Kant Vita Kant nasce a Könisberg nel 1724, ossia l'attuale Kaliningrad, situata nell'enclave russa tra Polonia e Lituania, allora capoluogo della Prussia orientale. LA FAMIGLIA DI KANT: il padre era sellaio; la madre era una fervente seguace del pietismo1. L'EDUCAZIONE: fu educato allo studio dell'antichità classica e della dottrina cristiana nel collegio FRIDERICIANUM, il cui direttore era FRANZ ALBERT SCHULTZ, discepolo di WOLFF2 e personalità di spicco del pietismo. Schultz, filosofo e pastore, coniugò il razionalismo wolffiano con il sentimento religioso del pietismo. Nel 1740 s'iscrisse all'università di Könisberg e studiò FILOSOFIA, MATEMATICA E TEOLOGIA. Sotto la guida di Martin Knutzen ebbe modo di conoscere la fisica newtoniana. Terminati gli studi nel 1746 fu precettore privato in alcune case patrizie. Nel 1755 ottenne la libera docenza presso l'università di Könisberg e vi tenne corsi su varie discipline. Nel 1770 fu nominato professore ordinario di LOGICA e METAFISICA. La sua vita si svolse senza eventi clamorosi. Egli si dedicò interamente alla vita filosofica, conducendo uno stile di vita abitudinario. Si fidanzò almeno due volte ma non si sposò mai. Mostrò la propria simpatia per gli insorti americani e per la rivoluzione francese. Nello scritto Per la pace perpetua, un progetto filosofico (1795), indica nella costituzione repubblicana il suo ideale politico. Ebbe contrasti con il governo prussiano per alcuni suoi scritti di argomento religioso. 1 Pietismo: corrente religiosa sviluppatasi all'interno del luteranesimo, che contrappone una religione del cuore, dei sentimenti alla religione tutta esteriore della tradizione. 2 Wolff, Christian (1679-1754): professore di matematica si propone di fondare la filosofia come scienza. La metafisica deve essere ricondotta a principi razionali. Morì nel 1804 mormorando Es ist gut (Sta bene). L'epitaffio della tomba riporta incise le parole della Critica della ragion pratica: IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME E LA LEGGE MPORALE DENTRO DI ME. Attività filosofica Si possono individuare due periodi significativi: A il periodo precritico (dagli anni Quaranta fino al 1770) B il periodo critico (annunciato dalla Dissertazione del 1770, a cui segue un decennio in cui pubblicò pochissimo e nulla che riguardasse i temi d'interesse della riflessione in corso; sviluppato a partire dalla pubblicazione della prima Critica nel 1781) A 1763: L'unico argomento possibile per una dimostrazione dell'esistenza di DIo, in cui critica l'argomento ontologico dell'esistenza di Dio dal momento che l'esistenza non è un semplice predicato logico, ma per essere tale deve essere constatata, cosa che è impossibile fare per Dio. Oltre alla prova ontologica, oggetto della critica sono anche le prove cosmologiche tomistiche rielaborate da Wolff. Inoltre, la metafisica viene definita un «ABISSO SENZA FONDO». 1766: I sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica, opera nella quale è evidente l'influenza del pensiero scettico di Hume che suggerisce a Kant una nuova concezione della metafisica, non più la scienza dell'essere in quanto essere ma la: «scienza dei limiti della ragione umana» dipendenti dall'esperienza L'oggetto della metafisica diventa così il soggetto non più il mondo. I limiti, infatti, sono connessi all'esperienza e non può esserci conoscenza che non consideri come il soggetto strutturi il dato sensibile in base a dei principi a priori. In questo saggio sono anticipate le tesi che verranno sviluppate nelle tre critiche: la necessità di definire i limiti e le possibilità della CONOSCENZA (→ CRITICA DELLA RAGION PURA); la fondazione dei concetti metafisici nell'ambito della MORALE (→ CRITICA DELLA RAGION PRATICA); l'importanza del SENTIMENTO nella conoscenza della natura (→ CRITICA DEL GIUDIZIO). 1770 - SULLA FORMA E I PRINCIPI DEL MONDO SENSIBILE E INTELLIGIBILE [De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis]: si tratta di una dissertazione tenuta in occasione della nomina a professore ordinario di LOGICA e METAFISICA all'università di Könisberg. Kant attua una distinzione tra CONOSCENZA SENSIBILE e CONOSCENZA INTELLETTUALE. Conoscenza sensibile: lo spazio e il tempo costituiscono le forme soggettive a priori della conoscenza sensibile; non derivano dall'esperienza, perché sono le condizioni che la rendono possibile. Lo spazio e il tempo ci consentono di conoscere il fenomeno che dipende appunto da noi. Conoscenza intellettuale: consente di cogliere le cose come sono, nel loro ordine intelligibile (i noumeni). In questa fase Kant condivide ancora l'idea tradizionale che la conoscenza intellettuale abbia la possibilità di cogliere le cose come sono, ma cambierà idea e nella Critica della Ragion pura affermerà l'inconoscibilità del noumeno. B 1770-1781: sviluppo delle idee della dissertazione e messa a punto della filosofia denominata CRITICISMO, cioè un tipo di filosofia che vuole indagare i LIMITI e le possibilità della RAGIONE evitando la metafisica dogmatica che compie un uso improprio della ragione, ma allo stesso tempo superando lo scetticismo humeano che nega la possibilità di una conoscenza scientifica universale e necessaria. 1781 - CRITICA DELLA RAGIONE PURA: s'interroga sul fondamento della conoscenza, a partire dal caposaldo che la ragione deve muovere dall'esperienza e non può andare oltre essa. Critica dell'uso improprio della ragione nella metafisica tradizionale. 1788 - CRITICA DELLA RAGION PRATICA: la ragione deve determinare la volontà indipendentemente dall'esperienza. La morale riguarda solo la forma e non il contenuto specifico delle azioni, solo così può essere universale. Inoltre, deve fondarsi solo su stessa, cioè essere AUTONOMA. La metafisica viene recuperata come fondamento della morale i cui postulati3 sono: libertà, immortalità dell'anima ed esistenza di Dio. 1790 - CRITICA DEL GIUDIZIO: il tentativo è quello di conciliare il mondo della necessità emerso con la prima critica con quello della libertà definito nella seconda critica. Il mondo della natura ha un senso per noi, per la nostra realizzazione in quanto esseri umani? La natura rivela una finalità che si manifesta nell'ambito dell'esistenza della bellezza e di una dimensione teleologica. SFONDO CULTURALE Razionalismo illuministico di WOLFF: La RAGIONE come fondamento di ogni disciplina, così da avere una ontologia razionale, una logica razionale, ecc. Pietismo KANT Fisica di NEWTON: oggettività dello spazio e del tempo CRITICA DELLA RAGIONE PURA Schema generale dell'opera Prefazione edizione 1781 Prefazione alla seconda edizione 1787 Introduzione 3 Rivoluzione copernicana Distinzione tra giudizi analitici e sintetici Definizioni di ragione, di Postulato: proposizione non dimostrabile ma che deve essere posta perché la morale abbia un senso. Scetticismo di HUME: critica del principio di causalità trascendentale Indicazioni sulla struttura dell'opera Estetica trascendentale Analitica trascendentale Dottrina degli elementi (a priori) Libro primo: analitica dei concetti Libro secondo: analitica delle proposizioni fondamentali Logica trascendentale Della logica in generale - della logica trascendentale Dialettica trascendentale Libro primo: sui concetti della ragione pura Libro secondo: sulle inferenze dialettiche della ragione pura Dottrina del metodo Kant intende affrontare il tema della conoscenza non dal punto di vista empiristico della formazione delle idee a partire dalla sensazione, ma in un'ottica di fondazione di un sapere necessario e universale. Per ottenere il suo scopo Kant è consapevole che non può ripetere gli errori dogmatici della tradizione metafisica, la quale poneva in una realtà esterna la fonte della conoscenza umana. D'altra parte, deve tener conto della lezione di Hume che ha dimostrato come a partire dall'esperienza non sia possibile costruire una conoscenza necessaria e universale. In altre parole, egli intende svolgere un'analisi critica dei fondamenti della metafisica e della scienza (matematica e fisica), essendo queste le conoscenze che costituivano l'universo del sapere ai tempi di Kant. Tuttavia, mentre nel caso della matematica e della fisica si tratta semplicemente di chiarire le condizioni del loro status scientifico, nel caso della metafisica il problema riguarda se esistono condizioni da giustificarne la pretesa scientifica, conoscitiva. Di qui, le tre domande formulate nell'Introduzione: come è possibile una matematica pura? come è possibile una fisica pura? in che modo è possibile la metafisica come scienza? In altre parole, Kant si chiede che cosa l'uomo possa conoscere, quali sono i limiti e le possibilità della conoscenza umana ed entro questi limiti e queste possibilità, quali principi possono garantire un sapere universale e necessario. Per rispondere a tali quesiti è necessario rovesciare la prospettiva tradizionale, compiere una rivoluzione copernicana [Prefazione alla seconda edizione] nel modo di pensare: non regolare la nostra conoscenza sugli oggetti, ma adeguare gli oggetti al modo di conoscere del soggetto, cioè alle condizioni che definiscono le modalità necessarie e universali della conoscenza: ovvero, le FORME A PRIORI. L'indagine filosofica si indirizza sul soggetto conoscente, sulle condizioni soggettive della conoscenza. Dal momento che la nostra conoscenza empirica si compone di impressioni indotte dall'oggetto e di ciò che la nostra facoltà conoscitiva vi aggiunge indipendentemente dall'esperienza. 3 conseguenze di questa impostazione teoretica: l'oggetto per essere conosciuto deve uniformarsi alle forme con cui il soggetto lo conosce io conosco l'oggetto per me (= fenomeno): l'oggetto in sé rimane inconoscibile (= noumeno) l'atto conoscitivo consiste in una sintesi tra una materia (componente empirica, a posteriori) e una forma (condizione del soggetto, a priori) la componente a priori conferisce universalità e necessità ai dati empirici la filosofia ha come oggetto il modo in cui le forme a priori costituiscono ciò che è possibile conoscere La conoscenza che si occupa di questo, del nostro modo di conoscere gli oggetti a priori, è chiamata da Kant: TRASCENDENTALE FORMA A PRIORI: non esprime una proprietà ontologica della realtà in sé, ma solo una condizione gnoseologica che rende possibile la conoscenza della realtà fenomenica. Il trascendentale è perciò lo studio filosofico delle forme a priori. Teoria dei giudizi Un giudizio è una proposizione che mette in relazione due concetti, uno espresso dal soggetto, l'altro dal predicato. 3 tipi di giudizi: giudizio analitico a priori: il concetto del predicato è contenuto in forma implicita nel concetto del soggetto non viene ampliata la conoscenza ma solo chiarita. Tutti i corpi sono estesi oppure La somma degli angoli interni di un triangolo è 180° giudizio sintetico a posteriori: il predicato è attribuibile al soggetto solo sulla base dell'esperienza caratteri di universalità e necessità dell'analitico. I corpi sono pesanti questo tipo di giudizio non ha i Si può notare come il giudizio analitico a priori sia necessario ma non incrementa la conoscenza, mentre il giudizio sintetico a posteriori incrementa la conoscenza ma non è necessario perché dovrei constatare la pesantezza in tutti i corpi per poter concludere con definitiva certezza che la mia affermazione è necessaria e universale. GIUDIZIO SINTETICO A PRIORI: come l'analitico è a priori (indipendente dall'esperienza e in quanto tale universale e necessario) e come il sintetico è empirico ed estensivo della conoscenza. Il calore dilata i metalli (ha un riferimento all'esperienza - dilatazione dei metalli - ma questa esperienza è resa universale e necessaria dal concetto a priori della causalità) I giudizi scientifici si basano su giudizi sintetici a priori. Kant propone di costruire il sapere su giudizi sintetici a priori in modo da salvaguardare gli aspetti positivi dei precedenti giudizi e consentire una conoscenza scientifica. I giudizi sintetici a priori non sono tout-court i giudizi scientifici4 ma ne rappresentano appunto la base. La scienza è il risultato della combinazione tra esperienza e principi sintetici a priori. Ad esempio la proposizione il calore dilata i metalli è ricavata dall'esperienza ma al contempo presuppone il giudizio sintetico a priori della causalità (il calore è la causa della dilatazione dei metalli). Il concetto puro di causa (a priori) è in noi, l'esperienza propone il contenuto a cui applicarlo. Il risultato è il giudizio scientifico. Come sono possibili i giudizi sintetici a priori? 4 Un'altra spiegazione presente nei manuali equipara i giudizi sintetici a priori ai giudizi scientifici. Per rispondere alla domanda bisogna indagare le facoltà conoscitive, così da scoprire i principi trascendentali5 (condizioni di possibilità della conoscenza, elementi a priori) della sintesi a priori. 3 sono le facoltà conoscitive per Kant: la SENSIBILITÀ, l'INTELLETTO e la RAGIONE. Conoscenza: tre facoltà Sezioni corrispondenti della Critica della ragion pura SENSIBILITÀ: dati sensibili intuiti attraverso le forme a ESTETICA TRASCENDENTALE priori di spazio e tempo INTELLETTO: dati sensibili pensati tramite i concetti puri o categorie ANALITICA TRASCENDENTALE RAGIONE: tentativo di spiegare globalmente la realtà spingendosi in modo illegittimo oltre l'esperienza DIALETTICA TRASCENDENTALE Quindi bisogna studiare i principi a priori della sensibilità ( ESTETICA TRASCENDENTALE), i principi a priori dell'intelletto ( ANALITICA TRASCENDENTALE) ed esaminare la possibilità di una conoscenza a priori della ragione (DIALETTICA TRASCENDENTALE). ESTETICA TRASCENDENTALE ESTETICA = dal greco áisthesis = sensazione. È la scienza di tutti i principi a priori della sensibilità. 5 Nella terminologia scolastica erano denominate trascendentali (o trascendenti) quelle proprietà universali - l'essere, l'uno, il bene ecc. - che tutte le cose hanno in comune e che perciò eccedono o trascendono, per generalità, le categorie in senso aristotelico. Kant si collega a questa tradizione linguistica, anche se connette il concetto di trascendentale (transzendental) con quello di forma a priori, la quale non esprime una proprietà ontologica della realtà in sé, ma solo una condizione gnoseologica che rende possibile la conoscenza della realtà fenomenica. [Da Abbagnano-Fornero, la filosofia] Il termine trascendentale quindi può essere riferito alle forme a priori non in quanto tali ma come condizioni di possibilità della conoscenza. CONOSCENZA OGGETTO IN SÉ SENSIBILITÀ INTELLETTO In rapporto a noi, al soggetto (oggetto per me) NOUMENO dal greco noús, «puro pensiero dell'intelletto» FENOMENO dal greco phainómenon = ciò che appare sensazione (materia, molteplicità di dati empirici) che viene ordinata dalle forme a priori dell'intuizione sensibile: spazio e tempo. Lo spazio è la forma del senso esterno; il tempo del senso interno. Lo spazio e il tempo sono le forme a priori che rendono possibili i giudizi sintetici a priori rispettivamente della geometria e della matematica, garantendone la scientificità. Anche i giudizi della matematica, ritenuti di solito analitici, sono sintetici a priori. Kant riporta l'esempio dell'espressione 5+7=12 6. Il 12 non è presente nei concetti di 5 e 7. Per ottenerlo dobbiamo procedere attraverso un calcolo (esperienza). ANALITICA TRASCENDENTALE È la prima parte della Logica, studia l'intelletto per definire i principi a priori della sua attività di conoscenza. CONOSCENZA = SENSIBILITÀ + INTELLETTO Cfr. testo pag. 225 6 L'aritmetica è fondata sulla forma a priori del tempo; la geometria su quella dello spazio. Aritmetica e geometria costituiscono la matematica. La nostra conoscenza tare origine da due sorgenti fondamentali dell'animo, di cui la prima consiste nel ricevere le rappresentazioni (la recettività delle impressioni), e la seconda è la facoltà di conoscere un oggetto per mezzo di queste rappresentazioni (spontaneità dei concetti). Attraverso la prima, un oggetto ci è dato, attraverso la seconda esso viene pensato in rapporto a quella rappresentazione (come semplice determinazione dell'animo). [...] La nostra natura è tale che l'intuizione non può mai essere che sensibile, ossia tale da non contenere che il modo in cui veniamo colpiti dagli oggetti. Per contro, la facoltà di pensare l'oggetto dell'intuizione sensibile, è l'intelletto. Nessuna di queste due facoltà è da anteporsi all'altra. Senza sensibilità, nessun oggetto ci verrebbe dato e senza intelletto, nessun oggetto verrebbe pensato. I pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche. È quindi ugualmente necessario rendere sensibili i propri concetti (ossia aggiungere loro l'oggetto nell'intuizione), e rendere intelligibili le proprie intuizioni (ossia sottoporle a concetti). Queste due facoltà o capacità non possono scambiarsi l'un l'altra le loro funzioni. L'intelletto non può intuire nulla, e i sensi nulla pensare. Solo dalla loro unione può scaturire la conoscenza. L'intelletto è la facoltà del pensare: che cosa significa pensare? collegare un soggetto con un predicato, cioè formulare giudizi che cosa l'intelletto pensa? le intuizioni che gli sono date dalla sensibilità come l'intelletto pensa? giudizi fondati sui principi a priori quali sono i principi a priori? i concetti puri o categorie PENSARE = FORMULARE GIUDIZI utilizzando le CATEGORIE quindi le categorie saranno individuate a partire dai giudizi formulati dalla logica: tipo di giudizio categoria (che ne ha reso possibile la formulazione) 12 tipi di giudizi = 12 categorie (contro le 10 di Aristotele), suddivise in quattro gruppi. QUANTITÀ Totalità Pluralità QUALITÀ RELAZIONE MODALITÀ Unità Realtà Negazione Limitazione Inerenza e sussistenza Causalità e dipendenza Reciprocità Possibilità - impossibilità Esistenza - inesistenza Necessità - contingenza Conoscere significa quindi giudicare, cioè unificare con le categorie le rappresentazioni sensibili. Un esempio: categoria di causalità in quanto elemento a priori dell'intelletto, la categoria di causalità rende possibile il giudizio di causa, che perde così il valore soggettivo che aveva in Hume ( frutto dell'abitudine) assumendo una valenza oggettiva. DEDUZIONE TRASCENDENTALE Deduzione, termine usato in senso giuridico = giustificazione di un diritto Questa parte7 della critica si pone come problema quello di giustificare il diritto di impiegare i concetti puri dell'intelletto, le categorie, per conoscere un oggetto che è prodotto dalla sensibilità. Per poter essere pensate, unificate dalle categorie, le rappresentazioni devono essere ricondotte a un principio generale che renda possibile l'unificazione del molteplice dell'esperienza consentendo la sintesi conoscitiva. Questo principio generale è una funzione dell'intelletto che Kant indica con il nome di io penso (o appercezione trascendentale, o autocoscienza). 7 Riscritta da Kant nella seconda edizione del 1787. L'io penso è l'elemento comune delle rappresentazioni, il principio o la funzione che le unifica in una sola coscienza, e le rende pensabili (in quanto ad esse è possibile applicare i concetti puri, le categorie). «L'io penso deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni; in caso diverso, si darebbe in me la rappresentazione di qualcosa che non potrebbe esser pensata; il che equivale a dire che la rappresentazione o sarebbe impossibile o, per me almeno, sarebbe nulla» L'io penso è una funzione ugualmente presente in tutti i soggetti, è quindi il principio della soggettività universale e in quanto tale la condizione di possibilità di una conoscenza universale e necessaria. SCHEMATISMO L'applicazione dei concetti puri al materiale sensibile avviene tramite gli schemi trascendentali: «Com'è possibile [...] l'applicazione della categoria ai fenomeni, dal momento che nessuno dirà che una categoria - ad esempio la causalità - possa anche essere intuita mediante i sensi, e che sia contenuta nel fenomeno? È proprio questa domanda, così naturale e rilevante, il motivo per cui si rende necessaria una dottrina trascendentale della facoltà di giudizio: per mostrare cioè come sia possibile, in generale, che dei concetti puri dell'intelletto vengano applicati ai fenomeni. Ora, è chiaro che si deve dare un terzo elemento, il quale da un lato dev'essere omogeneo con la categoria e dall'altro lato con il fenomeno, per rendere possibile l'applicazione della prima al secondo. Questa rappresentazione mediatrice dev'essere pura (senza alcunché di empirico), e tuttavia da un lato dev'essere intellettuale, dall'altro sensibile. Una rappresentazione di questo tipo è lo schema trascendentale.» Gli schemi sono quindi per Kant «le regole assegnate dall'intelletto all'intuizione perché essa si determini a priori secondo un concetto». Esempio di schema non trascendentale per cogliere il senso della definizione kantiana: la definizione di circonferenza come luogo geometrico dei punti equidistanti da un punto dato, ci fornisce la regola di costruzione delle circonferenze. Parafrasando Kant: l'intuizione sensibile disegna la circonferenza seguendo la regola dell'intelletto che determina in questo caso la forma (circonferenza) dello spazio. Gli schemi trascendentali sono organizzati secondo il tempo, forma strutturante dell'esperienza interna ma anche di quella esterna. Per Kant vi è una facoltà specifica, l'IMMAGINAZIONE PRODUTTIVA8, che modella il tempo (elemento fondamentale della sensibilità) in modo da renderlo aderente ai concetti puri, così da costringere le sensazioni a disporsi secondo una certa forma. Ad esempio in relazione alle categorie di relazione e di modalità gli schemi trascendentali modellati sulla forma del tempo sono: RELAZIONE MODALITÀ Inerenza e sussistenza (sostanza) Causalità e dipendenza Reciprocità Possibilità - impossibilità Esistenza - inesistenza Necessità - contingenza Permanenza nel tempo Successione Presenza contemporanea In un tempo qualsiasi In un tempo determinato In ogni tempo In altre parole, se il tempo condiziona gli oggetti, allora, l'intelletto, condizionando il tempo, condizionerà gli oggetti. 8 Attività spontanea capace di «determinare a priori la sensibilità [...] in conformità alle categorie». L'immaginazione produttiva appresta per ogni categoria un determinato schema. CONOSCENZA OGGETTO IN SÉ NOUMENO In rapporto a noi, al soggetto FENOMENO (oggetto fenomenico) SENSIBILITÀ IMMAGINAZIONE INTELLETTO TEMPO SPAZIO schemi trascendentali CATEGORIE molteplice sensibile IO PENSO (condizione di unificazione delle rappresentazioni) Con gli schemi trascendentali Kant spiega come sia possibile che gli oggetti, pur non essendo creati dalla mente, si costituiscono già, nell'esperienza, in sintonia con il nostro modo di pensarli. Il passo successivo è quello di definire i principi dell'intelletto puro, ossia le enunciazioni generali che, sulla base delle categorie, possiamo formulare a priori sulle cose. Essi si identificano con le leggi supreme dell'esperienza e con le proposizioni di fondo del sapere scientifico. La loro illustrazione si apre con il principio di non contraddizione per poi passare a tutti gli altri principi che fondano la scienza della natura una sorta di fisica a priori Ad esempio il principio della successione temporale richiede che l'intelletto data una successione tra A e B in cui A precede B, la consideri irreversibile e indichi pertanto A causa di B Ad ogni categoria corrisponde un principio; in più, qualche gruppo di categorie presenta un principio generale. Ad esempio, per le categorie di relazione il principio comune è il seguente: «l'esperienza è possibile soltanto mediante la rappresentazione di una connessione necessaria tra le percezioni». Il significato di una tale affermazione è che la natura è regolata dal DETERMINISMO, tutto (i diversi fenomeni che corrispondono alle percezioni) è connesso in modo necessario. Di quale natura si tratta? Della NATURA FENOMENICA. Fenomeno e noumeno Il noumeno è paragonato da Kant al mare che lambisce l'isola del fenomeno. Il fenomeno è possibile solo grazie al noumeno, così come il concetto di isola è imprescindibile dall'esistenza del mare. Il noumeno è tuttavia inconoscibile. Vi sono due accezioni almeno del concetto di noumeno: in senso positivo, il noumeno è la realtà che non è oggetto dell'intuizione sensibile (quella propria degli uomini), ma di un'intuizione intellettuale a noi preclusa e riservata a Dio. La conclusione è che del noumeno non possiamo dire nulla; al più si può dire che è pensabile9. in senso negativo, il noumeno è un concetto-limite che ci mostra i confini della nostra conoscenza. Il noumeno inconoscibile non può essere del tutto ignorato, perché la scienza ci indica sì le leggi che regolano i fenomeni ma non dice che cos'è questo mondo, perché c'è, perché esistiamo e qual è il senso della nostra esistenza. Queste domande vanno al di là di ciò che è possibile conoscere, ma richiedono in ogni caso una risposta, che Kant darà nelle successive critiche. LA DIALETTICA TRASCENDENTALE La dialettica trascendentale è la logica della conoscenza illusoria, cioè quella che nasce dalla pretesa della ragione di spingersi oltre i paletti dell'esperienza fenomenica. Primo compito della dialettica: come sorge questa illusione? 9 Per Kant conoscere e pensare non sono la stessa cosa. Il conoscere è vincolato dai limiti fenomenici; il pensare esprime l'esigenza di andare oltre tali limiti. La Dialettica trascendentale studia quale fondamento abbia l'aspirazione della ragione a pensare l'incondizionato. L’oggetto della dialettica sono le idee (concetti - unificazioni - della ragione che trascendono ogni possibile esperienza). Si tratta di capire se ad esse corrisponda una realtà effettiva, oppure se l’oggetto indicato è al di fuori della portata della conoscenza umana. L’intelletto unifica il molteplice dato nell’intuizione, la ragione unifica le regole dell’intelletto senza riferirsi agli oggetti dell’esperienza essa quindi crea una conoscenza illusoria, essendo priva di riferimenti all’esperienza. Il mondo fenomenico, l’unico conoscibile, è il campo del CONDIZIONATO e del relativo; il noumeno rappresenta l’INCONDIZIONATO e la totalità. La ragione si spinge oltre i limiti quando azzarda una spiegazione globale e omnicomprensiva di ciò che esiste. È portata a UNIFICARE: i dati del senso interno mediante l’idea di anima i dati del senso esterno mediante l’idea di mondo i dati interni ed esterni mediante l’idea di Dio L’uomo sente il bisogno di spiegarsi la totalità, la filosofia deve tener conto di questa esigenza ma dal punto di vista scientifico, della conoscenza l’errore della metafisica è trasformare questa esigenza in realtà. Compito della dialettica trascendentale diventa allora quello di dimostrare l’infondatezza della metafisica, demolendo lo status di scienze dei tre saperi che hanno storicamente costituito l’ambito metafisico: PSICOLOGIA RAZIONALE, COSMOLOGIA RAZIONALE, TEOLOGIA RAZIONALE PSICOLOGIA RAZIONALE È fondata su un paralogismo, cioè un ragionamento errato che consiste nell’applicare la categoria di sostanza all’IO PENSO, trasformandolo in una realtà permanente chiamata anima. L’io penso, invece, non è un oggetto empirico, ma è un’unità formale funzionale. COSMOLOGIA RAZIONALE Le proposizioni formulate dalla cosmologia razionale danno luogo ad antinomie (contraddizioni irrisolvibili – vedi tabella sottostante) prodotte dall’errore della ragione di scambiare per fenomeno (cioè oggetto di conoscenza) ciò che non è fenomeno (l’incondizionato – in questo caso la totalità dell’esperienza). Unica soluzione: accettare che quel che ci è dato conoscere è solo la realtà fenomenica. TAVOLA DELLE ANTINOMIE DINAMICHE MATEMATICHE TESI ANTITESI Prima antinomia Mondo: inizio nel tempo; limitato nello Mondo: infinito nel tempo e nello spazio spazio Seconda antinomia Mondo: composto di parti semplici Mondo: non vi è nulla di semplice; nessuna cosa consta di parti semplici Terza antinomia La causalità secondo le leggi della natura Non c'è nessuna libertà, ma tutto nel mondo non è la sola da cui possono essere derivati accade unicamente secondo leggi della natura tutti i fenomeni del mondo. È necessario ammettere per la spiegazione di essi anche una causalità libera Quarta antinomia Nel mondo c'è qualcosa che, o come sua In nessun luogo esiste un essere assolutamente parte o come sua causa, è un essere necessario, né fuori del mondo come sua causa assolutamente necessario TEOLOGIA RAZIONALE Qualsiasi prova dell'esistenza di Dio è infondata perché Dio non rientra nel campo della conoscenza dell'uomo. Kant procede quindi allo smantellamento delle prove dell'esistenza di Dio, fornite dalla metafisica tradizionale e ribadite dal razionalismo wolffiano. Prova a priori o ontologica: tutti hanno il concetto di Dio come «ciò di cui non esiste niente di maggiore». Deve quindi in quanto essere perfetto possedere anche l'esistenza perché dal punto di vista logico non può esistere un altro essere che la possiede. Kant critica questo ragionamento perché l'esistenza non può corrispondere a un semplice predicato, deve essere accertata con l'esperienza in questo caso di Dio. Infatti un giudizio che predichi l'esistenza è sintetico, riguarda l'ambito dell'esperienza. Prova cosmologica: ovvero una delle cinque vie di Tommaso, tutto ciò che esiste ha una causa, per evitare un regresso all'infinito è necessario ammettere una causa prima incausata. Per Kant si tratta di una supposizione fallace in quanto Dio si trova fuori dall'esperienza. Prova fisico-teologica (o fisico-teleologica): il mondo appare come un progetto organizzato e provvisto di finalità, questo non può essere il frutto del caso ma dell'intervento di una mente divina. Kant obietta che questa prova «potrebbe al più mostrare un architetto del mondo [...] ma non un creatore del mondo». In conclusione la metafisica è impossibile come scienza. Ma esprime una disposizione naturale, un'inclinazione dell'uomo ad andare oltre i limiti dell'esperienza per cercare risposta ai quesiti fondamentali che riguardano l'uomo e la sua natura (irriducibile al solo aspetto fenomenico). La metafisica rimanda a un'altra dimensione della realtà, che verrà indagata dalla Ragion pratica. Le idee della ragione svolgono tra l'altro per Kant una funzione regolativa: spingono l'uomo a non accontentarsi mai dei risultati conseguiti ponendo come meta la totalità, la sintesi universale.