferisce l'abuso solo quando il genitore che sostiene la denuncia ripetutamente lo ammonisce di parlare; in questi casi il bambino appare sensibile al controllo legato alla presenza del genitore non abusante al quale rivolge continuamente lo sguardo alla ricerca di consenso; - se il bambino parla esclusivamente in presenza del genitore accusato (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b); - se esiste uno hiatus tra accuse del minore e la presenza apparentemente confortevole del genitore denunciato (cfr. Gauthier, 1994) - se vi sia una partecipazione vivace, litigiosa del genitore (cfr. Gauthier, 1994) che sostiene la denuncia; - se esistano dei vantaggi secondari per il bambino: in questi casi il minore, normalmente più grande di età, può mentire deliberatamente per trarne qualche particolare vantaggio personale (cfr. Gautier, 1994); - se vi sia nel minore la tendenza ad essere manipolativo o se sia evidente il bisogno di compiacere un genitore (cfr. Benedeck & Schetky, 1987) In tutti i casi in cui questi elementi fossero evidenti all'osservazione o all'analisi dei dati ricavati da eventuali fascicoli di causa (nel caso di una separazione in ambito civile) o da cartelle cliniche (nel caso in cui un servizio pubblico avesse conoscenza del caso), dovremmo procedere alla valutazione diagnostica differenziale rispetto ad una P.A.S. Con Parental Alienation Syndrome in letteratura si indicano tutte quelle situazioni di disputa familiare (Faller, 1991) in cui vi sia un indottrinamento, una programmazione da parte del genitore che sostiene la denuncia del bambino: in questi casi il genitore "ab-usa" il figlio contro l'altro coniuge, fino a forme di vere e propri abusi psicologici, portando il minore ad inventare interamente la storia di abuso. In questi casi il genitore insegna a memoria la dichiarazione da rendere all'autorità. Per questo motivo la 3 prestigiosa AACAP (1988, 1997) raccomanda nelle sue linee guida sul child abuse, che quando i genitori s i trovano in fase di separazione o di definizione del regime di affidamento venga sempre contemplata la possibilità di false denunce, specie quando a promuovere la denuncia sia uno dei due genitori in conflitto. Nel caso in cui avremo riconosciuto la presenza dei tratti, delle dinamiche familiari o dei segni e sintomi qui descritti, potremo avanzare l'ipotesi di una falsa denuncia derivante da Parental Alination Syndrome, altrimenti, dovremo considerare l’ulteriore ipotesi che l’ambiente familiare possa aver esercitato attraverso altri meccanismi (anche inconsapevoli) e dinamiche familiari più o meno patologici, una induzione sul minore. Dobbiamo cioè escludere ogni altra possibile fonte di errore, come ad esempio un disturbo psichiatrico del genitore o l'eventualità di una relazione disturbata tra genitore e bambino. Nel caso in cui le dinamiche familiari patologiche o anche solamente problematiche risultassero di particolare pregnanza nello scenario socioambientale del minore, dovremmo indagare in merito all'esistenza di un disturbo psichiatrico, di un PTSD o un Disturbo Dissociativo (cfr. DSMIV) eventualmente conseguente ad abuso pregresso, nel genitore che sostiene la denuncia, o anche se il bambino possa essere stato investito dalle identificazioni proiettive del genitore dominante nella sua cura e custodia. In tutti i casi in cui avremo riscontrato le circostanze contestuali positive della rivelazione ed escluso ogni altra possibile ragione strumentale o patologica, potremo procedere al successivo livello per l'esame clinico del minore. 3-La valutazione neuropsichiatrica del bambino A questo livello della nostra indagine dovremo procedere con l’indagine clinica del bambino, secondo una prospettiva evolutiva e con una particolare attenzione per i possibili segni e sintomi compatibili con una esperienza traumatica di natura sessuale. Quello che ci deve orientare a questo scopo è la ricerca di indizi clinici riconducibili ad un agente traumatico esterno, escludendo ogni altra manifestazione psicologica riconducibile ad una particolare fase o passaggio dello sviluppo normale del bambino. In questo senso, sia l'anamnesi individuale che familiare, attraverso una ricostruzione attenta fino alla seconda generazione precedente, possono rivelare indizi utili alla ricostruzione della storia evolutiva del bambino senza cadere nel riduzionistico legame di causa effetto tra sintomo osservato e abuso denunciato. L’impatto di un abuso sessuale può variare qualitativamente e quantitativamente in funzione di variabili particolari come: - l'età ed il sesso del bambino; il grado di gravità dell'abuso sessuale in relazione con la natura sessuale dell'abuso (durata, frequenza, grado di coercizione e violenza); il livello di partecipazione del bambino all'attività abusante; il segreto e il silenzio che accompagnano la dinamica abusante; la prossimità relazionale tra l'abusante e il bambino; l'atteggiamento di maggiore sostegno e conforto della famiglia e dell’ambiente; gli antecedenti e gli indici di vulnerabilità presenti nell'anamnesi del bambino prima dell'impiantarsi della dinamica abusante; il livello di installazione della Sindrome di Accomodamento (Summit, 1983) ed il processo di vittimizzazione; le strategie adottate dall’abusante. Per quanto riguarda la clinica del trauma se prendiamo a modello la classificazione nosografica del DSMIV dovremo valutare l'eventualità di una diagnosi di PTSD caratterizzata da una costellazione unica di sintomi il cui decorso è caratterizzato da clusters bifasici di risperimentazione ed evitamento e da una miscellanea di 4 sintomi compreso un aumento del livello di eccitamento: Tra le manifestazioni cliniche del PTSD in età evolutiva (cfr. Perry, 1999; Piccolo,1998) è possibile osservare: - fenomeni di risperimentazione del trauma (flashback, soprattutto nella forma di giochi e disegni ripetitivi riproducenti elementi caratteristici del trauma, senza una vera e propria interruzione sensoriale); disturbi del sonno; disturbi della memoria sia implicita che esplicita: a seconda che si tratti di traumi unici o ripetuti possono aversi conseguenze sia sulla memoria dichiarativa, con problemi di apprendimento di nuove informazioni e di ricordare capacità già apprese, sia a carico della memoria implicita (in particolare gli stimoli che richiamano lo scenario traumatico possono attivare modificazioni della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna, risposta di allarme, ansia, tremori e aumento della adrenalina plasmatica); numbing: non propriamente nella forma di obnubilamento, ma di diniego, anaffettività, indifferenza o depressione, segni dissociativi, autoanestesia, autoipnosi; aumentato arousal: irritabilità, ipervigilanza, iperattività, comportamenti impulsivi, aggressività. In generale tutti gli autori concordano che gli effetti del trauma variano in base alle caratteristiche dell’evento. Lenore Terr distingue in questo senso tra situazioni traumatiche di Tipo I (evento singolo e inatteso) e di Tipo II (evento traumatico prolungato nel tempo). Gli effetti peculiari di un trauma di Tipo I sono: -Memorie dettagliate: i bambini d'età superiore a 36 mesi, mai traumatizzati precedentemente, che sono coscienti al momento in cui assistono o sperimentano un evento traumatico, dimostrano l'abilità di richiamare memorie dettagliate più avanti nel tempo -Riesame cognitivo: l'individuo si chiede "perché? perché io?..." nel tentativo ritardato, cioè dopo che l'evento si è verificato, di riguadagnare una padronanza sulla casualità, sulla mancanza di controllo nella situazione traumatica -Dispercezioni: illusioni, allucinazioni visive, distorsioni temporali che possono talvolta sembrare l'esito di un disturbo psicorganico o di una psicosi Gli effetti peculiari dei traumi di Tipo II sono: -Diniego massivo, intorpidimento affettivo (psychic numbing): il soggetto mostra un diniego massivo nel parlare di sé: talvolta può riferire la storia e poi negarla per intero o può dimenticare vasti segmenti dell'infanzia; altre volte si osserva l'assenza di sentimenti: questo fenomeno è una forma di accomodamento alla situazione traumatica estrema, ripetuta e prolungata nel tempo -Autoipnosi e Dissociazione: il soggetto impara ad adottare spontaneamente delle tecniche di autoipnosi o dissociazione o depersonalizzazione; questo consente al bambino di fuggire mentalmente alla situazione traumatica; spesso questo meccanismo evolve in età adulta in Disturbo della Personalità Multipla -Rabbia: verso di sé, che può tradursi in una estrema passività del soggetto, o verso l'esterno sotto forma di reenactment (agito). Da un punto di vista obiettivo un’importante area da esplorare è quella relativa alle eventuali condotte ipersessualizzate di origine traumatica con esclusione di comportamenti ipersessualizzate di origine endopsichica. Potremo generalmente riconoscere i casi di sessualizzazione traumatica (cfr. Yates, 1982, 1991) quando: • Il bambino manifesta nel gioco o nei disegni contenuti sessuali: nel disegno le caratteristiche sessuali possono essere esagerate o, al contrario, completamente omesse (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b). Nel caso dei fenomeni di re-enactment post-traumatico la condotta 5 sessualizzata (oltre ad essere accompagnata da altri sintomi di PTSD) appare per lo più stereotipata, segue lo stesso copione in maniera invariata nel tempo. Il bambino non sembra discriminare tra situazioni erotiche e situazioni non erotiche. È fortemente motivato e responsivo alla vita sessuale, quasi come se fosse un'area ipertofica Il comportamento erotizzato "appreso" (cfr. Yates, 1982, 1991; Finkelhor & Browne, 1985 circa la "sessualizzazione traumatica") è accompagnato da una sorta di piacere erotico senza evidenti segni di ansia e senza ricerca di una punizione: il bambino può mostrare ad esempio una seduttività esagerata verso l'adulto ed un certo grado di piacere e gratificazione per le attività sessuali (fatto che lo differenzia dal bambino che manifesta una masturbazione compulsiva). Al contrario, nel caso di un minore che mostri una erotizzazione di tipo non traumatico (cfr. Yates, 1982, 1991) potremo rilevare che: • Il minore può manifestare preoccupazioni o un interesse sessuale particolare, ma non vi sono né segni, né sintomi traumatici (PTSD) • I contenuti sessuali nel gioco e nel disegno spontaneo sono per lo più assenti (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b) anche se talvolta il bambino può manifestare interesse, attività o giochi dal contenuto sessuale peraltro compatibili con le normali tappe di sviluppo psicosessuale. Talvolta è possibile osservare un'attività ipererotizzata (ad es. masturbazione compulsiva) correlabile con una tensione o fonte di stimolo di natura endogena (cfr. Yates, 1991), oppure in correlazione con un interesse o una attività erotica evolutivamente spiegabile (ad es. il bambino trovandosi nello stadio edipico tende ad interpretare erroneamente le cure del genitore). il bambino può avere una attività autoerotica anche nel primo anno di vita (Spitz e Wolf, 1949) o nei primi due anni (Galenson e Rophie). Talvolta si rivela essere un correlato di un più ampio processo evolutivo: è il caso dei bambini deprivati, per i quali la masturbazione ha un significato compensatorio. • Esiste una attività erotizzata compulsiva che deve essere distinta sia dalla sessualità normale che dal sexual abuse. Si registra quando un bambino sembra portato a continuare l'attività (solitamente masturbatoria) perfino quando questa interferisce con gli impegni della vita quotidiana. Questi bambini perdono ogni piacere nell'atto sessuale o diventano estremamente ambivalenti. Possono adattarsi ad essere puniti per controbilanciare il senso di colpa. Il bambino che si masturba compulsivamente può ricercare così una qualche forma di rassicurazione circa l’integrità dei propri genitali. la compulsione normalmente può essere intesa come un segno di tensione o di un disturbo intrapsichico e può segnalare la presenza di una psicopatologia. A questo punto della nostra indagine tutti i casi in cui venga accertata la presenza di disturbi psichiatrici gravi ed evidenti nel bambino, senza rapporto con PTSD o con una Sindrome da Accomodamento (Summit, 1983) passeranno alla successiva fase valutativa delle capacità testimoniali del minore, mentre tutti gli altri casi sarano da ritenersi di Errore o Falsa Denuncia dovuti a disturbi non traumatici del bambino in cui la sintomatologia pur presente, appare pittusto specifica o più probabilmente effetto di carenza precoci gravi, o di condizioni traumatiche cumulative. 4-La valutazione della capacità testimoniale Per valutare la capacità testimoniale del minore è necessario escludere, 6 attraverso una analisi delle ipotesi alternative possibili, che vi siano eventuali deficit cognitivo-intellettivi, disturbi quantitativi e/o qualitativi della percezione, della memoria e del pensiero che possono compromettere irrimediabilmente il grado di competenza del minore. Da un esame della letteratura internazionale più accreditata (Weissman, 1991; AACAP, 1997; APSAC, 1998; Schetky, 1998; Goyette & Schuler, 1998) è possibile registrare un ampio consenso riguardo alla definizione del termine competenza. Con questa categoria psicologico-giuridica ci si riferisce all'abilità del teste, in questo caso del bambino a testimoniare davanti alla corte in maniera affidabile, significativa, valida. Volendo schematizzare potremmo rappresentare il minore competente come un bambino o un adolescente che, sebbene a tratti possa mostrarsi confuso, spaventato: - mostra una adeguata capacità di testare la realtà (Benedeck & Schetky, 1987a, 1987b) (questa è più facilmente osservabile e registrabile nei bambini > di 6 anni) ed un sufficiente primato del processo secondario su quello primario (in rapporto all'età) - ha adeguate capacità di osservazione, registrazione dell'accaduto, sufficiente memoria per conservare il ricordo indipendentemente dell'evento ed ha abilità nel comunicare la memoria dell'evento (cfr. Weissman, 1991; Schetky, 1998; Goyette & Schuler, 1998); si tratta di valutare sia la memoria esplicita che quella implicita e correlarle con il livello globale dello sviluppo cognitivo-intellettivo raggiunto; in questo senso saranno utili anche i risultati ricavati da reattivi mentali di tipo proiettivo (TAT, CAT, Rorschach) ed un test di livello (Wechsler) per valutare la capacità, lo stile di appercezione ed elaborazione della realtà fenomenica. Al contrario, nel caso di un minore non competente, questi mostrerà più facilmente: - la tendenza alla fabulazione/confabulazione (evidenziata sia attraverso reattivi mentali che attraverso l'esame obiettivo dello stile narrativo e le capacità mnemoniche del bambino). Altre volte può manifestare una pseudologia fantastica, con la quale pur mostrandosi in grado di capire il significato del mentire, regredisce a forme infantili di "illusioni". In questi casi i bambini possono incorrere nel rischio di incorporazione di informazioni indotte (Loftus e Davies, 1984) nel tentativo di rendere più compiuto il ricordo, lì dove la memoria presenta delle soluzioni di continuo. Talvolta (cfr.Yates e Musty, 1988), anche nel caso in cui un bambino non presenti un disturbo psichiatrico, la sua competenza può risultare diminuita per diversi motivi: ad esempio quando il bambino - pur in una condizione non morbosa - si trova nello stadio edipico tende ad interpretare erroneamente le cure del genitore, oppure quando i processi di pensiero risultano ancora immaturi a causa della prevalenza del processo primario e del principio di piacere. - Caso particolare, ma non per questo poco frequente, è quello del child sexual abuse ai danni di minori con disabilità. Il fenomeno dell’abuso sessuale su persone disabili o con ritardo mentale è un fenomeno largamente riconosciuto in letteratura e stimato (cfr. Bentovim et al. 1988): alcune ricerche rivelano che una percentuale compresa tra il 39 il 68% delle ragazze con disabilità evolutiva e tra il 16 e il 30% dei ragazzi di sesso maschile disabili, sono soggetti ad abuso sessuale entro il 18 anno di età (Ericson et al., 1994). Questo accade tanto a 7 causa della specifica vulnerabilità di questi soggetti, quanto a causa del fatto che l'abusante percepisce questi individui come deboli, indifesi, incapaci di rivelare e riferire l'abuso e meno inclini ad essere creduti. Relativamente alla valutazione psichiatrico-forense, i casi di sexual abuse su minori con insufficienza mentale ci confrontano con alcune specifiche difficoltà teorico-tecniche. È opinione corrente, infatti, che - in virtù del criterio logico secondo cui è possibile essere competenti ma non credibili (mentre non è dato il contrario, ovvero non è possibile essere giudicati non competenti ma credibili) - vi siano poche probabilità che si possa riscontrare una capacità testimoniale di questi soggetti. Alcuni studiosi peraltro ritengono inopportuno escludere aprioristicamente che un soggetto che non risponda pienamente ai requisiti minimi per essere definito competente, non possa in assoluto essere giudicato credibile (cfr. Foti, 1998). In questa direzione alcuni autori (Ericson et al., 1994) ritengono che la questione sia erroneamente fondata sul pregiudizio circa la natura della competenza generale e delle capacità funzionali dei disabili, che invece possono essere ritenuti testimoni competenti, a condizione che quando sono intervistati s i tenga conto delle loro difficoltà evolutive/cognitive. È dunque cruciale, in primo luogo, il modo in cui è organizzata l'intervista ed in secondo luogo i criteri valutativi della competenza e della credibilità. Per quel che riguarda la tecnica di intervista si deve offrire al bambino un ambiente più supportivo possibile, che faciliti l'esposizione e l'esplorazione dei fatti senza interferenze, suggestioni o induzioni, in modo da considerare in quale grado ed in che modo la sua insufficienza mentale determini un'alterata o diversa percezione del mondo, o la renda ad esempio grandemente o totalmente dipendente dall’ambiente umano che la circonda e dal quale mutua sentimenti, stati d’animo e fantasie. Spesso in questi casi il colloquio clinico è condizionato e di questo è indispensabile tenere conto sia nel modo di condurre l’intervista, sia in fase di valutazione finale - dal ridotto vocabolario, dalla diminuita capacità di comprensione delle parole ed idee astratte, da difficoltà attentive e ridotte capacità della memoria a breve termine, una limitata capacità di astrazione e la tendenza ad essere letterale e concreta nella comprensione delle situazioni e delle domande (cfr. Ericson et al., 1994). Per quanto concerne la valutazione della competenza (e della credibilità) è necessario misurare le capacità funzionali della minore piuttosto che valutarne la “competenza generale” (più vicina ad una astrazione teorica che ad una realtà clinica). Per questo motivo si trata di esaminare nel dettaglio le varie funzioni psichiche che rendano conto del fattore globale dell'intelligenza e della personalità del minore, correlando tra loro elementi contenutistici del racconto, singole funzioni misurabili attraverso test psicometrici ed elementi osservativi (segni e sintomi) ricavabili dagli incontri diagnostici. A questo punto della indagine psicoforense, nel caso in cui avremo riconosciuto il minore come competente, procederemo alla valutazione della credibilità delle sue dichiarazioni, altrimenti, nel caso in cui avessimo registrato problemi dal punto di vista della percezione, dell'ideazione, del pensiero della memoria, saremo orientati a scartare l’ipotesi dell’abuso. Nel valutare la credibilità delle dichiarazioni del minore valuteremo le caratteristiche formali e contenutistiche della rivelazione con l'obiettivo specifico di escludere che vi possa essere stata una induzione o una suggestione e che la denuncia possa essere erronea o falsa. Un minore è (più) credibile quando: 8 * La denuncia è offerta spontaneamente dal bambino (cfr. Bernet, 1998); * Il bambino talvolta, appare agitato, ansioso dal punto di vista psicomotorio (specialmente nel caso dei bambini piccoli) * Il discorso è spontaneo ma esitante, a tratti confuso, spesso seguito da ritrattazioni (cfr Summit, 1983), timori e paura verso le autorità o chi raccoglie la rivelazione (cfr. Gauthier, 1994); il racconto si presenta complessivamente costante (Bernet, 1998), la trama base resta la stessa; il bambino fornisce una storia poco alla volta piuttosto che tutta in un'unica soluzione (questo significa che il bambino più credibile può riferire la storia un poco alla volta nel corso di diverse sedute, fino a quando il resoconto è completo); è più probabile che fornisca correzioni spontanee o che dica di non ricordare alcune cose; il minore appare spesso reticente, a volte offre risposte di diniego (risponde "no" piuttosto che dichiarare che non è successo nulla) per ostacolare l'intervista; * La rivelazione è abitualmente accompagnata da un'affettività adeguata alla circostanza (Bernet, 1998) - spesso depressa - o da marcata sofferenza (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b; Gauthier, 1994); si osservano cambiamenti obiettivi dell'umore in corrispondenza di domande specifiche: il bambino appare triste, spaventato, freddo (cfr. Leventhal, Bentovim, Elton, Tranter, Read, 1987); emerge il senso di vergogna, sconforto, accompagnato a volte da temi di colpa; c'è congruenza tra il racconto ed alcuni particolari o dettagli e risonanza emozionale negativa (cfr. De Young 1986; Gulotta G., De Cataldo 1996; Mazzoni G., 1995); dal punto di vista del comportamento il bambino può essere seduttivo, o regredito (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b); * La terminologia usata è adatta all'età del minore (cfr. Bernet, 1998; Gauthier, 1994; Mazzoni G., 1995; Gulotta G., De Cataldo L., 1996), spesso sbagliata (almeno per i più piccoli), compatibile con la terminologia sessuale tipicamente infantile. Il bambino usa il suo vocabolario piuttosto che termini adulti e riferisce la storia dal suo punto di vista (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b). * Il minore richiama e riferisce memorie specifiche che sono periferiche rispetto all'evento centrale: per esempio può avere memorie di un particolare odore associato all'abusante o una caratteristica fisica specifica. E’ infatti improbabile che un indottrinamento ad opera di un adulto suggerisca questo tipo di dettagli. Secondo Lamb (1994) resoconti che contengono dettagli marginali e che sono inseriti in modo logico in un ricco contesto, sembrano essere più facili da ottenersi quando gli eventi descritti sono stati veramente vissuti * esiste una comparazione favorevole della storia dei sintomi del bambino e del suo comportamento con il resoconto dell’intervista. Nel caso del bambino non credibile potremo invece riscontrare che: * la rivelazione è facile, dal contenuto sovente preciso ed invariante; c'è incapacità di rispondere a domande riguardanti i dettagli o a contestualizzare l'accaduto. E’ osservabile la facilità nella interazione con l'esaminatore. Il bambino riferisce una storia appresa, memorizzata (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b). Le dichiarazioni sono inconsistenti, ripetitive, altre volte più chiaramente contraddittorie (Weissman, 1991) o accompagnate da affermazioni stereotipate (Bernet, 1998) * il discorso non è turbato da un vissuto affettivo negativo. L'affetto è inappropriato (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b) e si nota l'assenza di segni di ansia o angoscia (cfr. Gauthier, 1994). Non appare la vergogna: il bambino appare rilassato, quasi divertito o meravigliato dalle domande (cfr. Leventhal, Bentovim, Elton, Tranter, Read, 1987) a volte esibisce una sorta di compiacimento di sé. * il vocabolario è di tipo adulto (Benedeck & Schetky, 1987b): il minore usa di termini 9 non adeguati in base all'età ed alla conoscenza presunta o accertata (attraverso l'esame psicologico) della sessualità (cfr. Gauthier, 1994; Weissman, 1991) * la memoria è vaga, riferita in modo evasivo (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b). Dal punto di vista contenutistico il racconto è in questi casi meno ricco di dettagli idiosincratici, periferici rispetto al fatto centrale; Nel caso ritenessimo il minore non credibile dovremmo considerare la possibilità che fattori più o meno accidentali possano aver determinato una induzione o suggestione del bambino, aumentando la probabilità che vi sia una dichiarazione erronea o una falsa denuncia. Relativamente ai fenomeni di suggestione o induzione dobbiamo valutare se la persona è influenzabile, incline a giudizi stereotipati, a proiezioni personali, perfino all'influenza esercitata dai mass media. Tutto ciò può dipendere tanto da variabili interne al bambino (che avremo in parte già valutato nei precedenti livelli), quanto da condizioni particolari del genitore (che dovremmo in parte aver già esaminato nel secondo livello) o dell'esperto chiamato a valutare o intervistare il minore, finanche da fenomeni suggestivi nell'entourage significativo nella vita del bambino. Per escludere l’eventualità di simili contaminazioni si analizza la rivelazione del bambino, valutando come, quando, quante volte è stata rilasciata e se vi possa essere stato un inquinamento della stessa da parte di operatori che hanno preceduto l'esame del CT. In questo senso nella Dichiarazione di Consenso Interdisciplinare del 1992 (Lamb, 1994) tutti i professionisti sottoscrittori del documento finale hanno ritenuto che l’eventualità della “contaminazione” sia un rischio reale nel caso in cui il bambino viene intervistato in molteplici occasioni da persone impreparate (genitori, amici, familiari, insegnanti), alterando così irreparabilmente la testimonianza A questo livello dell'indagine dovremo escludere: - che vi sia una suggestione da parte dell'intervistatore: vi sono molti modi con cui un bambino può essere influenzato da persone esterne a credere o a dichiarare che è stato abusato. - che si sia verificata un'erronea interpretazione da parte del bambino; - che vi sia stata un'incomprensione della comunicazione: il bambino possa aver compreso male la domanda dell'adulto o che quest'ultimo possa aver interpretato fuori contesto le dichiarazioni del bambino; - che non vi sia stato un contagio di gruppo in una sorta di epidemia isterica tra adulti e bambini; - che non vi sia stata una sostituzione nella identificazione del perpetratore dell'abuso. Questione particolarmente delicata è rappresentata dalla suggestionabilità dei bambini in età prescolare. Infatti il bambino tra i 2 e i 7 anni di età è cognitivamente nello stadio preoperatorio ed è maggiormente sensibile alle suggestioni e possiede delle funzioni mnestiche ancora inefficienti (cfr. Gallo, 1996; Weissman, 1991). In questa epoca, secondo Weissman, a causa del livello delle capacità di comprensione della dimensione temporale, delle competenze linguistiche, logiche, associate alle minori competenze mnemoniche, alla maggiore facilità di dissoluzione delle tracce del ricordo, alle minori capacità attentive ed alla minore comprensione e conoscenze di base, la quantità ed affidabilità della memoria di un evento può risultare ridotta. Secondo Gallo (1996) il bambino prescolare è in grado di ricordare avvenimenti passati, ma tale ricordo verrebbe difficilmente espresso in modo spontaneo e tenderebbe a diventare più impreciso con il trascorrere del tempo. Inoltre il bambino prescolare sarebbe più influenzabile e le 10 contaminazioni sia esterne che interne (fantasie) sarebbero maggiori che nelle età più avanzate. Solo a partire da 10-11 anni la suggestionabilità verrebbe diminuita (cfr. Gallo, 1996). Weissman (1991) mette in guardia rispetto al fatto che i risultati delle ricerche condotte sulla suggestionabilità e la distorsione del ricordo nei bambini offrono risultati talvolta contraddittori, tanto a causa della metodologia adottata che della popolazione studiata, e che ricerche più sistematiche ed ecologicamente valide andrebbero condotte prima che i risultati possano essere generalizzati in maniera affidabile ai casi di child sexual abuse. Peraltro Weissman, sulla base degli studi condotti da Berliner, da Goodman e Reed e da Poole e White, riferisce che nel caso dei bambini piccoli: - l'accuratezza del ricordo è maggiore per gli eventi più comprensibili perché facenti parte dell'esperienza del bambino, mentre diminuisce per gli eventi non familiari, non interpretabili o emotivamente stressanti; - il richiamo è migliore per quelle informazioni relative ad azioni piuttosto che a fenomeni psicologici statici come tempo, luoghi, persone o modelli di parentela; - sono più resistenti alla suggestione gli eventi centrali e concreti piuttosto che quelli periferici e astratti; - sono più capaci di descrivere una serie di eventi come un abuso perpetrato da un familiare piuttosto che un caso specifico; - l'accuratezza è aumentata con il ricordo libero piuttosto che con l'uso di domande. La tecnica di intervista adottata può avere dunque delle importanti ripercussioni sull’informazione, la sua completezza e veridicità. Le domande induttive, sostiene Terr (1994), possono suggerire al bambino una risposta non veritiera. Per questo non bisogna mai presentare al bambino del materiale evocativo o induttivo in forma interrogativa perché potrebbe alterarne i ricordi. Elizabeth Loftus (1997) ha studiato i fenomeni di distorsione dell'informazione: l'azione induttiva può essere esercitata in qualsiasi fase del processo mnemmonico: sia durante la registrazione iniziale (encoding) dell'evento, che durante la fase di stoccaggio (storage) della memoria, o al momento del recupero (retrieval). Per questo sottili cambiamenti nella tecnica dell'interrogatorio e atteggiamenti, perfino cenni impercettibili da parte dell'intervistatore, possono dare luogo a notevoli differenze nelle risposte. Il problema è che con i bambini molto piccoli, in età prescolare, spesso si ha bisogno di tracce verbali o figurative per esprimere in parole quanto i bambini ricordano. 5-Esito Errori e false denunce di abuso: a questo punto dell’albero decisionale cadranno tutti quei casi in cui prevarranno elementi che sono verosimilmente attribuibili ad un errore o falsa denuncia. Registreremo tra questi le: * false denunce derivanti dall’adulto il quale male interpreta un evento e suggestiona il bambino o interpreta arbitrariamente un segno fisico come segno di abuso. Interpretazione sbagliata di un operatore del comportamento di un genitore. Erronea interpretazione di un fatto che viene riferito in maniera imprecisa * false denunce conseguenti ad allucinazione genitoriale: è il caso della folie à deux * false denunce conseguenti ad Indottrinamento genitoriale * false denunce conseguenti a contagio di gruppo * false denunce conseguenti a fantasie (un bambino piccolo può distinguere male la fantasia dalla realtà), i fenomeni allucinatori sessuale e le confabulazioni che possono sorgere nella mente del bambino a causa di meccanismi non coscienti * false denunce conseguenti a "menzogne innocenti": quando il bambino non supera 11 i 4-5 ani di età può costruire false dichiarazioni; è il caso in cui ad esempio si verifica una sovrastimolazione, in seguito la manipolazione dei genitali nelle operazioni di pulizia del corpo. I comportamenti sedutivi del genitore, anche se non necessariamente abusanti, possono diventare problematici, specie in un contesto di separazione o divorzio * false denunce conseguenti ad errori nel racconto: a volte può trattarsi di azioni o episodi distorti o esagerati nel corso del racconto dovuti a fattori cognitivi, alla capacità di comprensione dei fatti, alla competenza linguistica e dai fattori sociali e motivazionali del minore * false denunce conseguenti ad errori professionali durante l'esecuzione dell'intervista o nell'interpretazione dei dati: interpretazione sbagliata di un fatto che viene in seguito riferito in maniera imprecisa. Interpretazioni confuse di eventi a carattere non sessuale. Incomprensioni da parte dell'adulto dovute al linguaggio del bambino * false denunce conseguenti a dichiarazioni deliberatamente falsificate, ad esempio nel caso di un adolescente che intende coprire una propria attività sessuale o nei casi in cui vi sia presenza di vantaggi secondari per il bambino o per un genitore. Spesso questi quadri s i accompagnano ad una modalità manipolativa del minore. Status compatibile con la denuncia di child sexual abuse: cadranno qui tutti quei casi che presentano un quadro complessivamente compatibile con l’ipotesi di un trauma di natura sessuale. 12 Valutazione del contesto familiare e socioambientale in cui avviene la rivelazione Rilevazione Rilevazione adeguata dell’abuso No (Livello 1) Rilevazione non adeguata: tecniche di rilevazione inadeguate, errori nella comprensione ed interpretazione arbitraria di dati non circostanziati (1,a) Sì Si raccoglie una dettaglaiata anamnesi con i dati provenienti dagli atti giudiziari, dalla documentazione medica, dal pediatra, dalla scuola, dalla famiglia. Presenza di caratteristiche contestuali (familiari e socioambientali) positive della rivelazione, compatibili con l’evento abuso (Livello 2) No Parental Alienation Syndrome Disturbo psichiatrico (in particolare PTSD conseguente ad abuso pregresso), nel genitore che sostiene la denuncia ; il bambino è investito dalle identificazioni proiettive del genitore ( fenomeni tipo folie à deux) (2,a) Valutazione neuropsichiatrica del bambino Sì Status clinico evolutivo del bambino: valutazione del quadro (anche premorboso) e registrazione della presenza di segni e sintomi di PTSD, con particolre attenzione verso le condotte ipersessualizzate di possibile origine traumatica (con esclusione di comportamenti ipersessualizzate di origine endopsichica ) correlabili con eventi di tipo Trauma di tipo I e II (Livello 3) No Presenza di segni o sintomi del bambino non ascrivibili ad un evento traumatico (di tipo sessuale), con o senza una diagnosi di Disturbo Neuropsichiatrico del soggetto. E’ il caso di quadri sintomatologici la cui base traumatica è del tutto aspecifica (quadri traumatici cumulativi riferibili a situazioni di carenze precoci gravi o maltrattamenti fisici ) o di situazioni non necessariamente patologiche riconducibili ad una problematica di sviluppo (fase edipica, esordio puberale, crisi adolescenziale). (3,a) Valutazione della capacità testimoniale del minore Sì Esclusione di gravi disturbi cognitivointellettivi, disturbi quantitativi e/o qualitativi della percezione, della memoria e del pensiero nel bambino di entità tale da escludere completamente la competenza (senza escludere quindi i casi in cui No pur essendo la competenza diminuita o relativa come nei casi di deficit cognitivo-intellettivi - è necessario misurarla tarando ad un livello più basso i parametri valutativi) (Livello 4) Sì Presenza di caratteristiche formali e contenutistiche positive della rivelazione del bambino (Valutazione della credibilità) (Livello 5) No Assenza di competenza a causa di: disturbi quantitativi e/o qualitativi della percezione, della memoria e del pensiero (4,a) Non credibilità a causa di fenomeni di chiari fenomeni di suggestione o induzione dovuti a: tecniche di ascolto improprie ecc. suggestione da parte dell'entourage del bambino: contaminazione nel post-evento ad opera di un familiare molto stretto o una persona che riveste un ruolo significativo nella cura o nell'educazione del minore o contagio di gruppo (genere isteria collettiva) che coinvolge il bambino manipolazioni intenzionali del minore: menzogna deliberata del bambino (5,a) Sì Status compatibile con la denuncia di child sexual abuse Errore o falsa denuncia di abuso 13