Chirurgia prostatica nel cane e nel gatto by D. Zambelli. In

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International Congress of
the Italian Association of Companion
Animal Veterinarians
May 19 – 21 2006
Rimini, Italy
Next Congress :
62nd SCIVAC International Congress
&
25th Anniversary of the SCIVAC Foundation
May 29-31, 2009 - Rimini, Italy
Reprinted in IVIS with the permission of the Congress Organizers
53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC
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Chirurgia prostatica nel cane e nel gatto
Daniele Zambelli
Med Vet, Dipl ECAR, Bologna
Le terapie oggi a disposizione per la risoluzione delle
patologie prostatiche sono sicuramente più efficaci rispetto
al passato, permettendo non solo di ottenere un elevato
numero di guarigioni riducendo il numero delle recidive, ma
anche di salvaguardare l’attività riproduttiva dell’animale.
Sia le terapie di tipo medico, con l’utilizzo del finasteride,
che quelle di tipo chirurgico, come l’omentalizzazione prostatica, consentono di evitare la classica terapia consigliata
in passato per tutte le patologie prostatiche: l’orchiectomia.
Tale procedura, sicuramente molto utile in alcuni casi come
ad esempio forme di iperplasia benigna particolarmente gravi, può essere a volte evitata al fine di non perdere, dal punto di vista riproduttivo, soggetti di elevato valore.
Vengono di seguito trattate le varie tecniche chirurgiche
per il trattamento delle principali patologie prostatiche.
In caso di iperplasia prostatica benigna clinicamente
manifesta la terapia chirurgica consigliata è l’orchiectomia.
Mancando infatti lo stimolo ormonale viene favorita con il
tempo la riduzione del volume della prostata evitando così
l’insorgenza di eventuali recidive. Tale terapia viene comunque consigliata in tutti i casi di patologia prostatica associata ad eventuali altre terapie di tipo medico-chirurgiche. Nella pratica è stato dimostrato che l’utilizzo del finasteridein
alternativa all’orchictomia, soprattutto nei casi meno gravi
permette di ottenere ottimi risultati clinici, salvaguardando
nel contempo il valore riproduttivo di questi soggetti.
Le tecniche chirurgiche utilizzate per la risoluzione di cisti
e ascessi prostatici prevedono il drenaggio e la loro resezione
accompagnata se necessario da prostatectomia parziale o
totale associata ad intervento di orchiectomia.
La tecnica del drenaggio di Penrose, ormai superata,
prevedeva dopo l’incisione della cavità asessuale, l’inserimento di uno o più drenaggi attraverso le facce ventrolaterali dei lobi prostatici al di sopra dell’uretra. Il drenaggio
terminava attraverso l’incisione della parete addominale a
livello della regione inguinale e veniva lasciato in situ generalmente per 2-3 settimane.
La marsupializzazione in genere veniva utilizzata per il
trattamento delle cisti prostatiche ricorrenti solitamente
abbinata ad interveto di orchiectomia al fine di evitare possibili recidive. Una volta eseguita una incisione addominale
parapeniena dall’ombelico fino all’ingresso del bacino veniva isolata la ghiandola prostatica ed individuate le lesioni.
Sulla parete addominale, lateralmente al prepuzio ed in corrispondenza della lesione, veniva quindi praticata una seconda incisione. La parete della cisti veniva poi suturata alla
fascia esterna del muscolo retto quindi incisa e tramite una
siringa sterile il suo contenuto veniva aspirato. Una seconda
sutura era infine applicata tra il margine della cute ed il mar-
gine della cisti. Il drenaggio poteva quindi chiudersi in modo
permanente o persistere per diverse settimane con il rischio
di infezioni secondarie.
Per tale motivo questa tecnica è stata ormai abbandonata e
sostituita dalla più sicura omentalizzazione. Questa metodica
chirurgica di recente impiego è stata inizialmente proposta
nell’uomo e successivamente impiegata anche nei carnivori
domestici per il trattamento di cisti e ascessi prostatici. Tale
procedura, permette di ottenere buoni risultati anche a lungo
termine fornendo inoltre al paziente un periodo postoperatorio
migliore ed al proprietario una migliore gestione dell’animale. Tale metodica offre inoltre il vantaggio di essere di semplice esecuzione e di presentare un’incidenza molto bassa di
complicanze post-operatorie. L’omento grazie alle sue caratteristiche angiogeniche ed immunogene fornisce un supporto
ideale nei processi riparativi. Esso fornisce infatti un incremento nell’apporto vascolare e linfatico ai tessuti danneggiati, favorendone così la ricostruzione. Per queste proprietà l’omento viene utilizzato nella risoluzione chirurgica di diverse
patologie. Dopo inserimento di un catetere urinario viene eseguita una incisione addominale parapeniena dall’ombelico
fino all’ingresso del bacino. Una volta completato l’isolamento della ghiandola ed individuate le lesioni si procede tramite
una siringa sterile a rimuovere il materiale contenuto nalla/e
cavità al fine di ridurre la pressione interna. Viene quindi praticato tramite una o più incisioni il drenaggio completo del
materiale purulento ed una volta terminato il “curettage” dei
margini delle lesioni si provvede al lavaggio della stesse con
tintura di iodio e soluzione fisiologica. A questo punto un lembo di omento viene introdotto all’interno della lesione ed infine fissato alla capsula prostatica con punti di ancoraggio non
stretti in materiale riassorbibile.
L’alcolizzazione ecoguidata, tecnica per-cutanea utilizzata per il trattamento di cisti ed ascessi prostatici permette il
drenaggio ed il successivo trattamento della cavità; è stata
proposta come tecnica non invasiva e relativamente indolore
e come tale può essere eseguita anche in assenza di anestesia. L’alcolizzazione consente di evitare interventi chirurgici
diretti sulla prostata e/o di orchiectomia in soggetti anziani o
di posticipare, se necessario, tali trattamenti in soggetti
riproduttori. L’alcol, come agente terapeutico è già stato utilizzato in passato in medicina umana per il trattamento delle lesioni neoplastiche del fegato. L’effetto tossico dell’alcol
sarebbe legato ad un danno diretto sulla cellula per un meccanismo di disidratazione ed un danno indiretto per l’ischemia da arresto o riduzione del flusso ematico in seguito alla
formazione di trombi endovasali. Il tessuto danneggiato
andrebbe quindi incontro ad una immediata necrosi coagulativa seguita dalla formazione di tessuto fibrotico.
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Dopo depilazione e disinfezione cutanea, si procede all’aspirazione ecoguidata del liquido contenuto all’interno delle
lesioni prostatiche mediante l’utilizzo di aghi spinali. Nella
cavità residua viene successivamente introdotta una quantità di
alcol assoluto pari ad 1/3 circa del contenuto precedentemente
aspirato. Alla fine delle iniezioni, l’ago viene lasciato in sede
per circa 30 secondi e poi estratto lentamente al fine di evitare
il reflusso dell’alcol nella cavità peritonale. Quest tipo di trattamento permette di ottenere ottimi risultati in caso di ascessi
prostatici soprattutto se di piccole dimensioni e mono cavitari.
Risultati inferiori si ottengono nel trattamento delle formazioni cistiche che più di frequente recidivano.
La prostatectomia totale può essere utilizzata nei casi di
neoplasia prostatica, traumi o ascessi ricorrenti anche se per
questi ultimi tale procedura risulta meno consigliabile a causa dell’elevato tasso di incontinenza che ne consegue. La
prostatectomia totale richiede l’asportazione anche del tratto
di uretra prostatica. Dopo aver inserito un catetere urinario si
procede con una accurata dissezione dell’organo. In particolare è necessario evidenziare, allacciare e poi tagliare tutti i
vasi che arrivano alla prostata e che sono situati dorso lateralmente all’organo. Particolare attenzione deve essere fatta
nel non ledere le arterie prostatiche uretrali e vescicali e le
terminazioni nervose che servono la vescica urinaria e l’uretra membranosa. L’intervento procede con l’asportazione
dell’organo incidendo a tutto spessore cranialmente e caudalomente all’organodopo aver retratto momentaneamente il
catetere. L’applicazione di punti di sutura in filo riassorbibile, tra uretra e collo della vescica, permette di eseguire l’anastomosi tra queste due strutture.
Indirizzo per la corrispondenza:
Daniele Zambelli
Dipartimento Clinico Veterinario Sez. Ostetrico-Ginecologica
Facoltà di Medicina Veterinaria
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
via Tolara di Sopra, 50, 40064 Ozzano Emilia (Bo) Italia
This manuscript is reproduced in the IVIS website with the permission of the Congress Organizing Committee
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