P1 – AMPLIFICATORI OPERAZIONALI P1.0 – Il guadagno degli amplificatori, come altre grandezze che derivano da rapporti fra potenze o fra tensioni (o correnti), viene spesso espresso in decibel. E’ utile perciò saper stimare mentalmente il valore del rapporto di potenze o di tensioni corrispondente ad un dato numero di decibel. Ciò detto, si stimino mentalmente: a) i rapporti P1/P2 corrispondenti a 7 dB, a 16 dB e a 24 dB; b) i rapporti P1/P2 corrispondenti a −2 dB e a −13 dB c) i rapporti V1/V2 corrispondenti a 34 dB e a 27 dB; Soluzione a) Decibel di potenza Bisogna ricordare che: 10 log 10 = 10 dB 10 log 2 ≅3 dB ovvero: 10dB → P1/P2 = 10 3dB → P1/P2 = 2 e tenere presenti le proprietà dei logaritmi: log a + log b = log (ab) log a – log b = log (a/b) Indicando con n (dB) il numero dei decibel di potenza assegnato: n(dB) = 10 log(P1 / P2 ) e scomponendo tale numero in una somma o differenza di multipli di 10 e/o di 3: n (dB) = a ⋅ 10 + b ⋅ 3 oppure: n (dB) = a ⋅ 10 − b ⋅ 3 il valore di P1/P2 è dato rispettivamente da: P1 = 10 a ⋅ 2 b P2 oppure: P1 = 10 a / 2 b P2 Così, per il primo dei numeri di decibel assegnati si ha: 7 dB = (10 − 3) dB → Il valore “vero” è: P1 = 10 / 2 = 5 P2 10 7 / 10 = 5,012 con uno scostamento percentuale, in valore assoluto: ∆ % = 100 5,012 − 5 = 0,24% 5,012 Analogamente, per il secondo numero di decibel assegnato, si ha: P1 = 10 ⋅ 22 = 40 P2 16 dB = (10 + 2 ⋅ 3) dB → Valore “vero” : 1016 / 10 = 39,8 Scostamento: ∆ % = 100 39,4 − 40 = 0,5% 39,8 Infine per il terzo numero assegnato: 24 dB = (3 ⋅ 10 − 2 ⋅ 3) dB → Valore “vero”: P1 103 = = 250 P2 22 10 24 / 10 = 251,19 Scostamento: ∆% = 100 251,19 − 250 = 0,47% 251,19 Possiamo osservare che in quest’ultimo caso si sarebbe potuto scrivere anche: 24 dB = 8 ⋅ 3 dB → P1 = 28 = 256 P2 incorrendo però in uno scostamento molto maggiore: ∆% = 100 251,19 − 250 = 1,6% 251,19 Ciò perché, delle due relazioni utilizzate: 10 log 10 = 10dB 10 log 2 ≅ 3dB soltanto la prima è esatta, mentre la seconda è approssimata. In generale, quindi, fra le possibili scomposizioni del numero di decibel: n (dB) = a ⋅ 10 ± b ⋅ 3 conviene scegliere quella con il minimo valore di b. b) Decibel negativi Se il numero di decibel da convertire mentalmente è negativo, si può procedere come in a) oppure si può dapprima ignorare il segno negativo e invertire poi il risultato. Così, per il valore assegnato di − 2 dB, procedendo come in a) si ha: − 2 dB = (18 − 20) dB = (3 × 6 − 10 × 2) dB → P1 / P2 = 26 / 102 = 0,64 Per il valore di −13 dB, seguendo il secondo procedimento, si ottiene: − 13 dB = −(3 + 10) dB → P1 / P2 = 1 /(2 × 10) = 0,05 c) Decibel di tensione Per i decibel di tensione: avendosi: n(dB)=20 log(V1/V2) n(dB) / 2 = 10 log (V1 /V2) se n(dB) è pari, si può procedere come per i dB di potenza riferendosi alla metà dei dB di tensione. Così, nel caso del valore assegnato di 34 dB, si ha: (34 / 2) dB = 17 dB = (10 × 2 − 3) dB → V1 / V2 = 102 / 2 = 50 Se invece il numero di decibel assegnato è dispari, come nel caso di 27 dB, tenuto presente che: 100,5/10= 1,12 si considerano 13 dB (cioè la metà di 26 dB) e si incrementa il risultato all’incirca del 10%: (26 / 2) dB = 13 dB = (10 + 3) dB → V1 / V2 = 10 × 2 = 20 (27 / 2) dB → V1 / V2 = 20 + 20 / 10 = 22 _____________________________________________________________ P1.1 – Nello stadio amplificatore in figura, realizzato con un AO in configurazione invertente supposto ideale e funzionante in zona lineare,il generatore ha f.e.m. Vs=0,5 V e resistenza interna Rs=500 Ω. Il carico è rappresentato da una resistenza RL=48 kΩ. Determinare i valori delle resistenze R1, R2, sapendo che il circuito ha un’attenuazione d’ingresso α=0,8 e che la potenza assorbita dal carico vale Pu=3mW. Calcolare inoltre l’intensità della corrente di uscita dell’amplificatore. R2 R1 I1 Rs Vs + - I2 IL + Vi Vd Vu RL GND Soluzione a) Valori delle resistenze L’attenuazione d’ingresso, dovuta alla partizione della f.e.m. fra la resistenza Rs del generatore e la resistenza d’ingresso, pari a R1, dell’amplificatore, ha l’espressione: α= R1 Rs + R1 dalla quale si ricava il valore della resistenza R1: R1 = Rs α 0,8 = 500 = 2 kΩ 1−α 1 − 0,8 La tensione di uscita ai capi del carico vale: Vu = PRL = 3 ⋅ 10 −3 × 48 ⋅ 103 = 12 V e quindi il valore dell’amplificazione complessiva risulta: Art = Vu 12 = = 24 Vs 0,5 L’espressione della Art deriva dal prodotto del guadagno dell’AO in configurazione invertente: Ar = Vu R2 = Vi R1 α= R1 Rs + R2 per l’attenuazione d’ingresso: Si ha dunque: Art = α Ar = da cui si ricava: R1 R2 R2 = Rs + R1 R1 Rs + 1 R2 = Art ( Rs + R1 ) = 24(500 + 2 ⋅ 103 ) ≅ 60 kΩ b) Corrente di uscita La corrente di uscita dell’amplificatore è la somma della corrente di reazione (corrente in R2 uguale ed opposta alla corrente in R1): I2 = e la corrente nel carico: Vi αVs 0,8 × 0,5 = = = 0,2 mA R1 R1 2 ⋅ 103 IL = Si ottiene pertanto: Vu 12 = = 0,25 mA RL 48 ⋅ 103 I u = I 2 + I L = 0,2 + 0,25 = 0,45 mA Tenuto presente che in un AO ideale il terminale dell’ingresso invertente è punto di massa virtuale e che pertanto la resistenza RL risulta in parallelo alla R2, il valore della corrente di uscita può essere calcolato anche dividendo la Vu per il parallelo di tali resistenze. Si ha infatti: Rp = R2 RL 60 × 48 = = 26,66 kΩ R2 + RL 60 + 48 Iu = 12 Vu = = 0,45 mA R p 26,66 ⋅ 103 ___________________________________________________________ P1.2 – Calcolare il valore della tensione di uscita del circuito in figura, nell’ipotesi di amplificatori ideali funzionanti in zona lineare. R2' = 50KΩ R2'' = 10KΩ R1A' = 20KΩ - R1B' = 40KΩ ViA + ViB - +3V -3V R1'' = 100KΩ - + + V u' Vu GND Soluzione Il primo stadio è un sommatore invertente, perché la sua tensione di uscita è pari alla somma delle tensioni d’ingresso, pesate rispetto ai valori dei corrispondenti resistori, invertita di segno. Infatti, per il principio del circuito virtuale, la tensione sull’ingresso invertente è nulla e quindi, secondo la legge di Ohm, si ha: I1 A ' = ViA V V' ; I1B ' = iB ; I 2 ' = u R1 A ' R1B ' R2 ' Poiché in un AO ideale la corrente d’ingresso è nulla, deve essere: ovvero: da cui si ricava: I1 A '+ I1B '+ I 2 ' = 0 ViA V V' + iB + u = 0 R1 A ' R1B ' R2 ' Vu ' = − R2 ( ViA V + iB ) R1 A ' R1B ' Quindi il primo stadio effettua la somma delle tensioni di ingresso, ciascuna della quali contribuisce con un “peso” derivante dal rapporto fra la resistenza di reazione R2’ e la propria resistenza in ingresso R1 A ' , R1B '. Nel nostro caso si ottiene: Vu ' = −50( 3 3 − ) = −3,75 V 20 40 Il secondo stadio non è altro che un amplificatore invertente con guadagno unitario: Ar " = − R2 " 10 = − = −1 R1" 10 Pertanto la tensione di uscita dell’intero circuito risulta: Vu = −Vu '= 3,75 V _____________________________________________________________ P1.3 – E’ dato il circuito in figura, in cui l’amplificatore operazionale è supposto ideale e funzionante in zona lineare. Determinare: a) la funzione di uscita e la sua generalizzazione per un numero n di ingressi; b) il valore delle resistenze d’ingresso e di uscita. R2 R1 GND VA - R = 50KΩ + R = 50KΩ Vu VB GND Soluzione a) Funzione di uscita Determiniamo anzitutto la tensione Vp sull’ingresso non invertente dell’AO, applicando il principio di sovrapposizione degli effetti, valido nel funzionamento in zona lineare. Cortocircuitando il generatore VB, si ha: V p ' = VA / 2 perché la VA risulta applicata ad un partitore costituito da due resistenze uguali (R ), funzionante a vuoto (la corrente sull’ingresso non invertente è nulla, se l’AO è ideale). Analogamente, cortocircuitando il generatore VB si ha: V p " = VB / 2 Sommando i due effetti si ottiene: V p = V p '+V p " = VA + VB 2 La Vp è applicata all’ingresso di un AO in configurazione non invertente con guadagno: Ar = 1 + per cui si ha in definitiva: Vu = ArV p = R2 R1 1 R (1 + 2 )(VA + VB ) 2 R1 Si tratta quindi di un sommatore non invertente, poiché fornisce in uscita la somma delle tensioni d’ingresso, moltiplicata per un fattore dipendente dal rapporto R2/R1. Chiaramente la stessa espressione si ottiene, se si pone RA=RB=R nella (2.13) che esprime la funzione di uscita di un generico sommatore non invertente a due ingressi. Si può aumentare il numero degli ingressi del circuito assegnato, collegando altri resistori di valore R all’ingresso non invertente dell’AO. La corrispondente funzione di uscita diventa: Vu = 1 R (1 + 2 )(VA + VB + VC + ...) n R1 in cui n è il numero degli ingressi considerati. b) Resistenze d’ingresso e di uscita Nell’espressione della funzione di uscita non figura la resistenza inserita su ciascuno degli ingressi del sommatore. Tale resistenza ha influenza soltanto sul valore della resistenza d’ingresso, che nel nostro caso risulta, per entrambi gli ingressi, pari a: Ri = R + R = 2 R = 2 × 50 = 100 kΩ In generale, per un sommatore a n ingressi, la resistenza d’ingresso è pari alla somma della resistenza inserita sull’ingresso considerato più il valore del parallelo delle rimanenti n-1 resistenze. Nel caso di resistenze tutte uguali ad R, si avrà: Ri = R + R n R = n −1 n −1 Per quanto riguarda la resistenza di uscita, questa coincide con quella dell’AO e quindi, per AO ideale, risulta in ogni caso uguale a zero. _________________________________________________________________ P1.4 – Determinare la funzione di uscita dei due circuiti in figura e porre a confronto le loro caratteristiche fondamentali. R2 = 40KΩ R1 = 10KΩ - VB R1 = 10KΩ + VA (a) Vu R2 = 40KΩ GND VA Vu' VB R1 = 10KΩ (b) R2 = 30KΩ Vu R2 = 30KΩ R1 = 10KΩ GND Soluzione Lo schema (a) rappresenta un semplice amplificatore differenziale bilanciato, con la tensione di uscita espressa dalla (2.18): Vu = R2 40 (VA − VB ) = (VA − VB ) = 4(VA − VB ) R1 10 Per ricavare la funzione di uscita del circuito (b), nell’ipotesi di funzionamento lineare possiamo applicare il principio di sovrapposizione degli effetti. Cortocircuitando la sorgente VA , il primo stadio è un amplificatore non invertente che fornisce all’ingresso del secondo stadio la tensione: Vu ' = (1 + R1 )VB R2 Il secondo stadio è un amplificatore invertente che fornisce la tensione: Vu1 = − R2 R R R Vu ' = − 2 (1 + 1 )VB = −(1 + 2 )VB R1 R1 R2 R1) Cortocircuitando la sorgente VB , si azzera la tensione sull’ingresso invertente ed il circuito si riduce ad un amplificatore in configurazione non invertente, che fornisce in uscita la tensione: Vu 2 = (1 + Sommando gli effetti si ottiene: Vu = Vu1 + Vu 2 = −(1 + R2 )VA R1 R2 R R )VB + (1 + 2 )VA = (1 + 2 )(VA − VB ) R1 R1 R1 ovvero, con i valori indicati per R1, R2: Vu = (1 + 30 )(VA − VB ) = 4(VA − VB ) 10 In conclusione, il circuito (b) è un amplificatore differenziale che, con i valori delle resistenze assegnati, ha la stessa uscita del circuito (a). Rispetto a questo, è meno semplice circuitalmente (due stadi invece di uno), ma ha il vantaggio di presentare una resistenza d’ingresso idealmente infinita su entrambi gli ingressi (mentre nel circuito a uno stadio la resistenza d’ingresso vale R1 per l’ingresso VB ,e R1+R2 per l’ingresso VA): ciò significa che l’amplificatore non richiede praticamente corrente all’ingresso, e quindi è adatto anche a sorgenti di segnale con piccolissima potenza erogabile. _________________________________________________________________ P1.5 – Determinare la funzione di uscita del circuito in figura, denominato amplificatore per strumentazione, supponendo gli AO ideali e funzionanti in zona lineare. Vu1 VB A1 RG R 2R - 2R + A3 VA R A2 + Vu R Vu2 R GND Soluzione Si tratta di un amplificatore differenziale bilanciato a guadagno unitario, con gli ingressi pilotati da un circuito contenente due AO fra loro connessi attraverso una resistenza RG. Per determinare la funzione di uscita, applichiamo il principio di sovrapposizione degli effetti. Cortocircuitando la sorgente VA, sull’ingresso invertente dell’amplificatore A2 si ha una massa virtuale che determina una configurazione non invertente per l’amplificatore A1, il quale pertanto fornisce: Vu1 ' = (1 + 2R )VB RG Invece l’amplificatore A2, al quale la VB è applicata grazie alla equipotenzialità degli ingressi e alla resistenza RG, si presenta come amplificatore invertente e fornisce quindi la tensione: Vu 2 ' = − 2R VB RG Simmetricamente, cortocircuitando la sorgente VB , si ottengono le relazioni. Vu1" = − 2R VA RG Vu 2 " = (1 + 2R )VA RG Sommando gli effetti si ha: Vu1 = Vu1 '+Vu1" = (1 + Vu 2 = Vu 2 '+Vu 2 " = − 2R 2R )VB − VA RG RG 2R 2R VB + (1 + )VA RG RG All’uscita dello stadio differenziale a guadagno unitario si ottiene la differenza fra queste due tensioni, cioè: Vu = Vu1 − Vu 2 = (1 + 4R )(VA − VB ) RG Il circuito assegnato è quindi un amplificatore differenziale a tre stadi avente un guadagno: Ad = Vu 4R =1+ VA − VB RG Come quello a due stadi, ha il pregio di presentare una resistenza d’ingresso infinita su entrambi gli ingressi; in più ha il vantaggio di poter regolare il guadagno agendo su una sola resistenza (la RG), mentre negli amplificatori differenziali a uno o due stadi la regolazione deve essere fatta agendo simultaneamente su una coppia di resistori (resistenze R1 o R2). L’amplificatore differenziale per strumentazione viene realizzato anche in forma integrata, con la resistenza RG esterna per avere la possibilità di fissare il guadagno dell’amplificatore in fase di progetto. Sono disponibili anche integrati contenenti una serie di RG che, con semplici collegamenti esterni, permettono di scegliere i valori di guadagno più usati. _________________________________________________________________ P1.6 – L’amplificatore per strumentazione integrato INA 110 (Very-high Accuracy Instrumentation Amplifier) della Burrus-Brown comprende 4 resistenze RG integrate, tarate con regolazione al laser (laser trimming) e quindi con alta precisione e bassa deriva termica, caratterizzate dal costruttore. Facendo riferimento ai valori delle resistenze indicati in figura, determinare i valori nominali del guadagno differenziale ottenibili selezionando con collegamenti esterni le varie RG. Soluzione Per R=10 kΩ il guadagno differenziale dell’amplificatore è dato da (v. problema P1.4): Ad = 1 + 4R 40 ⋅ 103 =1+ RG RG Quando nessuna delle RG viene collegata, si ottiene un amplificatore differenziale a guadagno unitario: Ad = 1 Se viene inserita la resistenza più elevata, collegando il pin 3 dell’integrato al pin 13, si ottiene il valore nominale di guadagno: Ad = 1 + 40 ⋅ 103 = 10 4,44 ⋅ 103 Collegando invece il pin 3 al pin 12, viene inserita la RG = 404 Ω , ottenendo il guadagno: Ad = 1 + 40 ⋅ 103 = 100 404 e così via per le altre resistenze. E’ possibile anche utilizzare più di una resistenza, ottenendo ulteriori valori di guadagno. Ad esempio, collegando il pin 3 con i pin 12 e 16, si inseriscono le resistenze da 404 Ω e da 201 Ω in parallelo fra loro, equivalenti ad una resistenza: RGp = 404 × 201 = 134,22 Ω 404 + 201 per cui si ottiene il guadagno: Ad = 1 + 40 ⋅ 103 = 300 124,22 La tabella seguente riporta tutti i valori nominali di guadagno ottenibili, con l’indicazione del grado di precisione fornito dal Costruttore. Connessione pin 3 al pin: Nessuno 13 12 16 11 Guadagno Ad 1 10 100 200 500 Precisione % 0,02 0,05 0,1 0,2 0,5 Connessione Pin 3 al pin: 12 e 16 11 e 12 11 e 16 11, 12 e 16 Guadagno Ad 300 600 700 800 Precisione % 0,25 0,25 2 2 __________________________________________________________________ P1.7 – Impiegando amplificatori operazionali da ritenersi ideali e funzionanti in zona lineare, si proponga un circuito insensibile ai disturbi in bassa frequenza che, ricevendo in ingresso un segnale sinusoidale di frequenza f=340 Hz, fornisca in uscita un segnale di pari frequenza e della stessa ampiezza, ma sfasato di 90° in anticipo rispetto al segnale d’ingresso. Soluzione Per ottenere un segnale in anticipo di 90° sul segnale d’ingresso, si potrebbe impiegare un integratore di Miller: ma il circuito non sarebbe insensibile ai disturbi in bassa frequenza, a meno di non ricorrere ad un integratore limitato (cioè con un resistore in parallelo al condensatore), nel qual caso però si altererebbe la relazione di fase. Una soluzione migliore è quella di impiegare un circuito derivatore (che produce uno sfasamento di -90°) seguito da un amplificatore in configurazione invertente (sfasamento di 180°), in modo da ottenere lo sfasamento di +90° richiesto. R R2 C - R1 + + Vi Vu GND Poiché il segnale di uscita deve avere la stessa ampiezza di quello d’ingresso, possiamo realizzare entrambi gli stadi con guadagno unitario. Per lo stadio invertente ciò si ottiene assumendo R1=R2, in modo da avere: A=− Possiamo assumere: R2 = −1 R1 R1 = R2 = 10 kΩ Per lo stadio derivatore si ha, dalla (2.26): A(ω ) = − jωRC dove l’operatore “- j” esprime lo sfasamento di 90° in ritardo. Riferendoci al modulo, la condizione di guadagno unitario impone: ωRC = 1 Assumendo anche per R il valore; R = 10 kΩ si ricava per la capacità C il valore: C= 1 1 = = 4,7 nF ωR 2π ⋅ 340 × 10 ⋅ 103 Lo schema quotato del circuito risulta dunque il seguente: R 10KΩ R2 10KΩ C 47nF - R1 10KΩ - + + Vi Vu GND _______________________________________________________ P1.8 – Un circuito derivatore ed uno integratore, realizzati con AO ideali, hanno entrambi frequenza di taglio fc=1,5 kHz. Al loro ingresso è applicato un segnale sinusoidale di ampiezza Vi=0,5 V avente frequenza f1=140 Hz nel caso del derivatore, e f2=18 kHz nel caso dell’integratore. Determinare i rispettivi segnali di uscita. Soluzione a) Derivatore Il circuito derivatore funziona correttamente per segnali di frequenza molto minore della frequenza di taglio. Come criterio pratico si può assumere: f max = f c / 10 Nel nostro caso, la frequenza f1=140 Hz è inferiore a: f max = 1,5 ⋅ 103 / 10 = 150 Hz per cui il circuito assegnato funziona correttamente come derivatore. La risposta in frequenza è espressa dalla (2.26): A(ω ) = − jωRC con: RC ≡ τ = 1 1 = = 0,1 ms 2πf c 2π ⋅ 1,5 ⋅ 103 L’uscita del derivatore è quindi un segnale sinusoidale di ampiezza: Vu = ω1τVi = 2π ⋅ 140 × 0,1 ⋅ 10 −3 × 0,5 = 44 mV sfasato di 90° in ritardo (-j) rispetto al segnale d’ingresso. Integratore Il circuito integratore funziona correttamente per frequenze molto superiori alla frequenza di taglio. Come criterio pratico possiamo assumere: f max = 10 f c Nel nostro caso, la frequenza f2=18 kHz è maggiore di: f max = 10 × 18 ⋅ 103 = 15 kHz per cui il circuito assegnato funziona correttamente come integratore. La risposta in frequenza è espressa dalla (2.22): A(ω ) = − 1 jωRC con RC=τ=0,1 ms. L’uscita dell’integratore è quindi un segnale sinusoidale di ampiezza: Vu = Vi ω2τ = 0,5 = 44 mV 2π ⋅ 18 ⋅ 103 × 0,1 ⋅ 10 − 3 sfasato di 90° in anticipo (-1/j=j) rispetto al segnale d’ingresso. In conclusione, per i valori di frequenza assegnati, i due circuiti forniscono in uscita segnali uguali, ma con fasi opposte. __________________________________________________________ P1.9 – Esplicitare i passaggi che dalla formula (2.31): Vu = −VT ln Vi I cs R1 conducono all’espressione della tensione di uscita di un amplificatore logaritmico nella forma (2.32): Vu [mV ] = −60 log Vi I cs R1 Soluzione Si fa riferimento ad una temperatura di 25 °C, ovvero; T = 25 + 273 = 298 ° K per calcolare la tensione equivalente di temperatura (2.30): Vi = kT 1,38 ⋅ 10−23 × 298 = = 2,57 ⋅ 10− 2 V 1,60 ⋅ 10−19 e −23 −19 essendo k = 1,38 ⋅ 10 J ° K , e = 1,60 ⋅ 10 C i valori della costante di Boltzmann e della carica dell’elettrone. Inoltre si effettua il passaggio dai logaritmi neperiani a quelli decimali. In base alla relazione: ln x = log x ≅ 2,3 log x log e in cui il simbolo e in questo caso indica la base dei logaritmi neperiani (pari a circa 2,7). Si ha pertanto: Vu = −2,57 ⋅ 10 − 2 × 2,3 log Vi V ≅ −6 ⋅ 10 − 2 log i I cs R1 I cs R1 Se poi si vuole la Vu espressa in millivolt (con la Vi espressa in volt), si ottiene: Vu [mV ] = −60 log Vi I cs R1 _________________________________________________________________ P1.10 – Dimensionare un comparatore a singola soglia impiegando un AO (da ritenersi ideale e funzionate in zona lineare) con la tensione di riferimento regolabile VRIF=4 ÷ 6 V, ricavata dalla tensione positiva di alimentazione dell’amplificatore Vcc=15 V. Soluzione Lo schema del comparatore è del tipo rappresentato in figura, dove è evidenziata l’alimentazione duale dell’AO funzionante ad anello aperto. R2 Vrif R1 Vcc + Vi Rp - Vu + -Vee GND Per VRIF’ =4 V, ponendo Rp=0 (potenziometro disinserito) e fissando per R1 il valore: R1 = 12 kΩ si può ricavare il valore di R2 dal rapporto di partizione della Vcc.Si ha infatti (tenuto conto che l’ingresso dell’AO ideale non assorbe corrente): VRIF ' = R1 Vcc R1 + R2 da cui si ottiene: R2 = R1 Vcc − VRIF ' 15 − 4 = 12 = 33 kΩ VRIF ' 4 Il valore Rp del potenziometro completamente inserito si ricava anch’esso dal rapporto di partizione della Vcc , considerando VRIF”=6 V: VRIF " = R1 + R p R1 + R p + R2 Vcc Si ottiene: R p = R2 VRIF " 6 − R1 = 33 − 12 = 10 kΩ Vcc − VRIF " 15 − 6 _______________________________________________________________ P1.11 – Determinare la caratteristica di trasferimento del comparatore in figura, per un AO con alimentazione simmetrica di ±15 V e tensione di saturazione ±13,5 V. - Vi Vu + +Vcc R2 = 180KΩ R1' = 22KΩ R1'' = 11KΩ GND Soluzione Si tratta di un comparatore a trigger di Schmitt invertente, con caratteristica di trasferimento asimmetrica rispetto allo zero, per la presenza sull’ingresso non invertente di una tensione VR0 ,ricavata dalla tensione positiva di alimentazione mediante un partitore resistivo: VR 0 = R1" 11 Vcc = 15 = 5 V R1 '+ R1" 22 + 11 Lo schema può essere ricondotto a quello di un trigger di Schmitt con rete di reazione a due resistenze R1 e R2, in cui R1 è data dal parallelo fra R1 e R2 : R= R1 ' R1" 22 × 11 = = 7,3 kΩ R1 '+ R1" 22 + 11 - Vi Vu + R2 = 180KΩ R1 = 7,3KΩ Vr0 = 5V + GND Possiamo allora applicare la (2.39) per calcolare l’ampiezza di isteresi della caratteristica di trasferimento, che risulta: ∆V = 2 R1 7,3 Vsat = 2 13,5 = 1 V R1 + R2 7,3 + 180 centrata intorno alla tensione: Vi 0 = R2 180 VR 0 = 5 = 4,8 V R1 + R2 7,3 + 180 La caratteristica di trasferimento è pertanto rappresentata dal seguente grafico cartesiano, con: Vi1 =Vi 0 − ∆V 1 = 4,8 − = 4,3 V 2 2 Vi 2 = Vi 0 + ∆V 1 = 4,8 + = 5,3 V 2 2 _____________________________________________________ P1.12 – All’ingresso di un AO reale in connessione di inseguitore, realizzato con l’integrato LF151 (Wide bandwidth single JFET operational amplifier), è applicato un segnale a gradino che produce il passaggio della tensione di uscita dalla saturazione positiva a quella negativa. Facendo riferimento alle specifiche fornite dal data sheet dell’integrato (pag. 554 del testo), determinare il tempo di ritardo introdotto dall’AO in dipendenza del suo slew rate. Soluzione Al segnale a gradino in ingresso corrisponde in uscita un segnale a rampa, con pendenza dipendente dallo slew rate dell’AO. Dal data sheet dell’integrato LF151 si rilevano i valori dei seguenti parametri elettrici: - massima elongazione della tensione di uscita in funzionamento lineare (Output Voltage Swing): VOPP=± 13,5 V (valutata con resistenza di carico RL=10 kΩ); - slew rate: SR=16 V/µs. Per convenzione, il tempo di ritardo è definito come l’intervallo di tempo corrispondente al passaggio dal 10% al 90% del suo valore finale; nel nostro caso, quindi, è dato dal tempo necessario all’uscita per passare da −0,9 · 13,5 = −12,15 V a + 0,9 · 13,5= +12,15 V, subendo una variazione ∆Vu= 24,3 V. Dalla definizione (4.7) di slew rate (massima velocità di variazione dell’uscita): ∆V SR = u ∆t max esprimendo ∆Vu in V e SR in V/µs si ricava il tempo di ritardo in µs: ∆t = ∆Vu 24,3 = = 1,52 µs SR 16 _______________________________________________________________ P1.13 – Dimostrare che, applicando un segnale d’ingresso sinusoidale ad un AO reale in connessione a catena chiusa, vale la relazione: SR = ω VuM che lega, nel funzionamento in zona lineare, lo slew rate dell’AO alla frequenza angolare ed all’ampiezza del segnale di uscita. Determinare poi qual è la massima frequenza del segnale sinusoidale applicabile all’integrato LF151, se si vuole ottenere un segnale di uscita sinusoidale (privo di distorsione per slew rate) di ampiezza VuM = 5 V . Soluzione Derivando rispetto al sinusoidale: si ottiene la funzione: tempo la funzione che esprime il segnale di uscita vu (t ) = VuM sen ωt dvu (t ) = ωVuM cos ωt dt che esprime la pendenza puntuale (velocità di variazione in funzione del tempo) del segnale sinusoidale considerato. La massima pendenza si ha per cos ωt=1 e corrisponde per definizione allo slew rate dell’AO (massima velocità di variazione dell’uscita): dvu ≡ SR = ωVuM dt max Da questa relazione si deduce che, se si vuole ottenere un segnale di uscita di ampiezza VuM privo di distorsione per slew rate, la frequenza del segnale deve essere: f ≤ SR SR = ωVuM 2πfVuM Esprimendo SR in V/µs e VuM in V, la frequenza f risulta espressa in MHz. Nel nostro caso, per SR=16 V/µs (v. data sheet dell’integrato LF151, a pag. 554 del testo) e VuM=5 V, si ottiene: f ≤ 16 ≅ 0,5 MHz 2π ⋅ 5 _______________________________________________________________ P1.14 – Determinare il valore del guadagno di modo comune (Common Mode Gain) Acm[dB] dell’integrato LF151, di cui è riportato il data sheet a pag. 554 del testo. Soluzione Dal data sheet dell’integrato si rilevano i valori del rapporto di reiezione al modo comune. CMRR [ dB ] = 86 dB e del guadagno di tensione a catena aperta (Large Signal Voltage Gain, definito come rapporto tra la massima elongazione della tensione di uscita e la corrispondente elongazione della tensione differenziale d’ingresso): Ad [V / mV ] = 200 V / mV In base alla (3.9), il CMRR è espresso in decibel dalla formula: CMRR [dB ] = 20 log dalla quale si ricava: Ad = 10 Acm CMRR [dB ] 20 Ad Acm ≅ 2 ⋅ 10 4 Il valore di Ad espresso in V/V (coincidente con l’amplificazione dell’AO ad anello aperto Aa) risulta: Ad [V / V ] = A[V / mV ] ⋅ 10 3 = 200 ⋅ 10 3 = 2 ⋅ 10 5 Si ha pertanto: Acm = ovvero: Ad 2 ⋅ 10 5 = 10 = 2 ⋅ 10 4 2 ⋅ 10 4 Acm [dB ] = 20 log Acm = 20 dB _______________________________________________________________