Indice
Introduzione
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Prima parte
Capitolo 1
Cos’è e come si manifesta
Capitolo 2
La visione psicosomatica
Capitolo 3
I consigli utili per uscirne
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Seconda parte
Capitolo 4
Quando dipende dal carattere
Capitolo 5
Nelle stagioni della vita
Capitolo 6
Quando le cause sono esterne
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Introduzione
La tristezza che viene
per farci rinascere
P
erché la nostra epoca è inondata dalla tristezza? Perché il
male oscuro, la depressione, irrompe, come mai è capitato
prima, con questa intensità? Che cosa sbagliamo?
La depressione, lo dice la parola stessa, ci vuole deprimere, cioè
premere verso il basso, portare giù… Giù dove?
Quando la tristezza diventa imponente, quando invade la nostra vita interiore, ci sentiamo morire. Siamo persi, trascinati in
un abisso senza fondo. Una forza misteriosa ci vuole portare nel
buio, nel profondo, lontano dalla superficie della mente.
Giulio (40 anni) mi diceva: «Non vedo una via d’uscita, sono
senza speranza, non c’è futuro per me». Il tempo vissuto dal depresso, come diceva Minkowski, sfiora l’eternità del dolore. Un
minuto pare un anno: mentre il tempo della gioia ci sembra durare troppo poco, la tristezza ci racconta il rallentamento della
vita e la depressione non finisce mai, oscura tutta la nostra esistenza psichica, che perde di senso.
Con la depressione, così diffusa oggi, il mondo interno sembra
voler morire, sparire, annullarsi. «Ah potessi - diceva Giulio veramente non esistere, vorrei tramontare, spegnermi del tutto,
dimenticare, morire…».
Ma quando si muore? In natura si muore quando è stata esaurita
la propria funzione, quando il frutto è maturo e poi marcisce.
Morire per poi rinascere! Il frutto, prima di morire, lancia il seme
alla terra, alla vita.
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La tristezza che viene per farci rinascere
Siamo tristi perché ci sentiamo morire dentro? Lo siamo perché
non riusciamo a vedere che questo è l’inizio di una rinascita.
Giulio diceva sempre: «Voglio tornare quello di prima». Non si
rendeva conto che “quello di prima”, quel personaggio che lui
recitava è proprio quello che lo ha fatto ammalare.
Noi viviamo ogni giorno per rinnovarci, per recitare nuovi personaggi, per aprire le porte a nuove dimensioni interiori, non per
essere “sempre i soliti”…
C’è in noi un personaggio cui siamo abituati, ripetitivo, standard, sempre uguale, conforme ai modelli esterni. Questo è il
personaggio che ci deprime! E c’è in noi una continua “secrezione”, un principio creativo che vuol rinnovarci a ogni istante, insomma ci abita un’eterna primavera. La tristezza viene per farci
perdere le foglie e i rami secchi, le cose inutili che la nostra mente
ha accumulato. Lo fa per preparare la rinascita che verrà. Ecco
la depressione: ci porta via le foglie dei personaggi ingialliti della
nostra vita, spazza via i pensieri inutili.
Il dolore che proviamo dentro è simile in tutto e per tutto a quello
del parto. Moriamo per partorire il nostro essere nascosto, quello
che fa di noi esseri unici, irripetibili, non i robot con i pensieri
tutti uguali che siamo diventati. Soffriamo di depressione perché
siamo troppo esterni, troppo collocati nei ragionamenti e perché
non ci fidiamo più della nostra essenza. È come se l’anima dicesse: «Meglio morire che vivere una vita non mia. Meglio morire
che perdersi nel conformismo di tutti gli altri». E la nostra è l’epoca del più grande conformismo mai esistito, dove ognuno non
ha più un carattere, dove l’uno assomiglia all’altro, dove tutti
dicono le stesse cose.
Il vero antidepressivo è non essere come tutti gli altri. Il Sé di
ciascuno di noi detesta più di tutto e prima di tutto diventare
una fotocopia. La depressione ci fa morire per ricordarci che in
noi esiste il nostro seme, la nostra creatività, il nostro destino
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Introduzione
e non quello degli altri. C’è troppo conformismo nel mondo di
oggi, troppa somiglianza, troppo qualunquismo. Guai a perdere
le proprie caratteristiche. Diventeremmo solo un ammasso di abitudini e l’anima si spegnerebbe.
La depressione ci porta via dal conformismo… Giulio ne è uscito
quando ha smesso di pensare a quello che era prima. Ne è uscito
quando ha battuto vie nuove, come scrivere libri gialli, un’attività che gli piaceva tanto fare a 15 anni. Quando gli chiedevo:
«Che cosa ha scritto oggi?», si dimenticava di lamentarsi…
C’è in ognuno di noi un principio creativo che deve essere incontrato. È il più potente rimedio contro la depressione.
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PRIMA PARTE
LA DEPRESSIONE:
CARATTERISTICHE,
INTERPRETAZIONI
E CONSIGLI UTILI
La depressione: caratteristiche, interpretazioni e consigli utili
Una crisi profonda che
ci indica di cambiare strada
A
chiunque di noi capita di sentirsi giù di morale ogni
tanto. Ma ciò non significa essere depressi. Spesso si
usa il termine depressione per definire una condizione provvisoria, un disturbo dell’umore, un disagio esistenziale
o la reazione a un evento emotivamente traumatico.
La depressione vera, quella definita dai manuali di medicina
è una vera e propria patologia, molto più complessa di un
semplice calo di umore. Perché una persona si possa definire
depressa deve presentare più della metà di questi sintomi: tristezza, perdita di interesse o di piacere, senso di colpa o bassa
autostima, disturbi del sonno, alterazioni dell’appetito, scarsa
capacità di concentrazione.
Inoltre nel depresso questa condizione dura da tempo e disturba le sue normali attività e le relazioni sociali.
Quali sono le cause di questa condizione? In alcune forme
di depressione (quelle chiamate reattive) le motivazioni della
tristezza profonda sono evidenti, perché esse sono legate a una
perdita, a un evento luttuoso o a un trauma emotivo.
Ma nella depressione endogena, che non è provocata da fatti
esterni, la causa è stata identificata dalla medicina ufficiale
in alterazioni dei meccanismi cerebrali che regolano l’umore,
dovuti alla carenza di alcuni neurotrasmettitori (in particolare
serotonina, noradrenalina e dopamina). Per questo nella maggior parte dei casi i medici curano la depressione soprattutto con psicofarmaci, che aumentano la produzione di questi
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PRIMA PARTE
“messaggeri dell’allegria”. Non sempre però tali farmaci sono
effettivamente necessari e anzi in molti casi possono provocare effetti non desiderati. In ogni caso essi non fanno guarire,
ma hanno la funzione di rialzare il tono dell’umore del soggetto. La vera guarigione viene quando la persone depressa è
riuscita a riattivare le proprie energie interiori e a trovare la
strada per “rinascere” dopo questa crisi.
Perché la depressione rappresenta una crisi profonda, un filo
che si spezza. Cambia radicalmente il modo di vedere il mondo: anche se tutto è uguale a prima, nulla ci sembra lo stesso,
ogni cosa perde senso. La depressione è come un masso che ci
sbarra la via e ci costringe a scegliere un’altra strada, ad abbandonare un percorso giunto ormai a un vicolo cieco. Indietro
non si può tornare; diventa necessario scegliere se rimanere
fermi oppure andare avanti. La scelta non è immediata né
facile; la depressione si manifesta quindi come una stasi completa: la persona si blocca del tutto. Sbloccarsi non è così semplice come può sembrare dall’esterno, perché per poter continuare a vivere occorre “lasciarsi morire”, ossia lasciar morire
quel lato di sé ormai privo di senso. Questo il significato e lo
“scopo” profondo di molte crisi depressive.
In questa prima parte del libro cercheremo di presentare la
depressione attraverso i sintomi che la caratterizzano e le varie
forme che può assumere. Di queste manifestazioni daremo
anche un’interpretazione psicosomatica, andando alla radice
dei disturbi. Spesso la loro origine può essere legata a “blocchi” psicologici, a passioni ed emozioni trattenute, che non
sono state sfogate. L’energia interna repressa troppo a lungo
si è paralizzata nella depressione. Presenteremo anche alcuni
consigli comportamentali ed esercizi che possono aiutare a
sbloccare questa paralisi e a far emergere la parte più vera di
sé, che finora non ha potuto manifestarsi.
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Capitolo 1
Cos’è e come
si manifesta
•
•
•
•
•
•
I sintomi più comuni
I tipi di depressione
L’uso degli psicofarmaci
Cosa accade nel cervello di chi è depresso?
Statistiche: un’epidemia in espansione
In sintesi: domande e risposte
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Cos’è e come si manifesta
I sintomi più comuni
S
i tratta davvero di depressione? Per prima cosa, per intervenire in modo mirato ed efficace sul disturbo che
colpisce una persona, occorre riconoscere se quella che
si sta vivendo è effettivamente una condizione di depressione
e di quale tipo di depressione si tratta. Si può partire in primo
luogo dai sintomi per definire meglio la situazione.
I disturbi che la caratterizzano
ALTERAZIONE DEL SONNO - Nei pazienti depressi il sonno perde
il suo ritmo naturale e subisce delle alterazioni che oscillano tra due estremi opposti: l’insonnia e l’eccessiva voglia di
dormire. Questi due sintomi possono presentarsi contemporaneamente (come nel caso di insonnia notturna seguita da
lunghe dormite durante il giorno) o alternarsi nel tempo.
La forma di insonnia più diffusa nella depressione è “l’insonnia finale”, caratterizzata da un risveglio precoce la mattina.
ANEDONIA - Nel linguaggio medico il termine “anedonia” indica una ridotta capacità di provare gioia e piacere. Si tratta di
un sintomo che accomuna tutte le forme di depressione. Chi
è depresso prova una profonda sensazione di noia, disinteresse e apatia o, nei casi più gravi, di impotenza e disperazione.
Tutto appare inutile e privo di scopo, non si prova più piacere
e non ci si entusiasma per niente. L’anedonia è definita “sociale” quando il disinteresse è mirato alle sole relazioni interper16
Capitolo 1
sonali, mentre è “fisica” quando il cibo, il sesso e le emozioni
non procurano più alcun piacere al soggetto. L’anedonia sessuale indica l’incapacità di godere del mero atto sessuale.
CALO DI ATTENZIONE E MEMORIA - Spesso un calo della concentrazione può indicare la presenza di una depressione ancora “nascosta”. Il depresso che svolge un’attività intellettuale
è continuamente disturbato da pensieri intrusivi, che non
permettono un’adeguata attenzione. Anche le capacità mnemoniche subiscono un rallentamento, dato che la depressione
inibisce le aree del cervello deputate al trasferimento dei ricordi dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.
ASTENIA - L’astenia indica una condizione di estrema spossatezza, che rende difficile svolgere le più semplici attività quotidiane, anche in seguito a persistenti dolori muscolari. Spesso tale senso di debolezza, che non ha nessuna causa oggettiva
dal punto di vista neuromuscolare, appare inspiegabile. Solo
dopo che si è giunti a una diagnosi certa di depressione si
arriva a collegare correttamente l’astenia con questo disturbo.
CAMBIAMENTI DELL’APPETITO - Le persone colpite da depressione possono osservare alcuni significativi cambiamenti riguardo alla loro forma fisica e alle loro abitudini alimentari.
Questa patologia, infatti, può provocare una visibile perdita
di peso (non dovuta a nessuna dieta) o al contrario un marcato aumento di peso (per esempio un cambiamento superiore
al 5% del peso corporeo in un mese).
Non è raro neppure che l’appetito aumenti o diminuisca
improvvisamente, portando la persona gradualmente a una
carenza di nutrienti, responsabile poi a sua volta di un indebolimento fisico e mentale.
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Cos’è e come si manifesta
I tipi di depressione
U
na volta stabilito che i sintomi di cui si soffre indicano chiaramente uno stato di depressione, occorre
però distinguere di quale genere di depressione si
tratti. Infatti ne esistono di diversi tipi, che vengono definiti
soprattutto in base all’intensità dei sintomi e alla presenza o
meno di una causa scatenante. Ecco le principali forme di
depressione riconosciute in ambito medico.
Depressione endogena: la più grave
La depressione endogena, cioè nata da cause interne all’individuo, è la forma depressiva che si ipotizza possa essere più
facilmente provocata da disfunzioni biochimiche nei neurotrasmettitori, che provocano conseguenze nello stato dell’umore, nel comportamento e nelle reazioni fisiologiche.
Di solito la depressione endogena coincide con quella che in
psichiatria è chiamata “depressione maggiore” e indica una
forma persistente di questa patologia, caratterizzata da sintomi molto intensi.
Secondo i criteri utilizzati nella medicina psichiatrica, per
diagnosticare una depressione maggiore occorre che il paziente avverta un significativo calo dell’umore per un periodo
medio-lungo. A ciò inoltre deve aggiungersi la comparsa di
alcuni sintomi tra i seguenti: insonnia, scarso appetito (oppure appetito aumentato), perdita di interesse per le attività
quotidiane, incapacità di provare piacere, perdita di capacità
d’iniziativa, calo della libido, bassa autostima, eccessivo affa18
Capitolo 1
ticamento, difficoltà di concentrazione e apatia.
In genere il sonno è disturbato: può essere ridotto, con difficoltà di addormentamento, o essere prolungato a dismisura;
allo stesso modo, anche l’alimentazione può variare tra i due
opposti: anoressia o bulimia.
La sfera sessuale del soggetto è molto coinvolta nello stato di
depressione: diminuiscono non solo la ricerca del piacere, ma
anche le fantasie collegate.
Reattiva: causata da traumi
Questa forma depressiva è strettamente legata a un episodio
doloroso (ad esempio un lutto, una perdita, una sconfitta o
un disturbo fisico) ma con intensità e durata sproporzionate
rispetto alla “normale” reazione di fronte a simili eventi. Ciò
che caratterizza in maniera specifica la depressione reattiva è
un forte senso di tristezza vissuto, però, a livello cosciente e
con una forte partecipazione emotiva.
Anche i contenuti dei pensieri sono direttamente legati all’evento scatenante. Il decorso della depressione reattiva può
variare fortemente: in alcuni casi i sintomi sono lievi e scompaiono in pochi giorni, mentre in altre situazioni sono gravi e
persistenti come quelli di una depressione endogena. In certe
circostanze la patologia può anche cronicizzarsi.
L’andamento di questa forma depressiva, in ogni caso, dipende spesso più dalla struttura di base della personalità di chi ne
soffre che dalla oggettiva entità del trauma scatenante.
Quella reattiva è la forma più diffusa di depressione, che si
presta maggiormente a un intervento curativo “quotidiano”
basato sul cambiare atteggiamento e adottare comportamenti
che risolvono la condizione depressiva, anche senza fare necessariamente ricorso ai medicinali.
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