eucaristia e sacerdozio

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EUCARISTIA E SACERDOZIO
Basilica Cattedrale – Messa Crismale – 5 aprile 2007
Carissimi confratelli nel sacerdozio e carissimi fedeli,
questa giornata del Giovedì Santo è ricca di ricordi ed è capace di sentimenti intensi e di suggestioni
profonde. E’ un giorno particolarmente caro soprattutto a noi, che abbiamo ricevuto l’Ordine sacro,
perché sappiamo che questo Sacramento è stato donato dal Signore alla sua Chiesa proprio la sera di
oggi. Inoltre, questa Eucaristia ci è particolarmente cara, perché viene celebrata nell’anniversario
della sua istituzione in quell’ ultima cena di Gesù con i suoi Apostoli ed ora viene realmente
rivissuta dal Vescovo con i suoi Sacerdoti.
In questo giorno ricco di ricordi mi è doveroso, innanzitutto, dire il mio grande grazie a voi,
carissimi sacerdoti e diaconi, perché ci siete, agite come collaboratori indispensabili, avete a cuore
la vita delle nostre Parrocchie e vi dedicate con generosità al servizio delle nostre popolazioni.
Avete ancora una volta tutta la mia stima e vi chiedo di continuare nelle vostre cure pastorali ad
esercitare tanta capacità di ascolto e di comprensione, di illuminazione delle coscienze nella fedeltà
al Vangelo ed al Magistero della Chiesa.
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In questi momenti di familiare intimità sacerdotale vorrei brevemente riflettere con voi su alcune
considerazioni presentate dal Papa nella sua recente Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis,
che raccoglie autorevolmente le conclusioni dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei
Vescovi, svoltasi nell’ottobre 2005 in Vaticano.
1. Esiste un nesso strettissimo tra l’Eucaristia ed il sacramento dell’Ordine, come risulta dalle
parole stesse di Gesù nel Cenacolo: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19).
Benedetto XVI innanzitutto intende ribadire “che il legame tra l’Ordine sacro e l’Eucaristia è
visibile proprio nella Messa presieduta dal Vescovo o dal presbitero in persona di Cristo capo”
(n.23). Questo legame suggerisce immediatamente al Papa una importante riflessione, che coglie il
fondamento del nostro agire da sacerdoti. Esso comporta che “i sacerdoti abbiano coscienza che
tutto il loro ministero non deve mai mettere in primo piano loro stessi o le loro opinioni, ma Gesù
Cristo. Contraddice l’identità sacerdotale ogni tentativo di porre se stessi come protagonisti
dell’azione liturgica. Il sacerdote è più che mai servo…Ciò si esprime particolarmente nell’umiltà
con la quale il sacerdote guida l’azione liturgica, in obbedienza al rito…evitando tutto ciò che possa
dare la sensazione di un proprio inopportuno protagonismo” (ib.). E conclude il Papa: “Il
sacerdozio, come diceva sant’Agostino, è amoris officium, è l’ufficio del buon pastore, che offre la
vita per le pecore” (ib.).
In questa configurazione con Cristo capo e con Gesù buon Pastore va letto anche “il senso
profondo del celibato sacerdotale, ritenuto giustamente una ricchezza inestimabile” per la vita della
Chiesa e come testimonianza verso i fedeli (n.24). A questo proposito il santo Padre afferma: “Il
celibato sacerdotale vissuto con maturità, letizia e dedizione è una grandissima benedizione per la
Chiesa e per la stessa società” (ib.).
Dunque, Eucaristia, Ordinazione, Ministero di amore, dimenticanza di sé, celibato sacerdotale: è
il primo grande collegamento, la prima sintesi esistenziale, che il Papa oggi richiama a tutti noi e
che vogliamo accettare ancora una volta con grande disponibilità e custodire con vera gioia.
2. Il Papa parla poi della liturgia e della sua bellezza, cogliendo in esse uno strettissimo legame
di valore teologico, perché nelle celebrazioni della Chiesa “rifulge il Mistero pasquale mediante il
quale Cristo stesso ci attrae a sé e ci chiama alla comunione” (n.35).
Questa bellezza della liturgia è veritatis splendor, “non è mero estetismo, ma modalità con cui la
verità dell’amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina e ci rapisce, facendoci uscire da noi
stessi e attraendoci così verso la nostra vera vocazione: l’amore” (ib.). Questa epifania della
bellezza si è manifestata pienamente innanzitutto in Gesù, “il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal
44,3), che ancora sa affascinare quanti guardano a lui con sguardo limpido e con amore vero.
Inoltre, questa bellezza della liturgia non è una semplice armonia di forme. “La vera bellezza è
l’amore di Dio che si è definitivamente a noi rivelato nel Mistero pasquale” e di questa bellezza la
liturgia è parte alta ed espressione significativa. “La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo
dell’azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della
sua rivelazione” (ib.).
Quanto la liturgia ben celebrata possa attrarre al Signore ed educare alla fede, è cosa non sempre
risaputa, ma è certamente provata dalla storia della Chiesa e dalla esperienza di molte persone, che
rimangono interiormente affascinate dal rito, quando riesce a trasmettere la bellezza del Mistero.
3. Benedetto XVI ricorda come l’Eucaristia richiami il senso del mistero di Dio e chieda ai fedeli
una vera crescita di questo senso. Davanti all’infinita maestà di Dio non è possibile rimanere
indifferenti e non sentirsi chiamati ad esprimere riverenza ed a mettersi in adorazione. Allora
sorgono dei momenti, nei quali si è come raggiunti dal bisogno liberamente prepotente di mettersi
in ginocchio per vivere con verità quanto si crede (n.65).
L’arte di ben celebrare è il modo più efficace per aiutare i fedeli a percepire la presenza del
Mistero. Leggiamo nella Esortazione Apostolica: “l’ars celebrandi è la migliore condizione per
l’actuosa participatio…(e) scaturisce dall’obbedienza fedele alle norme liturgiche nella loro
completezza” (n.38).
Vorrei a questo proposito richiamare quanto ho scritto nella Lettera alla Diocesi di ritorno da
Roma dopo l’udienza con il Papa. Mi disse allora il Santo Padre: “Occorre che le celebrazioni siano
sempre ben curate e che la proclamazione della Parola, con i canti opportuni ed i momenti di
silenzio, suscitino nei fedeli il senso del mistero e facciano percepire la presenza di Dio. Uscendo di
chiesa le persone devono sentirsi contente per avere gustato in modo vivo e profondo la vicinanza
del Signore”.
Il nostro impegno a questo proposito deve essere quello di chi sa presiedere una celebrazione
sacra con la perizia richiesta, umile e grande, e riesce ad individuare anche validi collaboratori nelle
nostre Parrocchie, suscitando in molti laici preziose responsabilità.
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Sono precise queste indicazioni della Esortazione Apostolica per la nostra vita quotidiana di
preti, spesso tentata dalle troppe cose da fare e perfino disturbata dalle eccessive preoccupazioni
pastorali. Il Papa afferma che la nostra spiritualità deve essere “intrinsecamente eucaristica. Il seme
di una tale spiritualità si trova già nelle parole che il Vescovo pronuncia nella liturgia
dell’Ordinazione: Ricevi le offerte del popolo santo per il Sacrificio eucaristico. Renditi conto di ciò
che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore”
(n.80). Ed aggiunge: “Se vissuta con attenzione e fede, la santa Messa è formativa nel senso più
profondo del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda il sacerdote nella
sua vocazione” (ib.)
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Quando durante l’udienza del 16 febbraio scorso mi permisi di chiedere che cosa dovessi portare
in Diocesi ai miei sacerdoti, Benedetto XVI mi disse: “Dica ai preti che non devono scoraggiarsi
mai, perché il Signore li accompagna sempre, e che stiano fortemente uniti nel lavoro apostolico”.
Sono parole semplici, che però ci fanno tanto bene, specialmente in certi momenti. Sono parole
vere, che dicono come il Signore Gesù ci considera sempre suoi amici e ci tiene vicini con la sua
fedeltà e con la sua forza.
Dono a ciascuno di voi queste parole del Santo Padre, sentendole vive e forti per il ministero
che stiamo esercitando nella nostra Chiesa.
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Non posso poi concludere senza invitare tutti a ricordare chi durante questo anno fa memoria di
qualche speciale anniversario del suo ministero sacerdotale: 25 anni di ordinazione di Don Gianni
Croci e di P. Gabriele Di Nicolò; 65 anni di sacerdozio di Don Gaetano Gemmi e 60 anni di
sacerdozio di P. Pietro Nucciari, o.f.m.conv.; 40 anni di sacerdozio di Don Gabriele Paoloni e di P.
Vincenzo Di Bernardo, o.f.m.conv. A loro vanno i nostri ringraziamenti per il ministero che stanno
svolgendo ed i nostri migliori auguri.
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