ANORESSIA E BULIMIA LE NUOVE DIPENDENZE Le adolescenti tra il vuoto e la ricerca disperata di senso Dott. Giorgio Odone Psichiatra, Psicoterapeuta, Neuropsichiatra Infantile Responsabile Centro Disturbi Alimentari A.O. Treviglio GLI ADOLESCENTI E IL VUOTO GLI ADOLESCENTI E IL VUOTO Un punto di vista filosofico-esistenziale Riferimenti bibliografici • M.C.Gislon “Adolescenza e discontinuità” Bollati Boringhieri • U.Galimberti “L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani” Feltrinelli • P.Carbone “Le ali di Icaro; capire e prevenire gli incidenti dei giovani” Bollati Boringhieri • M.Recalcati “Clinica del vuoto. Anoressie, dipendenze, psicosi” Franco Angeli IL NICHILISMO E I GIOVANI F. Nietzsche: “Il nichilismo è alle porte: da dove ci viene costui, il più inquietante fra tutti gli ospiti?”. I giovani stanno male perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro. F. Nietzsche: “Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al “perché?”. Che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi perdono ogni valore”. Il presente diventa un assoluto da vivere Il disagio non è esistenziale ma culturale Dal futuro come promessa al futuro come minaccia F.Nietsche: “Dio è morto”. L'analfabetismo emotivo Intelligenza e apprendimento non funzionano se non li alimenta il cuore (Genesi: Lucifero era “il più intelligente degli angeli”). Il gesto, soprattutto quello violento, prende il posto di tutte le parole che non abbiamo scambiato. Il nichilismo e la droga L'uso della droga non dipende da un disagio esistenziale ma culturale . Platone: “Il piacere è negativo e il desiderio insaziabile” ● Il desiderio è mancanza, è vuoto ● Il piacere è cessazione di questo dolore, anestesia, piacere negativo ● La tossicomania sembra incarnare alla lettera la teoria platonica GLI ADOLESCENTI E IL VUOTO Un punto di vista psicoanalitico CLINICA DELLA MANCANZA E CLINICA DEL VUOTO Clinica della mancanza Fa riferimento al conflitto edipico (Freud) E' costituita dal desiderio inconscio dell'Altro, dalla “castrazione” legata al Super-Io, dalla rimozione, e dal ritorno del rimosso nel sintomo, che esprime il conflitto Il centro è la passione del desiderio, che origina dalla “mancanza ad essere” del soggetto. Tale mancanza non è vuoto, perché rimanda sempre in modo simbolico all'Altro Le manifestazioni cliniche corrispondono alla clinica classica delle nevrosi (ansia, fobie, ossessioni) Clinica del vuoto Fa riferimento a problematiche narcisistiche del soggetto E' costituita dalla sconnessione del soggetto dall'Altro: non vi è più il desiderio verso l'Altro e la mancanza, ma vi è la ricerca di un godimento chiuso in se stesso, che esclude l'inconscio, che è facilmente reperibile sul mercato sociale, prodotto della tecnica e della chimica, legato ad una pratica pulsionale determinata. Il centro è l'esperienza del vuoto, come espressione di una inconsistenza dell'essere che suscita un'angoscia senza nome. La clinica riguarda i cosiddetti “nuovi sintomi”: anoressia DIPENDENZA SIMBOLICA E DIPENDENZA PATOLOGICA Dipendenza simbolica: Il soggetto dipende costitutivamente dall'Altro: la prima forma di dipendenza fondamentale è quelle del soggetto dall'Altro. Nelle nevrosi l'azione dell'Altro rende il soggetto mancante, diviso, e. pertanto, desiderante. Dipendenza patologica: Il soggetto dipende dall'oggetto-sostanza: la dipendenza promuove il divorzio tra il soggetto e l'Altro, e l'elezione dell'oggetto al posto vuoto lasciato dall'Altro. LE NUOVE DIPENDENZE Anoressia nervosa: l'oggetto della dipendenza è l'immagine narcisistica del corpo magro; nelle forme gravi vi è la riduzione del desiderio a niente e la nientificazione del corpo. Bulimia nervosa: l'oggetto è il cibo; la spirale delle crisi bulimiche descrive nel soggetto un vuoto localizzato, suscettibile di essere riempito e continuamente generato dall'oggetto di consumo. Tossicomania: l'oggetto-sostanza promette al soggetto una felicità assoluta, perchè si configura come una sostanza reale, da consumare, reperibile sul mercato, che dà l'illusione di un farsi da sé senza l'Altro. Dipendenza dal gioco (gambling) Sex-addiction LE NUOVE DROGHE Negli ultimi anni si sta assistendo ad una trasformazione del problema delle tossicodipendenze, caratterizzata soprattutto dall'uso di più sostanze (poliabuso) di cui spesso l'alcool costituisce il minimo comune denominatore. E' il fenomeno delle cosiddette droghe “ad uso ricreativo”, diffuso tra i gruppi di giovani, in genere socialmente integrati, nei luoghi di divertimento. L'associazione di alcool, sostanza già dotata di per sé di notevoli effetti deprimenti il SNC, con ecstasy, che provoca alterazioni della percezione spazio-temporale, e cocaina, forte stimolante, oltre ad avere effetti tossici potenzialmente letali, determina in acuto un notevole peggioramento della prontezza dei riflessi in risposta a stimoli, ed episodi di confusione agitata, nel lungo periodo risulta essere un grave fattore di rischio per lo scatenamento di patologia psichiatrica. GLI ADOLESCENTI E IL RISCHIO GLI ADOLESCENTI E IL RISCHIO Il rischio è un costrutto complesso in cui si intrecciano aspetti evolutivi ad altri distruttivi. I due volti del rischio: “Chi non risica non rosica” “Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” Perchè i giovani rischiano ? Il rischio appare collegato a più livelli all'adolescenza: Neuropsicologico Biologico-evolutivo Antropologico Psicologico La propensione dei giovani al rischio ● ● ● Affrontare dei rischi per gli adolescenti è una necessità fase-specifica. Il passaggio dall'infanzia alla maturità è oggi molto protratto, e il permanere in uno stato di transizione comporta una maggior esposizione ai rischi. La finalità dei comportamenti rischiosi non sempre è adattiva e finalizzata ad apprendere dall'esperienza, ma è spesso compulsiva e autodistruttiva. I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE In Italia circa 3 milioni di persone, pari al 5% della popolazione, soffre di disturbi del comportamento alimentare: il 95% sono donne, anche se sempre più numerosi sono gli uomini che manifestano questi sintomi e si rivolgono a strutture specializzate L'età d'insorgenza di queste patologie si colloca tra i 12 ed i 25 anni: l'8-10% delle ragazze e 0.5-1% dei ragazzi soffre di anoressia-bulimia I DCA sono Sindromi cioè un insieme di sintomi e segni, caratterizzati da: Comportamento alimentare alterato Eccessiva preoccupazione per l’immagine corporea 3 dimensioni nucleari: 1- Il peso corporeo: dall’estrema emaciazione al grave sovrappeso. Magrezza Obesità 2- Il controllo: dalla condotta restrittiva (digiuno) a quella bulimica (abbuffate) Ipercontrollo (digiuno) Perdita di controllo (abbuffate) 25 26 ANORESSIA NERVOSA BULIMIA NERVOSA DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE NAS (non altrimenti specificati) DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLATA 28 sensazione di forza e di valore essere al centro dell’attenzione avere “controllo sulla propria vita” avere potere sugli altri compensare le carenze affettive controllare l’ansia sfogare la rabbia repressa mantenere la facciata di efficienza soddisfazione sostitutiva di ogni bisogno CAUSE DEI DCA I disturbi del comportamento alimentare hanno una eziologia multifattoriale. Si possono individuare tre categorie di fattori causali: ● ● Fattori predisponenti (di rischio) Fattori scatenanti (eventi stressanti) ● Fattori di mantenimento FATTORI PREDISPONENTI Sono fattori che aumentano il rischio di malattia; è necessaria la presenza di due o più di questi fattori per creare una predisposizione a sviluppare il disturbo. Si distinguono : • fattori individuali (psicologici e fisici) • fattori familiari • fattori socio-culturali sesso femminile età (15-35 anni) gruppo etnico classe sociale sovrappeso abuso sessuale ed altre esperienze traumatiche caratteristiche di personalità Esistono dei tratti di personalità che si riscontrano nei pazienti affetti da DCA, e che vengono quindi considerati fattori di vulnerabilità individuale: Scarsa consapevolezza delle proprie emozioni Tendenza ad estremizzare le cose (tutto bianco/tutto nero) Tratti di tipo ossessivo: rigidità, ipercontrollo, perfezionismo, dubbiosità Tratti di tipo impulsivo: scarso controllo degli impulsi, instabilità emotiva Scarsa autostima e sentimenti di colpa 1. molto critiche 2.Si considerano inadeguate (ambito sociale e personale) 3.Peso e forme corporee per determinare il proprio valore personale 4.Ci si valuta in termini di prestazioni e caratteristiche esterne (commenti positivi degli altri) Perfezionismo: valutazione di sé dipendente dal raggiungimento di standard esigenti Scarso concetto di sé contesto socio-culturale che enfatizza la magrezza Preoccupazione estrema per peso e forme corporee (peso come mezzo per aumentare la propria autostima) Per molti anni i DCA sono stati considerati da molti ricercatori come l’espressione di una patologia del nucleo familiare; oggi si è diventati più prudenti nell’attribuire le responsabilità alla famiglia. Tuttavia si possono individuare alcune caratteristiche familiari predisponenti: Difficoltà di riconoscere ed esprimere le emozioni Difficoltà di comunicazione tra i membri Eccessiva preoccupazione per l’aspetto corporeo Eccessive aspettative da parte dei genitori Atteggiamento ipercritico dei genitori Atteggiamento iperprotettivo e non stimolante l’autonomia Familiarità per disturbi psichiatrici I DCA sono patologie a forte determinante culturale Si sviluppano nei Paesi industrializzati occidentali, mentre sono pressoché sconosciuti nei Paesi in via di sviluppo La loro frequenza è in aumento dalla seconda metà del Novecento ad oggi. Ciò è in parte dovuto alla cultura dominante che enfatizza la magrezza come un fattore socialmente importante e desiderabile: l’influenza dei media nel proporre modelli ideali femminili/maschili è sotto gli occhi di tutti ! Cambiamento del ruolo femminile/maschile Mitizzazione dei disturbi dell’alimentazione Si tratta di situazioni della vita che, se si presentano in un individuo con determinate caratteristiche di personalità, possono scatenare un DCA. Due importanti fattori scatenanti sono. Gli eventi stressanti: la fine di una relazione affettiva, un fallimento scolastico, una malattia, la separazione della famiglia, la perdita di un familiare, ecc. La dieta ferrea La dieta ferrea è uno dei principali fattori di mantenimento di un DCA; infatti tende a creare un circolo vizioso che ne mantiene i sintomi caratteristici. Dal punto di vista fisiologico: debolezza, senso di freddo, disturbi gastrointestinali, alterazioni sensoriali, disturbi del sonno, diminuzione dell’interesse sessuale, rallentamento del metabolismo, apatia, disturbi della concentrazione. Dal punto di vista psicologico: ansia, irritabilità, depressione, labilità emotiva, isolamento sociale. Dal punto di vista comportamentale: preoccupazione eccessiva per il cibo, abitudini alimentari inusuali, aumento dell’uso di caffè, occasionali abbuffate. Rischio di morte: denutrizione, malattie cardiovascolari, disidratazione, ipopotassiemia Alterazioni elettrolitiche:ipopotassiemia, ipocloremia (sete, vertigini, ritenzione idrica, debolezza) Danni cardiopolmonari: ipotensione arteriosa Danni renali Alterazioni metaboliche Atrofia cerebrale Disturbi gastrointestinali Danni alla pelle Anomalie ossee e muscolari Edema Amenorrea e fertilità Condividere l’idea che al figlio/a serva un aiuto specialistico Proporre un colloquio informativo per vagliare il da farsi Astenersi dal controllare, rimproverare facendo leva sul senso di colpa Evitare di assumere atteggiamento di distacco/indifferenza Intervenire per correggere le cattive abitudini Atmosfera di supporto e incoraggiamento e non di critica e di ostilità Aiutare il/la figlio/a nella “Pianificazione dei pasti” per normalizzare l’alimentazione (quando,quanto, che cosa, dove mangiare, tempo dedicato) Mangiare meccanicamente: cibo=medicina Incoraggiare la figlia a fare le porzioni da sola e rinforzarla quando la quantità nel piatto è corretta. Responsabilizzarla! Quando c’è recupero ponderale evitare frasi relative al peso e alle forme corporee (“adesso che mangi stai proprio bene”) Consigli per i familiari (1) Creare un ambiente rilassato (lo stress è uno dei fattori che associa un’alimentazione in eccesso) Rinforzare i comportamenti positivi non quelli negativi (migliora l’autostima e il senso di autoefficacia) Assumere un atteggiamento positivo e ottimista Fare attività fisica insieme Creare un ambiente con pochi stimoli Accettare le trasgressioni (non colpevolizzare) Non evitare le situazioni sociali Consigli per i familiari (2) Consapevolezza di essere un modello (responsabilità del genitore) Comunicare in maniera aperta e diretta Evitare critiche o prese in giro sull’aspetto fisico Non criticare il corpo, non fare confronti e dare sempre significato ai rimproveri Non essere perfezionisti e scoraggiare il perfezionismo (no obiettivi irraggiungibili) Rinforzare QUALE PREVENZIONE IN ADOLESCENZA ? PREVENZIONE PRIMARIA PREVENZIONE SECONDARIA Prevenzione primaria (volta alla popolazione generale) Non fornire informazioni ma favorire la consapevolezza di sé e l'assunzione di responsabilità (riconoscere il proprio corpo, riconoscersi soggetti delle proprie azioni) E' inutile mirare ai singoli comportamenti, è controproducente utilizzare modelli comunicativi mutuati dalla pubblicità. Gli interlocutori: il gruppo dei pari (es. gruppo classe), perchè il rischio che preoccupa di più i ragazzi non è l'incidente ma la perdita del consenso dei coetanei. gli adulti coinvolti (genitori, insegnanti, operatori). LA PREVENZIONE CON IL GRUPPO CLASSE UN MODELLO DI INTERVENTO PER LA PREVENZIONE DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE ABITUDINI ALIMENTARI, IMMAGINE CORPOREA, RISCHIO PER D.C.A. INDAGATO MEDIANTE EAT-12 IN UNA SCUOLA MEDIA SUPERIORE G.ODONE, A.FERRANTI, V.VERTUA *, M.CARFAGNO** *Centro per i Disturbi Alimentari Azienda Ospedaliera Treviglio **Istituto di istruzione secondaria “Don Lorenzo Milani” Romano di Lombardia INTRODUZIONE • Dal 2001 al 2004 • Indirizzato alle classi prime • In totale 541 soggetti (75% femmine) • Finalità di sensibilizzazione e di raccolta dati epidemiologici sui fattori di rischio MATERIALI E METODI • Scala EAT-12 : valutazione fattori di rischio (basso e alto rischio). • Questionario alimentare abitudini alimentari . : valutazione • Attività plenaria : informazioni su alimentazione equilibrata, dist.alimentari e C.D.A • Attività di gruppo : accoglienza,riflessione sui propri vissuti, analisi di casi specifici, proposte. RISULTATI EAT-12 (fattori di rischio) - percentuale alto rischio - percentuale basso rischio - femmine > maschi 0-4% 6,1- 19 % RISULTATI EAT-12 (categorie e item) - Categoria più significativa : DIETA - Categoria meno significativa : BULIMIA Differenze di genere : FEMMINE più preoccupate per la dieta item 1 ossessione di essere magre item 4 pensiero delle calorie bruciate MASCHI più preoccupati del controllo orale item 10 lentezza nel mangiare item 11 giudizio degli altri sulla magrezza RISULTATI QUESTIONARIO ALIMENTARE - Abitudini alimentari corrette casi 2/3 dei - Abitudini alimentari parzialmente corrette 1/3 dei casi RISULTATI ATTIVITA’ DI GRUPPO – Tendenza a sopravalutare l’influenza dei mass media sui modelli estetici – Forte preoccupazione per il controllo del peso, che nei 2/3 delle ragazze diventa un’ossessione – Importanza fondamentale dell’immagine corporea nell’autostima e nell’accettazione da parte degli altri – Difficoltà a prendere contatto con gli aspetti emotivi interni CONCLUSIONI • La percentuale di rischio è significativa (6-23%) ma non generalizzabile all’intera popolazione scolastica esaminata. • Si conferma la preoccupazione per i modelli socioculturali di bellezza, che interferisce sull’autostima e sulle relazioni. • Buona conoscenza dell’alimentazione sana non nocere: indirizzare • Primum l’intervento non sulla patologia, ma sui fattori di rischio • Interesse per il lavoro in gruppo. LA PREVENZIONE CON GLI ADULTI CAPIRE I BISOGNI DELL’ADOLESCENTE IL BISOGNO DI SICUREZZA Elemento dominante l’adolescenza è la discontinuità. L’aver sperimentato in età precoce un’esperienza di accudimento gratificante o meno, può portare l’adolescente a riconoscere i suoi nuovi bisogni pulsionali (sessuali, aggressivi o legati agli scopi) con un’aspettativa di soddisfacimento e con la capacità di controllo e adattamento, oppure a viverli come disorganizzanti. LA PROPRIETA’ EMOTIVA La consapevolezza che questa nuova sfera appartiene al Sé. La strutturazione della proprietà emotiva si intreccia con lo sviluppo di un processo di individuazione separazione dalle figure di dipendenza. Segno della proprietà emotiva è la presenza di oggetti e situazioni accomunate da un senso di possesso e difese contro qualsiasi interferenza (per es. l’appartenenza ad un gruppo in cui condividere esperienze). LA DIMENSIONE SEGRETA La segretezza appartiene alle esperienze cruciali del Sé tipiche di questo periodo. L’oggetto transizionale permette l’iniziale separazione dalla madre, in quanto dà la possibilità di conservarla in oggetti che simbolicamente la contengono. Il segreto è quindi l’espressione emotiva di un primo distacco dalle figure di dipendenza e della ripresa di un processo di separazione-individuazione. LA RESIDENZA EMOTIVA La polarità dipendenza/indipendenza determina da una parte l’attaccamento alle antiche forme di protezione e dall’altra il passaggio verso acquisizioni più autonome. Bisogni contrastanti, molto spesso in conflitto e in rapida alternanza. E’ importante poter accettare la necessità dell’adolescente di vivere entrambe le sue esigenze in uno spazio di rapporto affettivo stabile, dove possa sentirsi “ a casa sua “. LA RECIPROCITA’ NELLA RELAZIONE Ricerca di uno stato di parità, reciprocità e complementarietà. Alcune condizioni per il passaggio dalla relazione egocentrica e narcisistica alla relazione oggettuale: • formazione dell’identità personale • senso di sicurezza legato alla conoscenza dei propri bisogni • senso di integrazione legato al controllo dell’ambivalenza • capacità di tollerare la frustrazione e il rinvio della gratificazione • capacità di identificarsi con i sentimenti degli altri con empatia • sviluppo di responsabilità e di una dimensione etica. IL SENSO DEL TEMPO • Il futuro: per la prima volta l’individuo considera il futuro come un’epoca importante, e intraprende nella realtà azioni atte a permettere la realizzazioni future • Il processo di temporalizzazione: si ridimensionano le idealizzazioni primitive e le illusioni di onnipotenza dell'infanzia, si inizia a considerare con realismo il problema dei propri limiti e l’esistenza della morte. • Il passato: vi è una nuova valutazione del passato personale, favorita anche dalla ricerca di nuove figure di coetanei o adulti che divengono oggetti di identificazione. LA PREVENZIONE CON GLI ADULTI CAPIRE LE NOSTRE EMOZIONI NEL RAPPORTO CON L’ADOLESCENTE L’adolescenza mette in crisi E’ caratteristico dell’adolescenza suscitare forti emozioni e creare problemi nel rapporto con gli altri. Le nostre reazioni possono assumere un valore di comunicazione e un ruolo di guida alla comprensione di ciò che sta accadendo nell’adolescente. Spesso infatti egli usa come mezzo di espressione le azioni più che le parole e gli affetti, inducendo negli altri reazioni intense e contraddittorie, oppure tiene per sé molte cose, specie nel rapporto con gli adulti. COME UTILIZZARE LE NOSTRE EMOZIONI L’empatia: condividere e sperimentare i sentimenti di un’altra persona. L’adolescente, suscitando in noi emozioni molto intense, rende difficile l’instaurarsi di un rapporto empatico. Spesso c’è un eccesso di comprensione, oppure, all'opposto, un rapporto dove il conflitto e l’opposizione portano a situazioni di stallo. E’ necessario ridimensionare il proprio coinvolgimento emotivo, realizzare una atmosfera di attesa che conceda all’adolescente lo spazio emotivo per mobilitare le proprie risorse in modo attivo. LA RABBIA E IL SENSO DI IMPOTENZA Seguono il rifiuto esplicito o gli atteggiamenti inconcludenti dell'adolescente rispetto a quello che gli viene proposto, e stimolano negli adulti gli “agiti”. Indicano che l’adolescente si sta difendendo da un atteggiamento intrusivo dell’adulto. Bisogna cercare di controllare l’irritazione, aiutare il ragazzo a capire i propri bisogni, tollerare i tempi di attesa e anche la possibilità di errori, pur nel giusto equilibrio tra ciò che è costruttivo e distruttivo. Questo atteggiamento non va confuso con la permissività e la troppa comprensione, esempi di non empatia verso i bisogni dell’altro. LA PAURA L'adolescente, sentendosi impreparato all’autonomia, cerca di realizzarla con urgenza, attraverso un’azione di rottura che sfida le sue incertezze e che gli evita di percepire il suo conflitto interiore proiettandolo nell'altro. La sensazione di paura dell’ambiente che circonda l’adolescente diviene quindi utile a discriminare se ci troviamo di fronte a una situazione di rischio ”normale”, o a una modalità sfidante, che invece è una soluzione non adeguata ad un conflitto negato. LA LIBERTA’ Le richieste di libertà dell’adolescente sono collegate con il problema del raggiungimento dell’autonomia attraverso il processo di separazione dai genitori reali o interni. Modello ideale di separazione è la capacità di conciliare valori dei genitori con quelli delle altre figure significative e dei coetanei. Modelli patologici di separazione: centripeta (la famiglia esercita un’attrazione eccessiva) centrifuga (le fonti di sicurezza sono solo al di fuori della famiglia). Nell’adolescenza la ribellione è spesso un modo per rassicurarsi, negando il proprio bisogno di protezione attraverso atteggiamenti di rifiuto del limite. Solo la consapevolezza delle proprie reazioni emotive può portare l’adulto a capire il reale bisogno del ragazzo, evitando reazioni inadeguate di autoritarismo o permissivismo. REAZIONI ANTISOCIALI Quando esiste una tendenza antisociale c’è stata una vera privazione, cioè la perdita di qualcosa di positivo per un periodo lungo dell’infanzia. Il rischio è di compromettere qualsiasi possibilità di alleanza assumendo un atteggiamento reattivo di imposizione e punitivo. Il fatto di sentirsi in difficoltà, con il conseguente corredo di emozioni aggressive, è la prima situazione da analizzare in noi stessi per poter uscire da questo vicolo cieco.