CARATTERI DELL`ANTROPOLOGIA S

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Lezioni del 12, 17, 19 e 20 ottobre
Il particolarismo storico/Relativismo culturale
Riepilogo.
-CARATTERI DELL’ANTROPOLOGIA STATUNITENSE
-FRANZ BOAS:
THE LIMITATIONS OF THE COMPARATIVE METHOD OF ANTHROPOLOGY, 1896 :
CRITICA ALL’EVOLUZIONISMO POSITIVISTA E PROPOSTA DEL METODO
COMPARATIVO
THE SOCIAL ORGANIZATION AND THE SECRET SOCIETIES OF THE KWAKIUTL
INDIANS, 1897: POTLATCH
THE MIND OF PRIMITIVE MAN
1911, 1938: DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI
CULTURA COME INDIPENDENTE DA OGNI TIPO DI DETERMINISMO (BIOLOGICO,
AMBIENTALE, ECONOMICO..)
SOME PROBLEMS OF METHODOLOGY IN THE SOCIAL SCIENCES, 1930: RAPPORTO
INDIVIDUO/CULTURA
-LA SCUOLA DI BOAS
-BILANCI
-ETNOCENTRISMO (Lévi-Strauss, De Martino) E RELATIVISMO CULTURALE (Herskovitz,
Gellner, Taguieff, Fabietti, Sweder, Todorov)
1. Contesto.
Diversamente dall’uomo europeo per il quale il selvaggio fu una figura letteraria prima e un oggetto di
sfruttamento a distanza poi, per l’americano il primitivo è soprattutto un fatto di esperienza.
La civiltà americana elabora una definizione di sé per mezzo di quello che ad essa appare il suo
contrario, il selvaggio.
Caratteristica dell’antropologia americana delle origini è l’empirismo etnologico, lo studio della culture
indiane in via di degradazione
2. Autori e opere.
FRANZ BOAS (1858-1942)
- THE LIMITATIONS OF THE COMPARATIVE METHOD OF ANTHROPOLOGY, 1896
“we have another method, wich in many respects in much safer. a detailed study of costums in their
relation to the total culture of the tribe practicing them, in connection with an investigation of their
geographical distribution among neighboring tribes, affords us almost always a means of determining
with considerable accuracy the historical causes that led to the formation of the customs in question and
to the psychological processes that were at work in their development..”
Lettura pag. 258 di Storia dell’antropologia
THE SOCIAL ORGANIZATION AND THE SECRET SOCIETIES OF THE KWAKIUTL
INDIANS, 1897
- analisi del potlatch
Lettura di pag. 260 di Storia dell’antropologia
- THE MIND OF PRIMITIVE MAN 1911, 1938
“poiché le civiltà moderne sono complesse e quelle dei gruppi culturalmente inferiori più semplici, si
afferma spesso che la sequenza cronologica di tutta la storia culturale ha portato dal semplice al
complesso. questo, ovviamente è valido per la storia del progresso industriale, ma le attività umane
indipendenti dal ragionamento razionale non mostrano lo stesso tipo di evoluzione. forse è più facile
chiarire ciò facendo ricorso all’esempio della lingua...molte lingue primitive si presentano assai
complesse, con forme grammaticali in grado di esprimere sfumature tanto sottili del proprio punto di
vista che le regole del latino, e ancor più quelle dell’italiano o dell’inglese moderno, sembrano
rudimentali ...”
“..la cultura di ogni data tribù, quale che sia la sua primitività, si può spiegare completamente solo
considerando tanto il suo sviluppo interno quanto gli effetti delle sue relazioni con le culture dei suoi
vicini prossimi o lontani. si possono tracciare due aree di diffusione enormemente vaste...”
“le condizioni geografiche hanno il solo potere di modificare la cultura di per se stesse non sono
creative...
se affermassimo che l’ambiente geografico è l’unica determinante che agisce sulla mente, ritenuta la
stessa in tutte le razze dell’umanità, dovremmo necessariamente concludere che lo stesso ambiente
produce ovunque gli stessi risultati culturali. ovviamente questo non è vero, perchè spesso le forme
culturali di popolazioni viventi nello stesso tipo di ambiente mostrano notevoli differenze...”
“la teoria del determinismo economico della cultura non è migliore di quella del determinismo
geografico..
non c’è ragione di definire tutte le altre fasi della cultura come una sovrastruttura alla base economica,
perché le condizioni economiche agiscono sempre su una cultura preesistente e di per se stesse
dipendono da altri aspetti della civiltà...
non è possibile sostenere la tesi che le pressioni economiche abbiamo preceduto ogni altra
manifestazione della vita culturale e abbiano esercitato la loro influenza su un gruppo privo di alcun
carattere culturale...”
“..l’ambiente geografico o le condizioni economiche creano una cultura tanto poco quanto altrettanto
poco il carattere biologico di una razza crea una cultura di tipo definito. l’esperienza ha dimostrato che
i membri della maggioranza delle razze posti in una data civiltà possono diventarne partecipi..”
SOME PROBLEMS OF METHODOLOGY IN THE SOCIAL SCIENCES, 1930
- le dinamiche della vita sociale possono essere colte sulla base delle reazioni dell’individuo nei
confronti della cultura nella quale vive e della sua influenza nella società
3. Bilanci.
Aspetti positivi:
- riconoscimento della molteplicità delle culture (cade il presupposto di uno schema di sviluppo unico
per tutti i popoli)
- l’affermazione del relativismo culturale: non esistono forme più o meno elevate di cultura. termini
come “barbarie”, “civiltà”, esprimono solo l’etnocentrismo di coloro che ritengono il loro modo di
vivere migliore di quello di altri popoli. Ogni cultura può essere valutata soltanto nei propri termini.
- la raccolta di una mole imponente di materiali etnografici e la definizione di un metodo destinato ad
ampio seguito nell’antropologia americana
Aspetti problematici:
- respingendo l’esistenza di sequenze fisse di forme culturali e respingendo la possibilità di introdurre
generalizzazioni sui cambiamenti culturali, la scuola boasiana è stata criticata per la rappresentazione
delle culture come aggregati di tratti diversi, discontinui ed isolati
4. Scuola boasiana.
dalla polemica antievoluzionista
→ studio dei processi culturali
Alfred Kroeber (1876-1960), Rober Lowie (1883-1957)
dall’attenzione al rapporto tra individuo e società
→ cultura e personalità
Ruth Benedict (1887-1948), Margaret Mead (1901-1978) Ralph Linton (1893-1953)
dagli interessi per il linguaggio → antropologica linguistica
Edward Sapir (1884-1939), Benjamin Whorf (1897-1941)
dall’attenzione per i singoli aspetti di ogni cultura
→ antropologia economica
→ studi di cultura materiale
→ antropologia estetica
5. Etnocentrismo (Lévi-Strauss, De Martino) e relativismo culturale (Herskovitz, Gellner,
Taguieff, Fabietti)
- Lévi-Strauss : l’etnocentrismo necessario
- De Martino: l’etnocentrismo critico
- Herskovitz: il relativismo culturale
- Gellner: l’impasse logica ed etica del relativismo cultuale
- Taguieff:: quando l’elogio della differenza produce il rifiuto della differenza
- Sweder: “far posto” alla diversità
- Fabietti: il relativismo non è un dogma ma un metodo
- Todorov: relativismo culturale non significa giustificare tutto
Bibliografia essenziale.
Benedict, R., Modelli di culture, Feltrinelli, Milano, 1960 (1934)
Lévi-Strauss, C., Razza e storia. Razza e cultura, Einaudi, Torino, 2002
Prandstraller, G.P., Relativismo e fondamentalismo, Laterza, Roma, 1996
Sweder, ““Ethical Relativism: Is There a Defensible Version?”, Ehos, 1990, vol. 18, numero 2:205-218
Taguieff, P.A, Il Razzismo. Pregiudizi, teorie, comportamenti, Raffaello Cortina, Milano, 1999
Todorov, T.,La morali della storia, Einaudi, Torino, 1995 (1991)
Riferimenti ai testi in programma.
Ugo Fabietti, Storia dell’antropologia, capitoli 4 e 14 e relative letture
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