IL DISCORSO DEI PERSONAGGI Un personaggio si rivela agendo

IL DISCORSO DEI PERSONAGGI
Un personaggio si rivela agendo e interagendo con gli altri personaggi, del suo agire fa parte anche e
soprattutto il parlare, sia che egli si rivolga agli altri sia che parli di sé tra sé e sé in un discorso interiore.
Diverse sono le soluzioni tecniche.
Il discorso diretto: in questo caso i dialoghi e le battute sono posti tra virgolette, e i pensieri e le parole
esplicite dei personaggi sono riferite integralmente
Il discorso indiretto: in cui ciò che pensa o dice il personaggio viene introdotto da verbi come dire, chiedere,
rispondere, ribattere, osservare, ribadire ecc.
Il discorso indiretto libero: in cui le parole o i pensieri dei personaggi sono riportati in forma indiretta ma
senza dipendere da un verbo reggente (come disse, pensò) seguito dalla congiunzione che. Si guardi questo
esempio tratto da Madame Bovary: “Spesso, quando Charles non c’era, andava a prendere il portasigari di
seta verde nell’armadio, tra le pieghe della biancheria dove l’aveva riposto. Lo guardava, lo apriva,
annusava l’odore della fodera che sapeva di verbena e di tabacco (parole del narratore). A chi aveva
appartenuto? Al visconte, certo. Forse un regalo della sua amante. Costei doveva averlo ricamato su di un
telaio di palissandro, talmente minuscolo da potersi nascondere ad ogni occhio indiscreto; vi si era chinata
sopra con i riccioli delicati, pensierosa, per molte ore. ( parole di Emma, è lei che immagina la storia di
questo portasigari).
Il monologo interiore: un particolare tipo di discorso indiretto libero in cui le parole e i pensieri del
personaggio non sembrano riferiti da un narratore che li ordina logicamente, ma sono offerti come
traduzione immediata di quanto si agita nella coscienza del personaggio. Esempio tratto dall’ Ulisse di
Joyce: “Che caldo. Fece scorrere la destra ancora una volta ancora più lentamente, miscela scelta, le più fini
marche di Ceylon. L’estremo Oriente. Bel posticino deve essere: giardino del mondo, grandi foglie pigre da
galleggiarci sopra, cactus, prati fioriti, liane serpentine le chiamano. Chi sa se è proprio così. Quei singalesi
che oziano al sole, in dolce far niente. Non alzano un dito tutto il giorno. Dormono sei mesi su dodici.
Troppo caldo per arrabbiarsi. Influsso del clima. Letargo. Fiori dell’ozio, si nutrono d’aria, Azoti. Serra
dell’Orto botanico. Sensitive. Ninfee”. Da notare il libero susseguirsi delle associazioni mentali.
E’ ovvio che, all’interno di una costruzione romanzesca , si passa da una tecnica all’altra con maggiore o
minore frequenza a seconda delle esigenze dell’autore, a seconda cioè di che cosa egli voglia trasmettere o
focalizzare in un dato momento.
Al di là del discorso tecnico, inoltre, bisogna fare attenzione alla coerenza del linguaggio, esso deve
rispecchiare la personalità del personaggio, la sua educazione, la sua formazione e il contesto in cui agisce.