Variazioni della concentrazione plasmatica del peptide natriuretico di tipo B in urgenza nella fibrillazione atriale parossistica, nell’edema polmonare acuto, nella sindrome coronarica acuta e nella cardiomiopatia dilatativa Alessandro Coppola, Gaetano De Paola, Marianna Suppa, Barbara Maggi, Giuseppe Giancaspro, Marina Colzi, Andrea Arcieri, Gabriella Scarpellini, Elisa Manetti, Luciana Acerna*, Giuseppina Gerratano*, Maria Santulli*, Francesco Aguglia Our research is based on the critical evaluation of plasma concentration variation of B-type natriuretic peptide (BNP) – in emergency – in paroxysmal atrial fibrillation, acute pulmonary edema, acute coronary syndrome and dilated cardiomyopathy. The aim of our research was to assess if the BNP concentration variation may be useful in the diagnosis and therapy. Peptide synthesis takes place mainly in the ventricular myocardium. We selected 102 patients: 27 control subjects, and 75 admitted to the emergency and reception department for dyspnea and/or precordialgia and/or palpitations. At the beginning they were considered as one group only, and then they were divided into groups according to the diagnosis: 20 with paroxysmal atrial fibrillation with reversion to sinus rhythm in the first week; 20 with acute pulmonary edema; 22 with acute coronary syndrome without electrocardiographic ST-segment changes; 13 with compensated dilated cardiomyopathy. Our research assessed that the BNP activation and secretion are evident especially in patients with heart failure and remains at the high level until the administration of an effective therapy and then they reach a balance with values higher than the standards, while in the paroxysmal atrial fibrillation and in acute coronary syndrome they rise and come back to the standard levels or even at lower levels after the disease solution. For this reason, BNP reiterated measurements allow to assess treatment efficacy, even at home, and to optimize the therapy. The main limit of BNP diagnostic role is in the need of knowing in advance the specific values for each patient. The BNP concentration evaluation in the acute phase is necessary to differentiate patients with dyspnea due to heart failure from those with pulmonary pathologies, while the BNP assessment in the acute coronary syndrome predicted exitus or heart failure manifestations. (Ann Ital Med Int 2005; 20: 167-186) Key words: Acute coronary syndrome; Acute pulmonary edema; B-type natriuretic peptide; Heart failure; Neuroendocrine systems; Paroxysmal atrial fibrillation. Introduzione Il BNP umano è decodificato da un singolo gene consistente di tre esoni e due introni, sito sulla parte distale del braccio corto del cromosoma 1 e dopo i processi di traduzione viene rilasciato subito in circolo3,4. Sebbene i cardiomiociti ventricolari ed in minor misura atriali costituiscano la sorgente principale, il BNP può essere prodotto anche da altre cellule come i fibroblasti miocardici. Il determinante maggiore della sintesi e secrezione del peptide è il grado di lavoro e di tensione della parete ventricolare, che agiscono sia in modo diretto che tramite fattori locali (endotelina-1, ossido nitrico ed angiotensina II). L’incremento della concentrazione della proteina cardiaca è quindi proporzionale all’entità dello stiramento miocitario e del carico pressorio transmurale5. Oltre a questi meccanismi principali la sintesi è stimola- Peptide natriuretico di tipo B Caratteristiche generali. Nel 1988 un composto con proprietà natriuretiche e diuretiche simili al peptide atriale è stato isolato nel cervello del maiale1, definito per questo motivo peptide natriuretico di tipo B (BNP). In seguito è stato dimostrato che nell’uomo il sito principale di sintesi è rappresentato dal miocardio ventricolare2. Dipartimento Emergenza-Accettazione/Osservazione EEA01 (Primario: Prof. Francesco Aguglia), *Laboratorio di Analisi Cliniche (Responsabile: Dr.ssa Maria Santulli), Dipartimento Emergenza-Accettazione, Università degli Studi “La Sapienza”, Policlinico Umberto I di Roma © 2005 CEPI Srl 167 Ann Ital Med Int Vol 20, N 3 Luglio-Settembre 2005 ta da tachicardia, glucocorticoidi, ormoni tiroidei e peptidi vasoattivi come endotelina-1 ed angiotensina II, in modo indipendente dai loro effetti emodinamici6. La secrezione del BNP può rappresentare anche una risposta all’ischemia, alla necrosi miocardica ed allo stress meccanico locale dei miociti ventricolari, specie quando i parametri emodinamici sistemici risultano invariati7. Il BNP riflette in modo sensibile anche i cambiamenti della pressione di incuneamento polmonare8. Il BNP è prodotto come precursore di 108 aminoacidi (pro-BNP) da cui derivano una molecola matura, biologicamente attiva, di 32 aminoacidi corrispondente alla porzione carbossiterminale ed una, non attiva, di 76 aminoacidi che rappresenta il frammento aminoterminale (NT-proBNP)6. Tutte queste forme circolano nel plasma e possono essere misurate con metodi immunoanalitici3. Specifici siti di legame dei peptidi natriuretici sono stati evidenziati nelle cellule muscolari lisce dei vasi, nelle cellule endoteliali, nelle cellule del dotto collettore della midollare interna del rene ed in vari altri organi tra cui polmoni, ghiandole surrenali, fegato ed intestino5,9. I peptidi natriuretici sono ligandi di tre diversi recettori superficiali di membrana nelle cellule bersaglio (NPR-A, NPR-B e NPR-C, dove NPR sta per “natriuretic peptide receptor”) che ne mediano gli effetti fisiologici. Ognuno di questi recettori contiene un singolo dominio transmembrana ed un dominio di legame extracellulare10,11. I peptidi natriuretici sono rimossi dalla circolazione attraverso due vie principali: endocitosi attraverso NPR-C e degradazione enzimatica mediante endopeptidasi neutra12. L’uso di un test plasmatico per il BNP, “point of care” e poco costoso, nella valutazione di emergenza della dispnea acuta può significativamente migliorare l’efficienza e la qualità di cura, poiché può far ridurre l’uso di risorse ed i costi associati a tre fattori principali: precoce inizio di una terapia altamente efficace con riduzione del rischio di complicazioni23; diminuzione della necessità di altri test ed indagini più costose; diagnosi della causa di dispnea alternativa allo scompenso, che non richiede il ricovero15-18,24,25. L’utilizzo del BNP in principio nel dipartimento di emergenza non aveva ricevuto piena approvazione a causa dei risultati divergenti specie nella diagnosi di disfunzione sistolica asintomatica e di insufficienza cardiaca cronica26-29 ora viene considerato in modo più significativo. L’uso del BNP come test di screening per identificare la disfunzione sistolica del ventricolo sinistro (VS) asintomatica è meno accurato rispetto alla diagnosi clinica di insufficienza cardiaca. Concentrazioni del peptide in caso di disfunzione lieve possono infatti sovrapporsi a valori normali30. Altra area di ricerca di questo nuovo marcatore è lo screening prognostico in soggetti asintomatici31. Il BNP è predittivo, in modo indipendente dalla classe NYHA e dalla frazione di eiezione (FE) cardiaca, del rischio di morte, di insufficienza cardiaca, di fibrillazione atriale e di ictus in un periodo medio di follow-up di circa 5 anni6,32. Aumenti anche lievi dei livelli del peptide ventricolare possono riflettere stadi molto precoci di processi patologici, che precedono lo sviluppo delle manifestazioni cliniche33. Il peptide B è forte fattore predittivo di morte improvvisa in pazienti con insufficienza cardiaca cronica34. La sua utilità prognostica per morbilità e mortalità nell’insufficienza cardiaca sembra essere valida a dispetto della differente eziologia sottostante e dei regimi di trattamento35. Aumento delle concentrazioni plasmatiche del BNP in pazienti con sindrome coronarica identifica il rischio di rimodellamento del VS, di insufficienza cardiaca e di morte, in modo indipendente da FE cardiaca, età ed anamnesi positiva per ipertensione arteriosa, infarto miocardico o insufficienza cardiaca11,36,37. In pazienti con angina pectoris livelli del peptide ventricolare sono utili per predire la ricorrenza degli attacchi anginosi38,39. Quindi l’obiettivo del nostro studio è quello di verificare se la concentrazione del BNP, in pazienti con scompenso cardiaco, edema polmonare e non scompensati con fibrillazione atriale parossistica, sindrome coronarica acuta, cardiomiopatia dilatativa, possa essere un marker per valutare il grado di ridotta capacità contrattile (FE) e Realtà clinica odierna. Malgrado il valore ormai più che dimostrato ed il favorevole rapporto costo/beneficio delle informazioni derivate dall’anamnesi e dall’esame obiettivo per decisioni nella gestione dei pazienti, c’è sempre più riluttanza nel contare solo su questi dati soggettivi. L’uso di nuovi marcatori che promettono di semplificare le decisioni cliniche è spesso adottato in modo entusiastico. Il BNP, in virtù della predominante origine ventricolare, della maggiore rapidità nell’induzione del suo gene e della più lenta velocità di eliminazione dal plasma, sembra essere un accurato e sensibile indicatore di disfunzione cardiaca e rimodellamento, e sembra correlare bene con la severità del quadro patologico12. Il BNP è stato estesamente valutato come marcatore13 e al momento è probabilmente più accettato come strumento diagnostico nella valutazione della dispnea acuta nei dipartimenti di emergenza, per distinguere lo scompenso cardiaco congestizio dalle altre cause di deficit ventilatorio, come le patologie polmonari14-22. 168 Alessandro Coppola et al. il conseguente rischio di insufficienza cardiaca per poterla prevenire con un’opportuna terapia. de è stato dosato con metodo immunoenzimatico AxSYM BNP (Abbott Laboratories, Dundee, UK)40. I valori della concentrazione plasmatica di BNP sono espressi in pg/mL. Il cut-off è stato stabilito in base a quanto riportato in letteratura7,15,29, ed ai nostri dati, a un valore di 100 pg/mL, da cui si ha una sensibilità del 90% e specificità del 96% con valore predittivo positivo per patologia cardiaca del 98.5% e con valore predittivo negativo del 79%. I 75 pazienti con patologie cardiache, inizialmente presi come gruppo omogeneo sono stati successivamente suddivisi in sottogruppi in base alla diagnosi: • 20 soggetti (7 maschi, età media 78.71 ± 12.79 anni e 13 femmine, età media 72.08 ± 12.64 anni) con fibrillazione atriale parossistica. Tali soggetti sono stati trattati con antiaritmici della II, III e IV classe di Williams (Tab. II); • 20 soggetti (11 maschi, età media 79.27 ± 7.4 anni e 9 femmine, età media 82.44 ± 4.36 anni) con edema polmonare acuto. Tali soggetti sono stati trattati con: diuretici dell’ansa, ACE-inibitori, calcioantagonisti, nitroderivati e digossina (Tab. III); • 22 soggetti (11 maschi, età media 71.09 ± 6.98 anni e 11 femmine, età media 76.63 ± 5.95 anni) con sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST elettrocardiografico. Tali soggetti sono stati trattati con: nitroderivati, ACE-inibitori e betabloccanti tipo carvedilolo e diuretici (Tab. IV); • 13 soggetti (7 maschi, età media 74.43 ± 10.01 anni e 6 femmine, età media 73.17 ± 13.61 anni) con cardiomiopatia dilatativa non scompensata. Tali soggetti sono stati trattati con: carvedilolo, ACE-inibitori, diuretici, nitroderivati e digossina (Tab. V). Materiali e metodi Abbiamo reclutato 102 soggetti: 27 controlli (9 maschi, età media 55.22 ± 14.12 anni e 18 femmine, età media 63.94 ± 14.98 anni) (Tab. I) e 75 (36 maschi, età media 75.72 ± 9.36 anni e 39 femmine, età media 75.92 ± 10.23 anni) giunti al Dipartimento di Emergenza-Accettazione/Osservazione EEA01 per dispnea e/o precordialgia e/o palpitazioni. Sono stati esclusi dal campionamento soggetti con insufficienza renale, cardiomiopatia ipertrofica, valvulopatia aortica e/o mitralica e broncopneumopatie croniche. All’atto del ricovero abbiamo eseguito prelievi ematici di routine, elettrocardiogramma, radiografia del torace, dosaggio plasmatico del BNP ed ecocardiogramma bidimensionale. Dopo la prima settimana di terapia e dopo 1 mese, abbiamo ripetuto il dosaggio plasmatico del BNP. Metodo di analisi del peptide natriuretico di tipo B I prelievi del BNP sono stati eseguiti da sangue venoso periferico in provette di plastica con EDTA; il pepti- TABELLA I. Dati grezzi dei pazienti del gruppo di controllo. Pazienti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 BNP base Sesso Età (anni) 33.97 82.17 47.58 28.42 9.52 22.8 73.21 25.37 18.4 52.13 124.15 38.94 40.76 61.48 11.88 45.79 63.25 67.5 36.69 27.61 35 98.68 77.59 87.46 51.00 48.00 17.91 F F M M M F F M F F F F F M F F F F F M F F F M F M M 51 81 47 48 53 65 60 61 53 53 52 49 85 59 61 81 35 84 82 37 50 79 66 81 64 77 61 Analisi statistica I dati grezzi sono stati analizzati con software StatSoft statistica 6.0, considerando la media e la deviazione standard. Dopo aver verificato che i dati avevano una distribuzione normale abbiamo definito attraverso l’analisi della varianza che il campionamento era tale da poter rifiutare l’ipotesi che tutti i gruppi fossero tratti dalla stessa popolazione (cioè con valori di BNP che si equivalessero) con la possibilità di rifiutare l’ipotesi nulla o p < 0.05 per convenzione. In base a ciò abbiamo valutato: - la differenza tra due o più gruppi attraverso il test t di Student per variabili indipendenti; - la variazione della concentrazione plasmatica del BNP in ogni patologia cardiaca considerata all’entrata, dopo 1 settimana e dopo 1 mese con il test di Bonferroni per misure ripetute. BNP = peptide natriuretico di tipo B. 169 Ann Ital Med Int Vol 20, N 3 Luglio-Settembre 2005 TABELLA II. Dati grezzi del gruppo dei pazienti con fibrillazione atriale parossistica. Pazienti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 BNP Base 1 settimana 1 mese 209.78 17.15 322.58 608.54 380.14 478.05 895.69 417.38 144.05 105.26 310.75 152.71 1531.66 435.15 43.49 714.85 246.49 649.91 236.34 615.02 119.64 118.95 282.28 938.19 363.27 273.25 1002.49 169.61 298.3 79.07 185.93 54.66 1054.9 365.99 36.2 424.63 217.98 918.48 248.17 415.05 82.77 22.45 142.11 986.39 187.34 320.38 740.27 167.41 197.38 83.9 175.2 82.49 572.12 345.5 41.2 557.25 128.77 532.27 240.44 282.39 Sesso Età (anni) FE (%) FC (b/min) NYHA VS (mm) AS (mm) F F F M F F M F F F M F F F M F F M M M 81 38 82 92 74 75 83 80 70 60 84 84 75 69 60 84 65 80 62 90 48 60 60 40 45 65 50 45 55 65 45 65 50 55 64 55 55 40 50 48 140 55 150 150 160 110 43 110 138 100 88 98 147 75 50 140 60 116 70 118 II I II II II III IV III II II III III III II III III IV IV II II 31 47 44 51 53 44 57 37 46 48 48 38 52 53 55 53 56 58 58 54 31 30 48 49 45 32 49 45 46 45 27 35 57 48 36 48 50 49 48 46 AS = atrio sinistro; BNP = peptide natriuretico di tipo B; FC = frequenza cardiaca; FE = frazione di eiezione; VS = ventricolo sinistro. TABELLA III. Dati grezzi del gruppo dei pazienti con edema polmonare acuto. Pazienti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 BNP Base 1 settimana 1 mese 720.21 1135 1250 1595.45 1473.13 2625.79 840.88 1580.08 2458.56 1746.67 1911.84 1744.52 2470.21 252.44 2488.99 2800.61 2927.56 2046 1345.00 2125.00 680.7 685.92 341.98 818.88 728.66 1041.7 534.59 242.87 461.96 749.73 548.1 646.83 1869.08 170.35 2300 2644.8 2345.05 1762.55 942.11 1201.04 540.5 703.07 508.51 1167.8 723.4 1188.6 345.5 145.6 733.76 4000 359.59 572.2 1476.92 165.85 4234 3226.47 1764.6 1138.15 817.05 1020.54 Sesso Età (anni) FE (%) FC (b/min) NYHA VS (mm) AS (mm) M F M M M F M F F F F M F M F F M M M M 67 80 94 78 74 78 87 89 79 79 83 87 83 76 81 90 77 76 77 79 50 50 40 41 30 60 35 30 32 25 70 35 40 55 38 28 15 20 60 40 65 60 65 95 80 98 88 104 100 100 90 90 70 64 110 110 64 76 140 145 III IV IV IV IV III IV IV IV IV III IV IV IV IV IV IV IV II IV 59 44 49 57 58 47 61 58 54 54 48 58 56 58 56 71 72 70 50 62 51 40 48 37 47 50 52 51 40 58 42 57 50 58 40 48 68 46 51 44 Abbreviazioni come in tabella II. Gli intervalli di confidenza sono stati considerati al Risultati 95% per la differenza delle medie. Test t di Student tra peptide natriuretico di tipo B nei soggetti di controllo vs peptide natriuretico di tipo B basale nei soggetti con patologie cardiache Infine abbiamo preso in esame la correlazione r tra variabili continue attraverso il coefficiente di correlazione del momento prodotto di Pearson, e variabili ordinali Dall’analisi della varianza dei valori del BNP con test t tra il gruppo di controllo (media 49.16 ± 28.1) vs il con il coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman. 170 Alessandro Coppola et al. TABELLA IV. Dati grezzi del gruppo dei pazienti con sindrome coronarica acuta. Pazienti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 BNP Base 1 settimana 1 mese 929.36 541.54 5.6 208.46 124.6 129.89 11.18 1274.39 1434.66 74.85 236.34 290.89 62.54 1347.29 469.33 422.37 106.27 889.43 30.46 256.24 824.43 684.61 569.21 432.13 4.58 320.56 109.86 106.27 10.2 617.3 1105.23 51.75 248.17 261.56 68.33 728.77 283.91 269.56 352.49 769.67 48.82 227.00 647.00 570.7 1375.17 675.03 48.2 275.22 114.17 87.35 5 1142.94 683.40 49.6 242.26 232.22 65.45 353.88 1256.26 214.99 229.38 650.97 56.49 208.48 620.94 518.25 Sesso Età (anni) FE (%) FC (b/min) NYHA VS (mm) AS (mm) F F F F M F F M M F M M F M F M M M M F F M 84 71 73 80 87 72 71 70 66 75 62 69 79 74 69 70 68 69 67 85 84 80 25 60 60 50 50 50 50 40 32 60 28 56 65 60 50 55 55 28 60 55 40 45 105 90 75 120 85 85 98 110 75 60 70 55 88 94 80 78 76 75 61 74 80 70 IV IV II III IV II II IV IV IV II II II III III II II II I II III II 52 43 48 49 30 42 48 50 73 43 59 52 46 55 51 33 52 51 50 45 47 60 42 37 42 47 42 36 39 46 36 34 46 46 40 40 48 45 48 41 46 47 39 48 Abbreviazioni come in tabella II. TABELLA V. Dati grezzi del gruppo dei pazienti con cardiomiopatia dilatativa. Pazienti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 BNP Base 1 settimana 1 mese 1504.69 365.67 1103.65 1019.33 1997.27 2470.21 252.44 611.6 1136.95 499 1946.5 456.46 2417.67 3039.02 449.67 1216.14 890.33 1236.74 1869.08 170.35 687.32 919.96 221.6 2545.01 342.08 2054.57 2156.71 486.56 1053.56 788.92 1374.48 1476.92 165.85 570.22 913.6 381.74 3894.63 360.31 2400 Sesso Età (anni) FE (%) FC (b/min) NYHA VS (mm) AS (mm) F F M F M F M F M M M M F 72 77 79 50 84 83 76 89 61 77 84 60 68 45 48 26 45 37.5 40 55 45 15 45 35 40 50 80 136 90 92 68 70 64 73 135 150 90 110 80 IV III IV III III IV IV III III IV IV III IV 58 52 53 60 67 56 58 58 64 58 60 64 56 48 46 50 50 43 50 58 45 56 46 48 50 44 Abbreviazioni come in tabella II. gruppo con patologie cardiache totali (media 909.78 ± 798.35) risulta che la differenza delle concentrazioni plasmatiche è altamente significativa con p < 0.01 (Fig. 1). è risultato altamente significativo tra il BNP basale vs BNP dopo 1 settimana di terapia (media 909.78 ± 798.35 vs 669.55 ± 671.33; p < 0.01) e tra il BNP basale vs BNP dopo 1 mese (media 909.78 ± 798.35 vs 741.7 ± 895.12; p = 0.033). Non è risultato significativo tra il BNP ad 1 settimana vs BNP a 1 mese (media 669.55 ± 671.33 vs 741.7 ± 895.12; p = 0.81) (Fig. 2). Test di Bonferroni tra peptide natriuretico di tipo B nei soggetti con patologie cardiache Il test di Bonferroni per misure ripetute eseguito sui 75 soggetti a livello basale, dopo 1 settimana e dopo 1 mese, 171 Ann Ital Med Int Vol 20, N 3 Luglio-Settembre 2005 FIGURA 1. Test t di Student per variabili indipendenti tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) del gruppo di controllo vs BNP basale del gruppo con patologie cardiache. FIGURA 2. Test di Bonferroni per misure ripetute tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) nei soggetti con patologie cardiache. Correlazioni nei soggetti con patologie cardiache classe NYHA è risultato altamente significativo con r = 0.62 e p < 0.01 (Fig. 3). La correlazione di Pearson tra BNP basale nel gruppo con patologie cardiache vs età, vs FE cardiaca, vs diametro telediastolico del VS in mm, vs diametro dell’atrio sinistro (AS) in mm, è risultata statisticamente significativa con rispettivamente: età (r = 0.29, p = 0.012); FE (r = -0.48, p < 0.01); diametro telediastolico del VS (r = 0.48, p < 0.01); diametro dell’AS (r = 0.32, p < 0.01). Non è risultata alcuna correlazione tra BNP basale vs frequenza con r = 0.05 e p = 0.65. Il coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman tra BNP basale nei 75 soggetti con patologie cardiache vs Test t di Student tra peptide natriuretico di tipo B nei soggetti di controllo vs peptide natriuretico di tipo B basale, vs peptide natriuretico di tipo B dopo 1 settimana di terapia, vs peptide natriuretico di tipo B dopo 1 mese per ogni gruppo di patologia cardiaca considerata Gruppo di controllo vs fibrillazione atriale. Dall’analisi della varianza con test t di Student tra il gruppo di controllo vs BNP basale (media 425.75 ± 352.45) vs BNP dopo 172 Bnp basale pat. card. pg/ml Alessandro Coppola et al. FIGURA 3. Correlazione per ranghi di Spearman tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) basale nei 75 soggetti con patologie cardiache vs classe NYHA (r = 0.62, p < 0.01). 1 settimana di terapia (media 378.35 ± 328.62), vs BNP dopo 1 mese (media 294.4 ± 257.59) risulta, in ogni confronto, che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente significative con p < 0.01 (Fig. 4). di controllo (media 49.16 ± 28.1) vs BNP basale (media Gruppo di controllo vs edema polmonare acuto. Dall’analisi della varianza con test t di Student tra il gruppo ferenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente 1776.9 ± 729.66), vs BNP dopo 1 settimana di terapia (media 1035.85 ± 741.99), vs BNP dopo 1 mese (media 1241.61 ± 1198.97) risulta, in ogni confronto, che le difsignificative con p < 0.01 (Fig. 4). FIGURA 4. Test t di Student per variabili indipendenti tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) del gruppo di controllo vs BNP basale dei gruppi con fibrillazione atriale parossistica, con sindrome coronarica, con cardiomiopatia dilatativa e con edema polmonare. 173 Ann Ital Med Int Vol 20, N 3 Luglio-Settembre 2005 Gruppo di controllo vs sindrome coronarica acuta. Dall’analisi della varianza con test t di Student tra il gruppo di controllo (media 49.16 ± 28.1) vs BNP basale (media 470.67 ± 458.92), vs BNP dopo 1 settimana di terapia (media 346.47 ± 284.9), vs BNP dopo 1 mese (media 413.89 ± 408.03) risulta, in ogni confronto, che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente significative con p < 0.01 (Fig. 4). Dall’analisi della varianza del BNP basale con test t di Student tra cardiomiopatia dilatativa (media 1213.96 ± 785.8) vs edema polmonare (media 1776.9 ± 729.66) risulta che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono significative con p = 0.044 (Fig. 5). Non risulta invece significatività tra sindrome coronarica acuta (media 470.67 ± 458.92) vs fibrillazione atriale (media 425.75 ± 352.45) con p = 0.73 (Fig. 5). Gruppo di controllo vs cardiomiopatia dilatativa. Dall’analisi della varianza con test t di Student tra il gruppo di controllo (media 49.16 ± 28.1) vs BNP basale (media 1213.96 ± 785.8), vs BNP dopo 1 settimana di terapia (media 1203.22 ± 918.52), vs BNP dopo 1 mese (media 1232.58 ± 1054.03) risulta, in ogni confronto, che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente significative con p < 0.01 (Fig. 4). Test t di Student tra peptide natriuretico di tipo B dopo 1 settimana di terapia nei singoli gruppi di patologie cardiache considerate Dall’analisi della varianza del BNP dopo 1 settimana di terapia con test t di Student tra fibrillazione atriale (media 378.35 ± 328.62) vs cardiomiopatia dilatativa (media 1203.22 ± 918.52), vs edema polmonare (media 1035.85 ± 741.99) risulta che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente significative con p < 0.01 (Fig. 6). Dall’analisi della varianza del BNP dopo 1 settimana di terapia con test t di Student tra sindrome coronarica acuta (media 346.47 ± 284.9), vs cardiomiopatia dilatativa (media 1203.22 ± 918.52), vs edema polmonare (media 1035.85 ± 741.99) risulta che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente significative con p < 0.01 (Fig. 6). Non risulta invece significatività statistica tra cardiomiopatia dilatativa (media 1203.22 ± 918.52) vs edema polmonare (media 1035.85 ± 741.99) con p = 0.57, né tra sindrome coronarica acuta (media 346.47 ± 284.9) vs fibrillazione atriale (media 378.35 ± 328.62) con p = 0.74 (Fig. 6). Test t di Student tra peptide natriuretico di tipo B basale nei singoli gruppi di patologie cardiache considerate Dall’analisi della varianza del BNP basale con test t di Student tra fibrillazione atriale (media 425.75 ± 352.45) vs cardiomiopatia dilatativa (media 1213.96 ± 785.8), vs edema polmonare (media 1776.9 ± 729.66) risulta che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente significative con p < 0.01 (Fig. 5). Dall’analisi della varianza del BNP basale con test t di Student tra sindrome coronarica acuta (media 470.67 ± 458.92) vs cardiomiopatia dilatativa (media 1213.96 ± 785.8), vs edema polmonare (media 1776.9 ± 729.66) risulta che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente significative con p < 0.01 (Fig. 5). FIGURA 5. Test t di Student per variabili indipendenti tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) basale dei gruppi con patologie cardiache. 174 Alessandro Coppola et al. FIGURA 6. Test t di Student per variabili indipendenti tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) dopo 1 settimana di terapia dei gruppi con patologie cardiache. le, dopo 1 settimana e dopo 1 mese, è risultato altamente significativo tra il BNP basale vs BNP dopo 1 mese di terapia (media 425.75 ± 352.45 vs 294.4 ± 257.59) con p = 0.015 (Fig. 8). Non è risultato significativo tra BNP basale vs BNP dopo 1 settimana di terapia (media 425.75 ± 352.45 vs 378.35 ± 328.62) con p = 0.87 e tra il BNP ad 1 settimana vs BNP a 1 mese (media 378.35 ± 328.62 vs 294.4 ± 257.59) con p = 0.19 (Fig. 8). Test t di Student tra peptide natriuretico atriale di tipo B dopo 1 mese di terapia nei singoli gruppi di patologie cardiache considerate Dall’analisi della varianza del BNP dopo 1 mese di terapia con test t di Student tra fibrillazione atriale (media 294.4 ± 257.59) vs cardiomiopatia dilatativa (media 1232.58 ± 1054.03), vs edema polmonare (media 1241.61 ± 1198.97) risulta che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente significative con p < 0.01 (Fig. 7). Dall’analisi della varianza del BNP dopo 1 mese di terapia con test t di Student tra sindrome coronarica acuta (media 413.89 ± 408.03), vs cardiomiopatia dilatativa (media 1232.58 ± 1054.03), vs edema polmonare (media 1241.61 ± 1198.97) risulta che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente significative con p < 0.01 (Fig. 7). Non risulta invece significatività statistica tra cardiomiopatia dilatativa (media 1232.58 ± 1054.03) vs edema polmonare (media 1241.61 ± 1198.97) con p = 0.98, né tra sindrome coronarica acuta (media 413.89 ± 408.03) vs fibrillazione atriale (media 294.4 ± 257.59) con p = 0.27 (Fig. 7). Edema polmonare acuto. Il test di Bonferroni per misure ripetute eseguito sui 20 soggetti a livello basale, dopo 1 settimana e dopo 1 mese, è risultato altamente significativo tra il BNP basale vs BNP dopo 1 settimana di terapia (media 1776.9 ± 729.66 vs 1035.85 ± 741.99) con p < 0.01 e tra il BNP basale vs BNP dopo 1 mese (media 1776.9 ± 729.66 vs 1241.61 ± 1198.97) con p = 0.022 (Fig. 9). Non è risultato significativo tra il BNP ad 1 settimana vs BNP ad 1 mese (media 1035.85 ± 741.99 vs 1241.61 ± 1198.97) con p = 0.84 (Fig. 9). Sindrome coronarica acuta. Il test di Bonferroni per misure ripetute eseguito sui 22 soggetti a livello basale, dopo 1 settimana e dopo 1 mese, non è risultato significativo in nessun confronto, cioè tra BNP basale vs BNP ad 1 settimana (media 470.67 ± 458.92 vs 346.47 ± Test di Bonferroni tra peptide natriuretico di tipo B in ogni gruppo di patologia cardiaca considerata Fibrillazione atriale parossistica. Il test di Bonferroni per misure ripetute eseguito sui 20 soggetti a livello basa- 175 Ann Ital Med Int Vol 20, N 3 Luglio-Settembre 2005 FIGURA 7. Test t di Student per variabili indipendenti tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) dopo 1 mese di terapia dei gruppi con patologie cardiache. FIGURA 8. Test di Bonferroni per misure ripetute tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) nel gruppo con fibrillazione atriale parossistica. 284.09) con p = 0.18, tra BNP basale vs BNP ad 1 mese (media 470.67 ± 458.92 vs 413.89 ± 408.03) con p = 1 e tra BNP ad 1 settimana vs BNP ad 1 mese (media 346.47 ± 284.9 vs 413.89 ± 408.03) con p = 0.91 (Fig. 10). 918.52), tra BNP basale vs BNP ad 1 mese (media 1213.96 ± 785.8 vs 1232.58 ± 1054.03) e tra BNP ad 1 settimana vs BNP ad 1 mese (media 1203.22 ± 918.52 vs 1232.58 ± 1054.03) (Fig. 11). Cardiomiopatia dilatativa. Il test di Bonferroni per misure ripetute eseguito sui 13 soggetti a livello basale, dopo 1 settimana e dopo 1 mese, non è risultato significativo, con p = 1 in tutti i casi, cioè tra BNP basale vs BNP ad 1 settimana (media 1213.96 ± 785.8 vs 1203.22 ± Correlazioni nei singoli gruppi di patologie cardiache considerate Fibrillazione atriale parossistica. La correlazione di Pearson tra BNP basale vs età e vs diametro dell’AS in mm 176 Alessandro Coppola et al. FIGURA 9. Test di Bonferroni per misure ripetute tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) nel gruppo con edema polmonare acuto. FIGURA 10. Test di Bonferroni per misure ripetute tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) nel gruppo con sindrome coronarica acuta. è risultata significativa rispettivamente per età (r = 0.46, p = 0.042) e per diametro dell’AS in mm (r = 0.59, p < 0.01). diastolico del VS in mm, rispettivamente con: FE (r = -0.41, p = 0.07); FC (r = 0.31, p = 0.18); diametro telediastolico del VS (r = 0.31, p = 0.18). Il coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman tra BNP basale nei 20 soggetti con fibrillazione atriale Non è risultata alcuna correlazione tra BNP basale vs FE cardiaca, vs frequenza cardiaca (FC), vs diametro tele- 177 Ann Ital Med Int Vol 20, N 3 Luglio-Settembre 2005 FIGURA 11. Test di Bonferroni per misure ripetute tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) nel gruppo con cardiomiopatia dilatativa. parossistica vs classe NYHA non ha evidenziato alcuna significatività statistica con r = 0.42 e p = 0.06. 0.57); FE (r = -0.18, p = 0.57); FC (r = -0.46, p = 0.12); diametro telediastolico del VS (r = 0.1, p = 0.76); diametro dell’AS (r = -0.33, p = 0.27). Il coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman tra BNP basale nei 13 soggetti con cardiomiopatia dilatativa vs classe NYHA non ha evidenziato alcuna significatività statistica con r = 0.29 e p = 0.34. Edema polmonare acuto. Non è risultata alcuna correlazione tra BNP basale vs età, vs FE cardiaca, vs FC, vs diametro telediastolico del VS in mm e vs diametro dell’AS in mm, rispettivamente con: età (r = 0.16, p = 0.51); FE (r = -0.36, p = 0.12); FC (r = 0.29, p = 0.21); diametro telediastolico del VS (r = 0.30, p = 0.21); diametro dell’AS (r = -0.05, p = 0.84). Il coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman tra BNP basale nei 20 soggetti con edema polmonare acuto vs classe NYHA non ha evidenziato alcuna significatività statistica con r = 0.1 e p = 0.67. Test t di Student tra peptide natriuretico di tipo B nei soggetti di controllo vs peptide natriuretico di tipo B basale in soggetti con cardiomiopatia dilatativa ed edema polmonare acuto Dopo aver considerato i gruppi con dispnea singolarmente li abbiamo uniti in quanto i valori di BNP erano estremamente elevati ed entrambi avevano in comune una disfunzione contrattile. Dall’analisi della varianza con test t di Student tra il gruppo di controllo vs BNP basale in cardiomiopatia dilatativa ed edema polmonare (media 1555.13 ± 791), vs BNP dopo 1 settimana di terapia in cardiomiopatia dilatativa ed edema polmonare (media 1101.78 ± 806.33), vs BNP dopo 1 mese in cardiomiopatia dilatativa ed edema polmonare (media 1238.05 ± 1127.02) risulta, in ogni confronto, che le differenze tra le concentrazioni plasmatiche sono altamente significative con p < 0.01 (Fig. 13). Sindrome coronarica acuta. La correlazione di Pearson tra BNP basale vs FE cardiaca e vs diametro telediastolico del VS in mm è risultata significativa rispettivamente con: FE (r = -0.52, p = 0.013) e diametro telediastolico del VS (r = 0.51, p = 0.016). Non è risultata alcuna correlazione tra BNP basale vs età, vs FC, vs diametro dell’AS in mm, rispettivamente con: età (r = -0.045, p = 0.84); FC (r = 0.27, p = 0.22); diametro dell’AS (r = -0.13, p = 0.56). Il coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman tra BNP basale nei 22 soggetti con sindrome coronarica acuta vs classe NYHA è risultato statisticamente significativo con r = 0.49 e p = 0.02 (Fig. 12). Test di Bonferroni tra peptide natriuretico di tipo B basale in soggetti con cardiomiopatia dilatativa ed edema polmonare acuto Cardiomiopatia dilatativa. Non è risultata alcuna correlazione tra BNP basale vs età, vs FE cardiaca, vs FC, vs diametro telediastolico del VS in mm e vs diametro dell’AS in mm, rispettivamente con: età (r = 0.18, p = Il test di Bonferroni per misure ripetute eseguito sui 33 soggetti a livello basale, dopo 1 settimana e dopo 1 mese 178 Bnp basale sindr. coron. pg/ml Alessandro Coppola et al. FIGURA 12. Correlazione per ranghi di Spearman tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) basale nei 22 soggetti con sindrome coronarica acuta vs classe NYHA (r = 0.49, p = 0.02). FIGURA 13. Test t di Student per variabili indipendenti tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) del gruppo di controllo vs BNP basale del gruppo cardiomiopatia dilatativa + edema polmonare. Correlazioni nei soggetti con cardiomiopatia dilatativa ed edema polmonare acuto è risultato altamente significativo tra il BNP basale vs BNP dopo 1 settimana di terapia (media 1555.13 ± 791 vs 1238.05 ± 1127.02) con p < 0.01. Non è risultato significativo tra il BNP basale vs BNP dopo 1 mese (media 1555.13 ± 791 vs 1238.05 ± 1127.02) con p = 0.073 e tra il BNP ad 1 settimana vs BNP a 1 mese (media 1101.78 ± 806.33 vs 1238.05 ± 1127.02) con p = 0.98 (Fig. 14). Non è risultata alcuna correlazione tra BNP basale vs età, vs FE cardiaca, vs FC, vs diametro telediastolico del VS in mm e vs diametro dell’AS in mm, rispettivamente con: età (r = 0.27, p = 0.13); FE (r = -0.28, p = 0.11); FC (r = -0.07, p = 0.7); diametro telediastolico del VS (r = 0.17, p = 0.35); diametro dell’AS (r = -0.11, p = 0.54). 179 Ann Ital Med Int Vol 20, N 3 Luglio-Settembre 2005 FIGURA 14. Test di Bonferroni per misure ripetute tra peptide natriuretico di tipo B (BNP) basale del gruppo cardiomiopatia dilatativa + edema polmonare. Il coefficiente di correlazione per ranghi di Spearman tra BNP basale nei 33 soggetti con cardiomiopatia dilatativa ed edema polmonare acuto vs classe NYHA non ha evidenziato alcuna significatività statistica con r = 0.27 e p = 0.12. dopo i primi 7 giorni e dopo 1 mese, vi può essere un minor controllo del paziente a domicilio, che dipende in modo prevalente dall’inefficace attuazione della terapia. Correlando i valori del BNP in acuto con variabili derivate dalle indagini strumentali da noi eseguite si nota che il peptide, come già evidenziato in letteratura, aumenta con l’aumentare dell’età (p = 0.012) per poi stabilizzarsi oltre i 70 anni; il processo di invecchiamento con i suoi meccanismi fisiologici come l’irrigidimento della parete ventricolare sinistra, l’arteriosclerosi vascolare diffusa, e il rimodellamento cardiaco, svolge un ruolo nel determinare l’incremento del peptide circolante, anche se questo è minore rispetto ai processi patologici. Tra BNP e FE cardiaca, cioè la quota del volume telediastolico che il VS riesce a pompare in circolo, vi è una correlazione inversa (r = -0.49) altamente significativa (p < 0.01). Maggiore è la funzione inotropa del VS minore sarà l’aumento del peptide anche in età avanzata, mentre se la contrattilità si riduce, l’incremento del volume e della pressione telediastolica portano di conseguenza alla sintesi del BNP. Dai nostri dati non emerge una correlazione significativa con la FC. Molto importante è invece la relazione reciproca tra il diametro telediastolico del VS e il peptide (r = 0.48, p < 0.01), interpretabile come aumento della sintesi e secrezione in ragione del maggior stiramento e stress delle fibre miocardiche ventricolari, come già dimostrato in letteratura5. Oltre al VS anche l’AS contribuisce alla secrezione plasmatica del peptide, pur in misura minore (r = 0.32, p < 0.01). Infine dai 75 soggetti arruolati è evidente che il BNP correla in modo altamente significativo (p < 0.01) con la Discussione Dall’analisi dei dati prima della suddivisione in gruppi, in base alla patologia diagnosticata, appaiono evidenti alcune considerazioni. Innanzitutto i valori del BNP al momento del ricovero sono altamente significativi di disfunzione cardiaca, poiché il loro confronto mediante il test t di Student per variabili indipendenti con il gruppo di controllo, mostra una differenza con p < 0.01. Il peptide è quindi inizialmente valutabile come indicatore aspecifico di insufficienza cardiaca e di alterazione dell’omeostasi cardiovascolare, così come si verifica con altri parametri aspecifici come proteina C reattiva, fibrinogeno, ecc.41-43. Valutando i valori del peptide al ricovero, dopo 1 settimana di terapia e dopo 1 mese nel gruppo dei 75 soggetti giunti in Pronto Soccorso per dispnea e/o precordialgia e/o palpitazioni si evidenzia che la maggiore diminuzione dei livelli plasmatici avviene nei primi 7 giorni (p < 0.01). Questo è dovuto al miglior controllo esercitato sulla condizione clinica in regime di ricovero32. Dal confronto tra il BNP all’arrivo in Pronto Soccorso ed il peptide ad 1 mese, quando la maggior parte dei pazienti è già dimessa, viene la considerazione che pur essendoci ancora una differenza significativa (p = 0.033), questa è minore a quella dimostrata dopo 1 settimana di terapia adeguata. Come mostra l’assenza di significatività statistica tra le concentrazioni plasmatiche del peptide 180 Alessandro Coppola et al. classe NYHA (r = 0.61), per cui si dimostra che i suoi valori plasmatici, non dipendono solo dalla presenza della disfunzione ventricolare sinistra (sistolica e/o diastolica) ma anche dal suo grado, che si manifesta clinicamente con i sintomi ed i segni, valutati secondo la classificazione NYHA7,44. Analizzando i sottogruppi, nei pazienti con fibrillazione atriale parossistica, le concentrazioni del peptide ventricolare al momento del ricovero nel Dipartimento di Emergenza-Accettazione risultano significativamente elevate rispetto ai soggetti di controllo. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che l’irregolarità del ciclo cardiaco, la perdita della contrazione atriale e la conseguente elevata frequenza ventricolare causano: una riduzione del riempimento ventricolare; un aumento del volume e della pressione diastolica atriale; un possibile rigurgito atrioventricolare. Tali elementi determinano una riduzione della portata cardiaca di circa il 15-25%45, con attivazione del BNP. Nei casi di edema polmonare acuto l’aumento significativo del BNP rispetto ai controlli è determinato da processi di disfunzione ventricolare sinistra, sistolica e diastolica46. Questi derivano dall’aumento del volume e della pressione telediastolica, e conseguentemente del precarico, in una camera cardiaca più rigida a causa della perdita dei miociti (apoptosi) e dell’incremento della quota di collagene interstiziale, connessi all’invecchiamento. Oltre al declino della funzionalità cardiaca ciò che comporta il repentino scompenso in pazienti con insufficienza cardiaca cronica, è la stimolazione progressiva di vari sistemi neurormonali. Questi inizialmente deputati al mantenimento di un adeguato volume circolante, con il peggioramento della meccanica ventricolare creano un circolo vizioso che porta alla rottura dell’omeostasi cardiocircolatoria. La sintesi del BNP è stimolata da questi sistemi neurormonali6, tra cui il sistema adrenergico, il sistema renina-angiotensina-aldosterone, l’ormone antidiuretico/vasopressina, le endoteline, le citochine ed altri fattori sintetizzati dalla parete vasale o dalle piastrine; chiaramente il BNP agisce contrastandone gli effetti. Dal confronto tra soggetti di controllo e pazienti con sindrome coronarica acuta appare chiaro che l’aumento significativo del BNP è conseguente all’ischemia7 ed al deficit di contrattilità, con disfunzione sistolica47,48. La discinesia del ventricolo ischemico provoca anche l’aumento del volume e della pressione telediastolica per diminuzione della FE49. Nei soggetti in cui è stata diagnosticata la cardiomiopatia dilatativa, anche se non scompensati, abbiamo rilevato concentrazioni peptidiche significativamente elevate rispetto ai controlli. La dilatazione della camera ventricolare, sia primitiva che secondaria, comporta diminuzione della contrattilità con disfunzione sistolica, maggior stress di parete ed aumento della pressione di riempimento ventricolare50 per l’alterazione dei rapporti tra le miofibrille, come descritto dalle legge di Frank-Starling. L’analisi dei valori del BNP al momento del ricovero con il test t di Student per variabili indipendenti ha evidenziato ampie differenze nelle concentrazioni plasmatiche, che sono determinate dalla gravità dell’insufficienza cardiaca7,44. La presenza di livelli più elevati del peptide nei pazienti con edema polmonare acuto, rispetto a quelli con sindrome coronarica acuta o con fibrillazione atriale parossistica, dimostra come il marcatore in esame aumenti in relazione al grado di disfunzione miocardica ed in particolare ai livelli di scompenso congestizio. Allo stesso modo però tali differenze sono rilevabili in caso di cardiomiopatia dilatativa non scompensata, per cui anche un’alterazione d’organo che comporti uno scadimento della contrattilità ancora tale da garantire un buon compenso di circolo, può provocare un franco aumento del BNP, anche se non ai livelli dell’edema polmonare acuto. Dal confronto tra i valori in acuto dell’edema polmonare con i livelli iniziali basali del BNP della cardiomiopatia dilatativa risulta che vi è una differenza statisticamente validata. È chiaro che nello scompenso clinicamente evidente si ha un maggiore stimolo alla sintesi del peptide ventricolare che determina concentrazioni plasmatiche significativamente più elevate. Tra il BNP al ricovero in soggetti fibrillanti e con sindrome coronarica le differenze non sono tali da far considerare la valutazione dell’ormone ventricolare di aiuto nella diagnosi differenziale tra le due patologie. Dopo la prima settimana di terapia, si ha riduzione significativa del BNP, specie nell’edema polmonare acuto per la risoluzione del quadro di scompenso e nella fibrillazione atriale per cardioversione a ritmo sinusale. La differenza della concentrazione del BNP tra edema polmonare acuto e cardiomiopatia dilatativa non è significativa rispetto a quella iniziale e ciò è attribuibile al fatto che nella dilatazione ventricolare non vi è una diminuzione del peptide paragonabile a quella che si ha per il superamento dell’acuzie dello scompenso. Pur essendoci un ripristino dell’omeostasi anche nei pazienti ricoverati per fibrillazione atriale parossistica, questo non determina una differenza significativa con i pazienti con cardiopatia ischemica, a causa della mancanza di significatività già nel confronto dei valori valutati in acuto. Come per le concentrazioni misurate dopo 1 settimana di terapia, anche dopo 1 mese, quando la maggior parte dei pazienti è stata dimessa, le differenze significative per- 181 Ann Ital Med Int Vol 20, N 3 Luglio-Settembre 2005 mangono, con la medesima distribuzione, nei singoli gruppi di patologie cardiache. Considerando le variazioni delle concentrazioni intragruppo, si può valutare quanto il BNP aumenti in modo dipendente dallo stato acuto e quanto invece possa decrescere in seguito ad un trattamento specifico ed adeguato. Il peptide di solito decresce fino ad un livello “proprio” del singolo paziente, che è l’obiettivo da mantenere come riferimento di buon compenso cardiocircolatorio. Nella fibrillazione atriale parossistica vi è una significativa differenza tra il BNP valutato quando è in atto l’episodio aritmico ed il valore ottenuto dopo 1 mese dalla sua risoluzione; non vi è significatività statistica tra le concentrazioni del peptide B in acuto ed i livelli dopo 1 settimana e tra questi ultimi e il controllo dopo 1 mese. In letteratura è riportato che dopo la cardioversione a ritmo sinusale, la contrattilità atriale si normalizza in circa 1 settimana51, mentre dalla nostra analisi pur essendovi una diminuzione del BNP che indica il recupero totale contrattile atriale con regolarizzazione del ciclo cardiaco, questa assume valore significativo solo dopo 1 mese, forse per la completa stabilizzazione della compliance ventricolare. Le concentrazioni del BNP prima e dopo la cardioversione sono predittive di un ritorno alla fibrillazione atriale in modo indipendente da età, funzione del VS e terapia antiaritmica52. Per questo il BNP, comunque, valutato in base ai valori del ritmo sinusale del singolo paziente, può identificare soggetti che possono essere trattati più razionalmente come cronici piuttosto che andare incontro ad una serie di cardioversioni farmacologiche o elettriche. Abbiamo rilevato che vi è correlazione tra i valori del peptide durante l’aritmia ed alcune variabili da noi valutate attraverso le indagini strumentali. I livelli durante la fibrillazione atriale parossitsica correlano significativamente con: l’età dei pazienti (r = 0.46, p = 0.042), come già visto nella popolazione generale; il diametro dell’AS (r = 0.59, p < 0.01), con l’indicazione che il peptide ventricolare viene in parte sintetizzato a livello atriale, ma anche che più aumenta il diametro di tale camera, maggiore è il rischio di fibrillazione atriale e l’alterazione dell’equilibrio cardiocircolatorio. Nell’edema polmonare acuto l’analisi di Bonferroni per misure ripetute mostra che i valori del BNP diminuiscono in modo significativo dal ricovero alla prima valutazione dopo 7 giorni di terapia e al controllo dopo 1 mese, solitamente con risoluzione dello scompenso già avvenuto o comunque con netto miglioramento sintomatologico. Questo indica che una terapia adeguata comporta il miglioramento delle condizioni cardiocircolatorie in 1 settimana53 e che, se viene mantenuta anche a domicilio, è tale da stabi- lizzare il paziente in compenso cardiaco54-56. La differenza tra il BNP dopo la prima settimana e dopo 1 mese non è risultata significativa; ciò si spiega con il raggiungimento di un livello cosiddetto “dry”, che rappresenta il più basso raggiungibile in ogni singolo paziente in fase di compenso cardiocircolatorio, non ulteriormente riducibile poiché determinato dalla condizione strutturale e funzionale miocardica di base del soggetto7. Da questo livello “secco” del BNP abbiamo notato un lieve aumento che indica una tendenza alla ricaduta ed al ripresentarsi dello scompenso55. Per prevenire un nuovo episodio di edema polmonare è necessario un più frequente monitoraggio del BNP ed un suo mantenimento, attraverso terapia adeguata, a valori che si avvicinino il più possibile a quelli valutati all’atto della dimissione7,57, che solitamente coincidono con i livelli minimi ottenibili. Le concentrazioni del BNP in acuto che possiamo definire “wet” non correlano in modo significativo con nessuna variabile derivata dalle indagini strumentali effettuate, né con l’età o con la classe NYHA. Questo avviene poiché le cause alla base dell’edema polmonare (disfunzione diastolica, disfunzione sistolica, entrambe) sono svariate e quindi caratterizzate da un’ampia variabilità dei singoli parametri, e poiché l’età dei pazienti in esame è comunque alta in partenza così come la classe NYHA. Il test di Bonferroni nella sindrome coronarica acuta non è risultato significativo in nessun confronto. I valori di BNP mostrano un trend di discesa che però non è tale da far considerare la misurazione del peptide ventricolare utile per la diagnosi, la gestione ed il controllo dei pazienti “ischemici”, ma indicativa del miglioramento o peggioramento della funzione di pompa e del rischio di esiti avversi e di complicazioni39,58,59. Le concentrazioni del BNP valutate in acuto correlano in modo statisticamente significativo con la FE (r = -0.52, p = 0.013) e con il diametro telediastolico del VS (r = 0.51, p = 0.016), per cui si dimostrano un buon indice della contrattilità miocardica e della disfunzione sistolica. Esiste inoltre una solida relazione statistica tra BNP e classe NYHA (r = 0.49, p = 0.02), che indica come l’incremento del BNP segua in modo direttamente proporzionale la gravità delle manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica60. Nella cardiomiopatia dilatativa il confronto intragruppo di Bonferroni non evidenzia differenze significative tra le concentrazioni del BNP nei diversi controlli. Il motivo della mancata variazione dei valori del peptide è attribuibile al fatto che tali pazienti pur non scompensati raggiungono uno stato di equilibrio cardiocircolatorio ad un livello di BNP maggiore. Non esistono studi attuali che spieghino questo andamento costantemente elevato del BNP 182 Alessandro Coppola et al. nella cardiomiopatia dilatativa. Probabilmente i fattori che contribuiscono al suo mantenimento, oltre alla condizione “anatomica” di dilatazione del cuore propria della patologia, sono di tipo neurormonale. Sono gli stessi meccanismi descritti in occasione dell’edema polmonare come responsabili, almeno in parte, dell’avvenuto scompenso, ma che nelle fasi precoci sono deputati al mantenimento del volume circolatorio e della gittata cardiaca. Non ci meravigliano quindi i valori costantemente alti del BNP poiché rappresentano i livelli propri della patologia in esame, sono cioè le concentrazioni “dry” del peptide nella cardiomiopatia dilatativa7. Non abbiamo rilevato correlazioni statisticamente significative tra le concentrazioni del marcatore peptidico al momento del ricovero e le variabili derivate dalle indagini strumentali eseguite. Infine abbiamo valutato i livelli del peptide ventricolare reclutando insieme i due gruppi i cui i valori erano più elevati, come indice aspecifico di ridotta funzionalità contrattile sistodiastolica, per cui abbiamo considerato insieme soggetti con cardiomiopatia dilatativa e con edema polmonare acuto. Infatti entrambi i gruppi sono stati successivamente così reclutati perché avevano un’alterazione della capacità contrattile con dispnea acuta, anche se quelli con miocardiopatia dilatativa non erano scompensati rispetto a quelli con edema polmonare. I livelli del BNP in questo gruppo di 33 soggetti si sono dimostrati altamente significativi nel confronto con i soggetti di controllo. Come ci aspettavamo l’ampia differenza giustifica l’utilizzo del BNP come strumento di conferma diagnostica dell’eziologia cardiaca in caso di dispnea acuta, come già ampiamente valutato in letteratura14-22. Il test di Bonferroni per il confronto intragruppo ha dimostrato che l’unica differenza significativa è tra i valori del peptide al momento del ricovero in Pronto Soccorso e quelli dopo la prima settimana di terapia. A questa evidente diminuzione del BNP contribuisce soprattutto la componente del gruppo in cui si ha la risoluzione del quadro di edema polmonare. Come nelle correlazioni nelle patologie considerate singolarmente anche la loro aggregazione non mostra relazioni statistiche significative con le variabili strumentali valutate. La manifestazione clinica di una malattia è il prodotto di perturbazioni non compensate dell’equilibrio dinamico tra fattori di rischio e meccanismi di riparazione e difesa dell’organismo. Un marcatore ideale deve avere caratteristiche peculiari per essere utilizzabile nella pratica clinica: deve essere rapidamente misurabile; deve avere un costo ragionevole; deve aggiungere informazioni di tipo diagnostico o pro- gnostico ai metodi già disponibili; deve essere sensibile e specifico per fornire un aiuto effettivo nella conduzione della gestione clinica del paziente6. La rapida stimolazione del BNP e la sua elevata espressione nell’insufficienza cardiaca clinicamente evidente ne fanno il più promettente indicatore di disfunzione ventricolare sinistra, sia sistolica che diastolica. Molti studi clinici in letteratura hanno dimostrato la sua utilità nella diagnosi eziologica della dispnea in Pronto Soccorso (elevato valore predittivo negativo per causa cardiaca in caso di BNP < 100 pg/mL)14-22. Sebbene il peptide ventricolare B sembra essere meno accurato come test di screening per la diagnosi della disfunzione del VS lieve o asintomatica o per il riconoscimento di altre cardiopatie, come la sindrome coronarica o la fibrillazione atriale parossistica, può essere utile nell’identificazione di soggetti che necessitano di indagini più specifiche e nel monitoraggio di popolazioni ad alto rischio per lo scompenso cardiaco acuto. Il BNP infatti è molto più e molto meno di un test sierologico per la valutazione dell’insufficienza cardiaca: molto più poiché la valutazione del peptide può fornire un segnale precoce di tendenza allo scompenso in pazienti con alterazione accertata della funzione cardiaca, e di future patologie cardiovascolari in soggetti asintomatici; molto meno poiché accresce ma non sostituisce un’accurata valutazione e ragionamento clinico18,24. I dati da noi analizzati non solo danno forza al ruolo del BNP come “ormone dell’emergenza” ma dimostrano anche il suo ruolo come marcatore del passaggio dall’insufficienza cardiaca compensata allo scompenso cardiaco10. Le implicazioni cliniche dell’incremento dei livelli plasmatici del peptide natriuretico ventricolare differiscono a seconda della condizione patologica sottostante, anche se rimane fondamentale nello scompenso cardiaco acuto (edema polmonare acuto), poiché non vi è un episodio in cui non si abbia l’aumento della sintesi del BNP. È quindi ragionevole indicare che la concentrazione del BNP è direttamente correlata alla presentazione ed all’evoluzione dello scompenso. Le possibili limitazioni al ruolo diagnostico del BNP sono: • la presenza di disordini concomitanti, specie in pazienti anziani, che possono determinare un aumento incongruo del peptide; • la necessità, in caso di disfunzione ventricolare cronica con valori peptidici persistentemente elevati nonostante un corretto trattamento (BNP “dry”)7, della conoscenza della concentrazione “normale” del singolo paziente, piuttosto che l’utilizzo di una predeterminata soglia diagnostica e prognostica; 183 Ann Ital Med Int Vol 20, N 3 Luglio-Settembre 2005 • la mancanza di specificità per la disfunzione ventricolare sinistra in caso di un piccolo incremento del BNP in un soggetto asintomatico. Un punto ancora da valutare con attenzione è la definizione della concentrazione ottimale del BNP da utilizzare come cut-off per la pratica clinica. Infatti un elevato valore discriminatorio per la positività del test incrementa la specificità ma ne riduce la sensibilità, con la possibilità di una mancata diagnosi dell’eziologia cardiaca in situazioni di malattia rapidamente fatale o di un errore diagnostico e di un conseguente errore terapeutico. In base a ciò è importante dosare il BNP in tutti i soggetti con dispnea acuta e scompenso cardiaco che giungono in Pronto Soccorso, dopo 1 settimana e dopo 1 mese per confermare la diagnosi e procedere ad un’efficace terapia anche dopo la dimissione. Dosare il BNP all’arrivo in Pronto Soccorso nei pazienti con cardiopalmo con aritmie ipercinetiche come la fibrillazione atriale parossistica, al ripristino del ritmo sinusale e dopo 1 mese al recupero totale della funzionalità contrattile ci permette di identificare i rischi di un’eventuale evoluzione verso lo scompenso cardiaco o il ripresentarsi di fibrillazioni atriali ricorrenti ma asintomatiche. Dosare il BNP all’arrivo in Pronto Soccorso, dopo 1 settimana e dopo 1 mese, nei soggetti con angina pectoris e conseguente sindrome coronarica acuta è predittivo di mortalità e di gravi manifestazioni di insufficienza cardiaca. Appare ora chiaro che, soprattutto nei pazienti scompensati con insufficienza cardiaca cronica, dopo il trattamento iniziale dello stato acuto, la ripetuta misurazione del BNP rende possibile un incremento del suo valore prognostico, al fine di valutare l’efficacia del trattamento anche a domicilio ed ottimizzare la terapia, basandola sui livelli del peptide7,12,54-56,61,62. L’uso della valutazione del BNP sia come marcatore prognostico che come regolatore dell’impostazione della terapia è in accordo con il suo ruolo fisiopatologico nell’insufficienza cardiaca. La limitazione maggiore per l’uso prognostico è che le strategie terapeutiche nei soggetti con elevate concentrazioni del BNP non sono standardizzati6. Il dosaggio del BNP è stato recentemente incluso come test di screening nel primo step dell’algoritmo per la diagnosi di insufficienza cardiaca prima dalla Task Force dell’European Society of Cardiology14 ed in seguito anche dal National Institute for Clinical Excellence di Londra63. Il BNP è un marker polisemantico in grado di riflettere affidabilmente sia il sovraccarico di pressione e il volume ventricolare che il grado di attivazione neurormonale. Per questo motivo sta assumendo un ruolo di primo piano all’interno della valutazione poliparametrica del paziente con disfunzione cardiaca64, in quanto buon pre- dittore di eventi che vanno dall’instabilizzazione delle condizioni di compenso alla morte improvvisa ed utile strumento per condurre all’ottimizzazione della terapia. Inoltre il suo dosaggio e l’osservazione del suo andamento nel tempo possono essere un valido aiuto nella stratificazione prognostica dei pazienti con sindrome coronarica acuta o con fibrillazione atriale parossistica, accanto agli altri tradizionali parametri biologici e strumentali. Con il BNP quindi possiamo sperare di avere a disposizione uno strumento tanto utile per confermare, assieme alla clinica ed alle altre indagini necessarie, la diagnosi di edema polmonare acuto o scompenso cardiaco congestizio ed anche per valutarne la severità e definire un’adeguata strategia terapeutica a breve e a lungo termine. Riassunto La nostra ricerca si è basata sulla valutazione critica delle variazioni della concentrazione plasmatica del peptide natriuretico di tipo B (BNP) in urgenza nella fibrillazione atriale parossistica, nell’edema polmonare acuto, nella sindrome coronarica acuta, nella cardiomiopatia dilatativa. L’obiettivo è verificare se le differenze di concentrazione del BNP possano essere di aiuto nella diagnosi e nella terapia. Abbiamo reclutato 102 soggetti: 27 controlli e 75 giunti al Dipartimento di Emergenza-Accettazione per dispnea e/o precordialgia e/o palpitazioni. Inizialmente presi come gruppo omogeneo sono stati successivamente suddivisi in gruppi in base alla diagnosi: 20 con fibrillazione atriale parossistica con ripristino del ritmo sinusale nella prima settimana; 20 con edema polmonare acuto; 22 con sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST elettrocardiografico; 13 con cardiomiopatia dilatativa non scompensata. Lo studio ha confermato che l’attivazione e la secrezione del BNP è evidente soprattutto nei pazienti con scompenso cardiaco e si mantiene alto fino alla somministrazione di un’efficace terapia e successivamente raggiunge uno stato di equilibrio con valori superiori alla norma. Mentre nella fibrillazione atriale e nelle sindromi coronariche il BNP aumenta e ritorna nella norma o a valori molto inferiori rispetto alla prima misurazione dopo la risoluzione della malattia. Quindi la ripetuta misurazione del BNP consente di valutare l’efficacia del trattamento anche a domicilio e di ottimizzare la terapia. La limitazione maggiore al ruolo diagnostico del BNP è la necessità di conoscere i valori propri del singolo paziente. In letteratura è emerso che la valutazione del dosaggio del BNP in fase acuta, all’arrivo in Pronto Soccorso, è utile 184 Alessandro Coppola et al. per differenziare la dispnea nei pazienti con scompenso cardiaco rispetto a quelli con patologie polmonari. Mentre le determinazioni del BNP nelle sindromi coronariche erano predittive di exitus o di manifestazioni di insufficienza cardiaca. 15. Mueller C, Scholer A, Laule-Kilian K, et al. Use of B-type natriuretic peptide in the evaluation and management of acute dyspnea. 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