La camelia,

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La camelia,
un fiore che affascina
Iris Fontanari
Anche in pieno inverno è possibile godere, sia nei giardini che
in casa, di un bellissimo fiore,
che ad alcuni è forse ancora
sconosciuto ma che, tuttavia,
suscita sempre un fascino straordinario tra i tanti appassionati:
si tratta della camelia (Camellia
japonica), una pianta delle famiglia delle Teacee, introdotta
in Europa dal gesuita moravo
Giorgio Camel sul finire del XVII
secolo.
Il nome del genere si deve alla
volontà del grande botanico svedese Linneo che volle in questo
modo onorare la memoria del
religioso.
Ai tempi della “signora delle
camelie”, l’infelice Margherita Gautier uscita dalla penna di
Alessandro Dumas (prima metà
del secolo XIX), questo fiore de-
licato e meraviglioso era molto
di moda ed esercitava una particolare attrattiva anche sulla gente comune. Infatti, anche se in
Oriente è conosciuta da migliaia
di anni, la camelia ha sempre riscontrato grande favore tra i popoli europei, italiani in testa, che
ne hanno saputo creare tante e
bellissime varietà.
UN PO’ DI STORIA
Un tempo in Giappone i giardini erano ornati soprattutto delle
specie Camellia japonica e C.
sasanqua (a fioritura invernale,
da novembre a marzo), mentre
in Cina si coltivavano la C. reticulata e la C. oleifera, dalla quale si ricavava un olio di semi.
L’antica letteratura cinese e giapponese contiene molte citazioni
sulla bellezza e gli usi delle camelie e fin dal VI secolo d. C. si
pubblicavano elenchi descrittivi
delle diverse varietà.
ORTO E DINTORNI
TERRA TRENTINA 11/2008
Un fiore per ogni mese
La prima camelia giunta da noi
fu però un’altra specie cinese,
che arrivò nel XVII secolo non
per scopi ornamentali, bensì sotto forma di foglioline sbriciolate,
chiamate “tè”.
La pianta che forniva la materia
prima per il tè era la C. sinensis, in origine chiamata (addirittura fino al 1935) Thea sinensis.
Ciò costituì per molto tempo un
grosso problema per i botanici,
indecisi se considerare valido il
vecchio genere Thea accanto al
genere Camellia introdotto da
Linneo.
In ogni caso, gli arbusti di camelia ornano i nostri giardini da un
periodo di tempo relativamente
breve rispetto alla sua antica diffusione in Oriente, dove la pianta è strettamente legata alla storia
del tè, bevanda che i Cinesi e i
Giapponesi consumano da migliaia di anni.
Oggi la coltivazione di camelie
da tè è diffusissima anche in Occidente e sorbire la bevanda è
diventato un rito normale anche
da noi.
Dopo la C. sinensis, le altre specie ornamentali di camelia furono introdotte in Europa per
mezzo di viaggiatori, ispettori,
medici olandesi, portoghesi e
inglesi che lavoravano alle dipendenze della Compagnia delle Indie Orientali.
Un primo documento autentico
sulla presenza di questo fiore
nel nostro Continente fa riferimento al 1739 e riguarda la C.
japonica, fiorita in Inghilterra
nella serra di un certo Lord Petre. Sul finire dello stesso secolo
le camelie avevano già raggiunto l’Europa e in seguito anche
l’America; nella prima metà del
XIX secolo parecchie centinaia
di nuove piantine venivano coltivate in Francia, Italia, Belgio,
Inghilterra, America conquistando ovunque una notevole popolarità.
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ORTO E DINTORNI
TERRA TRENTINA 11/2008
In Italia le camelie hanno sempre
trovato un habitat privilegiato sia
per motivi climatici sia perché
numerosi vivaisti e giardinieri
hanno saputo far nascere parecchi centri, specializzati nella creazione di nuove forme, le quali
si sono via via aggiunte a quelle
esistenti da secoli in Oriente.
Negli ultimi decenni sono stati
fatti in Europa, e soprattutto nel
nostro Paese, molti progressi nella produzione di ibridi e varietà
coltivate (cultivar): dalle 700 cultivar elencate nella monografia,
scritta nel 1845 dall’abate Lorenzo Berlèse, si è passati alle attuali
30.000, molte delle quali portano
nomi italiani, come la celebre
“Lavinia Maggi”, un ibrido di C.
japonica, selezionato a Brescia
a metà dell’Ottocento per opera
del conte Onofrio Lechi.
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NOTE BOTANICHE
E COLTURALI
Fra le 267 specie di camelie fino
ad oggi rinvenute, la più importante è sicuramente la C. japonica, regina indiscussa fra tutte,
la quale, in virtù della sua versatilità e rusticità, è stata oggetto
di numerosi incroci, che hanno
dato origine a più di 2000 varietà
coltivate.
Originaria del Giappone e della
Corea, si presenta come un albero sempreverde ben ramificato,
alto fino a 12 metri nel suo habitat originario. Le foglie sono semplici, di forma ovale con margine
intero o leggermente dentellato e
colore verde scuro lucido. I fiori, di solito singoli, hanno corolla rossa e semplice nelle specie
spontanee e numerosi petali (corolle doppie e semidoppie), con
colori che variano fra il bianco, il
rosa e il rosso scuro, nelle numerosissime cultivar.
Per una coltura ottimale delle camelie è necessario ricreare il più
possibile l’ambiente naturale nel
quale esse vivono: zone collinari
o montuose di aree subtropicali
umide, con clima fresco e piogge
frequenti, sole caldo e buon ombreggiamento.
Il terreno dovrà perciò essere
acido (ma non troppo), non calcareo, sciolto, umido, ma ben
drenato e composto da fogliame
in disfacimento (meglio se di castagno). Le annaffiature saranno
frequenti soprattutto quando la
pianta è in fioritura e anche subito dopo, quando si prepara al ciclo vegetativo dell’anno seguente;
ma è necessario fare attenzione ai
ristagni d’acqua, che danneggiano rapidamente le radici.
È bene ricordare che anche nella stagione fredda le camelie
necessitano d’acqua, soprattutto durante gli inverni secchi. In
genere, queste piante temono i
venti freddi e impetuosi, il caldo
eccessivo, la siccità, la pesantezza della neve e le brinate tardive
della primavera.
Pur presentandosi splendide anche in vaso, le camelie fanno
un’ottima figura soprattutto nei
giardini, purché poste a nord-est,
in luogo parzialmente riparato
dagli alberi. Per i giardini delle
zone con clima piuttosto rigido
come la nostra è molto adatta la
camelia invernale (C. sasanqua).
Questa specie è originaria del
Giappone, dove è molto popolare e dove ne sono state prodotte
numerose forme a fiori grandi,
singoli o doppi, con tonalità dal
bianco al rosa.
La sasanqua fiorisce da novembre a marzo e comprende più di
300 varietà. È un arbusto cespuglioso, alto fino a cinque metri,
ricoperto di piccole foglie sottili, ovali e appuntite, con fiori a
corolla semplice o semidoppia,
color rosa carico o bianco, spesso profumati e di diverso aspetto
a seconda delle varietà. A questa
specie appartengono le sottospecie hiemalis e vernalis che sopportano anche temperature sotto
lo zero.
Va piantata in autunno o in primavera in vaso o in giardino
(dove si presta molto bene anche
per formare siepi), ma in posizione riparata. Resiste alle basse
temperature, però esige un terreno umido ed acido a cui va aggiunto di tanto in tanto terriccio
di foglie.
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