Capitolo 2 §§10-18 Analisi economiche per il controllo di gestione Programmazione e Controllo Prof. Federico Verrucchi Le configurazioni di costo Una volta compreso secondo quali prospettive possono essere esaminati i costi, diventa più facile comprendere non solo le diverse configurazioni con cui può essere determinato il costo di un oggetto di costo (ad es. il prodotto) ma anche le finalità per cui esistono diverse configurazioni. Costo Pieno Costo Operativo Costo Industriale Costo Primo Costo Variabile Ora prendiamo ad esempio un forno… La configurazione a costo variabile … La configurazione a costo variabile di un 1 kg di pane porterà a calcolarne il costo considerando solo i costi variabili: - di produzione: - materie prime (farina, acqua, olio, sale…) - energia elettrica per alimentare il forno - materiali di consumo (la busta del pane…) - ma anche di altra natura: - servizio esterno di consegna (costo di vendita) La configurazione a costo primo … La configurazione a costo primo di un 1 kg di pane porterà a calcolarne il costo considerando solo i costi diretti. Tuttavia è facile verificare che questi saranno, sicuramente, tutti i costi variabili visti prima… … Più i costi fissi diretti, ad esempio costi: - di produzione: - il salario del fornaio (se produce solo il pane) - l’amm.to del forno (se ci produco solo pane) - ma anche di natura diversa: - la pubblicità specifica del prodotto pane (costo di marketing) La configurazione a costo industriale … La configurazione a costo industriale di un 1 kg di pane porterà a calcolarne il costo considerando solo i costi di produzione che saranno sia diretti sia indiretti. Dunque, sebbene questa configurazione sia sicuramente più ampia delle precedenti, per ottenere il costo di produzione di 1 kg di pane, non posso partire dalla configurazione a costo primo e sommarci sopra i costi indiretti industriali, posto che, come abbiamo visto, nelle due precedenti configurazioni possono essere contenuti anche costi di natura diversa da quelli industriali… - servizio esterno di consegna (costo di vendita) - la pubblicità specifica del prodotto pane (costo di marketing) La configurazione a costo industriale … dunque La configurazione a costo industriale di un 1 kg di pane porterà a calcolarne il costo considerando: - costi diretti di produzione: - variabili: - materie prime (farina, acqua, olio, sale…) - energia elettrica per alimentare il forno - materiali di consumo (la busta del pane…) - fissi: - il salario del fornaio (se produce solo il pane) - l’amm.to del forno (se ci produco solo pane) - costi indiretti di produzione (per la loro quota parte): - il salario del fornaio (che produce pane e focaccia) - l’amm.to del forno (se ci produco pane e focaccia) La configurazione a costo operativo … La configurazione a costo operativo di un 1 kg di pane, invece, poiché considera i costi di ogni natura, purché operativi (cioè pressoché tutti i costi esclusi quelli finanziari e straordinari) può essere calcolata partendo dal costo industriale: - recuperando i costi diretti che avevamo escluso - servizio esterno di consegna (costo di vendita) - la pubblicità specifica del prodotto pane (costo di marketing) - sommando i costi indiretti non industriali ad es.: - stipendi personale di vendita - spese amministrative - spese di marketing generale - spese generali La configurazione di costo pieno … La configurazione di costo pieno di un 1 kg di pane, infine, considera tutti i costi, anche quelli non operativi, e pertanto si calcola partendo dal costo operativo e sommando i costi indiretti non operativi essenzialmente rappresentati dagli oneri finanziari (OF). Tuttavia, si badi bene che, anche per quanto riguarda gli OF, è possibile tra questo individuare dei costi diretti (che potrebbero quindi rientrare nella configurazione di costo primo); basti pensare al caso in cui l’oggetto di costo sia un edificio costruito da un’impresa di costruzione che ne finanzia la costruzione con un’apertura di credito a S.A.L. ad essa finalizzata. Le configurazioni di risultato Ora che abbiamo esaminato le configurazioni di costo possiamo dire che queste condizionano anche quelle di risultato economico. Recuperando la dimensione RICAVO, infatti, è possibile costruire un conto economico per figura di costo, ad es. un conto economico di prodotto, dove, a seconda della configurazione di costo adottata, sarà possibile evidenziare risultati economici particolari. Tra questi, spiccano per importanza: - il Margine Lordo di Contribuzione - il Margine Semi-lordo di Contribuzione Il Margine Lordo di Contribuzione Prendendo a riferimento i ricavi di una figura di costo, ad es. il prodotto X, e utilizzando una configurazione a costo variabile, ovvero sottraendo a detti ricavi i soli costi variabili, si ottiene il Margine Lordo di Contribuzione. RICAVI prodotto X COSTI VARIABILI prodotto X = MARGINE LORDO DI CONTRIBUZIONE (MlC) prodotto X I l m arg i n e s i c h i am a d i co nt r i b u z i o n e p e rc h é CONTRIBUISCE a coprire i COSTI FISSI e, dopo di questi, a produrre l’UTILE. Il Margine Lordo di Contribuzione E’ agevole intuire che il Margine Lordo di Contribuzione risulta particolarmente utile nell’analisi differenziale, necessaria a prendere una serie di decisioni economiche quali: - scelte di make or buy - decisioni di prezzo - scelte di mix di prodotto Si tratta, evidentemente di scelte di breve periodo, che presuppongono di non modificare la capacità produttiva Dal Margine Lordo a quello Semi-Lordo Ipotizzando di poter modificare la capacità produttiva, alcuni costi fissi diventano potenzialmente eliminabili. Conseguentemente, tale possibilità di eliminazione entra nel calcolo differenziale e consente anche di valutare scelte come quelle di mantenere/eliminare il prodotto X. Ciò significa, di fatto, eliminare costi fissi di capacità, in particolare di quelli diretti. Ecco allora che: MARGINE LORDO DI CONTRIBUZIONE prodotto X COSTI FISSI DIRETTI prodotto X = MARGINE SEMI-LORDO DI CONTRIBUZIONE prodotto X Il Break Even Point (BEP) Ora che abbiamo introdotto nei ragionamenti anche la grandezza RICAVO è utile esaminare una formula di fondamentale importanza: quella del punto di pareggio. Partiamo dall’equazione del punto di pareggio: RICAVI TOT = COSTI FISSI (CF) + COSTI VARIABILI TOT (CV) La formula può essere scomposta nelle sue determinanti dove p = p.u. di vendita, Q = q.tà prodotta e venduta, cv = costo variabile unitario p * Q = CF + cv * Q Il Break Even Point (BEP) Con pochi semplici passaggi abbiamo che: p * Q - cv * Q = CF (p - cv ) * Q = CF Q = CF (p - cv ) Dunque, dividendo i costi fissi totali (CF) per il margine lordo di contribuzione unitario (p-cv) si ottiene la quantità (Q) di prodotto da vendere per raggiungere l’equilibrio economico. Il Break Even Point (BEP) La formula del punto di pareggio: Q = CF (p - cv ) La formula non solamente consente di introdurre nelle analisi/decisioni aziendali anche la variabile quantità, ma permette di correlare tra loro i macro-fattori del profitto: - Q —> Volume di Vendita - p —> Prezzo di vendita - CF —> Capacità Produttiva (per la quota di costi di capacità) - CF —> Costi Program.ti (per la quota di costi discrezionali) - cv —> Efficienza Interna/Esterna Il Break Even Point (BEP) La formula del punto di pareggio: Q = CF (p - cv ) Se poi l’azienda è multi-prodotto è evidente che vi saranno tanti diversi (p-cv) quanti sono i diversi prodotti. I singoli MlC contribuiranno in modo diverso a coprire i CF e, pertanto, possiamo dire che la formula consente di tenere in considerazione anche un altro macro-fattore del profitto: - il mix di prodotto L’imputazione dei costi indiretti Finora abbiamo trascurato i costi indiretti e la modalità con cui vengono imputati alle varie figure di costo, in particolare il prodotto. Il problema riguarda la scelta delle basi di riparto che devono essere individuate rispettando il più possibile il nesso causale tra il consumo della risorsa indiretta e la figura di costo. Se questo appare facile quando ci si occupa di costi indiretti di produzione magari rappresentati da quote di ammortamento di macchinari (h/macchina, unità di output ecc…) o da fitti passivi del fabbricato industriale (mq occupati dalle varie linee di produzione), la questione diventa ben più complessa man mano che ci si allontana dal prodotto … L’imputazione dei costi indiretti …e si entra nell’ambito dei costi sostenuti per funzioni ausiliarie o di supporto alla produzione, oppure per funzioni amministrative e commerciali. Poiché sappiamo che, aumentando le dimensioni della figura di costo si riduce il numero dei costi indiretti, una tecnica di imputazione di questi è quella di ribaltarli progressivamente, passando da figure di costo intermedie: - i centri di costo - le attività Così facendo diventa, da un lato, più facile imputare i costi alle figure intermedie, dall’altro, trovare una base di riparto che esprima più correttamente il nesso causale con il prodotto.