Counseling sociologico e del lavoro

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- Centro Coinema Counseling della Salute
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La Relazione d’aiuto nelle
problematiche lavorative
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Sviluppi applicativi
del Counseling Sociologico
Docente: Silvia Mendico
Counseling Sociologico e del lavoro
A cura di Silvia Mendico
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Il lavoro ha un ruolo centrale nella vita degli individui.
Siamo tutti d’accordo su questa dichiarazione perché con il lavoro possiamo esprimere la nostra
creatività, realizzare la nostra autonomia, la nostra identità, la vita comune. E’ grazie al lavoro
che possiamo realizzarci professionalmente e gratificare la nostra autostima oltre a mantenere un
tenore di vita che possa portarci al benessere psico-fisico. Dal lavoro, dalla remunerazione, dal
tempo libero che abbiamo dipendono le nostre vacanze, la possibilità di far studiare i figli, la
possibilità di avere una casa, un auto, dal lavoro dipendono anche la cura e la salute.
-IL LAVORO NELLA STORIA: Al termine latino "labor" corrispondono termini come fatica, pena.
Nel Medioevo il lavoro era tramandato dalle corporazioni, istituti religiosi che univano coloro che
esercitavano lo stesso mestiere. Con il tempo il lavoro assume vari significati, si identifica con la
socializzazione, perchè le fabbriche che nascevano avevano come conseguenza una aggregazione di
persone in agglomerati densamente abitati nelle vicinanze delle fabbriche.
-Per MARX il lavoro è merce. L’operaio ripete gesti ripetitivi senza sapere a cosa servono.
L’alienazione è l’estraniazione dell’uomo da sé, il suo sentirsi inutile.
-Per DURKHEIM Tutti abbiamo bisogno di chi svolge un lavoro differente dal nostro.
-WEBER: il capitalismo nasce dal calvinismo, Dio salva chi ha successo. In tedesco Beruf, significa
sia "vocazione" che "lavoro", come se sussistesse continuità tra professare fede e lavorare.
-LAVORO E IDENTITÀ SOCIALE: quale attività umana è lavorativa? Il lavoro non può essere
solo attività fisica. Si può lavorare anche restando immobile. Il lavoro è centrale per l’individuo,
descrive le caratteristiche della persona, la presenta, la connota.
-DISUGUAGLIANZE: Nella cultura greca e romana, è presente una dicotomia tra lavoro e non
lavoro, l'otium (il non lavoro) è esclusivo della classe dominante, filosofi, scienziati, mentre il
negotium è la negazione dell’ozio, attività servile delle classi subalterne. Anche l’innovazione
tecnologica favorisce la disuguaglianza. Riflettendo sui termini: professione dal lat. professio,
derivato da profiteri, "professare", legato al mondo religioso ("dichiarare fede"). Il professionista
dichiara di saper svolgere un’ attività, di avere i titoli, mestiere deriva da un intreccio, ministerium,
"ufficio", colui che aiuta in ufficio, che occupa una mansione subordinata. Ministerium deriva da
minime stare "stare nel posto dei piccoli". Questo termine si incrocia nel Medio Evo con mysterium, si
richiama alle corporazioni: colui che è entrato a conoscenza dei "misteri" dell'arte che svolge, un
mistero protetto e che viene tramandato di generazione in generazione dal maestro al garzone.
-Differenza tra professione e mestiere: le professioni sono sempre state considerate superiore,
richiedevano l'uso di facoltà" dello spirito", e non come nei mestieri, di facoltà fisiche.
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-LA SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA: In famiglia le relazioni sono tenute dall’affetto, le
istituzioni secondarie invece corrispondono ad un progetto, ad un calcolo. Il giovane che entra nel
mondo del lavoro sperimenta un trauma, lascia gli affetti ed entra in una società extrafamiliare dove le
regole sono dettate dalla concorrenza, dove ci si può affermare o venire sconfitti. La società non
sempre è pronta ad accogliere il giovane laureato, specializzato, e lui non è disposto ad accettare un
qualsiasi lavoro, egli vuole un lavoro che ne possa esprimere la personalità e che lo ripaghi dei suoi
studi, se non riesce a trovare lavoro, dà la colpa a sè stesso per aver sbagliato percorso di studio.
-DISOCCUPAZIONE: condizione in cui si cerca un lavoro, è uno stato di necessità. La difficoltà
della ricerca di un occupazione è triste, può esserci lo spiazzamento dei laureati che accedono a
postazioni e mansioni in cui c’è sottovalutazione, a lavori in cui sono richieste competenze inferiori.
-CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DELLA DISOCCUPAZIONE: La disoccupazione crea
disagi a chi vede irrealizzato il proprio stato sociale ed identitario. Il ritardo nell’acquisire
indipendenza economica dalla famiglia blocca lo sviluppo, prolungando la fase dell’adolescenza. Gli
effetti traumatici possono essere irreversibili, poichè risulta intaccata la formazione di una adeguata
mentalità lavorativa, le conseguenze sono più grave nei maschi per la pressione sociale.
-LA FIGURA FEMMINILE NEL LAVORO: la donna da sempre solo occupata in casa, genitrice e
custode degli affetti familiari e con il ruolo riproduttivo, inizia dal ‘700 un processo di mutamento
arrivato ai nostri giorni. All’inizio le donne vengono ritenute idonee solo per mansioni poco
qualificate. Oggi la donna è competitiva, nelle libere professioni hanno fatto dei grandi balzi in avanti,
alcune professioni maschili non sono più un tabù per le donne che si evidenziano in brillanti carriere.
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-LA PSICOLOGIA DEL LAVORO: studia il comportamento dell'uomo nel suo ambiente
lavorativo, in relazione allo svolgimento della loro attività professionale. Negli anni ’30 espanse il suo
campo d'interesse per lo studio delle condizioni adattive dell' uomo con la creazione dei test
psicologici destinati alla selezione. L'applicazione della psicologia agli ambiti lavorativi mira a
migliorare il rapporto tra l'individuo, gruppo, azienda e ambiente di lavoro. Nel 1920 Elton George
Mayo svolse le prime ricerche sull’ambiente relazionale, la famosa ricerca condotta negli stabilimenti
della Electric Hawthorn rappresentò l’atto di nascita della sociologia del lavoro. Essa era partita da
un’esigenza relativa al rapporto tra qualità dell’illuminazione nell’ambiente dove gli operai lavoravano
e produttività. L’oggetto riguardava il rapporto tra condizione dell’ambiente fisico e soddisfazione dei
lavoratori. Partendo da preoccupazioni come il salario, le condizioni fisico-ambientali del lavoro, i
sociologi industriali si trovarono invece avanti il fattore umano. Essi dovettero riconoscere che la
produttività non era legata al tipo di rapporto contrattuale, ma alla motivazione e all’atteggiamento
verso il lavoro e che la motivazione era legata al morale, alla solidarietà e ai legami prevalenti nel
gruppo di lavoro. Le relazioni tra colleghi hanno un influenza sul morale e sulla soddisfazione.
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-AMBIENTE RELAZIONALE - SALUTE – LAVORO: il termine ambiente si riferisce alle
caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche di un territorio, nel linguaggio comune ambiente è il luogo
in cui si svolge la vita degli individui, le condizioni sociali, culturali. Negli anni ’70 le prime ricerche
hanno evidenziato la connessione tra cattiva integrazione sociale e molti eventi morbosi come la
tubercolosi, gli ictus. La salute umana è la risultante di un insieme di fattori: l’ambiente, lo stato
nutrizionale, la condizione socio-economica, e la possibilità di accesso ai servizi sanitari. Le
caratteristiche dell’ambiente di lavoro assumono un’importanza nella prevenzione dei danni che
possono derivare alla salute del lavoratore. L’ambiente di lavoro è esposto fattori fisici, quali
temperatura, pressione, umidità che determinano insalubrità, raggiungendo e superando i limiti oltre i
quali compaiono danni per la salute. Oggi si parla di Fisiologia del lavoro, di ergonomia, troviamo
normative che tendono al benessere dell’individuo nel suo ambiente lavorativo.
-COUNSELING AZIENDALE: nato negli anni trenta in America approda in Europa ma in Italia è
ancora in via di sviluppo, seppur praticato in molti settori. Come relazione di aiuto il Counseling, aiuta
la persona a ritrovare le capacità ed energie addormentate. Il modello è la Cliented Centred Therapy
(1951) di Rogers,: il modo migliore di aiutare una persona non è dirle come fare, ma indirizzarla verso
una comprensione del problema, perché possa assumersi la responsabilità del proprio cambiamento.
Il Counselor non va confuso con un consulente esperto in coaching o mentoring aziendale: il
Consulente esprime un proprio parere tecnico di competenza, il Counselor favorisce la soluzione ad un
quesito che crea disagio esistenziale e/o relazionale ad un individuo o un gruppo di individui, il
Consulente lavora per il buon funzionamento aziendale, il Counselor per il benessere delle persone in
azienda. Il Counselor trasmette al Cliente la fiducia nelle proprie possibilità di cambiamento, in un
clima di rispetto e di riservatezza sperimenta nuove modalità di pensare e di agire, vive un rapporto
protetto e non giudicante, riceve energia e supporti cognitivi, concettuali ed emotivi.
Il counseling aziendale ha un obiettivo: potenziare e sviluppare e attivare le risorse latenti
dell’individuo trasformandole in capacità reali dando spazio alla soddisfazione personale. Il Counselor
può migliorare le competenze individuali e improntare una relazione di aiuto che riveli motivazioni,
ambizioni, frustrazioni, conflitti. Spesso al lavoratore vengono imposti cambiamenti veloci e continui
che lo costringono ad instaurare nuove relazioni. Risulta utile quindi per il mantenimento del
benessere, gestire, anticipandole, queste dinamiche. La figura del counselor può essere utile per
agevolare i neoassunti disorientati perché inquadrati in una nuova realtà. Il Counselor può agevolare
l’adattamento al nuovo ambiente, alle nuove mansioni e relazioni. La presenza del counselor e’
importante anche quando ad un lavoratore viene richiesto un cambiamento di mansione che potrebbe
generare ansia con il rischio di una mancata crescita. Il lavoratore può sentirsi inadeguato ed incapace,
deve prendere consapevolezza delle proprie risorse, individuarle e gestirle. Il counselor con la sua
professionalità può “slatentizzare” le capacità dell’individuo facendo emergere l’energia necessaria
per il cambiamento con sicurezza e competenza. Grazie a tecniche di counseling e di ascolto, il cliente
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valuta il proprio talento, le proprie abilita, i propri valori, conquistando fiducia nelle proprie risorse. Il
counselor nella relazione empatica, alla pari, ascolta con autenticità evitando di prendere posizioni o
esprimere giudizi. In azienda si può essere portati a mostrare solo alcuni aspetti di se stessi, quelli che
creano maggiore consenso. Il counselor, aiuta il cliente ad individuare le ragioni di tali atteggiamenti
di non realtà e lo incoraggia a mostrarsi come egli è attraverso la riformulazione, cioè, conciliando il
bisogno di ottenere stima e consenso con il rispetto di sè. Il counselor aziendale è mediatore tra
azienda e dipendente. L’azienda può voler migliorare ed ottimizzare le varie professionalità come
investimento proprio. Il ruolo del counselor va dall’acquisizione di una maggiore autonomia del
lavoratore come affermazione individuale alla importanza del lavoro di gruppo. Il ruolo del counselor
talvolta può essere lontano da logiche di tipo padronale o sindacale, il suo compito è migliorare la
qualità della vita di una persona e la sua soddisfazione personale, poiché il vero capitale di una azienda
è la motivazione e l’impegno dei suoi dipendenti.
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Precarieta’ nel lavoro e stress: l’ambiente relazionale nei Call center: i danni legati alla condizione
di lavoro precaria possono essere psicologici oltre che materiali. I disturbi psicologici studiati per
esempio riscontrabili nei lavoratori addetti ai call center sono legati alla condizione di non sicurezza e
relazionale. Ciò che rende stressante questo tipo lavoro è il ritmo, la scarsa autonomia, l'imposizione di
elevati obiettivi (numero e durata delle chiamate), monitoraggio delle prestazioni, scarsità di pause.
I lavoratori precari sono colpiti da vari disturbi legati allo stress: per il 45% da disturbi del sonno,
anche da mal di testa (66.5%), tensione (67.6%), ansia (60%) e altri disturbi (bruciori di stomaco,
dolori muscolari, alterazioni del battito cardiaco).
-STRESS E LAVORO: Si parla molto di "stress" come tensione, malessere associato a conseguenze
negative per l'organismo. Esistono dei tipi di lavoro stressanti, pesanti in termini di orari, rumori,
fatica fisica, una minaccia per la salute. Le ricerche hanno dimostrato che le caratteristiche
psicofisiche dell’ambiente di lavoro, sono predisponenti per certe malattie organiche o psicologiche.
Un lavoro notturno altera i ritmi circadiani del sonno, crea nervosismi, problemi familiari e sociali; chi
svolge lavori con mansioni di grande responsabilità soffre maggiormente di infarto; chi fa un lavoro
lento e noioso ha più possibilità di soffrire di depressione. La disoccupazione predispone a perdita di
autostima. Alcuni studi, si incentrano sulla incidenza di coronopatie ponendole in relazione a persone
che lottano per vincere e nella cui vita c’è competitività e una lotta contro il tempo.
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MOBBING:
-LAVORO- RELAZIONI E PROBLEMATICHE CONNESSE: L’ambiente di lavoro favorisce
incontri, possono nascere amicizie nelle pause caffè, ma anche ostilità tra persone, al punto di
etichettarne alcune e rendergli la vita difficile. Il lavoro è uno spazio di vita importante: è il luogo in
cui si crea la nostra autostima, dal lavoro capiamo se siamo bravi e stimati. Trascorriamo gran parte
del nostro tempo sul lavoro 8 / 10 ore sulle 16 in cui rimaniamo svegli, occupando il tempo di vita
maggiore nella nostra giornata. Il lavoro ci definisce il ruolo, la maschera da portare nel sociale.
Il lavoro è identità e sostentamento economico, rappresenta il mezzo con cui ottenere una
retribuzione. Vista l'importanza e la dimensione di questo spazio di vita, è necessario aumentarne la
qualità. È importante evitare i conflitti con chi più si relaziona a noi: i colleghi.
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-EFFETTI DI UN CONFLITTO: I conflitti nel lavoro non sono una rarità, possono nascere da
divergenze di opinione e discussioni. Sul lavoro veniamo a confronto con persone differenti ed è da
tali differenze che nascono le vere maturazioni. Il conflitto è un' ostacolo da superare, e può creare in
noi nuove capacità personali. Quando le differenze sono cause di disagio, possono provocare infelicità
dovute all'alterazione del nostro benessere psicofisico, alla perdita della nostra sicurezza ed autostima.
Molti fattori rendono stressante il lavoro: il troppo o troppo poco lavoro, o mal distribuito, il ruolo
all'interno dell'organizzazione, il livello di responsabilità, mancanza di canali di comunicazioni fra
colleghi o mansioni o ruoli ambigui, la carriera, la frustrazione delle proprie ambizioni, l'arrivismo.
- IL MOBBING: “to mob”, è l’accerchiamento, la pressione, come un branco di animali che in
gruppo ne circondano uno per allontanarlo, isolarlo. Il mobbing è la condizione di stress provocata
ovunque vi sia una gerarchia: a scuola, in famiglia, nello sport, sul lavoro. Il datore ha l’obbligo di
astenersi dal comportamento mobbizzante e di vigilare che tutti gli altri lo facciano. Ha una
responsabilità commissiva e una omissiva
Leymann nel 1990 portò il Mobbing all'attenzione dell'opinione pubblica, applicando questo
termine ad un disturbo osservato in alcuni impiegati e operai svedesi sottoposti a traumi psicologici
sul luogo di lavoro. Nel 1996 cercò di sottolineare le caratteristiche di personalità della vittima più
frequenti, come tratti ansiosi e depressivi, che sembrano essere conseguenti al mobbing.
Al mobber, Field, attribuisce un disturbo ossessivo-compulsivo e della personalità congenito, i
mobbers come “narcisisti perversi”. Field attribuì ai tiranni un disturbo mentale che li rende
socialmente pericolosi, sociopatici; parlò di loro come di social bullies, i quali, come serial killer,
sarebbero mossi a cercare sempre vittime da violentare psicologicamente.
Leymann nel 1990 definì una classificazione delle azioni mobbizzanti svolte dal/i mobber/s verso
le loro vittime: si agisce sulla possibilità di comunicare impedendo al mobbizzato di parlare,
comunicare ed incontrarsi con i colleghi. Isolamento fisico e psicologico. Cambiamento delle
mansioni: dequalificazione, esautoramento, sottoutilizzo o sovrautilizzo. Attacchi alla reputazione
professionale e privata: il lavoratore è screditato.
Ege nel 1998 modificò il modello svedese alle esigenze italiane,con 6 fasi la pre-fase o
Condizione zero: pre-fase, nota in Italia. Si manifesta attraverso diverbi, discussioni, accuse e
ripicche, manifestazioni del classico tentativo di emergere rispetto agli altri.
1° Fase: conflitto mirato
2° Fase: l’inizio del Mobbing
3° Fase: i primi sintomi psico-somatici
4° Fase: errori ed abusi da parte dell’amministrazione del personale
5° Fase: aggravamento della salute psico-fisica della vittima
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6° Fase: esclusione dal mondo del lavoro: può prendere la forma di un licenziamento,
autolicenziamento, pre-pensionamento, condotte auto e eterolesive.
La persecuzione del mobbizzato che procede secondo criteri definiti:
-Inizio: normale situazione conflittuale. Le azioni negative non sono frequenti.
-Autocolpevolizzazione: la persona è soggetta ad attacchi frequenti. La sua reazione è di stupore ed
incredulità. L’unica spiegazione che riesce a trovare è se stesso, ignorando altre possibili cause di
tipo situazionale. La vittima si chiede quando e dove ha sbagliato.
-Solitudine: la persona è sola, la vittima è inerme, non ha un testimone, né alcuna prova.
Si perde una parte di sé.
Il Mobber è egocentrico, ritiene che tutto gli sia dovuto; ha un’ammirazione incondizionata per sé,
privo di capacità empatica, il mobbizzato è responsabile, ordinato, scrupoloso, sensibile, con uno
spiccato senso di giustizia, mite, elevato senso del dovere. In tutte le vittime di Mobbing si
riscontrano ripercussioni sulla salute psicofisica :
1) Variabilità Equilibrio Socio-Emotivo: alternanza di reazioni depressive a rabbia, pianto,
ossessività nel ripercorrere quanto accade quotidianamente, ansia, disinteresse per ogni
aspetto familiare e sociale, anestesia reattiva, aggressività non agita, talvolta auto-diretta.
2) Variabilità Equilibrio Psico-fisico: somatizzazione che si estrinseca con tachicardia, cefalea,
nausea, vomito, ulcera e gastrite, ipertensione, aritmie.
3) Variabilità Comportamento Manifesto: in eccesso o in difetto nel comportamento
alimentare, potus, attività sessuale, abuso di sostanze, tendenza alla passività o alla attività.
Il quadro psicopatologico si caratterizza per:
- ripetuta esperienza di rivivere l'evento
- ansia ed evitamento fobico degli stimoli che possono rievocare l'evento
- ipervigilanza
- stato di allarme nei confronti delle stimolazioni esterne
- distacco emotivo dall'ambiente
Il peggioramento della condizione porta il soggetto ad isolarsi, non frequenta più nessuno, si
estranea, acquisisce l’identità dell’invalido con tutte le conseguenze economiche, familiari e sociali.
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DIAGNOSI DEL MOBBING: Il Counselor non può fare diagnosi, ma i seguenti elementi sono
importanti per indagare sullo stato della persona:
1. Grandezza dell' azienda e del reparto del cliente soggetto ad azioni persecutorie di Mobbing
2. Storia lavorativa del lavoratore
3. Contesto nel quale si inseriscono le azioni mobbizzanti
4. Durata della violenza e mortificazioni alla persona superiore a sei mesi
5. Caratteristiche e frequenza degli attacchi
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6. Numero dei soggetti praticanti violenza e loro ruolo
7. Se vi è stata molestia sessuale
8. Autovalutazione del lavoratore sulle motivazioni del mobbing
9. Eventuale coinvolgimento dei colleghi o dei superiori gerarchici da parte del mobbizzato
10. Situazione economica all'azienda (periodi di crisi, riduzione del personale…)
11. Momento di inizio delle manifestazioni patologiche
12. Definizione delle patologie con attenzione anche allo stato di salute anteriore
13. Valutazione soggettiva dell'autostima del lavoratore riferito all'epoca precedente e
successiva le azioni di mobbing.
14. Informazioni e /o documentazioni: provvedimenti lettere di richiamo, modifica di mansioni,
trasferimento di sede, ordini di servizio, spostamento di ufficio, sottovalutazione…
15. Analisi fatta da competenti, rispetto alla struttura psicologica del soggetto mobbizzato
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IL LAVORO DEI TURNISTI: Tempo=denaro.
Nel ‘700 si afferma l’industria e al puntualità si fa indispensabile, il suono delle campane che
scandiva la giornata viene sostituito dalle sirene nelle fabbriche.
Il lavoro a turni è antico: guardie, pescatori, minatori, panettieri. Lavoratori di ambo i sessi oggi
prestano il proprio operato alternandosi in turni notturni e non, sia per le professioni manuali che
per quelle intellettuali, sono i turnisti, li troviamo sugli autobus, in fabbrica, negli ospedali. Vi sono
vari tipi di turnazione, a ciclo continuo, semi-continuo, che si arrestano di notte, ma di sicuro il tipo
che più condiziona l’esistenza è quello che vede il susseguirsi di tre orari diversi: mattino,sera,
notte. La gerarchia sociale è modellata anche sulle immagini che la gente si fa degli orari, la
divisione del lavoro ha così introdotto una convenzionale credenza che definisce il prestigio di un
lavoro salire con l’ora della sveglia. Vi sono delle eccezioni, in ospedale il prestigio del clinico è
legato al fatto che effettua le visite dei reparti di mattina presto, e i chirurghi iniziano il lavoro in
sala operatoria prestissimo. Vi è una patologia degli orari. Mentre il turno di notte è il più penoso,
quello del mattino è più soddisfacente. L’affaticamento non viene recuperato dal sonno, da cui
originano insonnie o altri disturbi legati al sonno transitori o persistenti. I turnisti soffrono
maggiormente di disturbi gastrointestinali, digestivi, neuropsichici, cardio-vascolari, crisi ansiosodepressive, alterazioni della qualità del sonno e della condotta alimentare, affaticamento, ridotta
performance lavorativa. Al livello di vita sociale tutto ciò si rileva in difficoltà nella vita pubblica e
familiare, guida dei veicoli nervosa e, aumento del rischio infortunistico. Le donne sono i soggetti
più vulnerabili, i disturbi si allargano alla sfera ormonale.
-CEFALEA DA STRESS e da week-end: Si manifesta con dolore a tutto il cranio.
interessa soprattutto le donne che lavorano, colpisce nel fine settimana e passa il lunedì mattina, si
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ripresenta ogni fine settimana, specialmente nei periodi di intenso stress lavorativo.
Molti gli studi in progress per cercare una genesi del disturbo. Un motivo può esser rintracciato nel
livello di stress, come se il rilassamento del fine settimana avesse una partecipazione con la genesi
cefalea, ma c'è anche chi pensa che gli attacchi di cefalea potrebbero esser causati dalla
disassuefazione alla caffeina.
DIPENDENZA DAL LAVORO: workalcolism: QUANDO IL LAVORO è VITA
Lavorare troppo è una forma di dipendenza come bere troppo, giocare d'azzardo, un disturbo
compulsivo originato da scarsa autostima e vuoto interiore.
L' eccessiva dedizione al lavoro può compromettere le relazioni con gli altri, il benessere fisico e
psicologico. Pochi vedono la dipendenza da lavoro come un problema, la nostra società attribuisce
grande importanza alla realizzazione professionale, mentre le altre forme di dipendenza vengono
condannate, la dipendenza da lavoro suscita ammirazione.
Il dipendente Non si rience a smettere di pensare al lavoro, pensa al lavoro prima di addormentarsi,
la mattina quando si sveglia e nel tempo libero. E' incapace di rilassarsi.
Va a lavorare anche quando è malato, non ha hobby. I cari si sentono trascurati. Molti lavorodipendenti sono cresciuti in famiglie in cui l'amore e l'approvazione dei genitori erano subordinato
ai successi ottenuti. Nel corso della crescita hanno interiorizzato un messaggio del tipo: " Tu vali
come persona solo se riesci ad avere successo,ad essere il migliore". Da adulti sentono di valere
qualcosa solo se riescono ad ottenere una posizione professionale di un certo livello.
I lavoratori compulsivi si dimostrano ambiziosi.
Suggerimenti: Tornare a casa un ora prima, non lavorare durante il fine settimana. Dedicare 30
minuti al giorno ai rapporti sociali: una telefonata ad un amico che non senti da tempo o prendere
un aperitivo. Dedicare alla coppia, "tempo di qualità" durante la settimana. Non saltare la
colazione e il pranzo, dormire un numero sufficiente di ore.
- SOCIODRAMMA NELLE AZIENDE: nelle aziende che producono lo psicodramma e il
sociodramma aiutano persone che lavorano in vari ruoli nell'organigramma per creare le condizioni
per l’ elaborazione delle difficoltà, per la gestione della comunicazione, per favorire il lavoro e la
redditività per la diminuzione dello stress.
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