TEMPIETTO 30 ANNI:TEMPIETTO 30 ANNI 22-04-2008 16:53 Pagina 91 Il Tempietto 91 Relativismo. Attualità e prospettive. Ferruccio Lombardo Esperto culturale del Tempietto 1. Equivocità del termine “relativismo” Nell’atto stesso in cui pensiamo al termine relativismo scopriamo che non è univoca la sua confutazione. Dopo aver pensato, a qualcosa o a qualcuno, ragioniamo e, quindi, confutiamo il termine al fine di definirne un concetto. La pretesa, e, ciò è quello che la storia del pensiero umano ci consegna, è che questo concetto sia unico ed indistinto. La predisposizione naturale dell’uomo è, sempre, stata quella di razionalizzare gli enti che ci circondano, e il capire o non capire l’ente stesso va enucleato in un concetto. La necessità di un concetto è quella di definire una categoria di riferimento e di, immediato, riconoscimento di ciò di cui si parla, per, poi, confrontarsi, oggettivamente, con gli altri. Andando per ordine abbiamo : 1) la necessità di un concetto/categoria; 2) la conseguente necessità di rendere il concetto categoria universale (riconoscibile da tutti ). 2. Relativismo come conseguenza del pensare Qualunque corrente di pensiero filosofico, dai presoscratici in avanti, ha ritenuto inequivocabile il punto 1) (coram populo ), ma, non altrettanto, il punto 2). È nel passaggio dal punto 1) al punto 2), quale stadio di avanzamento del pensiero, in cui si abbia la condivisione del riconoscimento plurale di uno stesso valore assegnato ad un concetto/categoria, che si sono manifestati i distinguo e le divisioni di posizione. Il pensiero si è diviso : nascono le correnti filosofiche, le varie teorie, le diverse tesi da dimostrare. Ognuna manifesta una sua idea, o un insieme di idee : la nascita dell’ideologia. Pertanto, se volessimo, già, definire il relativismo, dal punto di vista puramente filosofico, esso è, in nuce, nella fragile capacità di pensiero dell’uomo : l’incapacità dell’uomo di poter tradurre la sua confutazione, in via generale, in un concetto unico ed esclusivo. Il dover essere costretto ad assegnare un’idea che sostenga una teoria. Questo definiamo come relativismo filosofico o come necessario atto del pensare. Tuttavia, la nascita del relativismo si compie nel momento successivo all’atto del pensare : è conseguenza del pensare. Il suo attualismo è universale. La sua attualità è certa ed è fuori dalla dimensione della categoria del tempo. Dire o chiedersi se il relativismo sia attuale o no, significa affermare un TEMPIETTO 30 ANNI:TEMPIETTO 30 ANNI 92 22-04-2008 16:53 Pagina 92 Il Tempietto non-senso. Il relativismo convive con l’uomo ed è il risultato del dubbio e del suo congetturare. Dal punto di vista teoretico, quindi, il relativismo è universale e la sua attualità è una nonattualità. Ciò ci fa capire perché se ne parla, tanto, oggi. Se ne parla perché esso è, sempre, attuale ed è, anche, futuro. Il relativismo, denotando l’incertezza che risulta certa e fuori dalla dimensione temporale, complica e problematizza il quadro dei concetti e dei principi che l’uomo ha scoperto, con l’ausilio della ragione, e che si è dato. Il passaggio, conseguenziale, di questo risultato raggiunto, dal piano teoretico al piano etico, propone, di fatto, una riconsiderazione, permanente, di tutta la conoscenza umana. Alla non-attualità del relativismo è connessa la nonprospettiva. Ciò che noi chiamiamo : il futuro del relativismo, questo non è, dato il suo carattere permanente, ma, è la problematicità del conoscere. Il concetto/categoria : relativismo, è quello che permette il superamento della dicotomia : essere-non essere, l’annullamento di qualunque metafisica, la de-qualificazione delle idee e della ideologia, la negazione, in via conclusiva, di ogni filosofia. È necessario chiedersi : quale è il risultato ultimo a cui approda il relativismo ? La risposta è : un’immanente nullismo. Il pensiero dell’uomo, il suo evolversi nella storia, è, soltanto, un nulla perenne. Tutto ciò che l’uomo ha fatto, fa e farà è una pura congettura, la definitiva apoteosi del niente. Gli enti vengono affermati e, in un momento, immediatamente successivo, negati. Il frutto della ragione è la negazione della ragione stessa. Se, quanto precede, è teoreticamente corretto è, altresì, necessario chiedersi : ciò che chiamiamo scienza, quale valore assume? In ultima analisi, che cosa è la scienza? Dovremo, viste le premesse, concludere che la scienza non è. La ragione nega, come tutto il resto, la scienza ed il progresso scientifico è un’illusione. La ricerca della ragione di un riferimento, di un orientamento, da cui progredire nella conoscenza di noi stessi e del tutto che ci circonda, viene costantemente affermato e negato. Questa nullità perenne a cui la scienza tenderebbe, porterebbe alla conclusione che la scienza non produce conoscenza : l’incerto è il vero ed unico certo della natura umana. Bisogna chiedersi, a questo punto, è davvero così? La logica della ragione non sembra ammettere dubbi. Paradossalmente avremmo una riqualificazione dei concetti. Il dubbio, nel relativismo, è l’assoluto certo, ed il certo è l’assoluto dubbio. L’essere e il non-essere si parificano e formano un unico concetto, così come la vita e la morte. La vita e la morte non esistono, ma esiste qualcos’altro : un concetto diverso, adesso, non definibile per carenza di lessico adatto. L’intero nostro vocabolario è da gettare via, dovremmo scriverne uno nuovo. Il senso dell’esistere è il nulla quotidiano. L’uomo progredisce restando per sempre, immobile, nel nulla. La dimensione del tempo non esiste ed è una pura illusione. Tutte le dimensioni sono nulle. Nietzsche TEMPIETTO 30 ANNI:TEMPIETTO 30 ANNI 22-04-2008 16:53 Pagina 93 Il Tempietto aveva, nella sua analisi, quindi, ragione? Lo scetticismo, figlio del relativismo, appare risibile rispetto al trionfo del nichilismo che tutto pervade. La filosofia, intrisa di relativismo, giunge, così, al nichilismo e da esso ad un post-moderno in cui tutto è rimesso in discussione, anche lo stesso scientismo del moderno. Il moderno o la modernità giunto al positivismo ed al neo-positivismo viene superato, ed esso stesso rimesso in discussione. Una perversa spirale concettuale avvolge la stessa scienza nullificandola. Così, procedendo, non vediamo alcuna prospettiva : essa, di fatto, è negata. Vediamo l’uomo e la natura al capolinea. L’applicazione della scienza ci consegna la tecnica : questa, essendo conseguenza di una entità ( la scienza ) nulla, non può che annullarsi a sua volta. Asserire che la tecnica si annulla significa dirci che essa è inservibile se non dannosa agli scopi dell’uomo. L’uomo, utilizzando la tecnica per migliorare la qualità della sua vita inesistente, non può che favorire l’inesistenza della tecnica distruggendo ciò che di tecnico aveva creato. Proseguendo : la nullificazione della scienza tende ad annullare la tecnica che giunge, a sua volta, a nullificare l’uomo stesso. L’uomo nullo è l’autodistruzione dell’uomo : il ritorno dell’uomo al suo nulla di provenienza. Il nichilismo si è, così, compiuto. 3. Relativismo è relativo alla filosofia, ma non una filosofia Riteniamo che questo sia l’intendimento dell’uomo ? E cioè che la ragione tende all’autodistruzione e 93 che, quindi, il relativismo, come concetto/categoria, sia il definitivo approdo dell’umano pensare ? Crediamo di no. Dobbiamo, allora, ritenere che, in tutto quello che precede, debba esistere un’errore fondante e fondato nella confutazione del relativismo. Se il relativismo è una corrente di pensiero o, se crediamo, una corrente filosofica, essa non può avere, per definizione, una connotazione ontologica. Il relativismo è esso stesso relativismo perché alla sua affermazione o esistenza dobbiamo conferire, altresì, la sua inesistenza. Se il relativismo non ci dà coordinate certe, anch’esso è privo di coordinate rinvenibili e sicure. Ne consegue che il relativismo è relativo alla filosofia, ma non è una filosofia o la filosofia. Ponendoci su di un piano perfettamente laico, se non laicista come innanzi, il relativismo negherebbe, come detto, la scienza. Gli stessi concetti, categorie e principi della scienza verrebbero, così come posti, immediatamente negati. La scienza propone : non la sua negazione, ma la sua revisione concettuale continua. Dire, quindi, che lo scienziato, l’uomo, è relativista, e che la scienza trova nutrimento dal relativismo, è, filosoficamente, errato. Anche la scienza, come la filosofia, ha i suoi postulati e, a ben vedere, essi sono, sempre, stati interscambiabili tra le due discipline. Di più, la differenza sostanziale tra la scienza e la filosofia sta nel fatto che la scienza deve dimostrare e rendere oggettive le proprie tesi, ma ci chiediamo : la pretesa della filosofia TEMPIETTO 30 ANNI:TEMPIETTO 30 ANNI 94 22-04-2008 16:53 Pagina 94 Il Tempietto non è, forse, stata, anche, questa? La scienza non riconosce la deduzione, procedendo, invece, per induzione : ma, senza la confutazione di principi, astratti e deduttivi, funzionerebbe l’analisi scientifica induttiva ?. Tanto più che, la filosofia ha, sempre, riconosciuto e confutato le analisi induttive : si pensi a tutte le filosofie empiriste. La scienza non è, quindi, rappresentata dal relativismo. Il relativismo ha dignità di esistenza nella storia del pensiero umano come relatività, ovvero come concetto di relazione. Questo concetto di relazione afferma, sul piano logico, una tappa, un momento di evoluzione del pensare che : contraddicendo, ipoteticamente, una tesi data, produce una soluzione alla tesi posta in origine. La riduzione del relativismo ad una, mera, ed importante fase del processo logicocognitivo, esclude l’esistenza concettuale ed oggettiva della negazione quale corrente di pensiero, ma, ne afferma, soltanto, l’esistenza come concetto di distinzione logica. Il nichilismo non è l’approdo ultimo della filosofia e del pensiero umano, ma è, soltanto, una fase di un processo logico complesso che la ragione ci consegna. Fare del relativismo una corrente di pensiero è, sul piano logico, un errore grossolano ed uno sviamento dal senso dell’oggettivo che vogliamo comprendere. 4. Prospettive e attualità del relativismo La prospettiva, come l’attualità, del relativismo sta nella decostruzione che tenda a costruire nuovi scenari di ricerca del pensiero puro e della scienza. Il diritto, che è scienza giuridica, ci aiuta nella comprensione. Se le norme giuridiche, poste in un dato tempo storico, fossero autonegantesi non avremmo giustizia e regnerebbe il caos. Lo stato di natura dominerebbe incontrastato. Ciò se intendessimo la dottrina giuridica e la giurisprudenza una logica manifestazione di una corrente di pensiero relativista. Le norme giuridiche, però, si possono modificare ( emendare ), annullare e sostituire con altre. L’annullamento è, sempre, relativo alla ri-creazione di nuove norme che sanino la carenza creatasi dalla loro cancellazione. Il rinnovamento dell’intelaiatura giuridico-normativa del diritto è la sua continuazione e la sua vita. L’annullamento della norma, o parte di essa, è l’atto di relazione tra una, o parte, e l’altra conseguente. Resa la conoscenza umana una tabula rasa, il filosofo professa la transvalutazione di tutti i valori. Il nichilismo, quale relativismo, è compiuto. Ma, chi ci dice che il filosofo concludesse la sua filosofia in questo modo? Il “transvalutare” non può, forse, significare un nuovo pensiero, una nuova proposta? Ma, allora, il nichilismo è, solo, una “fase”. Di più, il trans-valutare propone un passaggio a nuovi valori : un attraversamento dei valori dati per definirne dei nuovi? Nietzsche, ha, quindi, proposto una nuova metafisica? La riflessione è aperta.