L'educazione totalitaria A Sparta vige senz'altro l'influenza dell'ideale omerico sebbene non si celebri l'areté individuale ed il sodalizio cavalleresco. Piuttosto essa esige il valore patriottico di tutti i suoi cittadini - gli Eguali: la solidarietà particolare dell'eroe è messo al servizio della collettività. Potremmo anche affermare che Sparta è una città di eroi. Gli opliti ed i proprietari terrieri costituiscono la forza legittima della città La polis saldamente stabilita assorbe la funzione guerriera ossia si assiste ad una trasformazione dei valori eroici. Non si tratta più del valore aristocratico ed individuale di pochi bensì della virtù della disciplina collettiva La potenza della città era dunque legata ad un sistema d’educazione (prima volta) che prevedeva la rigida organizzazione dei cittadini: solidarietà tra stato ed educazione Nel VI secolo a.c., la minaccia delle agitazioni popolari e la ribellione dei territori occupati spingono l'aristocrazia ad un irrigidimento dell’agogé che s’impoverisce in un sistema totalitario ma efficiente Magistrato che sorveglia l'educazione di coloro che, godendo della cittadinanza, dovranno difendere Sparta (Eguali), mentre I Perieci, liberi ma residenti ai margini del territorio civico, e gli Iloti, schiavi dello stato, sono esclusi. Il padre non si assume la responsabilità di allevare il figlio che è affidato alla madre fino ai sei anni. Al settimo anno il giovane è incorporato in un gruppo di coetanei comandati dai più anziani, gli efebi (adolescente), (Isolamento per tre anni). Rito iniziatico. Alcuni riti come l’addestramento alla caccia (educazione) o alla vita selvaggia affondano in un lontano passato L’agogé s’inscrive in un universo mentale legato ai valori dell’arcaismo. Non si tratta di formare degli UBERMENSCHEN né dei militanti, ma gli Eguali, opliti di Sparta. Opliti formati e educati al fine (fine dettato dalla pragmatica educativa) di preservare Sparta dalla minaccia degli Iloti: sgozzati e sorpresi nella notte. Il sistema educativo esalta l’obbedienza, la forza, il coraggio, il sacrificio per la collettività, giustificando la furbizia prevaricatrice ed il disprezzo per il nemico: la debolezza umana è così bandita da Sparta L’educazione si riduce ad addestramento, s’impoverisce l’ed. musicale fatta eccezione per le musiche marziali. D’altronde la retorica ed i professori che la insegnano sono considerati malfattori. A un ambasciatore di Samo (isola dell’Egeo) i magistrati di Sparta: “Abbiamo dimenticato l’inizio del vostro discorso perciò non ne comprendiamo la fine”. Educazione ridotta a sterile mostruosità? Poderoso processo d’integrazione sociale che sembra rendere possibile ogni utopia. La Paideia (formazione) Ateniese Pericle (Stratega ed uomo politico capo di Atene dal 460 al 429 a.c. si affermò per la sua somma civiltà politica. Governò saviamente - guerra contro Sparta – e diede impulso allo sviluppo ec. e culturale di Atene): ” In materia di educazione, gli Spartani costringono molto precocemente la gioventù ad un allenamento penoso per formarli efficacemente al coraggio; ma noi, con la nostra vita senza costrizioni, non siamo inferiori a loro quando si tratta di affrontare combattimenti altrettanto pericolosi.” Nuova immagine di cittadino ( Solone: 590 a.c., legislatore, stratega, filosofo. Diminuì i privilegi dell’aristocrazia ammettendo alle cerich4 dello Stato i cittadini in relazione alla loro ricchezza fondiaria. Clistene: uomo politico e legislatore, riformò la costituzione di Atene, 6 sec. sec. A.c.; per impedire il risorgere della tirannide istituì l’ostracismo. Pericle). L’ideale civico si riferisce sempre meno alla Themis di Omero, a quella giustizia che manifesta la supremazia del potente, essa si riferisce alla Dike, ossia a ciò che è dovuto ad ognuno per compensazione, ma soprattutto allo spirito di giustizia che si manifesta in un sistema di leggi: questo è un atto supremamente educativo. (ordine fondato sulla giustizia). (Clistene con le sue riforme infrange la potenza degli eupatridi (nella Grecia antica, chi apparteneva alla classe nobiliare e poteva accedere alle cariche politiche) a favore della isonomia: l’uguaglianza dei diritti dei cittadini) Il popolo deve combattere per le sue leggi come per le sue mura L’autarchia della Polis passa attraverso l’aut. Del citt. L’educazione ha in se stessa il suo fine Pindaro (poeta greco 518\438 a.c ) resiste a questa nuova concezione educativa quando disprezza coloro che hanno imparato: l’ed. non serve forse a coltivare doti innate? ….e nobile lignaggio? Teseo, fondatore di Atene, risponde che il coraggio, viceversa, si può insegnare come il parlare e l’intendere. Scaturisce allora la necessità di una scuola (Platone) che, dal primo significato: “tempo libero dalle occupazioni pubbliche”, proceda verso “tempo dedicato allo studio” fino a “luogo dove si studia”. I giovani cominciano ad apprendere sistematicamente l’uso della scrittura VI a.c. (scuola di CHIO, isola greca del mar Egeo): lettura ad alta voce, recitazione, parola viva che prevale sulla scrittura. Si ricordi che leggere in greco, significa riconoscere. V secolo scuola primaria ad Atene IL DIBATTITO PEDAGOGICO: I SOFISTI V SECOLO ad Atene: momento di democratizzazione POLITICA e conseguente riflessione sull’arte di conquistare il potere politico. Protagora, come maggior esponente dei Sofisti, spiega come l’umanità all’origine dispersa abbia potuto sopravvivere creando villaggi e sviluppando contro l’ingiustizia la virtù politica. D’altro lato Protagora insegna che “l’uomo è misura di tutte le cose” ,intendendo così che l’educazione ed il senso dello Stato\città sono improntati ad un cauto pragmatismo. (Dottrina tesa a valutare le singole dottrine in relazione alla loro utilità). Ancora, Gorgia, originario di Lentini, insiste su una pisagogia(attività intesa ad aiutare lo sviluppo della personalità e ad accrescere le capacità di riflessione di analisi) come captatio animae. Si produce così un allargamento della cultura che, al di là di critiche, risente di profonde riflessioni teoriche: le regole della comunicazione, del linguaggio. La cultura è così offerta ai giovani ed agli adulti che si possono formare (paideia) attingendo ad un’educazione che vede nel culto dello spirito il perfezionamento individuale. Certo si potrebbe discutere a lungo sull’utilitarismo fondiario dei Sofisti; sta di fatto che essi pongono in discussione gli stessi valori su cui si fonda la democrazia ateniese appena uscita dalla tirannia. Si confondono allora, agli occhi di molti ateniesi, nuova cultura e reazione politica, (fine V secolo a.c. )perciò, Socrate compreso, i sofisti sono considerati reazionari (nel 399 Socrate è condannato a scarsa maggioranza) I sofisti: nuovi professori che non sconvolgono l’ordine sociale: il povero non dispone delle somme richieste per pagare le lezioni del sofista. Sofisti: ideale di ricerca intellettuale che mal si concilia con l’atletismo democratico: calos cagathos (eccellenza in tutte le attività umane) Socrate, maestro disinteressato che non si fa pagare, utilizza l’interrogazione e il dialogo ai fini di una ricerca speculativa. Egli ricerca la definizione universale: cos’è santo? Cos’è buono? Cos’è la virtù? La virtù è un sapere! Socrate infatti afferma: “Conosci te stesso” L’anima si rivela a se stessa tramite il sapere. Socrate persegue allora una missione morale (la ricerca della virtù) che non si radica nella democrazia ateniese. Essa fonda per l’avvenire una pedagogia della coscienza individuale guidata, nella sua ricerca di una verità trascendente, dalla filosofia. Il dibattito educativo: Platone o Isocrate Vittoria degli opliti spartani su Atene (404 a.c.): si deve dunque dimenticare l’interrogare di Socrate e la lezione sofistica? Le esigenze politiche( della città collettiva) e la ricerca individuale sono però ormai mescolate. Le stesse riflessioni sulla Paideia, sulle sue finalità e sui suoi programmi, si arricchiscono di nuove teorie sulla città e sulla conoscenza. (Speranza per una rinascita di Atene) (403 a.c.) Nei decenni successivi alla restaurazione democratica il ruolo di protagonista della vicenda culturale spetta ad Atene (che ha conosciuto la disfatta) Platone: sistema e programma educativo che concilia etica individuale e morale pubblica.La virtù si può, insegnare?Allo scetticismo utilitaristico dei sofisti Platone risponde con una teoria della conoscenza: il mito della caverna simboleggia la liberazione dell’anima, prigioniera dell’oscurità, dei fenomeni sensibili e dell’opinione. L’anima prigioniera viene paragonata ad un uomo incatenato con le spalle rivolte alla luce e la fronte alle ombre proiettate dagli oggetti reali. La paideia riconduce l’uomo verso la luce, verso la scienza vera, la conoscenza delle idee….Questo cammino dell’anima indica una vera e propria conversione che definisce il programma di una nuova educazione. D’altro canto è lo stesso Platone che afferma: “Coloro che sono privi di cultura e che non hanno affatto esperienza della verità non saranno mai adatti a governare uno stato” (Leggi, Repubblica) Occorrono cinquant’anni per formare un uomo sotto il controllo dello stato. Duro tirocinio: dai tre ai sei anni nei giardini d’infanzia; a sette anni Propaideia, insegnamento primario; dai sette ai 10 anni studio delle lettere; (non innovazione tranne elementi di calcolo). Successivamente nuovo ciclo fondato su selezione matematica. Poi stages : dai 10 ai 13 autori classici come Omero ma purgato da accenni che possano aumentare la paura. Dai 13 ai 16 insegnamento musicale in linea con l’insegnamento di Protagora: l’armonia influenza il comportamento. A 16 anni vero apprendimento della matematica. “Per coloro che sono destinati ad assumere nello Stato gli uffici principali, la scienza del calcolo…quella della lunghezza, ….l’astronomia, e l’acustica diventano materie obbligatorie.” Queste materie conducono verso la verità. La pedagogia platonica si occupa di offrire una propedeutica che consenta una selezione. Successivamente, a 18 anni formazione militare. Dai 25 tre lunghi cicli di formazione superiore riservata ad una elite poco numerosa e selezionata. Platone scarta la retorica. Dopo i trent’anni ulteriore esame: “per mezzo della facoltà dialettica che è in grado, dopo aver rinunciato all’uso della vista e degli altri sensi, di procedere, in compagnia della verità, verso l’ente che veramente è”. Questo programma educativo è presentato a meno di un anno dalla fondazione della accademia nel 387. L’accademia è una sorta di tìaso (gruppo di iniziati al culto di Dioniso) che festeggia in date fisse le Muse: pedagogia del dialogo e della discussione. La trasformazione della Paideia in una forma d'ins. Superiore è dovuta a Isocrate. Per questo professore di eloquenza l'educazione ha una finalità immediatamente pratica rifacendosi ai sofisti più che a Socrate. Isocrate intende formare i capi della città. Dalla sua scuola (Liceo) escono maestri capaci d'insegnare e buoni polemisti come Iperide e Iseo, storici, uomini politici di Atene ed in generale della Grecia. (Critiche derivanti le eccessive concessioni fatte alla ricerca). Isocrate conviene con Platone nell'auspicare che l'ins. Primario si prolunghi in un ciclo medio. Raccomanda lo studio di Omero, Esiodo, Teognide, della geometria, astronomia. Al culmine pone ovviamente la retorica, destinata a quei giovani "in possesso di uno spirito capace di invenzione, di istruzione, di applicazione, una buona voce e purezza di dizione." (èlite selezionata per doti e per con. ec.) Non estetica della forma: "nulla di ciò che è stato fatto con intelligenza è esistito senza il concorso della parola, la quale guida ogni nostra azione ed ogni nostro pensiero." Isocrate dunque è filosofo in un contesto di crisi, all'interno di un pessimismo intellettuale, ed in relazione ad una concezione pragmatica della conoscenza. Isocrate è teorico del Logos, la parola creatrice di cultura che fissa i limiti legali tra il bene ed il male, che pone l'umanità sopra gli animali, i Greci al di sopra dei barbari ed Atene sopra la altre città greche La retorica (eloquenza come disciplina nel parlare fondamento di gran parte dell'ed. letteraria nell'antichità classica. Disciplina provvista di regole e accorgimenti mirante a suscitare particolari effetti nel lettore) diventa lo strumento della educazione morale. Isocrate scarta immediatamente i sofisti, gli avvocati ed i sicofanti (persona che denunciava, di propria in., le violazioni della legge). Il professore di eloquenza presenta contenuti che servono all'umanità Anche la dimostrazione con l'esempio, la vita di un uomo, ha forza Successivamente Aristotele, contro Platone, offrirà dignità epistemologica alla retorica: studierà i differenti tipi di discorso (mediante la Logica) e le figure stilistiche della retorica. Isocrate dunque offre dignità alla retorica collocandola in una posizione intermedia tra l'incultura e la saggezza. Il motivo è dovuto al suo interesse per la pedagogia concreta più che per il sistema. Del resto anche Aristotele ( Stagira 384\322 a.c.) non riduce l'ed. a mero es. intellettuale. La virtù si forma con l'esercizio, meglio: l'abitudine si forma mediante l'esercizio. L'animo del fanciullo deve essere piegato con la forza e la persuasione, minacce e ricompense. La ped., per A.,utilizza gli istinti e le tendenze dei fanciulli, mettendosi al servizio della natura per completare ciò che la natura ha lasciato d'incompleto. L'educatore recupera così la lezione della medicina che si impegna ad adattare il regime ai bisogni del paziente e ha saputo integrare il programma della paideia con i risultati delle diverse ricerche delle scienza specialistiche. Un grande dibattito si conclude con un compromesso pragmatico.