Fichte Vita e pensiero del filosofo. Analisi delle opere principali con estratti antologici Copyright © 2013 ABCtribe.com Il presente eBook non può essere modificato in alcuna sua parte, conservando in particolare tutti i riferimenti all’autore e ad ABCtribe.com, che ne ha i diritti di commercializzazione; L’eBook non potrà essere in alcun modo pubblicato, non può essere diffuso ne in forma gratuita ne a pagamento tramite alcun mezzo, senza preventivo accordo scritto con ABCtribe.com. www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 1 1. La vita 2. Le opere 3. Il contesto culturale 3.1 La condizione psicologica dell’uomo romantico 3.2 Romanticismo e infinito 3.3 Romanticismo e natura 3.4 Romanticismo e esaltazione del sentimento 3.5 Romanticismo e libertà 3.6 Romanticismo e religione 3.7 Romanticismo e soggettività 4. L’Idealismo come fondamento della riflessione fichtiana 5.Il passaggio dal criticismo kantiano all’idealismo fichtiano 6.La struttura dell’idealismo fichtiano nella Dottrina della scienza 6.1 L’io pone se stesso 6.2 L’io oppone a sé un non-Io 6.3 Il momento della sintesi: la reciproca limitazione e opposizione nell’Io dell’Io limitato al non Io limitato 7. Il processo conoscitivo 8. La morale nella concezione fichtiana 9. Il giusnaturalismo: la scelta politica idealista 10.Lo stato commerciale chiuso 11.Riferimenti antologici tratti dalla Dottrina della scienza 11.1 I “tre principi” della Dottrina della Scienza 11.2 L’Io pone se stesso 11.3 Il primo principio 11.4 Il principio d’identità 11.5 Il principio d’opposizione 11.6 Io assoluto e Io divisibile 11.7 Libertà e intuizione intellettuale 1. La vita Johann Gottlieb Fichte nasce a Rammenau nel 1762. La sua famiglia di origine contadina versa in condizioni di forte disagio. Per questa ragione la fanciullezza di Fichte è caratterizzata da un’estrema miseria che lo costringe ad adoperarsi per poter aiutare l’economia familiare. Svolge l’attività di guardiano di oche. La povertà, tuttavia, costituisce per il filosofo un’alta esperienza morale: le proprie origini sono motivo di orgoglio. Grazie al barone von Militz, Fichte ha la possibilità di intraprendere un corso di studi e formarsi. Il nobiluomo rimane talmente colpito e attratto dall’intelligenza e la genialità del ragazzo che decide di prenderlo sotto la sua ala protettrice e di aiutarlo. Frequenta il liceo ginnasio a Pforta. Nel 1780 si iscrive al corso di laurea in Teologia a Jena. Successivamente si trasferisce a Lipsia e vive un periodo di grandi ristrettezze economiche in seguito alla graduale diminuzione dei sovvenzionamenti del barone. Per questo motivo Fichte vive di lezioni private e di servizi di precettore. Nel periodo di tempo che trascorre a Zurigo come precettore conosce Giovanna Rahn la donna che in www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 2 seguito diventa sua moglie. L’anno della svolta fichtiana è il 1790, anno in cui il filosofo apprende la filosofia kantiana, in maniera particolare i messaggi di libertà e il nuovo senso della vita che gli fornisce la Critica della Ragion pratica. Il pensiero di Kant arricchisce a tal punto l’interiorità di Fichte che nel 1791 ne deriva un’opera dal titolo Saggio di una critica di ogni rivelazione nella quale espone e applica i principi del Criticismo. Dapprima attribuita allo stesso Kant, l’opera fichtiana, pubblicata dall’editore senza il vero nome dell’autore per intercessione di Kant, ottiene un successo inaudito e decreta la popolarità del filosofo. È questo il momento d’oro della speculazione fichtiana: a questo periodo risalgono le opere più celebri quali i Fondamenti della dottrina della scienza, i Discorsi sulla missione del dotto, i Fondamenti del diritto naturale e il Sistema della dottrina morale. Il 1799 lo vede protagonista di una polemica sull’ateismo quando un suo discepolo, Forberg pubblica un articolo in cui dichiara che si può non credere in Dio e allo stesso tempo essere religiosi credendo nella virtù. L’agnosticismo e l’ateismo come alternativa alla religione cristiana sono delle soluzioni mal viste , tanto da far degenerare la polemica, sedata con l’allontanamento di Fichte, costretto a rassegnare le dimissioni. Segue un trasferimento a Berlino durante il quale il filosofo entra in contatto con gli esponenti del Romanticismo, per l’appunto Schlegel, Schleiermacher, Tieck e lavora dando lezioni private. Nel 1805 diviene, per un breve periodo di tempo, insegnante presso l’Università di Erlangen. Il fervore culturale con il quale sostiene la propria nazione nell’opera Discorsi alla nazione tedesca, lo rendono a tal punto celebre che nel 1810, quando viene fondata l’Università di Berlino viene nominato professore ordinario dal re e successivamente ricopre anche l’incarico di rettore in quella stessa università. Muore nel 1814 di colera, malattia che gli trasmette sua moglie Giovanna per essere stata a contatto e curato i soldati negli ospedali militari. 2. Le opere La produzione filosofico-letteraria delle opere di Fichte è ampia ed estremamente significativa. Le opere che il filosofo tedesco produce durante la prima fase della speculazione sono le seguenti: Saggio di una critica di ogni rivelazione del 1792 e Rivendicazione della libertà di pensiero del 1793, opera che il filosofo pubblica anonimamente e in segno di polemica contro i provvedimenti che riducono la libertà di stampa. Al periodo jenese risale la composizione dell’opera più importante e cioè Fondamenti dell’intera dottrina della scienza. Attraverso quest’opera Fichte intende rintracciare i www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 3 principi supremi da cui desumere sistematicamente la filosofia. Con la Wissenshaftslehre, la dottrina della scienza, la filosofia diventa scienza rigorosa e non più una ricerca. A questo periodo appartengono anche altre opere quali il saggio intitolato Discorsi sulla missione del dotto del 1794 e i Fondamenti del diritto naturale del 1796. Il saggio mette in primo piano il ruolo dell’intellettuale nell’epoca contemporanea e lo figura come un uomo di cultura, un intellettuale borghese moderno, parte integrante di un circuito sociale e culturale ben delineato e definito. Il dotto che intende Fichte è un intellettuale che partecipa attivamente alle trasformazioni della società in cui vive. Con i Fondamenti del diritto naturale, invece, il filosofo riflette anche in merito al pensiero politico soffermandosi su posizioni giusnaturalistiche che si stabilizzeranno successivamente in un organicismo e nazionalismo politico più vicino all’atmosfera culturale romantica. Del 1798 è invece il Sistema della dottrina morale con il quale Fichte intende elaborare un’etica pratica e reale che sia in grado di spiegare le dinamiche dell’agire umano che si comporta in base alla propria essenza sensibile e sociale. Infine i Discorsi alla nazione tedesca del 1808 proclamano il filosofo tedesco a sostenitore del proprio popolo che, in seguito all’invasione napoleonica deve impegnarsi strenuamente a rilanciarsi moralmente e politicamente per ristabilire la superiorità in ambito europeo. . 3. Il contesto culturale L’atmosfera culturale in cui si inscrive l’esperienza filosofica fichtiana costituisce un momento estremamente importante dell’intera storia del pensiero occidentale. Fichte vive negli anni in cui sono in corso le profonde trasformazioni che hanno generato il Romanticismo. Definire il romanticismo non è affatto semplice vista la molteplicità di esiti che esso ha prodotto. Innanzitutto il termine “romantico” fa la sua primissima apparizione nell’Inghilterra del XVII secolo, a designare, secondo la definizione lasciataci da A. C. Baugh “tutto ciò che avesse un che di stravagante, favoloso, irreale, fantastico come si trova in certi romanzi cavallereschi”. Successivamente viene ripreso non in accezione negativa ma nel senso di situazione piacevole fino a significare la vera e propria rinascita dell’istinto e dell’interiorità dell’uomo, il risveglio dell’anima, il trionfo delle emozioni che il Razionalismo aveva completamente soffocato”. Considerando, invece, il romanticismo come categoria storiografica possiamo dire che esso rappresenta un movimento spirituale che produce trasformazioni significative non solo nella poesia e nella filosofia ma anche in campi come l’arte e la musica. www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 4 L’atmosfera romantica si diffonde ben presto in tutta Europa tanto da creare nel periodo che va tra la fine del 1700 e prima metà del 1800 una rete di tanti romanticismi europei. Ogni nazione produsse, di fatto, un romanticismo con peculiarità e caratteristiche proprie. Tuttavia, nell’eterogeneità di queste atmosfere romantiche europee, si possono rintracciare dei tratti comuni e soprattutto una tendenza psicologica univoca. 3.1 La condizione psicologica dell’uomo romantico L’ethos dell’uomo romantico consiste appunto in uno stato interiore di profondo dissidio, un continuo desiderio inappagato, una volontà di elevarsi dalla realtà per ricercare un’inafferrabile dimensione altra. Secondo le parole di L. Mittner «inteso come fatto psicologico, il romantico non è il sentimento che si afferma al di sopra della ragione, o un sentimento di particolare immediatezza, intensità, o violenza, e non è neppure il cosiddetto sentimentale, cioè un sentimento malinconico-contemplativo». Il romanticismo pone al centro di tutto la sensibilità. L’uomo romantico infatti è un uomo fortemente impressionabile, irritabile e reattivo: proprio da questo gli deriva l’amore per l’ambivalenza, per quel sentimento della precarietà, di irresolutezza, un senso di irrequietezza e di inquietudine interiore. Sehnsucht è il termine tedesco che indica in maniera precisa quello struggimento tipico degli uomini romantici; non una nostalgia o un desiderio inappagato ma vero e proprio ardore e tormento per un desiderio che non potrà mai esaudirsi perché irraggiungibile: “desiderare il desiderare”. 3.2 Romanticismo e infinito Il Romanticismo si caratterizza come atmosfera culturale che aspira all’infinito. Questo è un tema molto caro ai romantici proprio nel momento in cui il “desiderio di desiderare” diventa quella sete di infinito tipicamente romantica. L’infinito di cui ci parlano i Romantici è uno Streben, un tendere in continua azione, questo atto di www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 5 avvicinamento all’infinito non ha mai fine. Lo scontro fra finitezza umana e infinitezza dell’universo. L’uomo romantico sente uno struggimento interiore che lo fa anelare continuamente verso l’immenso senza limiti, verso il superamento dei confini della dimensione materiale e spirituale: è un uomo ansioso d’assoluto. 3.3 Romanticismo e natura La Natura è un tema fondamentale della riflessione romantica. Essa assume un ruolo totalmente diverso dalla concezione che di essa si aveva in ambito illuministico. Per i romantici la natura è intesa come vita che crea infinitamente altra vita attraverso la morte. La morte non è che il pretesto per la generazione di altra vita. Dalla natura ha origine tutto ciò che costituisce la realtà, l’uomo compreso. L’universo agisce in base a un principio unico, a un Dio immanente e vitale. La natura è il luogo in cui l’uomo romantico si rifugia perché mette in comunicazione uomo e assoluto, uomo e dimensione altra che non può essere colta se non attraverso un abbandono ai sensi. La natura non è più il complesso di leggi e regole asettiche che solo la ragione può comprendere. 3.4 Romanticismo e esaltazione del sentimento Il romanticismo propone come risposta al razionalismo illuministico, la riscoperta del sentimento, l'abbandono all’emozione forte, l’esaltazione di tutto ciò che può alimentare l’emotività, sia positivamente che negativamente. Da qui deriva il senso di tragicità della vita, per cui l'uomo è gravato dal peso della morte e dell'impossibilità di una piena felicità. Per questa ragione i romantici rifiutano il progresso e lo sviluppo scientifico in pratica qualsiasi esito ottimistico di derivazione illuminista. 3.5 Romanticismo e libertà Questo atteggiamento romantico tipicamente proiettato verso l’assoluto, non può fare altro che far desiderare all’uomo di questa età un maggiore senso di libertà. L’uomo romantico è cosciente della propria individualità perché agisce liberamente. La ragione non fa di lui un uomo libero a differenza della religione. Nell’Enrico di Ofterdingen , il poeta Novalis scrive:«Ogni cultura mena a ciò che non si può chiamare se non libertà, per quanto con questo termine si debba designare non un semplice concetto, ma il fondo operante dell’essere tutto. […] E questa libertà appunto, o magistero, o dominio, è l’essenza, il lievito della coscienza. In essa si palesa la sacra individualità, l’immediato operare della personalità, e ogni atto del maestro è al tempo stesso rivelazione del mondo alto, semplice, spiegato, è parola di Dio». 3.6 Romanticismo e religione L’età romantica vede, in linea generale, un ritorno al senso religioso che l’Illuminismo e la ragione avevano accantonato. Si diffonde una rivalutazione della fede intesa come rapporto privilegiato fra l’uomo e l’infinito e l’eterno. Gli indirizzi religiosi che si diffondono in questo periodo sono molteplici e diversificati ma tutti accomunati da un sentimento interiore e da un’intuizione del divino che possa mettere in comunione l’uomo con Dio stesso. L’elemento innovativo della religione romantica sta in questa presa di coscienza dell’uomo come parte di un tutto universale che può entrare in comunione con Dio e stabilire un contatto con una dimensione superiore. L’uomo romantico diventa il detentore di una responsabilità morale. www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 6 3.7 Romanticismo e soggettività L’uomo romantico si ripiega su un individualismo che mai prima d’ora la civiltà aveva conosciuto. Il romanticismo esalta la soggettività e l’individualità dell’uomo come punto di vista privilegiato per l’osservare il mondo. Per questo motivo la cifra distintiva dell’atmosfera romantica in generale è l’introspezione. Tutta la produzione letteraria romantica pone l’accento sulla vita psicologica intima dei protagonisti. Lo spazio psichico assume via via maggiore importanza e interesse. L’uomo ha la possibilità di riflettere su ciò che lo riguarda personalmente, sia che si tratti di vita concreta, pratica che di vita interiore. 4. L’Idealismo come fondamento della riflessione fichtiana Johann Gottlieb Fichte è un filosofo idealista. L’idealismo costituisce quella corrente filosofica che si diffonde durante il periodo romantico e che si incentra fondamentalmente su una visione del mondo per cui tutta la realtà che lo costituisce è già data, è, cioè,una prerogativa mentale dell’uomo che la possiede a priori come costruzione della mente. L’idealismo celebra il trionfo della realtà come entità spirituale. Ancora, esso interpreta la vita in chiave etica. L’obiettivo dell’idealismo tedesco, in maniera particolare la speculazione di Fichte ci parla di un tentativo graduale di identificazione dell’ oggetto con il soggetto in modo che si possa rintracciare un principio che dia spiegazioni su tutto. Fichte perviene all’idealismo attraverso la riflessione del criticismo Kantiano. Il filosofo tedesco, come tutti i filosofi idealisti negano l’esistenza della cosa in sé (noumeno) di cui parla Kant. Questa realtà secondo Kant esterna e inconoscibile all’uomo cessa di essere tale nel momento in cui un soggetto fa esperienza degli aspetti fenomenici che la costituiscono. Attraverso la sensibilità l’uomo conoscerà la realtà. L’Io diventa il principio assoluto della realtà. 5.Il passaggio dal Criticismo Kantiano all’Idealismo fichtiano Quando Fichte viene a conoscenza dell’opera del filosofo illuminista Kant, tutta la sua speculazione sarà influenzata dai principi e dalle idee del Criticismo, quel particolare indirizzo filosofico che si propone di analizzare il sapere filosofico per gradi, per problematiche al fine di valutare i principi reali che la caratterizzano. Fichte è, di fatto, un profondo amatore e divulgatore della filosofia kantiana nonché studioso appassionato delle Critiche del filosofo criticista, modello teorico di base per l’elaborazione di tutto il pensiero successivo. Innanzitutto, Fichte decide di dedicarsi allo studio dell’opera kantiana perché ritiene che il filosofo avesse mancato di rintracciare e di rivelare il principio unificatore delle tre critiche. Come scrive lo stesso Fichte: «Ho abbracciato una morale più alta,e, invece di occuparmi delle cose esterne, mi occupo maggiormente di me stesso, il che mi ha dato una pace che ancora non conoscevo: pur essendo immerso in una situazione economica precaria, ho vissuto i giorni più belli della mia vita […]. Sono ora assolutamente convinto che la nostra volontà è libera […] e che il fine della nostra vita non è essere felici, ma meritare la felicità […]. Mi sono immerso nella filosofia di www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 7 Kant. Vi ho trovato la medicina alla vera radice dei miei disagi, e per di più gioia a non finire.» Tuttavia, Fichte ritiene che Kant non sia stato esauriente nell’esposizione delle sue teorie filosofiche. «Ho piena convinzione che Kant si sia limitato a indicare la verità ma non l’ha né esposta né dimostrata». Fichte è convinto che la l’eccezionalità del pensiero kantiano si esaurisca nel momento in cui non individua i principi teoretici e pratici che fondano la filosofa nella sua globalità, vale a dire lo spirito dell’uomo. Solamente chi riuscirà a identificare tali principi sarà in grado di trasformare la filosofia in scienza, un sapere vero e proprio. Fichte ritiene che Kant abbia fornito tutti i dati per poter operare questo passaggio dalla filosofia alla scienza ma che non sia stato in grado di costruirlo, di metterlo in pratica. È questo l’obiettivo di Fichte, trasformare la filosofia in scienza rigorosa, creare quella Wissenschaftslehre, la dottrina della scienza originantesi da un principio supremo unico. Da questa riflessione scaturirà il passaggio dal criticismo di stampo kantiano all’idealismo che con Fichte si imporrà è diventerà fondamentale in tutta la speculazione successiva Fichte ammette che il nuovo sistema, la dottrina della scienza si basi su un IO puro, su un’intuizione pura, che si autopone e autocrea e che determina e fa scaturire in tal modo tutta la realtà e la libertà. In questo risiede il superamento dell’io penso kantiano. «La geniale e potente scoperta di Fichte è l’affermazione dell’io: non più l’io teoretico o il principio della coscienza, ma l’io puro, l’intuizione intellettuale l’io che si coglie da sé e che afferma se stesso: l’io che fornendo il sostrato noumenico al mondo fenomenico garantisce l’unità di sensibile e intelligibile e si presenta così come principio unico e supremo, capace di resistere a ogni scetticismo e di fondare la filosofia come scienza, l’io che dividendosi pone l’io teoretico e l’io pratico e che nel suo ardente anelito di libertà unisce infinità e limitazione». 6.La struttura dell’idealismo fichtiano nella Dottrina della scienza L’opera principale di Fichte è la Dottrina della scienza. In essa, il filosofo descrive in maniera molto rigorosa e puntuale i principi della sua nuova filosofia. Questo principio costituisce la tesi, il primo atto dell’IO, l’azione di porre qualcosa. Con il primo principio dell’io che pone se stesso Fichte intende che l’azione precede l’essere , l’essere deriva dall’azione. Fichte dice che l’essere non è un concetto originario ma un prodotto dell’agire. In definitiva l’io fichtiano è un’intuizione intellettuale. «L’intelligenza…secondo l’Idealismo è di per sé attiva e assoluta, non passiva perché essa è il principio primo e supremo al quale nulla precede da cui possa derivarle un carattere di passività.» www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 8 L’io e l’intelligenza non sono evidentemente l’Io e l’intelligenza dei singoli individui ma si tratta dell’Ichheit, Io assoluto, Egoità . L’idealismo fichtiano parte dall’assunto secondo cui l’io non è altro che l’unione di pensante e pensato. In questo modo si avrà una coscienza in cui soggetto e oggetto coincidono. L’obiettivo che Fichte si pone con l’opera maestra la Dottrina della scienza è quello di sistematizzare il sapere, ossia fondarlo in modo tale che possa essere considerato una scienza. In questa maniera, appunto, il filosofo intende elevare lo statuto della filosofia da branca del sapere a vera scienza assoluta. Fichte intende trasformare la filosofia in “scienza della scienza”. La filosofia che intende Fichte è una dottrina in cui forma e materia si uniscono perfettamente. La forma si espliciterà nel contenuto e il contenuto nella forma, cioè nella materia. La logica subentrerà in quanto fondamento del principio assoluto formale e sostanziale. Il principio assoluto determina il sapere da un punto di vista logico, formale e sostanziale Essendo il principio assoluto totalmente incondizionato, non costituisce un fatto, un Tatsache, ma un atto, un Tathandlung assolutamente libero. Per Fichte la scienza si fonda appunto su quest’atto della coscienza del soggetto che si auto pone, cioè un Io che crea una realtà per se stesso. 6.1 L’io pone se stesso Questo costituisce il primo principio dell’idealismo fichtiano. Esso si basa sul principio di non contraddizione aristotelico, ovvero il principio di identità della filosofia moderna. Secondo tale principio A=A. Esso costituisce un legame logico che ammette che se si ha l’esistenza di un determinato oggetto allora esso sarà uguale a se stesso. Tale legame può essere posto solamente e semplicemente dall’Io che pensa, dall’Io intuizione. L’una è un’identità data, l’altra è un’identità che si pone, e , ponendosi, pone anche quella. L’io si auto pone incondizionatamente perché è un atto non un fatto. 6.2 L’io oppone a sé un non-Io Alla tesi o primo principio fichtiano della posizione, segue in contrapposizione il secondo principio detto di opposizione e perciò l’antitesi. Esso afferma che l’Io oppone a sé un non Io. Possiamo schematizzarlo nella seguente formula “non A non è =A”in cui A e non A sono poste dall’Io, cioè dalla sua intuizione. In tale modo Fichte giunge alla conclusione secondo cui alla stessa stregua dell’Io che pone se stesso, esso è in grado anche di opporre se stesso, di opporre qualcosa di diverso dal sé. L’opposto dell’Io sarà per forza un non Io che darà origine all’attività e al movimento. 6.3 Il momento della sintesi: la reciproca limitazione e opposizione nell’Io dell’Io limitato al non Io limitato È questo il momento della sintesi. Il terzo principio di Fichte rappresenta il momento della sintesi, della composizione. In questa fase Io e non Io si oppongono. Tutto ciò lo fanno all’interno dell’Io stesso in una compresenza perfetta 7. Il processo conoscitivo Un atto conoscitivo avviene secondo il filosofo in due parti: da un lato si trova il soggetto che determina l’oggetto e inversamente dall’altro c’è l’oggetto che determina il soggetto. www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 9 Ancora, quando conosce il soggetto fa riferimento al’immaginazione. Fichte distingue l’immaginazione produttiva e immaginazione riproduttiva Nel primo tipo di immaginazione si realizza il primo principio dell’io e cioè il soggetto oppone a se stesso l’oggetto (opposizione Io non Io). L’immaginazione produttiva agisce inconsapevolmente. Il secondo tipo d’immaginazione, quella riproduttiva, pone il soggetto in quanto attore dell’opposizione inconsapevole del non Io a se stesso. Il soggetto è inconsapevole del non-Io perché non è lui a determinarlo. Egli lo riconosce ma non lo pone. L’intuizione ci fa cogliere l’oggetto che è stato determinato dall’IO assoluto. In definitiva l’immaginazione produttiva produce la conoscenza inconscia degli oggetti. L’Io e il non Io non si autoescludono ma si oppongono in maniera che l’uno non escluda l’altro. La produzione di un non Io è il prodotto evidente di un limite o di una determinazione dell’Io. Il non io determinato supporrà necessariamente la presenza di un Io determinato. Il non-Io rappresenta tutto ciò che è opposto all'Io ed è diverso da questo. Poiché ogni conoscenza deve essere conoscenza di qualcosa di esterno deve esistere il nonio. Nelle parole di Fichte:«l’Io oppone nell’Io all’Io divisibile un non Io divisibile». 8. La morale nella concezione fichtiana Per il filosofo tedesco l’uomo possiede una legge morale che è la misura del suo essere al mondo e all’interno di esso. Quando l’uomo conosce, pone “l’Io come determinato dal non-Io”. In ambito morale, invece, succede che “l’io pone se stesso come determinante il non-io”. L’Io costituisce, come abbiamo già detto in precedenza, un atto, un’azione libera e infinita. L’obiettivo che si pone o che dovrebbe porsi è questa aspirazione all’infinito. Per questo ha necessariamente bisogno di un non-io in opposizione che Fichte individua nella natura intesa sia come natura esteriore, oggettiva che come natura interiore, soggettiva, sensibilità. Il fine ultimo al quale aspirerà l’Io è appunto la libertà, il superamento dell’opposizione del non-io. Solo attraverso questo superamento l’Io si emanciperà dalla natura e realizzerà la propria libertà. Tuttavia l’uomo non riuscirà mai a perseguire completamente il fine della libertà perché sarà continuamente ostacolato dalla presenza di numerosi non-io, da ostacoli sempre diversi che intralceranno la sua corsa verso la libertà definitiva. L’uomo deve infinitamente superare questa dipendenza fra soggetto e oggetto con la consapevolezza di una libertà totale irraggiungibile. La morale che propone Fichte consiste in un’“etica dell’azione, dell’intrapresa e del lavoro”, di un impegno nel mondo che rappresenta il luogo d’azione in cui l’uomo deve agire. www.ABCtribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 10