ΟΙ καλοι και
αγαθοι
Presentano:
Senofonte, Economico
Tommaso Costa, Matteo Farnè, Riccardo Mazzoleni, Pietro
Riguzzi
Senofonte, Economico
Ed. Bur Classici Greci e Latini, Milano 2000
Traduzione di Fabio Roscalla
Senofonte nasce nel 430 a.C. ad Atene da una famiglia aristocratica e facoltosa. Di sentimenti antidemocratici e sostenitore di Sparta, ebbe anche un’accurata formazione culturale, fu infatti scolaro
di Socrate, che abbandonò per seguire i diecimila mercenari greci reclutati da Ciro il giovane per
combattere il fratello Artaserse II. Dopo la battaglia di Cunassa (401 a.C.) e la conseguente morte
di Ciro, i Diecimila dovettero procedere ad una lunga e pericolosa ritirata, comandati da uno
spartano e da Senofonte stesso, poiché privi di capi. Nel 394 si schierò con gli Spartani e combatté
a Coronea contro Atene e per questo fu condannato all'esilio e si ritirò nel podere di Scillunte che
gli era stato donato da Sparta. Quando però gli Spartani furono sconfitti dai Tebani nella battaglia
di Leuttra (371 a.C.) fu costretto a rifugiarsi a Corinto. In seguito, benché gli fosse stata revocata la
condanna, probabilmente non fece più ritorno ad Atene. Morì nel 355 a.C.
Senofonte scrisse molte opere in prosa, delle quali è difficile fissare la cronologia; dimostrò una
straordinaria versatilità cimentandosi in diversi generi letterari. Le sue opere più importanti e
conosciute sono: l’Anabasi che narra della rivolta di Ciro in Persia, della sconfitta a Cunassa e
della ritirata dei Diecimila; le Elleniche, che tratta gli avvenimenti accaduti tra la fine della guerra
del Peloponneso e la battaglia di Mantinea; la Ciropedia, biografia di Ciro il Grande; i cosiddetti
scritti socratici, tra cui l’Economico.
L’Economico di Senofonte e’ un'opera in forma di dialogo. Nella prima parte, il giovane e ricco
Critobulo discute con il filosofo Socrate su quale sia la maniera migliore di amministrare il
patrimonio familiare. Nella seconda parte, invece, Socrate riferisce a Critobulo una conversazione
da lui avuta con il ricco e nobile Iscomaco, un imprenditore agricolo rispettato in tutta la città come
“perfetto gentiluomo”. Da questa conversazione Critobulo potrà trarre gli elementi fondamentali
della tecnica economica, apprendimento di cui egli e’ alla ricerca.
Divisione in sequenze:
1- Dialogo tra Socrate e Critobulo: Il filosofo, discorrendo con Critobulo su ciò che è bene fare e
ciò che invece è dannoso, introduce la figura di Iscomaco e con questo il concetto di kalo;" kai;
ajgaqov" , gentiluomo.
2- Il dialogo di Socrate e di Iscomaco sulla moglie: Socrate racconta a Critobulo di quando
aveva incontrato Icomaco al mercato e aveva cominciato con questo un discorso sul matrimonio;
da questo si possono evincere importanti informazioni sulla condizione femminile all’epoca:
1) E’ la moglie che si occupa della gestione della casa;
2) Le donne si sposano molto giovani, più o meno all’età di quattordici anni, mentre l’uomo ha
trent’anni circa.
3) Iscomaco paragona la donna quasi ad un animale, utilizzando termini come “trattabile”
(ceirohvqh") e “addomesticare” (tiqaseuvein).
3- Discorso di Iscomaco alla moglie: Iscomaco racconta a Socrate il primo discorso avuto con la
moglie:
1)l’uomo decide per sé mentre i genitori decidono per la donna nel prendere il miglior compagno
per la casa e per i figli.
2) le donne quando svolgono bene il loro compito vengono chiamate sunergoiv, valide collaboratrici
dei mariti; per questo motivo il termine compagno, koinwnov", derivato dal verbo koinwnevw,
mettere in comune, viene utilizzato per definire i rapporti dei veri kaloi; kai; ajgaqoiv, ma anche per
le relazioni tra uomo e donna.
Iscomaco afferma che gli dei hanno formato la coppia maschio e femmina perché fosse più utile
possibile a se stessa in vista della vita in comune e per la produzione della prole, che deve
sostenere i due coniugi nella vecchiaia. Inoltre dice che il lavoro femminile si deve svolgere al
chiuso e quello maschile, invece, all’aperto e che l’uomo e la donna sono stati creati dagli dei con
qualità fisiche e morali diverse: la donna è paurosa perché è una dote utile alla conservazione dei
beni, l’uomo invece ha il corpo e l’anima maggiormente predisposti a sopportare il caldo e il freddo
e le spedizioni militari. Il marito poi deve introdurre nella casa i beni, che la donna conserverà fino
al momento del bisogno, nel quale questi verranno distribuiti equamente, proprio come accade
nell’alveare. Perciò la “buona riuscita” del matrimonio si basa su un equilibrio stabilito dall’impegno
di entrambi i coniugi nelle mansioni che a loro riescono più naturali.