La tarda scolastica
Dal 1300 al 1400 inizia il cosiddetto autunno del medioevo (in opposizione alla primavera del XI
secolo). Gli aspetti fondamentali di questo periodo sono:
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la fine dei poteri universali: l'impero e la chiesa
l'emergere sempre più preponderante degli stati nazionali
collegato a questi mutamenti, la visione laica dell'autonomia dell'individuo
un nuovo sistema dei valori
la netta opposizione tra fede e ragione, tra religione e mistica, tra laico e religioso.
Giovanni Duns Scoto
La grande contrapposizione tra la scuola francescana e quella domenicana era sul piano
gnoseologico, ed era riconducibile alla differenza tra platonismo e aristotelismo. La questione era:
A. la verità va cercata nella profondità dell'anima, la dove Dio parla agli uomini (innatismo).
B. la verità è l'elaborazione mentale dei dati che ci vengono dai sensi (empirismo).
Scoto propone una terza opzione:
C. l'oggetto primo della mente non è né Dio né il mondo, ma l'idea di ente.
L'idea di ente in quanto tale è ciò che ogni cosa, Dio compreso, ha in comune.
L' ente viene prima di ogni sua determinazione particolare.
L'ente è una nozione univoca, non un attributo delle cose ma un oggetto del pensiero.
Ma se l'ente è una nozione a se stante allora deve avere proprietà peculiari.
Il numero? La quantità? La forma?
No, può averle ma non sono necessarie. L'ente può essere anche un'ente divino, infinito, illimitato
ovvero Dio: Dio è un ente possibile.
Ma come faccio a passare dalla possibilità di Dio al fatto che sia necessario?
Secondo Scoto le argomentazioni di Tommaso non sono sufficienti perché:
1. parte da costatazioni empiriche dell'esperienza su alcune caratteristiche del mondo (causa,
contingenza, ordine, moto) e arriva a Dio.
2. Ma se il mondo fosse diverso (se vi fossero infiniti mondi?) Se in realtà i miei sensi o il mio
intelletto mi ingannano e il mondo non avesse, per esempio, una connessione di causaeffetto?
Il problema è rilevante: i dati empirici possono essere fraintesi, scorretti oppure interpretabili.
La prova che da Scoto parte dalla possibilità:
Questo che percepisco con i sensi è un mondo possibile, ma non l'unico possibile.
Se è possibile allora è possibile che vi sia qualcosa che lo rende possibile
Questo qualcosa che lo rende possibile è Dio.
Ma quali sono gli attributi di Dio?
Non posso dirlo perché ogni attributo racchiuderebbe Dio nel mondo, lo descriverebbe con qualcosa
che è accidentale, soltanto possibile....La via analogica di Tommaso è da escludere.
Ma c'è di più....non possiamo sapere nemmeno qual'è la natura dell'anima, oppure il destino
dell'uomo, perché ogni fine delle cose create ci è precluso in quanto possono essere, ma possono
anche non essere (sono contingenti).
Con la ragione non posso sapere nulla delle verità prime su Dio, Anima e Mondo....sono tre oggetti
in cui posso credere ma non posso conoscere.
Da qui la distinzione tra Teologia come disciplina pratica e Scienza e Metafisica come discipline
teoretiche. La teologia non fa conoscere nulla ma guida l'uomo nell'agire.
Haecceitas
Duns Scoto è il primo a porre il problema della singolarità in filosofia. Come scaturisce il singolo?
Non “la matita” ma questa qui che stringo tra le dita? Cosa da la specifica individuale e singolare
alle cose? Secondo Aristotele l'h. È nella materia, secondo Tommaso la h. è nella materia signata,
secondo D.S. È nella forma individuale.
Guglielmo di Ockham
E' l'autore simbolo della fine della scolastica nonché il padre dell'empirismo.
La filosofia non serve a chiarire i misteri della fede ma per fare piazza pulita delle questioni non
necessarie e irrazionali.
Basta basarsi sulle Auctoritates, basta basarsi sulla ratio, l'unica fonte della scienza è l'esperienza
empirica.
Tutto ciò che non è osservabile empiricamente non è dimostrabile né può essere compreso, e in
quanto tale, non è necessario alla scienza.
Ergo: Dio non è più un termine essenziale al discorso filosofico! E con Dio tutte quelle entità
astratte, non percepibili come idee, universali, concetti....la filosofia è scienza del percettibile.
Rasoio di Ockham
Principia praeter necessitate non sunt multiplicanda ovvero non si devono creare più entità di
quelle che si deve dimostrare=più una spiegazione è semplice e più è valida.
Ciò significa che – tra le varie spiegazioni possibili di un evento – bisogna accettare quella più
"semplice", intesa non nel senso di quella più "ingenua" o di quella che spontaneamente affiora alla
mente, ma quella cioè che appare ragionevolmente vera senza ricercare un'inutile complicazione
aggiungendovi degli elementi causali ulteriori. Questo anche in base a un altro principio,
elementare, di economia di pensiero: se si può spiegare un dato fenomeno senza supporre
l'esistenza di un qualche ente, è corretto farlo, in quanto è ragionevole scegliere, tra varie soluzioni,
la più semplice e plausibile.
Un esempio classico di applicazione del principio può essere la questione riguardante la
generazione di un universo:
1.da un lato si può ipotizzare un universo eterno, o generato da sé o per motivi sconosciuti;
2.dall'altro, un universo generato da una divinità, la quale a sua volta è eterna, o generata da sé o per
motivi sconosciuti.
In questo senso, la prima versione non postula enti ulteriori (come ad esempio la divinità) ed è
quindi preferibile secondo questo metodo. Si tende a definire la teoria del Rasoio di Occam come la
scelta più semplice.
(nb...una teoria più semplice è più difficilmente falsificabile...)