Cervello, mente e psiconeuroendocrinoimmunologia di Gioacchino Pagliaro Le radici della PNEI sono nelle ricerche avviate negli anni 30 del secolo scorso da Hans Selye. I suoi studi lo portarono ad elaborare una nuova teoria dello stress che sintetizza i lavori di due scienziati, C. Bernard e W. Cannon che per descrivere il funzionamento dell’organismo introdussero intorno al 1920 i concetti di “costanza dell’ambiente interno”, di “omeostasi” e in particolare di “stress”, per indicare una reazione di allarme prodotta nell’organismo da uno stimolo esterno. Il concetto di stress in medicina si configurò come elemento di grande importanza ricorrente in un gran numero di ricerche prodotte fin dalla fine dell’Ottocento, che suggerivano l’influenza di una varietà di stimoli ambientali nella relazione tra animale ospite e microrganismo patogeno e nel modificare la suscettibilità dell’ospite agli agenti infettivi. Dalle scoperte di Selye origina l’attuale filone di ricerca sulla relazione tra stressor fisici o psicosociali, sistema nervoso, sistema immunitario e malattie infettive. Nei successivi settanta anni numerosi ricercatori hanno discusso, perfezionato, modificato le sue ricerche, ma un nuovo orizzonte scientifico si era dispiegato: quello della misurazione, dell’oggettivazione delle conseguenze che ha sull’organismo vivente l’azione di stimoli esterni pericolosi [stressor], nocivi o vissuti come tali. Sarà negli anni 70 che si arriverà a dimostrare che il cervello, in particolare l’ipotalamo, attiva la reazione di stress e che sempre dall’ipotalamo partono altri segnali che governano la produzione dei principali ormoni: tiroidei, sessuali, della crescita, dell’allattamento. Nello stesso periodo Lazarus poneva particolare attenzione agli aspetti psicologici coinvolti nella risposta di stress dell’uomo. Individui diversi mostravano risposte biologiche altrettanto diverse ad uno stesso stimolo, soprattutto se di bassa intensità e di tipo psico-sociale. Venne quindi supposto che, prima di indurre l’attivazione emozionale e quindi la reazione di stress, lo stimolo fosse elaborato attraverso processi cognitivi e valutato [elaborazione cognitiva] nelle sue caratteristiche e nel suo significato dal SNC. A metà degli anni settanta Besedowsky dimostrò che la reazione di stress con l’aumento della produzione del cortisolo da parte delle surrenali, causa una soppressione della risposta immunitaria. Fu stabilito così il primo collegamento biologico tra cervello, stress e immunità. Negli anni ottanta gli studi sul rapporto tra stress, cervello e immunità si infittiscono. Varie situazioni di stress psicologico dimostrarono di modificare la funzionalità del sistema immunitario e molti progressi vennero raggiunti nell’individuazione dei mediatori e modulatori della risposta immunitaria. Il 1981 con l’opera di Ader Psyconeuroimmunology, rappresenta la nascita, attraverso una rigorosa sistematizzazione teorica, della Psiconeuroimmunologia, che ricomprendendo ulteriori sviluppi in campo endocrinologico verrà successivamente ribattezzata Psiconeuroendocrinoimmunologia. La neurofisiologa Candace Pert [1997], ha studiato le endorfine e un vasto numero di neuropeptidi, evidenziandone il ruolo di mediatori, non solo delle informazioni, ma anche delle emozioni e rilevandone la presenza in tutte le cellule del corpo. I neuropeptidi vengono considerati molecole della mente o delle emozioni, in quanto oltre a veicolare informazioni ormonali e metaboliche veicolano anche emozioni e segnali psicofisici: per mezzo di essi viene trasmesso nel corpo ogni stato emotivo [amore, paura, piacere, dolore, ansia, ira]. A seguito di ciò la Pert propone di cambiare il termine neuropeptidi con quello di peptidi che sembra più adatto a descriverne il ruolo e le funzioni. Ciò significa che l’intero corpo “pensa”, che ogni cellula “sente”, “prova emozioni”, riceve informazioni psicofisiche e le trasmette all’intero organismo attraverso una fitta rete di interconnessioni di estrema varietà comunicativa, contribuendo così ad elaborare le strategie metaboliche per il benessere globale. All’interno di questa nuova teoria il sistema immunitario è paragonato ad un vero e proprio organo di senso, l’occhio interno che sorveglia sia l’esterno che l’interno. Nell’unità mente-corpo i peptidi e i recettori rappresentano le basi biochimiche delle emozioni ed è pertanto evidente che le emozioni contribuiscono ad influenzare la salute e la malattia. L’eccezionale innovazione introdotta da questo modello non è constatabile solo per le implicazioni che comporta nella messa in crisi di alcuni principi del paradigma tradizionale, ma soprattutto per la conferma di alcuni importanti aspetti teorici presenti nelle medicine non convenzionali che trovano spiegazioni e riscontri sul piano fisiologico e biochimico. PER SAPERNE DI PIÙ LA PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA [PNEI] si caratterizza come un nuovo modello teorico che trae origine dalla biologia e che studia le relazioni tra il sistema nervoso, il sistema endocrino, il sistema immunitario e gli stati mentali. La PNEI si propone come superamento della frammentazione del sapere scientifico in ambito medico-biologico e psicologico guardando all’individuo nella sua interezza e in relazione con l’ambiente di cui è parte. Si occupa quindi dell’influenza delle emozioni, degli eventi di vita e dei fattori psicologici sui processi normali e patologici dell’organismo. Questo nuovo approccio teorico sta trasformando radicalmente il modo di interpretare l’essere umano e propone una visione interattiva anche nei suoi principali sistemi di comunicazione interna.L’uomo è infatti un micro-cosmo in interazione costante e continua con il macro-cosmo di cui è parte, in cui la mente attraverso l’azione cognitiva, la coscienza e le emozioni svolge un ruolo determinante in ogni processo nervoso, endocrino e immunitario. I sistemi e gli apparati dell’organismo umano interagiscono tra loro influenzandosi reciprocamente e usano molecole che al tempo stesso possono fungere da neurotrasmettitori, ormoni e citochine. Il corpo è inseparabile dalla mente, è la manifestazione esteriore della mente nello spazio fisico. Per questo motivo l’unità mente-corpo rappresenta l’unica accezione attualmente in grado di definire la complessità dei processi di interconnessione presenti nell’organismo, superando così la vecchia concezione della separazione tra il corpo e la mente. Bibliografia: F. Bottaccioli [2003] “Psiconeuroendocrinoimmunologia” RED C. Pert [1997] “Molecole di emozioni” Casa Editrice CORBACCIO G. Pagliaro [2004] “Mente, meditazione e benessere” TECNICHE NUOVE G. Pagliaro, A. Salvini [2007] “Mente e psicoterapia” UTET De Agostani E. Martino, G. Pagliaro [2003] “Il Tao della salute” DOMENEGHINI Editore