Giulia Ida Perini, Chiara Pavan, Arianna Di Florio, Francesco Sessa, Gianna Magnolfi IL DISTURBO BIPOLARE GUIDA ALLA SOPRAVVIVENZA PER PAZIENTI E FAMILIARI Questa guida accessibile aiuta i pazienti e le loro famiglie a trovare un modo per ridurre l’impatto di questo disturbo sulle loro vite Giulia Ida Perini, Chiara Pavan, Arianna Di Florio, Francesco Sessa, Gianna Magnolfi: Clinica Psichiatrica, Dipartimento di Neuroscienze, Azienda OspedalieraUniversità di Padova Formato, 14x21, pp.74, € 8,50 [email protected] www.fioriti.it ISBN 88-87319-71-5 INDICE Definizione e cause del disturbo bipolare Come possiamo definire il disturbo bipolare? Cosa accade nei disturbi dell’umore? Il concetto di vulnerabilità/stress Cenni sulla struttura e la funzione biologica del neurone 5 5 10 12 13 Clinica del disturbo bipolare Quali sono i sintomi del disturbo bipolare? Qual è il decorso del disturbo bipolare? Qual è l’evoluzione del disturbo? 17 20 29 31 Terapia farmacologica e psicoterapia 32 Come si cura il disturbo bipolare? 32 La terapia farmacologica 32 Quali sono le classi di farmaci che vengono utilizzate per il trattamento farmacologico del disturbo bipolare? 33 Le psicoterapie 41 Quali psicoterapie si sono mostrate più adatte per il disturbo bipolare? 41 Quando è il momento migliore per intraprendere una psicoterapia?44 Il problema dell’aderenza al trattamento Fattori socioculturali Effetti collaterali dei farmaci La negazione del disturbo Il problema dell’abuso di sostanze 46 46 48 48 49 Come convivere col disturbo bipolare e affrontare gli episodi acuti50 Adottare uno stile di vita corretto nei periodi in cui l’umore è stabile 50 A colloquio con lo psichiatra 58 Imparare a riconoscere precocemente i segnali di un episodio maniacale e a prendere i giusti provvedimenti per limitare i picchi del tono dell’umore 59 Rilevazione precoce di episodi maniacali/ipomaniacali 60 Cosa fare di fronte ai primi segni di maniacalità 62 Imparare a riconoscere precocemente i segnali di un episodio depressivo e a prendere i giusti provvedimenti per limitare le deflessioni del tono dell’umore 67 Cosa fare di fronte ai primi segni di depressione 69 Bibliografia Letture consigliate Per navigare sul web 73 74 74 Come possiamo definire il disturbo bipolare? Il Disturbo Bipolare viene annoverato tra i disturbi dell’umore, quindi per capire meglio di cosa si tratta, è necessario innanzitutto cercare di riflettere sul significato di umore. Se cerchiamo la parola umore in un dizionario enciclopedico troviamo pressappoco questi significati: dal latino humor –is, nome generico che indica i liquidi organici e la linfa dei vegetali. Significato figurato: stato d’animo, temperamento. Significato in psicologia: tonalità affettiva fondamentale che si diffonde a tutte le sfere della coscienza. Senza trascurare la seconda definizione (che introduce il concetto di temperamento), è la terza definizione quella che ci interessa più da vicino. Essa introduce il concetto di affettività. L’“affettività” è la capacità di provare emozioni e sentimenti, che differiscono nel singolo individuo in base allo stimolo che li ha causati e ancor più in relazione a quella disposizione affettiva di base definibile come “umore”. Classicamente quindi, i fenomeni affettivi vengono ad essere distinti in: emozioni, sentimenti e umore. Le emozioni sono stati affettivi intensi, a brusca insorgenza e a rapido declino, di solito reattivi a eventi esterni (accadimenti della vita reale) o interni (pensieri, stimoli provenienti dal corpo), spesso accompagnati da fenomeni neurovegetativi (sbiancare dalla paura, arrossire d’imbarazzo ecc.). Emozioni sono dunque la paura, la collera, la tenerezza, l’imbarazzo, la sorpresa ecc. Per esempio ci si può imbarazzare incontrando una determinata persona, oppure se si è esposti ad una situazione particolare (stimolo esterno), ma si può provare paura anche al solo pensiero di qualcosa di brutto, o ancora, possiamo impaurirci anche se proviamo un dolore o una sensazione insolita proveniente dal nostro corpo (stimolo interno). I sentimenti, sono invece degli stati affettivi più stabili e duraturi rispetto alle emozioni e sono variamente diretti verso persone, oggetti, situazioni o scopi. Una volta stabiliti si mantengono quindi per lungo tempo, colorando la risonanza emotiva e favorendo decisioni o comportamenti corrispondenti al sentimento provato (amore, odio, rabbia ecc.). È chiaro che se siamo innamorati di una perso na, adotteremo determinati comportamenti verso di lei, in ragione del sentimento che proviamo. Quindi, la reazione a uno sgarbo o a una battuta rivoltaci da quella persona sarà diversa rispetto alla reazione che avremo allo stesso sgarbo o alla stessa battuta, rivoltaci invece da una persona che ci è indifferente o, peggio, che non vediamo di buon occhio. L’umore infine è la disposizione affettiva di base, che colora l’intera esperienza del soggetto. Essa è la risultante di qualità e caratteristiche, in parte acquisite e in parte innate, intrinseche alla costituzione della persona e oscilla tra i due poli della tristezza e della gioia. Il tono dell’umore condiziona quindi tutta l’affettività (emozioni e sentimenti). Per intendersi un soggetto triste, giù di morale, si imbarazzerà più facilmente in determinate situazioni rispetto a un soggetto tendenzialmente euforico, così il soggetto euforico tenderà di più a innamorarsi e sarà magari meno propenso a sentimenti di odio. E il temperamento? In un certo senso possiamo considerare il termine almeno in parte come sinonimo di umore fondamentale di un individuo: vediamo di spiegarci meglio. L’umore di “fondo”i è l’umore fondamentale, ovvero una disposizione affettiva di base, geneticamente determinata, che risente di vari fattori biologici e ambientali e che sfugge alla consapevolezza. L’umore di fondo viene a essere influenzato ad esempio dal ritmo sonno/veglia, dal momento della giornata, dalla stagione, dalla quantità e dalla qualità della luce ecc. In tal senso possiamo anche parlare di “temperamento”. Avvenimenti o circostanze particolari (ad esempio una brutta notizia oppure una bella, come potrebbe essere una promozione sul lavoro) possono intervenire su questo umore di base, per cui avremo uno “sfondo” (di tristezza o di gioia), motivato appunto dall’evento/circostanza. i È stato Kurt Schneider a introdurre in psicopatologia il concetto di “fondo” (Untergrund) e di “sfondo” (Hintergrund) dell’umore (Sarteschi, Maggini 1989).