Facoltà di Psicologia
Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche
Lezione IV
Psicopatologia del pensiero
Anno accademico 2011-2012
Il pensiero può essere considerato come l’attività
mentale attraverso cui vengono risolti dei problemi,
utilizzando in funzione del contesto, le conoscenze
acquisite.
Il pensare infatti è quell’attività mentale che segue ad
un problema e precede la sua risoluzione, intendendo
col termine “problema” qualunque stimolo la cui
risposta adeguata non è costante e quindi
intrinsecamente prevedibile, ma varia in funzione di un
contesto.
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Possiamo seguire un approccio
diverso ed avvicinarci all’attività di
pensiero sfruttando le nostre capacità
di auto-osservazione.
Seguendo questa strada, possiamo notare che
il pensiero opera su delle rappresentazioni
mentali più o meno astratte (concetti) in
funzione di un sistema simbolico e di una
logica di riferimento.
Si tratta quindi di un’attività composita ed
orientata, costituita cioè da stati successivi che
fluiscono ordinatamente da una premessa
verso una conclusione.
Organizzazione e finalizzazione sono dunque
due aspetti che assumono un peso di rilievo
nella valutazione delle modalità di pensiero.
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PROCESSI DEL PENSIERO
DISTURBATO
La psicopatologia classica ha orientato l’osservazione
verso due categorie di elementi:
- gli aspetti formali
- i contenuti del pensiero.
I disturbi formali del pensiero hanno a che fare con le
modalità di codificazione e trasmissione del messaggio e
solo marginalmente interessano i contenuti.
Tuttavia i due aspetti del contenuto-messaggio e della
forma-codifica hanno delle connessioni reciproche: una
loro separazione ha una funzione operativa solo dal
punto di vista descrittivo.
Disturbi formali del
pensiero
- Non vi è alcuna possibilità di accedere
direttamente ai processi di pensiero di un’altra
persona;
- L’esistenza di alterazioni formali del pensiero
viene dedotta in via indiretta dall’osservazione e
dall’analisi della comunicazione
Vi sono rapporti stretti tra le modalità con le quali
un messaggio viene codificato a livello
comunicativo e le modalità con le quali viene
codificato a livello intrapsichico.
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Normale flusso del
pensiero
Tratta da: Trattato Italiano di psichiatria
Ideazione come
associazione
ƒ I pensieri (eventi psichici) possono essere concepiti
come una sequenza ininterrotta.
ƒ Da ogni pensiero possono nascere una o più
associazioni, che danno origine ad ulteriori eventi
psichici
ƒ Costellazione: quantità di associazioni possibili che
risultano da un singolo evento psichico
ƒ Tendenza determinante: fenomeno per cui, all’interno
della costellazione, un concetto assume la
preminenza; Esso determina la coerenza del flusso
di pensiero verso la propria meta.
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DFP
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Accelerazione
Rallentamento
Ridondanza procedurale
Deragliamento
Tangenzialità
Illogicità
Perseverazione
Blocco
Accelerazione
I processi associativi si svolgono con maggiore
rapidità a scapito dell’efficacia comunicativa.
Facilitata produzione di idee che si susseguono
incapaci di fissarsi a contenuti specifici; la
direzione del pensiero non è mantenuta a lungo
e nonostante i nessi logici conservati, essa muta
continuamente direzione (distraibilità).
Eloquio fluido, scorrevole, ricco e irrefrenabile
(logorrea).
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Tratta da: Trattato Italiano di psichiatria
Quando lo stato di accelerazione ideativa raggiunge la
sua massima espressione clinica, tale da rendere molto
difficile una valida comunicazione col paziente, si parla
di fuga delle idee.
La possibilità di associazioni valide scompare quasi
totalmente e compaiono solo associazioni superficiali
guidate da criteri di assonanza, somiglianza, rima.
Il paziente può apparire del tutto incoerente.
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“Nella fuga delle idee non esiste una direzione generale
del pensiero e le connessioni tra pensieri successivi
sembrano essere dovute a fattori casuali che di solito
possono comunque essere compresi. Il discorso del
paziente può essere facilmente sviato su stimoli esterni
e da associazioni interne superficiali”.
La progressione del pensiero può essere comparata
al gioco del domino in cui la prima metà del gioco
determina il gioco nella seconda parte. L’assenza di
una direzione dominante nel pensiero permette che il
flusso sia determinato da associazioni casuali,
associazioni verbali di qualunque tipo (assonanze,
allitterazioni e così via), associazioni sonore,
proverbi, massime, clichés”.
(Casey, Kelly, 2009, p.55)
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Birmingham, Kingstanding; see the king,
he’s standing, king, king, sing, sing, bird on
the wing, wing on the bird, bird, turd, turd.
“Loro pensavano che io fossi a casa nella dispensa... C’è
una scatola magica... Povera cara Caterina, sai, Caterina
la Grande, la grata di fuoco, sono sempre vicino al
focolare, voglio gridare di gioia, alleluia!”
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La fuga delle idee è tipica della mania. Si verifica
occasionalmente in individui affetti da schizofrenia,
quando sono eccitati, o in individui con stati organici.
Rallentamento
I processi associativi si svolgono con:
accentuata lentezza;
bassa produttività;
ridotta efficacia rispetto alle condizioni normali.
Spesso
la
produzione
non
procede
spontaneamente ma va sollecitata.
Accompagnato da inerzia motoria e riduzione
dell’espressività mimica.
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ƒ Il pensiero, benché diretto a uno scopo, procede così
lentamente, con una tale preoccupazione morbosa
per pensieri tristi, che la persona può fallire nel
raggiungimento di questo scopo.
ƒ Il paziente mostra poca iniziativa, e non inizia alcuna
attività spontanea.
ƒ Quando gli si fa una domanda, sta a pensarci, ma se
non gli viene nessuna idea, non dà la risposta. La
risposta solitamente giunge dopo una notevole latenza
temporale.
Tratta da: Trattato Italiano di psichiatria
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Questa situazione è vissuta dal paziente come
difficoltà nel prendere decisioni, mancanza di
concentrazione e perdita di chiarezza nel
pensare.
Il paziente può lamentare perdita di memoria e
sviluppare un’idea sovrastimata o delirante che
i pensieri gli sfuggano dalla mente.
Si verifica prevalentemente nella depressione.
Ridondanza procedurale
Consiste nella perseverazione su contenuti di per
sé utili, ma sui quali si indugia oltre il necessario.
Il pensiero raggiunge il proprio obiettivo
concettuale in modo tortuoso, lento, indiretto e
con l’interferenza di idee secondarie.
Il soggetto, pur mantenendo il filo del discorso,
abbonda di elementi superflui, introduce dettagli
inutili, ribadisce precisazioni scontate e apre
parentesi che ostacolano il flusso.
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Tratta da: Trattato Italiano di psichiatria
Illogicità
I processi ideativi non permettono di
giungere a conclusioni decifrabili secondo
le regole della logica comunemente usata.
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Tratta da: Trattato Italiano di psichiatria
Perseverazione
Il paziente ripete in maniera stereotipata
parole, idee, soggetti pur avendoli
enunciati poco prima. Un’operazione
mentale persiste anche quando si è
esaurita la sua rilevanza impedendo
quindi la progressione del pensiero.
E’ comune nei disturbi cerebrali organici.
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Tratta da: Trattato Italiano di psichiatria
“Sa dirmi il nome di un passato capo del
Governo Italiano?
Prodi.
E quello attuale?
Prodi. No, cioè, volevo dire Prodi”.
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Blocco
Arresto brusco e inaspettato dell’eloquio, a cui
sottende un probabile arresto del flusso
associativo.
Il suo pensiero, in modo inaspettato e non
intenzionale, si interrompe, nel mezzo della
risoluzione di un problema o anche a metà di una
frase.
Nei pazienti che conservano un certo grado di
insight può rivelarsi un’esperienza terrificante.
ƒ Non è causata dalla distrazione, né dal sopraggiungere di altri
pensieri. Il blocco differisce quindi dalle più comuni esperienze di
perdita del “filo del discorso” che si verificano in presenza di ansia.
ƒ Neppure con l’introspezione è in grado di fornirne una spiegazione
adeguata: semplicemente si verifica.
ƒ Il paziente può spiegarlo in termini di sottrazione del pensiero: “il
mio pensiero si è fermato perché le idee mi sono state
improvvisamente portate via dalla testa”.
ƒ Quando il blocco del pensiero è chiaramente presente, è un indice
altamente suggestivo di schizofrenia.
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Tangenzialità
Un soggetto risponde a una precisa
domanda in maniera solo marginalmente
collegata al tema (risposta obliqua).
Tratta da: Trattato Italiano di psichiatria
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Altri DFP
Concretismo: ridotta o assente la capacità di operare
astrazioni e generalizzazioni e accentuata tendenza al
riferimento alla singolarità concreta degli oggetti.
Impoverimento: l’ideazione e quindi l’eloquio sono
solitamente scarni e ridotti sia dal punto di vista
quantitativo che qualitativo.
Distraibilità: l’ideazione del soggetto è costantemente
sollecitata in molte direzioni da stimoli di varia natura
(sonori, visivi, intellettuali) che interagiscono fra loro e
allontanano l’individuo da una linea ideativa principale.
Associazioni per assonanza: i concetti non sono più
associati secondo criteri logici ma attraverso
assonanze sonore, giochi di parole, somiglianze
linguistiche.
Neologismo: sono usati durante l’eloquio termini
inesistenti neoformati e spesso di significato
incomprensibile.
Disturbi del contenuto di pensiero
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Deliri
Jaspers (1959) si riferiva alle idee deliranti come a “giudizi patologicamente
falsati”.
Egli suggeriva tre criteri definitori del delirio:
“Idee deliranti si chiamano in modo vago tutti i falsi giudizi che posseggano in
elevata misura, anche se in modo impreciso, le seguenti caratteristiche:
1) La straordinaria convinzione con la quale vengono mantenuti, la
impareggiabile certezza soggettiva;
2) Il fatto di non essere influenzati dall’esperienza concreta e da confutazioni
stringenti;
3) L’impossibilità del contenuto”.
I tre criteri suggeriti da Jaspers della certezza soggettiva, dell’incorreggibilità
e della impossibilità (o falsità) del contenuto hanno rappresentato e
rappresentano tuttora il punto di riferimento fondamentale per ogni
accettabile definizione del delirio. Come vedremo in seguito essi sono alla
base della definizione di delirio del DSM-IV.
Nessuno dei tre “criteri”, preso singolarmente, è
sufficiente per distinguere un’ideazione normale da
un’ideazione delirante.
Inoltre, anche presi nel loro insieme, non sembrano
essere completamente adeguati per una precisa ed
univoca definizione…
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Certezza soggettiva
E’ un criterio aspecifico in quanto comune a un
ampio spettro di vissuti sia normali che patologici.
Esistono anche certezze soggettive mantenute
con straordinaria convinzione che possono
riguardare visioni del mondo di tipo religioso,
filosofico e scientifico che non possono certo
essere considerate idee deliranti (si pensi ad
esempio ai dogmi di fede).
Incorreggibilità
Caratteristica dell’esperienza delirante è la sua
non modificabilità di fronte ad argomentazioni di
tipo logico e di fronte all’evidenza.
Ciò costituisce una possibile differenza nei
confronti delle “certezze soggettive” non deliranti.
Normalmente, infatti, ogni certezza soggettiva
può essere valutata e discussa criticamente e,
almeno a livello potenziale, può essere soggetta
a una parziale o totale revisione se la logica o
l’evidenza sono decisamente contrastanti con
essa.
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Anche in condizioni di normalità ovviamente una certezza
soggettiva può essere mantenuta nonostante l’evidenza
contraria ma vi è quasi sempre almeno una teorica
accettazione della possibilità di un cambiamento.
Caratteristica dell’esperienza delirante è invece la sua
totale inaccessibilità all’ipotesi di una modificazione della
certezza soggettiva.
Nella certezza soggettiva “normale” la condizione base è
del tipo “...io penso che le cose stiano così e continuo a
pensarlo anche se potrebbero stare diversamente”.
Nel delirio la condizione base è invece del tipo “...le cose
stanno così e in nessun altro modo possibile”.
Neppure l’incorreggibilità della certezza soggettiva viene
tuttavia ad afferrare in modo adeguato l’essenza del
delirio.
Infatti appare difficile definire come deliri alcune
convinzioni soggettive a sfondo, ad esempio, religioso e
ideologico che, in particolari contesti culturali, storici o
anche più semplicemente di dinamica di gruppo non
appaiono correggibili con gli strumenti della logica o
dell’evidenza.
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Impossibilità (falsità)
Questo criterio è stato spesso riformulato
come trasformazione soggettiva della
realtà e da molti è stato considerato come
il più importante per una definizione
corretta dell’esperienza delirante.
Ad esempio esso è determinante nella
definizione di delirio riportata dal DSM-IV.
ƒ “Falsa convinzione basata su erronee
deduzioni riguardanti la realtà esterna, che
viene fermamente sostenuta contrariamente a
quanto tutti gli altri credono e a quanto
costituisce prova ovvia e incontrovertibile della
verità del contrario. La convinzione non è di
quelle ordinariamente accettate dagli altri
membri della cultura o sub-cultura della
persona (per es., non è un articolo di fede
religiosa)”.
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Struttura auto-centrica
Ai criteri "classici" della definizione del delirio ne va
affiancato un quarto che sembra essenziale per una sua
migliore e ulteriore caratterizzazione: la sua struttura
auto-centrica.
I temi deliranti sono cioè quasi sempre incentrati sul
soggetto che li esprime, si situano cioè all’interno di un
pressoché costante autoriferimento personale e molto più
raramente riguardano visioni del mondo, interpretazioni
filosofiche, religiose o scientifiche.
Nell’esperienza delirante il paziente è al tempo stesso
oggetto e soggetto dei contenuti del delirio e tutto si
svolge costantemente attorno alla sua persona che è il
centro attorno al quale ruota tutto l’universo delle sue
proiezioni e della sua trasformazione fantastica della
realtà.
Lui è oggetto delle persecuzioni, delle minacce e dei
complotti, a lui sono dirette allusioni o messaggi con
significati allusivi e misteriosi, a lui le voci insultanti o
imperanti si rivolgono, lui acquisisce capacità, poteri o
doti soprannaturali, lui impersonifica la divinità o
personaggi potenti o temuti, lui è il responsabile di tutti i
mali propri o altrui, a lui viene sottratto il pensiero o la
vita, è il suo corpo o la sua mente che vengono
trasformati o distrutti da misteriose potenze esterne.
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Contenuti dei deliri
L’analisi dei contenuti deliranti ha un
duplice interesse per il clinico.
Il primo interesse è a livello diagnostico.
Il
secondo
riguarda
la
potenziale
“comprensibilità” del delirio
Utilità diagnostica
Alcuni temi siano riscontrabili con maggiore
frequenza in alcuni disturbi psichiatrici.
Ad esempio, nei disturbi affettivi con sintomi
deliranti è più probabile che i temi siano di colpa
o rovina in presenza di un quadro depressivo o di
grandezza in presenza di un quadro di
eccitamento maniacale.
Si tratta in ogni caso di semplice probabilità e
non di certezza.
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Non esistono infatti temi deliranti che siano
“patognomonici” o anche “specifici” di una
qualsiasi entità sindromica ma soltanto temi che
si riscontrano con maggiore frequenza in un
particolare disturbo rispetto ad altri disturbi.
Il tema delirante diventa così un elemento che
può aumentare o ridurre una probabilità
diagnostica, in associazione ad altri sintomi, ma
che non può, da solo, essere un elemento
probatorio o esclusivo per una diagnosi.
ƒ La psicopatologa classica distingue tra:
ƒ Deliri primari;
ƒ Idee simil-deliranti.
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Deliri veri o primari
ƒ Il delirio si produce in uno stato di coscienza
lucido, in assenza di segni di un disturbo
organico.
ƒ La facoltà di giudizio in aree della vita diverse
da quella interessata dal delirio può essere
inalterata.
ƒ La sostanziale ingegnosità utilizzata con cui
difende e spiega il proprio convincimento
delirante dimostra che la sua capacità
intrinseca di ragionamento logico è intatta.
ƒ L’intero processo di pensiero è disturbato nel
delirio primario, non solo il contenuto.
ƒ “Seppi che mia moglie mi era infedele nel
momento stesso in cui vidi la lampadina
fulminarsi”.
ƒ Non è un disturbo del contenuto del pensiero
(la moglie ammise di essergli infedele), ma è lo
stesso un delirio.
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Nota bene….
La valutazione di un giudizio erroneo non viene
fatta solo sulla base di quella particolare
credenza o argomentazione, ma prendendo in
considerazione la totalità del comportamento
della persona e le sue opinioni.
Esempio: convinzione di essere di stirpe reale
come conseguenza di una frase dell’infermiera
che gli diceva: “Ha dei tatuaggi sul braccio”.
Idee simil-deliranti (deliri
secondari)
ƒ Psicosi affettive: il contenuto viene ad
essere progressivamente influenzato
dallo stato dell’umore che cambia;
ƒ Alla fine di tale processo, la credenza
errata diviene lo sviluppo logico
derivante da un’anormalità estrema
dell’umore.
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Comprensibilità
La comprensibilità del delirio non è da intendere come un’alternativa
binaria a tutto o niente (sì-no, presente/assente) quanto piuttosto
come un continuum caratterizzato da diversi livelli.
Il continuum varia dall’estremo del delirio incomprensibile,
ingiustificabile e “insolito” (rappresentato ad esempio dal furto del
pensiero nella schizofrenia) all’altro estremo del delirio logicamente e
comprensibilmente collegato ad una struttura di personalità
predisposta e ad una specifica sequenza di eventi esistenziali
interagenti.
I temi deliranti si situano lungo questo continuum.
Quanto più l’esperienza delirante ha il carattere della
incomprensibilità e della inderivabilità (delirio primario, percezione
delirante) tanto più i contenuti tendono a essere insoliti, bizzarri ed
improbabili nei confronti delle comuni esperienze normali.
Quanto più invece il delirio ha i caratteri
della comprensibilità e della deducibilità dal
flusso delle precedenti esperienze e dei
precedenti vissuti o anche dallo stato
emozionale attuale (“deliri secondari”),
tanto più i contenuti tematici appaiono
vicini alle normali e comuni esperienze.
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Delirio di persecuzione
ƒ Uno dei contenuti più frequenti;
ƒ Si ritrova nella schizofrenia (associato a deliri di
influenzamento e di riferimento, e ad allucinazioni) e
nei disturbi deliranti cronici.
ƒ Relativamente frequente nei disturbi affettivi, e in
particolare nella mania.
ƒ Il paziente si sente:
ƒ oggetto di attenzione ostile da parte di persone conosciute o
sconosciute;
ƒ si sente osservato, spiato, seguito o controllato;
ƒ teme di essere drogato o avvelenato (delirio di veneficio);
ƒ vengono orditi complotti o macchinazioni ai suoi danni;
ƒ vede fatti, gesti o anche semplicemente oggetti come dotati di
particolari significati minacciosi o ostilmente allusivi.
ƒ Persecuzioni di vario genere, congiure,
affermazioni diffamatorie o calunnie lo
circondano senza lasciargli un attimo di tregua
o di respiro. In alcuni casi il paziente può
riferirsi a complotti o congiure organizzati da
mafia, spionaggio, partiti politici o potenze non
identificate e che hanno costantemente come
oggetto la sua persona.
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Delirio di riferimento
ƒ Si osserva con elevata frequenza soprattutto nel
disturbo schizofrenico.
ƒ Oggetto del delirio è la convinzione che situazioni,
oggetti, persone, fatti o avvenimenti assumano un
particolare e insolito significato allusivo, riferito in
genere alla propria persona.
ƒ Quasi sempre ha contenuti a connotazione ostile e
minacciosa e può dunque configurarsi come un tipo
particolare di delirio persecutorio. La differenza è la
mancanza di un contenuto persecutorio chiaramente
espresso e ben strutturato in presenza piuttosto di una
serie di vissuti di minaccia, diffusi a vari oggetti esterni
e non ancora configurati in una tematica precisa.
Deliri di colpa, di
indegnità, di rovina
ƒ Frequenti nei Disturbi Depressivi ma riscontrabili anche in
disturbi come la Schizofrenia e alcuni disturbi organici.
ƒ Il paziente si sente responsabile e colpevole di danni e di
sciagure di ogni tipo motivando tali convinzioni sulla base
di avvenimenti e fatti di importanza irrilevante o addirittura
inesistenti.
ƒ Si sente rovinato, finito, distrutto, indegno di essere
considerato una persona umana. Pensa di aver condotto
se stesso ed i propri familiari alla rovina economica ed al
disprezzo sociale.
ƒ E’ convinto che continuare a vivere significhi perpetuare
in eterno questa condizione dove lui è il responsabile e il
colpevole della rovina sua, dei suoi familiari, dei suoi
amici o addirittura dell’universo stesso.
ƒ Rischio di suicidio o di omicidio-suicidio.
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Delirio di negazione (o
nichilistico)
ƒ Piuttosto rari.
ƒ Riscontrabili con maggiore frequenza nei Disturbi
Depressivi e, raramente, nella Schizofrenia e in alcuni
disturbi organici cerebrali.
ƒ Sono basati sulla convinzione della non-esistenza di
sé, o di una parte di sé, di una parte del proprio corpo
o di tutto il proprio corpo oppure di tutto il mondo
circostante. Si associano a volte a deliri centrati su
tematiche insolite e bizzarre concernenti le proprie
funzioni somatiche. Ad esempio: “...il mio intestino non
esiste più e al suo posto esiste solo sostanza
putrefatta...”.
Delirio di grandezza
ƒ Contenuto speculare rispetto a quello dei deliri di
colpa, di indegnità e di rovina.
ƒ Si accompagnano spesso all’eccitamento maniacale.
ƒ Il paziente si può sentire ricco, potente e al di sopra di
tutti; può impersonificare personaggi storici o
contemporanei a cui è associato uno stereotipo di
potenza, di influenza o di ricchezza. Si può ritenere in
grado di compiere le imprese più insolite o eccezionali,
si sente investito di poteri fuori dal comune o addirittura
sovrannaturali.
ƒ A volte ritiene di aver fatto scoperte o invenzioni di
eccezionale importanza per l’umanità o di aver risolto
problemi che assillano l’uomo da millenni.
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A volte può essere difficile valutare se una
tematica delirante rientra nei deliri di grandezza.
Ad esempio la convinzione delirante di essere in
grado di leggere telepaticamente il pensiero degli
altri, oppure la convinzione di poter influenzare
col proprio pensiero l’andamento degli affari del
mondo.
Anche alcuni deliri erotici o mistici possono porre
il medesimo problema di inquadramento
descrittivo.
Delirio erotico (o erotomane)
ƒ E’ piuttosto raro e si riscontra con una certa prevalenza
nel sesso femminile.
ƒ In alcuni casi, il pz può ritenere di essere in possesso di
attrattive sessuali fuori dal comune, di essere oggetto di
corteggiamenti e di proposte a sfondo sessuale continue
e non sollecitate e di essere in grado di effettuare
conquiste sessuali e sentimentali di ogni tipo (prossimo ai
contenuti dei deliri di grandezza).
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ƒ In altri casi il delirio appare centrato in modo
specifico su di un’unica persona, è il sintomo
dominante (o l’unico sintomo psicotico), ha
caratteri di fissità tematica e persistenza
temporale e si manifesta in forma altamente
strutturata. In questi casi l’oggetto del delirio
è quasi sempre un uomo più anziano, di ruolo
sociale e di senso nettamente più elevato e
mai direttamente conosciuto.
Queste condizioni deliranti sono state in passato
inquadrate da Kraepelin nella paranoia o descritte come
un disturbo indipendente (Sindrome di De Clerambaud).
Nel DSM-IV vengono classificate come Disturbi Deliranti,
Tipo Erotomanico.
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Delirio di gelosia
ƒ Prevalente nel sesso maschile e dopo i 40 anni.
ƒ E’ in genere ben strutturato e altamente pervasivo e con elevata
frequenza tende ad identificarsi con un disturbo indipendente (ad
es. Disturbo Delirante, Tipo di Gelosia del DSM-IV).
ƒ Spesso esso è riscontrabile nell’alcolismo cronico, con minore
frequenza nei disturbi affettivi e in particolare negli Episodi
Depressivi Maggiori.
ƒ Contenuto dominante è la convinzione dell’infedeltà a livello
affettivo ma soprattutto sessuale del proprio partner. Dato il
carattere di “possibilità” e di “comprensibilità” del contenuto di
gelosia e data la frequente scarsità di altri disturbi psicopatologici
concomitanti è talvolta difficile esprimere un giudizio sulle
caratteristiche deliranti o meno delle convinzioni del paziente.
Caratteristiche tipiche sono la ricerca continua e
ossessionante di prove e di indizi, la tendenza a dare un
significato di prova a fatti e osservazioni obiettivamente
irrilevanti, la totale impossibilità ad accettare un dubbio
anche di fronte ad ogni evidenza contraria o anche alla
totale assenza di ogni supporto concreto per la
convinzione del paziente.
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Talvolta un riscontro esterno (colloquio con la/il partner
oggetto della gelosia o con familiari o amici) può essere
utile per avere un ulteriore elemento di valutazione.
Il delirio di gelosia è comunque un buon esempio di come
una convinzione delirante possa coesistere con una “non
falsità” del contenuto. Esso può infatti sussistere anche in
presenza di una reale condizione di infedeltà della o del
partner quando esistano le caratteristiche sopra
accennate. Uno dei suoi caratteri più tipici non è tanto
quello di una convinzione di infedeltà centrata su di
un’unica e specifica persona, quanto l’attribuzione alla/al
partner di una molteplicità di relazioni più o meno
transitorie ed occasionali.
Delirio mistico
ƒ Il punto critico nella valutazione delle caratteristiche
deliranti delle convinzioni a contenuto religioso è legato
alla caratteristica autocentrica o meno di tale convinzione.
ƒ Nei tipici deliri mistici il paziente può riferire di
comunicazioni telepatiche dirette e privilegiate con Dio o
di essere egli stesso parte della divinità, può sentirsi un
messaggero o un incaricato di Dio e comportarsi come
tale. In altri casi può sostenere di essere la nuova
incarnazione di Cristo, oppure di avere avuto le stimmate
e così via.
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Delirio ipocondriaco
ƒ Convinzione di soffrire di una malattia fisica in assenza di
qualsiasi lesione o alterazione somatica obiettivamente
rilevabile.
ƒ Nel delirio ipocondriaco l’evidenza negativa dei ripetuti
esami medici e di laboratorio praticati viene considerata
come irrilevante e comunque inadeguata. Un esempio
attuale è dato dalla convinzione delirante di essere affetti
da AIDS.
ƒ Va ricordato che la presenza di preoccupazioni
ipocondriache, spesso vissute in modo ossessionante, è
una evenienza abbastanza comune in psicopatologia.
ƒ Quando esse sono dominanti ma non hanno caratteri
deliranti vengono inquadrate nell’Ipocondria.
Quando invece esse vengono sostenute con assenza di
critica e non correggibilità vengono inquadrate nei
Disturbi Deliranti, Tipo Somatico.
Deliri ipocondriaci possono fare la loro comparsa anche
nei Disturbi dell’Umore di tipo depressivo dove si
manifestano più frequentemente nelle persone anziane
e nei soggetti di basso livello socioculturale di
appartenenza.
Nei soggetti più giovani spesso sono in rapporto a fattori
organici quali traumi cranici o abuso di sostanze.
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Deliri “bizzarri”
ƒ I contenuti dei deliri hanno una notevole variabilità dal
punto di vista della loro diversità dalle esperienze che
consideriamo come normali.
ƒ Ad esempio i contenuti della gelosia o della colpa si
situano nell’ambito dei contenuti normali, mentre un
delirio di influenzamento con furto del pensiero
rappresenta indubbiamente un’esperienza a contenuto
mal raffigurabile nella normale esperienza.
ƒ Per questa ragione alcuni deliri vengono compresi a volte
sotto la dizione relativamente aspecifica di deliri bizzarri.
ƒ Nel DSM-IV i deliri bizzarri vengono definiti come “centrati
su fenomeni che la cultura del soggetto considera
totalmente non plausibili”.
Il carattere più o meno bizzarro dei deliri non ha un
carattere solo descrittivo ma può assumere un
significato diagnostico.
Ad esempio, la presenza di un “delirio bizzarro” è
considerata un elemento caratteristico (anche se non
esclusivo) del DSM-IV per la diagnosi di Schizofrenia.
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Deliri di influenzamento
ƒ Frequentemente si associa ad altre alterazioni del
pensiero (alterazioni “formali”) e a vissuti di tipo
allucinatorio.
ƒ Nel delirio di influenzamento il paziente si sente
oggetto di azioni esterne che trasformano e modificano
la sua mente o il suo corpo contro la sua volontà. Il suo
pensiero, i suoi atti e la sua volontà vengono
influenzati, controllati e guidati attraverso meccanismi
telepatici o attraverso attrezzature elettroniche, onde
elettromagnetiche, trasmissioni televisive o altre
misteriose modalità. Il paziente si sente trasformato in
un fantoccio, in un automa o in un robot in balia di
forze esterne e minacciose che comandano ogni suo
atto ed ogni suo pensiero.
Deliri di influenzamento (II)
Alcuni particolari deliri possono essere fatti rientrare in
questo gruppo:
Nell’inserimento del pensiero il paziente “sa” che alcuni
dei suoi contenuti di coscienza non gli appartengono
realmente e sono estranei o alieni in quanto sono stati
abusivamente introdotti tra i pensieri che gli appartengono
da forze o da entità esterne e generalmente ostili.
Nel furto del pensiero il paziente percepisce il suo
pensiero come estratto, asportato o “rubato” abusivamente e
con finalità ostili. Associato spesso a situazioni di blocco del
pensiero.
Nella trasmissione del pensiero il paziente sente che la
sua attività di pensiero, ma anche le sue emozioni, i suoi
ricordi e i suoi desideri inespressi non restano più confinati
alla sfera del privato per essere diffusi e conosciuti
pubblicamente attraverso meccanismi telepatici o altri
artifici.
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Sintomi di primo rango
ƒ Schneider ha identificato alcuni sintomi
che, in assenza di malattie organiche,
possono considerarsi evidenze positive
di schizofrenia.
ƒ Perché un sintomo possa essere
considerato di primo rango esso deve
avere le seguenti caratteristiche:
ƒ deve verificarsi con ragionevole frequenza in
schizofrenia;
ƒ non deve verificarsi in condizioni diverse
dalla schizofrenia;
ƒ non deve essere difficile stabilire se il
sintomo è presente o meno.
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Sintomi di primo rango di Schneider
Esperienze
dispercettive
(allucinazioni
uditive)
Voci dialoganti, discutono o litigano (del paziente);
Eco del pensiero (pensieri udibili);
Voci che commentano le azioni del paziente.
Percezioni deliranti Percezioni reali che assumono, senza un motivo
comprensibile, un significato abnorme,
generalmente nel senso dell’auto-riferimento.
Esperienze di
passività
Eventi esperiti come prodotti o influenzati da altri
nell’ambito dell’affettività, del corpo
(influenzamento somatico), della volontà (senso di
azioni imposte), degli impulsi.
Passività del
pensiero
Inserzione
Sottrazione
Diffusione
Percezione Delirante
ƒ Percezione normale interpretata dal
paziente in modo delirante e considerata
molto significativa
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Esempio: Jaspers
Improvvisamente le cose significano tutt'altro. Una malata vede per
strada persone in uniforme: questi sono soldati spagnoli. Vede
un'altra uniforme: questi sono soldati turchi. Tutti i soldati sono
concentrati qui: c'è una guerra mondiale. (Questa osservazione è di
prima del 1914). La stessa malata vede, alcuni passi più in là, un
uomo in giacca marrone: quello è l'arciduca morto e risuscitato. Due
uomini in impermeabile sono Schiller e Goethe. Dinanzi ad alcune
case vede impalcature: l'intera città deve essere demolita. Una
malata vede nella strada un uomo; sa immediatamente che è il suo
amante dei tempi passati. Egli ha però un aspetto completamente
differente: si è mascherato con una parrucca e altri travestimenti. Qui
la cosa non è naturale. Di esperienze analoghe una malata dice: è
tanto sicuro e chiaro che tutte le percezioni contrarie non mi lasciano
dubbi.
Eco del Pensiero
(Gedanklautwerden)
Esperienza del paziente di udire il proprio pensiero
pronunciato all’esterno, sentire che:
le persone ripetono il suo pensiero appena dopo che è stato
pensato
le persone rispondono ai suoi pensieri
ne parlano avendo detto che sono udibili
o dicendo a voce alta quel che lui sta per pensare, in modo tale
che il pensiero ripete quello che le voci hanno detto
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Esempio
Un pittore di 35 anni sentiva una voce flebile, con un
“accento di Oxford”, che attribuiva alla BBC; il volume era
un poco più basso di quello di una normale
conversazione, e si poteva sentire ugualmente bene con
entrambi gli orecchi. La voce diceva:
“Non posso sopportare quest’uomo, il modo in cui porge
la mano...”.
Egli sperimentava immediatamente ogni cosa che la voce
dicesse come il proprio pensiero, con l’esclusione di
qualsiasi altro pensiero. Quando leggeva il giornale la
voce diceva a voce alta qualsiasi cosa su cui cadessero i
suoi occhi. Non aveva il tempo di capire quel che stava
leggendo, che questo era subito pronunciato a voce alta.
Voci Dialoganti
ƒ Presenza di due o più voci allucinatorie che parlano
o discutono tra di loro
ƒ Il paziente di solito figura in terza persona nel
contenuto di quello che le voci dicono
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Esempio
Un paziente di 24 anni riferiva di sentire delle voci che
venivano dall’infermeria. Una voce pronunciata con tono
profondo e aspro diceva ripetutamente: “G.B. è un
maledetto paradosso insanguinato”, e un’altra con tono
più alto diceva: “Sì, dovrebbe essere rinchiuso”.
Una voce femminile in qualche occasione li interrompeva
dicendo: “Non è vero, è un uomo amabile”.
Voci che commentano
ƒ La cosa abnorme è che vengono sperimentate
come percezioni e come provenienti
dall’esterno mentre molte persone normali
hanno dei pensieri, riconosciuti come propri,
che commentano le loro azioni;
ƒ La sequenza temporale secondo cui si
presenta il commento è tale per cui esso può:
ƒ precedere immediatamente l’azione del paziente
ƒ verificarsi durante la medesima o subito dopo.
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Esempio
Una casalinga di 41 anni sentiva una voce che
proveniva dalla casa al di là della strada [...]. La
voce arrivava senza tregua ripetendo in modo
monotono e piatto tutto quello che stava facendo,
con un misto di commenti critici:
“Sta pelando le patate, prende il pelapatate, butta
via quella patata, perché pensa che abbia la
forma di un pene, ha una mente sconcia, sta
pelando le patate, adesso le sta lavando...”
Esperienze di Passività
ƒ Denominate con vari termini:
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
esperienze di passività
esperienze prodotte
deliri di controllo
disturbi dell’attività personale
automatismo mentale
ƒ L’evento viene esperito come alieno rispetto al
paziente, dal momento che egli non lo prova
come appartenente a se stesso, ma inserito
in lui dall’esterno
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Furto del Pensiero
ƒ Il paziente crede che i suoi pensieri gli vengano in
qualche modo portati via dalla mente ed egli ha,
come prodotto di questo processo, un sentimento di
perdita
ƒ Una giovane donna di 22 anni disse: “Sto pensando a
mia madre, e all’improvviso i pensieri mi vengono
succhiati via dalla mente con un estrattore frenologico
a vuoto, e non rimane nulla nella mia mente, è del tutto
vuota...”
Inserimento del Pensiero
ƒ Sperimenta pensieri che non hanno la caratteristica
della familiarità dell’essere cosa propria, ma ha la
sensazione che siano stati messi nella sua testa senza
la sua volontà, dall’esterno
ƒ Come nel furto del pensiero, è chiaramente presente
un disturbo dei confini del sé, specialmente riguardo ai
limiti tra ciò che è sé e ciò che non lo è
ƒ Pensieri che infatti nascono dentro di lui vengono presi
per cose messe dall’esterno
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Esempio
Una casalinga di 28 anni disse: “Guardo fuori dalla
finestra e penso che il giardino è bello, l’erba sembra
fresca, ma mi entra nella mente il pensiero di Eammon
Andrews. Non ci sono più altri pensieri: solo questo... Lui
tratta la mia mente come uno schermo e fa balenare i
suoi pensieri nella mia mente come si illumina un
quadro”.
Diffusione (Trasmissione)
del Pensiero
ƒ Sensazione che i pensieri gli siano sottratti dalla mente
e, successivamente, in qualche modo resi pubblici e
proiettati in una vasta area
ƒ La spiegazione che egli dà per come questo viene
fatto, com’è usuale per il contenuto dei deliri, dipende
dal suo retroterra culturale e dai suoi interessi
predominanti
ƒ Uno studente di 21 anni disse: “Come io penso, i miei
pensieri lasciano la mente attraverso un certo tipo di
registratore. Chiunque intorno deve solo passare il
nastro attraverso la sua mente per conoscere i miei
pensieri”
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Altri disturbi del pensiero
Alle due categorie di disturbi del pensiero
già viste (del contenuto e della forma), è
necessario aggiungerne altre due:
- Disturbi del possesso dei pensieri;
- Ideazione erronea.
Disturbi del possesso dei
pensieri
Di norma, un individuo vive il proprio
pensiero come appartenente a se stesso,
sebbene questo senso di possesso non sia
mai in primo piano nella propria coscienza.
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Si distinguono:
ƒ Ossessioni;
ƒ Alienazione del pensiero.
Ossessione
Pensiero (o impulso, o immagine) persistente e ricorrente
che domina il pensiero dell’individuo nonostante questi
abbia la piena consapevolezza che sia completamente
irragionevole o priva di scopo o che domini i suoi pensieri
ben oltre la sua rilevanza e utilità.
Il suo contenuto è causa di ansia e colpa per la persona.
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I pensieri sono infatti particolarmente ripugnanti per
l’individuo.
Persone pudiche possono essere tormentate da pensieri
sessuali, quelle religiose da pensieri blasfemi, quelle timide
e inibite da pensieri aggressivi.
Le ossessioni appaiono contro la volontà del paziente che,
di conseguenza, attua una resistenza.
Per questo motivo esistono immagini mentali, idee, paure,
impulsi ossessivi ma non allucinazioni o stati d’animo
ossessivi…
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Alienazione del pensiero
Mentre i pazienti con ossessioni riconoscono di essere
costretti a pensare a cose contro la loro volontà, essi
considerano i loro pensieri come il prodotto della loro testa,
non estranei o imposti dall’esterno oltre il proprio controllo.
Nell’alienazione
il
paziente
ha
la
sensazione che i suoi pensieri siano sotto il
controllo di un’entità esterna o che
qualcuno stia partecipando al suo
pensiero.
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Idee prevalenti
Sono idee accettabili, comprensibili, perseguite al di là dei
limiti della ragione.
Si tratta di idee isolate, abnormi, di natura né delirante
(l’evidenza retrostante non è falsa e non sono
incorreggibili) né ossessiva (non sono percepite come
prive di senso, anzi…), preoccupanti per il grado in cui
dominano la vita del soggetto.
E’ prevalente nel senso che provoca un modo di
funzionare disturbato o uno stato di sofferenza al
soggetto o a chi gli sta intorno.
E’ così dominante che tutte le altre idee diventano
secondarie: tutta la vita del soggetto viene a ruotare
attorno a questa idea.
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E’ qualitativamente simile alle convinzioni politiche, etiche
e religiose.
E’ strettamente associata a un’intensa componente
affettiva.
Di solito si associa a una personalità abnorme.
Contenuti comunemente associati:
Idee persecutorie (tipo querulomane o religioso)
Gelosia
Ipocondria
Dismorfofobia
Parassitofobia
Anoressia
Transessualismo
(Innamoramento)
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Idee ossessive e
prevalenti
Idea prevalente
egosintonica
(non c’è lotta per cacciarla)
-Vissuta come parte integrante della personalità;
-Legata ad affettività;
-Criticabile ma non vissuta come assurda;
-Limita le attività ma è meno invasiva
-Quasi sempre assente coscienza di malattia
(anche se è presente consapevolezza
dell’eccessivo spazio mentale che le si riserva)
-Quasi sempre assenti compulsioni e rituali.
Idea ossessiva
egodistonica
(lotta per cacciarla)
-Vissuta come estranea alla personalità e non
voluta;
-Non ha rapporto con l’affettività;
-Criticata come assurda;
-Interferisce di più sulle attività del soggetto;
-Presente coscienza di malattia;
-Quasi semrpe presenti compulsioni e rituali.
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