2 gennaio 2007 From Pillola to Pillolo ? “Save love forever” Come la scienza progredisca in maniera così repentina, appoggiandosi su parallelismi che prima o poi si incrociano per dar vita a scoperte stampate per l’eternità sui libri di storia, rimane il guru di coloro che amano vivere per la ricerca. Si sente parlare di crescita esponenziale, di momenti di stallo e picchi di sviluppo, di attimi di profondo caos, di momenti dove tutto sembra chiaro, quasi completamente privo di incertezza e rischio. Ma la scienza nel suo vivere, certe volte segue vie sinusoidali, e tempi di immissione sul mercato di farmaci di tre, quattro anni, si tramutano in un decennio grazie a nuove scoperte in ambito più specifico come quello genetico e grazie all’attenzione che i nostri ricercatori pongono nella sperimentazione di quel qualcosa di cui la società in un futuro prossimo dovrà solo beneficiare. In questo contesto si colloca la sperimentazione del “ Pillolo ” ; il contraccettivo destinato al maschio. Sostantivo proprio a cui si attribuisce in prima analisi una rivalutazione dell’equità della coppia, “ora” in grado di dividersi almeno teoricamente l’onere del controllo durante il rapporto. Cinquantasei anni dall’avvento della pillola femminile ad oggi sono ormai spirati, con l’impressione che non siano bastati per colmare il gap sia etico che tecnico che ancora è presente tra donna e uomo durante l’atto sessuale. La pillola è nei banconi delle farmacie, e l’ammiriamo nei supermercati in quei paesi come l’america dove i medicinali sono ammessi, ma il signor pillolo che aspetta ad entrare nelle nostre vite? La questione come accennavo precedentemente, tralasciando in questa analisi le “sfumature” etiche presenta in realtà alcuni enigmi tecnici non indifferenti. Donne e uomini sono possessori anche se in dosi differenti di ormoni responsabile del corretto funzionamento dell’apparato sessuale, ma mentre nella donna la produzione di ovociti segue un ritmo ciclico (due, tre ogni mese), la sintesi di spermatozoi nell’uomo è continua ed è legata fortemente all’atto sessuale; la soppressione della fertilità maschile comporterebbe almeno per ora la soppressione del desiderio e della capacità erettiva, problema insomma certamente da non sottovalutare. Tre filoni di ricerca si sono affiancati in questi ultimi quattro decenni , il pillolo estratto dal cotone, il pillolo a base di lonidamina, il pillolo basato su ormoni Il pillolo estratto dal cotone Questa tipologia di studio nasce in campo agricolo osservando il principio attivo di un antiparassitario naturale che rende sterili gli insetti dannosi per la pianta di cotone. La sostanza studiata in Cina dimostra una certa efficacia anche nell’uomo bloccando la spermatogenesi, ma ci si rende ben presto conto che è causa di possibili problemi di sterilità irreversibile. Il pillolo a base di lonidamina (LND) La lonidamina è un farmaco antitumorale capace di bloccare la spermatogenesi. È in grado di interferire con il metabolismo cellulare ma risulta troppo tossico per essere utilizzato come anticoncezionale. Diversi studi sperimentali hanno dimostrato i danni indotti dal farmaco sull’epitelio seminifero e il XIV Congresso Nazionale della società Italiana di Tossicologia dello scorso febbraio 2006 ha messo in mostra gli effetti della lonidamina sugli ormoni steroidei (tra i più famosi il testosterone deputato nell’uomo allo sviluppo degli organi sessuali) nel testicolo di topo durante lo sviluppo puberale. La ricerca svolta dal gruppo del Professor Guarino M del Dipartimento del Farmaco, Istituto Superiore di Sanità, Roma ha segnalato, per la prima volta, una probabile suscettibilità della cellula del Leydig (responsabili della produzione del testosterone) alla LND, suggerendo che le alterazioni dell’equilibrio ormonale a livello testicolare indotte da questo farmaco possano essere in parte responsabili degli effetti osservati nell’epitelio seminifero (dove avviene la spermatogenesi). Il pillolo su base ormonale I maggiori sforzi si sono allora concentrati su questa strada puntando sulla soppressione del GnRH e di conseguenza delle rispettive gonadotropine FSH e LH. Il GnRH (Gonadotropin Hormone Releasing Hormone) rappresenta il neuro-ormone ipotalamico chiave nella regolazione dell’asse gonade-ipotalamo di noi vertebrati. È lo stesso GnRH che regola la produzione di LH e FSH tramite anche meccanismi di feedback che hanno il compito di tenere costante entro la varianza prevista le quantità ormoniche. L’LH induce la sintesi de testosterone nell’uomo che promuove quindi lo sviluppo degli spermatozoi nei testicoli maschili. L’FSH è l’ormone follicolo stimolante che concorre nell’uomo alla maturazione degli spermatozoi La soppressione delle gonadotropine provoca un blocco nella sintesi del testosterone con conseguente azospermia, ovvero mancanza di produzione di spermatozoi. Ovviamente la mancata produzione di testosterone deve essere compensata tramite iniezioni ogni 6 8 settimane dato che il ciclo di maturazione degli spermatozoi è di circa 70 giorni. Il pillolo in definitiva sotto questa tecnica sarebbe un mix tra compresse da assumere tutti i giorni e una serie di iniezioni intramuscolari con cadenza bimensile. Sotto questa luce si aprono nuove strade tra cui una che ci riguarda in parte da vicino. Un caso decollato dall’Italia Uniti dalla grande passione di costruire soluzioni intelligenti a problemi i ricercatori escogitano piani geniali che spesso e volentieri decollano anche per caso. È l’esempio eclatante di come il contraccettivo maschile “nasce” in Italia quando circa venti anni fa un gruppo di ricercatori della Sapienza di Roma ,capeggiati dal Professor onorario di farmacoterapia Bruno Silvestrini, mentre studiavo alcune sostanze infiammatorie si sono accorti che una di queste aveva una forte azione antispermatogenesi. Una casualità che il ricercatore italiano non si è lasciato sfuggire contattando uno dei centri più prestigiosi per lo studio della fertilità il Population Councile di New York ; unico e non banale problema la sua tossicità Ora,a un ventennio dalla sua scoperta,il biologo C.Yan Cheng del 'Centro di ricerca biomedica di New York è riuscito ad abbinare alla molecola antispermatogenesi Adjudin, una proteina mutante dell’FSH (ormone follicolo stimolante che nell’uomo concorre alla maturazione degli spermatozoi). La proteina legandosi all’Adjudin è in grado di indirizzare la molecola in modo specifico nelle gonadi, direttamente nelle cellule del “Sertoli” responsabili del nutrimento dello sperma in via di maturazione. Dosi relativamente basse testate su ratti, sono stati sufficienti per interrompere la maturazione dei gameti rendendo di conseguenza infertile lo sperma. Ora il passo successivo sarà quello di verificare se la molecola è ugualmente attiva nella maturazione dello sperma maschile. Le ultime news Il pillolo unisex sia per lui sia per lei è il futuro che promettono i ricercatori dell’ Howard Hughes Medical Institute e del Vincent Center for Reproductive Biology della Harvard Medical School di Boston. È una speranza con alte probabilità di successo dato gli ultimi riscontri positivi dei test effettuati su topi da laboratorio e 50 tipi cellulari umani. La ricerca pone in essere il blocco della motilità degli spermatozoi, i quali di conseguenza non sarebbero in grado di fecondare l’ovocita. Analizzando la coda dello spermatozoo è stata individuata la proteina Catsper responsabile dell’ingresso degli ioni calcio nella coda della cellula, vera e propria “benzina” per lo spermatozoo. Alcuni anticorpi specifici sono stati utilizzati per localizzare la proteina nella coda (del suddetto) all’interno della membrana plasmatica, la quale sottoposta a stimoli di particolari nucleotidi ciclici (es. adenosin monofosfato ciclico) , veri e propri mediatori dell’ingresso del calcio, ha la capacità di variare la propria permeabilità permettendo o meno il passaggio degli ioni. Sopprimendo questa proteina lo spermatozoo non riesce a penetrare la parte più esterna dell’ovocita (la zone pellucida) cosicché un centinaio di prove di fecondazione si sono concluse senza alcun successo. Inoltre la deiezione non sembra arrecare nessun danno alla salute dei topi che hanno mostrato tenori e tempo di vita simili ai normali compagni. La versione umana di Catsper appare dunque un potenziale bersaglio sia per il trattamento della sterilità maschile, sia per farmaci che, bloccandone l’azione, potrebbero fungere da efficaci contraccettivi e per l’uomo e per la donna. I due casi quello del Population Councile di New York e quest’ultimo della proteina Catsper pongono in primo piano le metodologie e le tipologie di ricerca su cui sta puntando la scienza, quella del presente e quella dell’imminente futuro; uno studio mirato sullo specifico, dal microscopico al nanoscopico facendo uso di nuove tecnologie e di genetica ultra spinta a dimensioni che sono più piccole della stessa cellula, per indagare su quello che di più vicino a noi c’è: l’organismo umano. È nella natura dell’uomo aspirare alla conoscenza, e la chiave della biologia e di tutte le scienze senza dubbio è il punto di domanda; raccogliere la sfida e perseguire l’obiettivo di vincere la nostra insicurezza di fronte alla natura. Marco Santarelli