Il concetto di personalizzazione dell’apprendimento esiste da molto tempo. A
dimostrazione di ciò, si riporta di seguito un excursus storico sull’argomento tratto da
Wikipedia.
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Parkhurst e il piano Dalton (XIX secolo): il piano Dalton ha lo scopo di promuovere l'autonomia e
il senso di fiducia degli studenti in modo da potenziare le loro competenze sociali e il loro senso di
responsabilità. Ogni studente può programmare il proprio curriculum secondo i propri bisogni,
interessi e abilità.
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Washburne e il piano Winnetka (primi del Novecento): il piano Winnetka si propone di ampliare
l'esperienza educativa includendo in essa attività creative volte allo sviluppo delle competenze
sociali ed emotive. Il tipo di programma utilizzato nel piano Winnetka diventerà noto in seguito
come "Istruzione Programmata".
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Edouard Claparède in L'école sur mesure (1920): agli alunni viene data la possibilità di scegliere
liberamente fra una serie di attività proposte dall'insegnante, al fine di migliorare la crescita
intellettuale, sociale e morale, sviluppando la propria personalità in modo completo[1].
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Kilpatrik e il Project Method (inizi del XX secolo): il metodo di Kilpatrik pone l'alunno al centro del
processo di apprendimento che si realizza attraverso attività di problem setting e problem solving.
L'intervento del docente è minimizzato, il suo ruolo è di facilitatore: piuttosto che elargire
informazioni e conoscenze, incoraggia l'autodecisione e l'autocontrollo dell'alunno.
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Bloom e il Mastery learning (anni cinquanta-sessanta): il Mastery learning è un metodo di
istruzione che parte dal presupposto che tutti gli studenti possono apprendere se hanno a
disposizione appropriate condizioni di apprendimento. In modo particolare, il Mastery learning,
tradotto letteralmente "apprendimento per padronanza", richiede agli studenti di seguire un
percorso propedeutico in cui non è possibile passare ad una fase più complessa se prima non si è
dimostrato di aver acquisito una sufficiente competenza nell'unità di apprendimento in corso.
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Gardner (anni ottanta): nella Teoria delle Intelligenze Multiple, Gardner sostiene che gli uomini
hanno diversi modi di apprendere e di elaborare le informazioni, indipendenti l'uno dall'altro. Questa
concezione si pone in alternativa all'idea generale di un'unica forma di intelligenza che è il risultato
di una serie di abilità correlate e che è misurabile attraverso la formula del Quoziente Intellettivo.
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Keller (anni sessanta): il Sistema di Istruzione Personalizzata proposto da Keller imposta il compito
dell'istruzione sulla base dei fabbisogni formativi degli studenti, consentendo loro di lavorare in
modo autonomo ai moduli formativi. Il metodo si basa sul riconoscimento dei ritmi individuali di
apprendimento: la durata del compito è quella necessaria all'acquisizione della competenza
secondo i ritmi di ciascuno studente. Il Sistema di Istruzione Personalizzata presenta inoltre alcuni
elementi in comune con il costruttivismo sociale: agli studenti viene chiesto di lavorare in gruppo e
di fornire l'un l'altro supporto fra pari, con la supervisione di un facilitatore che risponde a domande
sui contenuti di apprendimento.
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Jerome Bruner (anni sessanta): sebbene Bruner non usi esplicitamente il termine
"personalizzazione", il suo approccio autobiografico fornisce molti spunti per l'educazione degli
adulti e ha diversi punti in comune con l'idea di personalizzazione dell'apprendimento. Secondo il
suo approccio, l'esperienza dell'individuo e il contesto culturale entro il quale esso apprende
costituiscono parte fondante delle strategie e degli stili di apprendimento. Bruner attribuisce grande
importanza al linguaggio, assegnandogli la funzione di esplicitare le conoscenze. La competenza
narrativa è quindi una competenza di base, per le esperienze di apprendimento, in quanto
consente all'individuo di narrarsi e di collocarsi nel mondo e di dargli un significato. L'esperienza
dell'auto-narrazione rende gli individui consapevoli della loro identità e si presenta come una base
di partenza per la progettazione futura[2].
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Hoz (1970): il primo studioso ad utilizzare il termine "personalizzazione" nel contesto delle Scienze
dell'Educazione, il suo lavoro più importante è "Educazione Personalizzata" pubblicato nel 1981.
Il termine "personalizzare" è stato usato nel 2004 in Inghilterra da David Miliband in un discorso nel
quale affermò: "l'apprendimento personalizzato è la via verso la quale le nostre migliori scuole adattano
la formazione al fine di assicurare che ogni ragazzo raggiunga i migliori standard possibili. Il nostro
compito è di rendere questa pratica universale".
Nonostante, dunque, le varie teorie esistano da anni, reputo, almeno secondo la mia
esperienza, che la “personalizzazione” trovi davvero poco spazio nella pratica
scolastica italiana. Se escludiamo gli alunni con disabilità (che in effetti hanno un
proprio PEI, con obiettivi e percorsi personalizzati) e quelli con BES certificati (per i
quali sono ormai comunemente applicate strategie compensative e/o dispensative),
rimane una grande parte di studenti, con evidenti difficoltà di apprendimento, costretti
a seguire gli stessi percorsi degli altri compagni, senza ottenere alcun successo, anzi,
messi ogni giorno di fronte alle proprie difficoltà, all’incapacità di apprendere e di
migliorare e a un’inevitabile demotivazione e perdita di stima e fiducia in se stessi e
nelle proprie capacità.
Quello che sto cercando di fare quotidianamente con il mio lavoro, anche in quanto
docente di sostegno, è cambiare questo stato delle cose e cercare la collaborazione dei
colleghi affinché vengano realmente applicati percorsi diversi per gli alunni in
difficoltà, in modo da consentire loro di raggiungere gli obiettivi comuni.