UNIVERSITA’ DI BARI ALDO MORO Scuola di specializzazione in Fisiopatologia della riproduzione degli animali domestici (Direttore: Prof. Giovanni M Lacalandra) Disciplina: Ostetricia e Neonatologia Veterinaria Prof. Raffaele L. SCIORSCI - DETO Formazione della placenta. Prof. Raffaele Luigi SCIORSCI Placenta ü organo endocrino transitorio ü permette un interscambio metabolico tra il feto e la madre ü produce ormoni che svolgono una funzione fondamentale per il mantenimento della gravidanza Placenta ü formata da una componente fetale che deriva dal corion e da una componente materna derivante dall’endometrio ü le zone di contatto tra il corion e l’endometrio formano specifici punti di scambio metabolico CLASSIFICAZIONE Distribuzione dei villi ü Diffusa ü Cotiledonare ü Zonale ü Discoidale CLASSIFICAZIONE Numero di strati ü Epiteliocoriale ü Sindesmocoriale ü Endoteliocoriale ü emocoriale Scrofa Diffusa Epiteliocoriale Cavalla Diffusa Epiteliocoriale Microcotiledoni Bovina Sindesmocoriale Cotiledonare Cagna/Gatta Placenta zonale Endoteliocoriale 3 zone distinte: -zona centrale -ematomi marginali -zona avascolare (allantocorion) Primati, coniglio discoidale emocoriale Placenta diffusa distribuzione uniforme dei villi coriali su tutto il corion tipica della scrofa e della cavalla La placenta della cavalla presenta alcune zone specifiche, microscopiche, ricoperte da villi coriali note come microcotiledoni Inoltre la placenta della cavalla include particolari strutture note come “coppe endometriali” Coppe endometriali ü Derivano dalla griglia corionica, di origine trofoblastica ü Generalmente 5-10 coppe distribuite sulla superficie placentare ü Si sviluppano a partire dal 35° giorno ü Dimensioni massime a circa 60-70gg ü Producono eCG (equine chorionic gonadotropin) ü Dopo il 70-80 giorno le coppe endometriali vengono attaccate dal sistema immunitario materno, distrutte e si staccano dall’endometrio per ritrovarsi libere nel lume intorno al 100-120 giorni Coppe endometriali Griglia corionica Intorno ai 35-38 gg, le cellule della griglia corionica iniziano ad invadere l’endometrio e raggiungono la membrana basale Successivamente, la migrazone termina e le cellule iniziano a ingrandirsi e a divenire strettamente impacchettate, formando le coppe endoemtriali (da 1-2 mm a 5 cm di diametro) Placenta cotiledonare ü caratterizzata da molteplici strutture bottoniformi dette cotiledoni (porzione fetale della placenta) ü nella pecora ci sono 90-100 cotiledoni distribuiti lungo tutta la superficie del corion; nella bovina 70-120 cotiledoni Al 16° giorno circa nella pecora e al 25° giorno nella bovina, il cotiledone inizia a connettersi alle caruncole uterineo (prima di allora la placenta è essenzialmente del tipo diffusa): i villi coriali si spingono nelle cripte caruncolari PLACENTOMA (caruncola+cotiledone) BOVINA Placentomi convessi PICCOLI RUMINANTI Placentomi concavi Placenta zonale ü Tipica di cagna e gatta ü Suddivisa in tre parti: -parte centrale: presenta i villi coriali e costituisce la zona di scambio materno-fetale -parte marginale (ematomi marginali): rappresenta un’area di emorragia materna, composta da piccoli grumi di sangue pigmentati -zona avascolare: trasparente (allantocorion) Placenta discoidale ü Tipica di primati e roditori ü Caratterizzata dalla presenza di uno o due dischi coriali, contenenti villi coriali che unendosi con l’endometrio forniscono l’unità funzionale per lo scambio di nutrienti e prodotti metabolici tra la madre e il feto Un’altra classificazione delle placente si basa sul numero di strati placentari che separano il sangue fetale da quello materno L’aggettivo che classifica la placenta è composto da un prefisso che indica il “versante” materno e da un suffisso che indica il “versante” fetale” Placenta epiteliocoriale tipica della scrofa e della cavalla: tutti gli strati materni sono intatti Anche i ruminanti hanno una placenta epiteliocoriale: tuttavia l’epitelio endometriale in alcuni casi viene eroso per poi riepitelizzarsi, causando l’esposizione dei capillari materni all’epitelio coriale Placenta sindesmocoriale La placenta sindesmocoriale è caratterizzata da cellule dette “cellule binucleate giganti” ü Appaiono intorno ai 14 giorni nella pecora e 18-20 nella bovina ü Originano dalle cellule trofoblastiche ü Si formano continuamente durante la gravidanza ü Costituiscono circa il 20% della placenta fetale Le cellule binucleate giganti migrano dall’epitelio coriale e invadono l’epitelio endometriale: in tal modo trasportano molecole complesse dal feto alla madre SECERNONO Lattogeno placentare Pregnancy Specific Protein B producono anche progesterone ed estrogeni Placenta endoteliocoriale Tipica di gatta e cagna Presenta completa erosione dell’epitelio endometriale e dell’interstizio sottostante I villi coriali sono a diretto contatto con l’endotelio dei capillari materni Placenta emocoriale Tipica di primati e roditori Epitelio coriale contiguo al sangue materno: i nutrienti e i gas sono scambiati direttamente dal sangue materno e devono attraversare tre soli tessuti EPITELIOCORIALE SINDESMOCORIALE ENDOTELIOCORIALE 1. Endometrio 2. Vasi fetali F: Componente fetale 3. Endotelio fetale 4. Trofoblasto 5. Mesenchima M: Componente materna 6. Vasi materni 7. Cellule binucleate 8. Globuli rossi EMOCORIALE La placenta permette il passaggio di ossigeno, anidride carbonica, acqua e di sostanze nutritive dalla circolazione materna e quella fetale. Qualsiasi sostanza che deve passare dalla circolazione materna a quella fetale, si trova di fronte una serie di barriere anatomiche. Il numero effettivo e la natura di queste barriere variano notevolmente in base al tipo di placenta. placenta zonale placenta discoidale placenta cotiledonare Passaggi transplacentari ü Diffusione semplice o passiva ü Diffusione facilitata ü Trasporto attivo Gas e acqua si muovono per diffusione semplice secondo gradiente di concentrazione Il glucosio ed altre sostanze metabolicamente importanti come gli aminoacidi sono trasportati grazie a specifiche proteine carrier o canali (diffusione facilitata) PROTEINE DI TRASPORTO PROTEINE CANALE proteine integrali di membrana che trasportano ioni secondo il loro gradiente elettrochimico. Sebbene la diffusione attraverso i canali è passiva, questi sono selettivi e saturabili. PROTEINE CARRIERS proteine integrali di membrana che selettivamente si combinano con il soluto e lo traslocano da un lato all’altro della membrana plasmatica. la placenta comprende anche pompe per il sodio, potassio e calcio che garantiscono un trasporto attivo; PROTEINE CARRIERS DIFFUSIONE FACILITATA TRASPORTO ATTIVO richiede energia dal gradiente elettrochimico richiede energia dall’idrolisi dell’ATP GLUCOSIO E AMINOACIDI POMPE PER IL SODIO, POTASSIO E CALCIO Glucosio: principale fonte di energia per il feto. Deriva principalmente dalla circolazione materna A fine gravidanza il consumo di glucosio da parte del feto è notevolmente accentuato e può favorire uno scompenso nella madre stessa che culmina con l’insorgenza di chetosi produzione di corpi chetonici (tossici) che servono a ricavare energia quando la quantità di glucosio a disposizione è limitata comune nelle vacche da latte dove la richiesta metabolica post-partum è elevata per l’enorme produzione di latte Alcune sostanze non possono essere trasportate attraverso la placenta Le proteine materne non attraversano la barriera placentare ma sono sintetizzate dal feto a partire da aminoacidi provenienti dalla madre Le immunoglobuline possono essere trasportate dalla madre al feto solo in placente di tipo emocoriale ed endoteliocoriale I lipidi non sono trasportati tal quali: la placenta idrolizza trigliceridi e fosfolipidi materni sintetizzando così nuovi lipidi, utilizzabili dal feto “Grossi” ormoni peptidici (TSH, ACTH, GH, insulina e glucagone) non attraversano la placenta Ormoni a basso peso molecolare (steroidi e catecolamine) attraversano la placenta Le vitamine idrosolubili, a differenza di quelle liposolubili, non possono attraversare la placenta PASSAGGIO SOSTANZE TOSSICHE E MICROORGANISMI alcool etilico, piombo, fosforo, mercurio, barbiturici e antibiotici attraversano la placenta abbastanza facilmente alcune sostanze come litio, corticosteroidi e griseofulvina possono essere teratogene alcuni microrganismi possono infettare il feto e dare aborti o teratogenesi (trasmissione verticale) ü Herpesvirus ü Parvovirus ü Brucella ü Campylobacter ü Leptospira ü Listeria ü BVDV ü Neoporosi ü Clamidiosi ü … FARMACI E GRAVIDANZA L’uso di farmaci in gravidanza deve essere oculatamente soppesato per: i cambiamenti fisiologici dovuti alla gravidanza che comportano delle modifiche nella farmacocinetica dei farmaci il trasferimento transplacentare che può risultare dannoso per il feto, soprattutto durante l’organogenesi FARMACOCINETICA DURANTE LA GRAVIDANZA (assorbimento, distribuzione, biotrasformazione ed escrezione) 1)Concentrazione elevate di progesterone durante la gravidanza inducono una riduzione della motilità e un aumentano del flusso sanguigno gastrointestinale. Queste modifiche possono influenzare l'assorbimento orale di una farmaco e, quindi, la biodisponibilità. 2)Adattamenti cardiovascolari materni (aumento del volume e della gittata cardiaca), atti a sostenere lo sviluppo del feto, comportano una ridistribuzione del flusso di sangue ai diversi organi, ed in particolare al rene, determinando delle modifiche del volume di distribuzione dei farmaci e un marcato aumento del tasso di filtrazione glomerulare. 3)In gravidanza si assiste a variazioni della concentrazione delle proteine plasmatiche, in particolare dell'albumina, che possono influenzare il legame proteico del farmaco e modificare la frazione libera. TRASFERIMENTO TRANSPLACENTARE DI FARMACI Diverse caratteristiche fisiologiche e anatomiche della placenta (il numero di strati cellulari tra circolazione materna e fetale, il flusso sanguigno, l'attività endocrina, la permeabilità agli xenobiotici e l’attività metabolica) variano tra le diverse specie animali e durante il proseguo della gravidanza. Oltre ai composti endogeni, la placenta metabolizza e trasferisce una grande varietà di agenti farmacologici. Ad oggi, solo la diffusione transcellulare e il trasporto attivo sono stati identificati come i principali meccanismi coinvolto nel trasferimento transplacentare dei farmaci. FARMACI E GRAVIDANZA Un farmaco somministrato alla madre può risultare dannoso per il feto se: 1) viene somministrato in una specifica fase gestazionale (di solito durante il primo trimestre di gravidanza); 2) viene somministrato alla madre a dosi tali da determinare il raggiungimento della concentrazione massima tollerabile dalla clearance fetale. FARMACI E GRAVIDANZA La concentrazione di farmaco che raggiunge il feto dipende, oltre che dalla dose somministrata alla madre, da: ü Peso molecolare ü pH ü Grado di ionizzazione ü Liposolubilità ü Legame proteico ü Flusso placentare ü Superficie di scambio materno-fetale Basso peso molecolare Alto grado di ionizzazione Basso coefficiente di legame proteico Elevato flusso placentare Estesa superficie di scambio placentare Esposizione del feto FARMACI E GRAVIDANZA FARMACI E GRAVIDANZA Occorre comunque tenere presente che, almeno in medicina umana, l’esposizione del feto durante il primo trimestre di gravidanza ad agenti teratogeni esita nella induzione di anomalie fetali solo nel 10% dei casi. Antibiotici Gli antibiotici che possono essere usati durante la gravidanza sono: i β-lattamici (pennicillina G, ampicillina,amoxicilliana ± ac. Clavulanico), macrolidi e lincosamidi (clindamicina, eritromicina e lincomicina). In gravidanza i β-lattamici rappresentano i farmaci di prima scelta. I macrolidi, invece, si usano soprattutto in presenza di soggetti allergici alle β-lattamine. Gli altri antibiotici possono determinare effetti teratogeni o embriotossici (es. i Fluorochinoloni sono responsabili di artropatie e degenrazione retinica). (Garrido et al., 2010; Rebuelto and Loza, 2010) Antiparassitari Sono esenti da rischi: il Fenbendazolo, il Pyrantel Pamoato, la Selamectina e la Moxidectina, sulla quale vi sono studi in corso per comprovare l’esenzione da rischio. La Selemectina è efficace alla dose di 6mg/kg a 40 e a 10gg dal parto L’Ivermectina è teratogeno solo a dosi tossiche per la madre. Per quanto riguarda il Praziquantel, non ci sono dati circa i rischi in gravidanza Antimicotici I derivati del Triazolo e dell’Imidazolo sono farmaci fortemente teratogeni Il Chetoconazolo e la Flucitosina sono anche embriotossici L’Anfotericina B è un antimicotico, scarsamente teratogeno, ma responsabile di molteplici effetti collaterali per la madre (nefrotossicità, febbre,vomito, ipotensione) Protocollo anestesiologico Tutti i protocolli anestesiologici sono da utilizzare con grande cautale, in quanto, la maggior parte dei tranquillanti, degli analgesici e degli anestetici riesce ad oltrepassare la barriera placentare con effetti nocivi sul feto (depressione respiratoria, cardio-respiratoria o del SNC). Tra gli anticolinergici (atropina e glicopirrolato) è preferibile utilizzare il secondo, in quanto presenta un ridotto passaggio placentare e minori effetti tachicardizzanti sul cuore fetale. Gli analgesici (oppioidi, butorfanolo e buprenorfina) determinano nei neonati una depressione respiratoria o del SNC. Tuttavia, se si utilizzano gli oppioidi o il butorfanolo questa depressione può essere antagonizzata alla nascita. Tra gli anestetici, quello più manegevole in gravidanza è il propofol, in quanto è rapidamente metabolizzato dalla madre. Gli altri anestetici vanno utilizzati con cautela e solo in caso di necessità (es. barbiturici) Gli anestetici inalatori attraversano la barriera placentare inducendo nel neonato la stessa depressione del SNC e cardio-respiratoria della madre. Il protocollo migliore è rappresentato dall’uso di propofol per l’induzione e di isoflourano per il mantenimento. GRAZIE PER L’ATTENZIONE!!