Dr UMBERTO PICCONE Medico Chirurgo Già Aiuto della Divisione di Cardiologia dell'Ospedale San Carlo Borromeo Specialista in Cardiologia Specialista in Gerontologia e Geriatria Specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni Milano 07/12/2015 Intervento di Tyrone David e infarto miocardico intraoperatorio: incidenza meramente statistica o responsabilità professionale? S.M., di anni 27 presenta una familiarità positiva per Sindrome di Marfan; gli è stata riconosciuta la medesima collagenopatia nel 2003. Nel 2004 è stato sottoposto a intervento di stabilizzazione vertebrale per scoliosi destro convessa (artrodesi da D3 a L4) condizionante sindrome disventilatoria restrittiva. Nel 2009 è stato sottoposto a intervento di rinoplastica per deviazione del setto nasale. Fu sottoposto anche a intervento di ernioplastica bilaterale. Il paziente è affetto da Sindrome di Marfan, caratterizzata da criteri maggiori a livello scheletrico, cardiologico e da ectasia durale/cisti radicolari a livello lombosacrale. E’ regolarmente seguito presso un Centro Marfan Universitario Durante un Day hospital eseguito nel maggio 2012 fu riscontrato un incremento dei diametri dell’aorta ascendente. Per tale motivo si sottopose a una valutazione cardiochirurgica presso il Centro ad alta Spercializzazione del Nord Italia in regime di day service (settembre 2012). In tale occasione ha eseguito una TAC del torace di cui si riportano i seguenti reperti di rilievo: circolo coronarico indenne da lesioni; aorta toracica con bulbo di 46 x 45 mm., giunzione seno tubulare 41x 43 mm., aorta ascendente 38 x 39 mm., arco aortico prossimale 24 x 22 mm, istmo cardiaco 23 x 22 mm., aorta discendente 23 x18 mm. Un ecocardiogramma T.T. non evidenziò reperti patologici di rilievo. In considerazione delle dimensioni della radice aortica, della normale continenza della valvola aortica e della patologia del collagene di cui il paziente era ( ed è tuttora portatore), fu posta indicazione a sostituzione della radice aortica ed aorta ascendente con conservazione della valvola aortica secondo tecnica di Tyrone David . In data 4/04/2013 S.M. fu ricoverato in Ospedale per essere dimesso in data 22/04/2013. Tra gli esami preoperatori segnaliamo un elettrocardiogramma di base normale, una spirometria (day service) che mostrò una significativa sindrome disventilatoria restrittiva, un ecocardiogramma TT che mostrò una F.E. del 1 ventricolo sinistro normale (0,63), volumi del ventricolo sinistro ai limiti superiori della norma. In data 5/05/2013 il paziente fu sottoposto, in elezione, con l’ausilio della circolazione extracorporea, ad intervento di sostituzione della radice aortica con preservazione della valvola aortica nativa (tecnica di Tirone David) L’intervento fu complicato da IMA anteriore intraoperatorio con lento e difficoltoso svezzamento dalla circolazione extracorporea. Fu eseguita coronarografia intraoperatoria senza evidenza di lesioni coronariche. Il paziente fu trasfuso con cinque unità di plasma e due di emazie concentrate. Ci fu necessità di sostegno di circolo con adrenalina ed enoximone nelle prime 24 ore perioperatorie. Fu riscontrato un picco della Troponina I >800. Fu eseguito un ecocardiogramma TT in seconda giornata postoperatoria con evidenza di normali dimensioni ventricolari sinistre, acinesia apicale e media anteriore e settale con funzione sistolica moderatamente depressa (F.E.=0,37): fu impostata terapia cardiologica con bisoprololo ed enalapril incrementando progressivamente il dosaggio secondo pressione e frequenza cardiaca. Fu segnalata la concomitante evidenza di diffuso addensamento parenchimale a carico del polmone destro. Lo specialista pneumologo consultato opto’ più per una eziologia da flogosi / stasi piuttosto che infezione nosocomiale. In ogni caso fu impostata una profilassi antibiotica con levofloxacina e claritromicina associata a terapia steroidea e blando stimolo diuretico, Successivo miglioramento del quadro clinico e strumentale. Gli ecocardiogrammi di controllo mostrarono un progressivo miglioramento della funzionalità ventricolare sinistra. All’ultimo esame del 20/04/2013 fu riscontrata una F.E. = 0,45 con acinesi medio apicale e discinesi della porzione anteriore e inferiore del setto interventricolare. Il referto completo dell’ultimo ecocardiogramma transtoracico fu il seguente: “normale funzione e morfologia dell’apparato valvolare aortico, lieve rigurgito centro valvolare. Moderata dilatazione ventricolare sinistra (VTD/VTS=185/102; indicizzati 103/57. Normale funzione longitudinale (esame doppler tissutale). Normali pressioni di riempimento, ritardato rilasciamento del ventrcolo sinistro. Acinesi medio apicale e discinesi della porzione anteriore ed inferiore del setto interventricolare F,E=0,45. Settore destro nella norma. Pericardio indenne.” Il paziente fu dimesso con la seguente terapia: “Cardicor 20 mg. 1 comp. Enapren 5 mg. 1 comp + 1 comp., Antra 20 mg. 1 comp., Ascriptin 300 mg. 1 comp., Tavanic 500 mg. 1 comp. soltanto per due giorni dopo la dimissione, Klacid 500 mg. 1 comp. due volte al dì per sette giorni dopo la dimissione, TAO per tre mesi con controlli dell’I.N.R. Fu consigliato un ecocardiogramma di controllo a distanza di quindici giorni. L’ intervento cardochirurgico fu così descritto:” Incisione cutanea giugulo – xifoidea, sternotomia mediana. Divaricazione sternale, apertura del pericardio, 2 confezione di duplice borsa di tabacco aortica in Tycron 2/0 per la cannulazione arteriosa, confezionamento di borsa in aorta ascendente in tycron 2/0 per posizionamento di vent con dispositivo di cardioplegia bulbare , confezionamento di borsa sull’arteria polmonare superiore di destra per posizionamento di vent. Confezionamento di borsa atriale per cardioplegia retrograda. Previa eparinizzazione completa del paziente posizionamento della circolazione extracorporea con incannulazione dell’aorta ascendente e dell’atrio destro.Posizionamento di vent con dispositivo di cardioplegia bulbare in aorta ascendente. Clampaggio aortico; cardioplegia anterograda cristalloide fredda (Custodiol); si ottiene un ottimale arresto cardiaco. Incisione trasversale dell’aorta ascendente. Isolamento della radice aortica fin sotto il piano valvolare aortico: isolamento dei due tondelli coronarici destro e sinistro. Si asporta la radice aortica aneurismatica preservando la valvola nativa. In considerazione del diametro dell’aorta ascendente si opta per una protesi retta in dacron 30 mm. che viene fissata al disotto del piano valvolare con punti staccati rinforzati da pledgets. Risospensione della valvola nativa all’interno della protesi retta mediante punti staccati rinforzati da pledgets. Si esegue la prova idrodinamica che mostra un’ottima tenuta della valvola. Anastomosi del tondello coronarico sinistro sulla protesi vascolare. La protesi vascolare viene anastomizzata al moncone distale dell’aorta ascendente mediante una sutura continua con radene 4/0. Anastomosi del tondello coronarico destro sulla protesi vascolare. S i testano le anastomosi mediante una infusione di CO2 e riperfusione retrograda delle coronarie.Al termine dell’anastomosi declampaggio e spurgo dell’aria come d’abitudine. Il cuore riparte in ritmo sinusale stabile. Si posizionano fili di PM epicardici ventricolari. All’ecocardiogramma transesogageo post operatorio valvola aortica perfettamente continente. Si evidenzia acinesia anteriore e apicale che viene attribuita, in un primo momento, a passaggio di aria. Si rimane in assistenza per circa venti minuti, non ottenendo miglioramento si decide di fermare nuovamente il cuore mediante cardioplegia anterograda selettiva. Si clampa l’aorta, si apre la protesi in dacron, si esegue cardioplegia anterograda selettiva. Si esegue cardioplegia retrograda, con ottimo flusso di ritorno dal tronco comune e coronaria destra. Declampaggio e spurgo dell’aria come da abitudine. Il cuore riparte in ritmo sinusale stabile. All’ecocardiogramma sembra esserci un lieve miglioramento, si assiste ancora per circa trenta minuti. Ottenuto soddisfacente compenso emodinamico e cardiocircolatorio si sospende 3 la CEC. Si somministra protamina. Si esegue emostasi come da prassi. Si posiziona un drenaggio pericardico ed un drenaggio retrosternale. Si esegue quindi la sintesi sternale con cavigli metallici, la sutura di fascia muscolare, sottocute e cute come d’abitudine. Al termine dell’intervento la conta dei tamponi e delle garze è esatta. II paziente viene trasferito in sala 3 per eseguire coronarografia, in considerazione del fatto che rimane acinetico in sede anteriore e apicale. Clampaggio aortico 162 min. (148 min.+14 minuti) Tempo CEC 230 minuti”. Fu effettuato un esame istopatologico di un lembo di parete arteriosa aortica non orientato di 3,5 cm. di asse maggiore. La diagnosi istopatologica fu la seguente: “frammento di parete aortica con estesa degenerazione mucoide della tonaca media e marcata frammentazione delle fibre elastiche, in assenza di chiari segni di dissecazione”. Il massimo valore di Troponina I riscontrato fu 850,83 ng/ml in data 5/02/2013 (v.n.=0,00 -0,05.) Dopo la dimissione S.M fu seguito presso il Dipartimento di Cardiologia di un altro Ospedale ad alta specializzazione. Nel febbraio 2014 fu ricoverato per rivalutazione. Nel corso del ricovero fu sottoposto a un ecocardiogramma che dette il seguente esito: “VTD 240 ml, D.D del ventricolo sinistro =63 mmm. Estese alterazioni della cinesi regionale con assottigliamento dei segmenti acinetici (F.E. biplana 31%). Pattern di flusso transmitralico di tipo restrittivo (Dt 123 ms) Ventricolo destro di dimensioni lievemente aumentate, la cinesi globale è conservata, ma sono ridotti gli indici di funzione sistolica (TAPSE =12 mm.), onda S= 0,08 m/s. Severa dilatazione atriale sn. (vol index 70 ml/mq) Iniziale dilatazione atriale destra. Insufficienza mitralica di grado lieve moderato (vena contracta 0,5 cm, ERO a 0,3 cmq, VR 30 ml) secondaria a ipomobilità sistolica dei lembi e iniziale dilatazione dell’anulus. Insufficenza tricuspidale 1-2 + da cui si stima severo aumento della PAPs (68 mm. di Hg). Valvola aortica tricuspide; rigurgito eccentrico di grado lieve. Normale inserzione della protesi vascolare aortica. Non versamento pericardico. TEST CARDIO POLMONARE: VO2 picco 12,7 ml/Kg/min, pari 27% del predetto. Una nuova rivalutazione fu effettuata nell’aprile del 2014. Nell’occasione S.M. fu sottoposto a un cateterismo cardiaco destro: Basale AD 5,PAP 56/20/33. PCP 25, CO4,3;Cl 2,4 PVR 1,8; PVRI 3,3 ;PAS 105 SNP (0,5 mcg/Kg/min) AD 1;PAP 36/6/20;pCP 13,CO4,37;Cl2,44, PVR 1,6, PVRI 2,8;PAS 95 Test cardiopolmonare :CPX sub massimale (RQ=0,95-interrotto per EM. VE(VCO2=49. 4 Il referto dell’ecocardiogramma fu il seguente: F.E 0,34. Onda s=0,06 ms. Pattern di flusso trans mitralico restrittivo (DT 112msec.) Venntricolo destro ai limiti superiori di norma; la funzione globale è discretamente conservata , ma sono ridotti gli indici di funzione longitudinale (TAPSE =13 mm., onda s 0,09 m/sec. Moderata severa dilatazione atriale sinistra, iniziale dilatazione atriale destra, insufficienza mitralica di grado 2+ su 4+ (vena contracta 0,42 cm) secondaria a ipomobilità sistolica dei lembi in particolare di quello posteriore e iniziale dilatazione dell’anulus. Rigurgito tricuspidale di grado almeno 2+ su 4+ da cui si stima aumento della PAPs (61 mm. derivando PAD 10 mm. di Hg.)Valvola aortica con rigurgito residuo di grado 2+ su 4. Normale inserzione della protesi vascolare aortica. Non versamento pericardico. La sintesi della dimissione fu la seguente : “ Durante la degenza il paziente si è mantenuto asintomatico e in compenso. Agli esami ematici non danno epato – renale, proBNP basale 2222 ng/l. Lieve miglioramento della funzionalità sistolica (FE 31% - 34%) PSVO2 : severa riduzione della riserva cardiopolmonare e della potenza a aerobica, VO2 di picco migliorato rispetto all’esame precedente. Cateterismo destro: miglioramento dell’indice cardiaco destro e riduzione delle pressioni polmonari dopo test farmacologico. In considerazione delle condizioni cliniche del paziente, del miglioramento dei dati strumentali, si vedeva indicazione a prosecuzione della terapia medica e follow up ambulatoriale con rivalutazione a tre mesi (Ecocardio , e.c.g. dinamico di Holter 24 ore). Al momento non impianto ICD in prevenzione primaria, in relazione al miglioramento clinico strumentale e al precedente rifiuto all’impianto che viene ulteriormente ribadito dal paziente. Da rivalutare indicazione a TAO e eventuale shift ad ASA. In data 3/07/2014 fu effettuato un nuovo controllo sempre presso la medesima struttura Dipartimento Insufficienza cardiaca e trapianti. La F.E. all’eco 3D risultò essere 33%: Pattern restrittivo con aumento delle pressioni di riempimento. Vds+; normale cinesi dei segmenti basali e medio della parete libera (- 30 e - 20% di strain longitudinale rispettivamente; ipo- acinesi del segmento apicale (strain longitudinale - 7%) Discreti gli indici tradizionali di funzione sistolica longitudinale (TAPSE=17 mm., onda S 0,10 m/sec). Parametri di funzione sistolica di camera moderatamente ridotti (FAC aree 32%. Severa dilatazione atriale sn. e iniziale dilatazione atriale destra. Insufficienza mitralica di grado moderato (vena contracta 0,52 cm, ERO 0,3 , VR 37 – 38 ml secondaria a ipomobilità sistolica dei lembi, specie del posteriore) per le alterazioni della cinesi e dilatazione dell’”anulus” (ap 41 mm.)ITR 2+ da cui si stima aumento della PAPs (76 mm. di Hg., derivando PAD 10 mm. di Hg. Pletora della cava inferiore e delle sovraepatiche con ridotta collassabilità inspiratoria. Valvola aortica tricuspide; residuo rigurgito di grado 2+ (PHT misurato in allineamento dalla sottocostale pari 5 a 400 ms) con jet eccentrico diretto verso il setto interventricolare. Normale inserzione della protesi vascolare aortica. Non versamento pericardico. E.C.G. dinamico secondo holter :RS, F.C. 45-104, media 87, rari BEV isolati, non aritmie maggiori ripetitive. Nel gennaio 2015 S.M. si sottopose a un ecocardiocolordoppler di controllo. Il referto fu il seguente:” Ventricolo sinistro di dimensioni endocavitarie aumentate, acinesi di apice, setto anteriore medio distale e parete anteriore medio distale con moderata riduzione della funzione sistolica globale (F.E=0,37). “Pattern” transmitralico di tipo restrittivo, I segmenti acinetici hanno spessori ridotti. Onda S’ laterale al TDI 0,06 m/sec. Ventricolo destro di normali dimensioni e cinesi, TAPSE 17 mm. Onda S’= 0,08 m/sec. Moderata dilatazione atriale sinistra. Insufficienza mitralica di grado 2+ su 4+ per deficit di coaptazione da tethering dei lembi e lieve prolasso sel lembo anteriore. Valvola aortica con normali gradienti anterogradi e lieve rigurgito associato. Protesi in aorta ascendente normoinserita. Lieve rigurgito tricuspidale da cui si stima PAPs pari 48 mm.di Hg.assumendo PAD=5 mm. di Hg.Paziente clinicamente stabile in Classe N.Y.H.A IIB, parametri eco migliorati. Lamenta disturbi molto suggestivi per ernia iatale. Utile E.G.D.S. Terapia in corso: Bisoprololo 5 mg. 1 comp. h. 10:00 Ivabradina 5 mg. Mezza comp. h. 8:00 e 20:00 Losartan 50 mg due volte al di’ Furosemide 25 mg. 1 comp Coumadin 5 mg secondo INR Omeprazolo 20 mg. 1 comp. h 8:00 e h. 22:00. La diagnosi riportata fu la seguente: “Cardiomiopatia ipocinetica a eziologia complessa. Sindrome di Marfan.” Kg 61 x 178 cm P.A :90/60 F.C. 58/m. Buon compenso. Cuore:toni ritmici IAO 2+ Non segni di congestione polmonare o periferica. I.N.R 2,46, Hb13,7, creatinina0,86, colesterolo totale 146. E.C.G:Ritmo sinusale, normale PR, diffuse anomalie della ripolarizzazione ventricolare. Si consiglia di proseguire la terapia in atto. Al momento, visto il miglioramento della funzione del ventricolo sinistro non indicazione ad impianto di I.C.D.” 6 CONSIDERAZIONI MEDICO LEGALI L’ intervento di Tirone David rappresenta una modifica della tecnica del rimodellamento di Yacoub. Il chirurgo che la eseguì per primo nel 1992 la denominò tecnica di reimpianto della valvola aortica. Tale tecnica prevede la rimozione del tratto aneurismatico dell’aorta ascendente, mentre viene conservata la valvola aortica; quest’ultima viene reimpiantata all’interno del tubo protesico fissandola in una posizione tale da ricostituirne la funzione fisiologica. Anche in questo caso gli osti coronarici sono anastomizzati sulla protesi. Entrambe le tecniche (quella di Yacoub e quella di Tirone David) hanno dato risultati positivi anche se nel corso degli anni entrambi gli autori hanno proposto delle modifiche rispetto alle tecniche originali.. Peraltro il confronto dei risultati a distanza induce a ritenere che la tecnica del reimpianto della valvola aortica di Tirone David, intervento che è più radicale nella rimozione del tessuto potenzialmente soggetto a presentare alterazioni degenerative e che consente una migliore stabilizzazione dell’anulus aortico rappresenti la soluzione migliore. Questo tipo di chirurgia offre al paziente rischi molto bassi, indubbi vantaggi e risultati duraturi nel tempo. Non ci sono dubbi che il “timing” per l’intervento sia stato corretto alla luce delle Linee Guida (La chirurgia dell’aorta toracica alla luce delle nuove Linee Guida europee di Davide Pacini, Luca Di Marco, Alessandro Leone, Roberto Di Bartolomeo G. Ital. Cardiol. 2015;16 (4):206- 210) La sindrome di Marfan, da cui S.M è affetto, rappresenta la connettivopatia ereditaria più diffusa, causata da mutazioni a carico del gene FBN1 che codifica per la fibrillina-1. I pazienti con Sindrome di Marfan sono frequentemente affetti da aneurismi che, in epoche differenti della vita, possono interessare anche tutta l’aorta. Anche se in molti casi con l’introduzione degli antagonisti per i recettori della angiotensina II, si è potuto offrire, pe la prima volta negli ultimi 20 anni , una soluzione medica ai pazienti . Tale soluzione riesce a rallentarne la crescita, ma tuutavia, date le basi fisiopatologiche, il problema chirurgico resta tuttora di grande attualità. Ora è indubitabile che S.M. ha presentato un infarto miocardico esteso nel corso dell’intervento con marcata depressione della funzione sistolica del ventricolo sinistro:Per rendersi conto di ciò basta rileggere la descrizione dell’intervento:” Al termine dell’anastomosi declampaggio e spurgo dell’ aria, come d’abitudine. Il cuore riparte in ritmo sinusale stabile… All’ecocardiogramma transesofageo postoperatorio valvola aortica perfettamente continente. Si evidenzia acinesia anteriore e apicale che viene attribuita in un primo momento a passaggio d’aria. Si rimane in assistenza per circa 20 minuti, non ottenendo miglioramento si decide di fermare nuovamente il cuore mediante cardioplegia anterograda 7 selettiva. Si clampa l’aorta, si apre la protesi in dacron , si esegue cardioplegia anterograda selettiva. Si esegue cardioplegia retrograda con ottimo flusso di ritorno dal tronco comune e coronaria destra. Declampaggio e spurgo dell’aria come d’abitudine. Il cuore riparte in ritmo sinusale stabile.” A questo punto è opportuno fare riferimento al consenso informato sottoscritto da S.M. Esso riporta al secondo paragrafo tra le complicanze specifiche dell’intervento complicanze ischemiche: possono essere legate all’insorgenza di infarti perioperatori, evenienza rara, ma che può capitare in questo tipo di patologia. Ancor più raramente queste complicanze possono essere dovute ai rischi connessi con la perfusione coronarica, la quale viene comunemente usata durante l’intervento mediante una piccola cannula introdotta all’imbocco degli osti cooronarici e perfusioni con soluzioni cardioplegiche. Per quanto costruita appositamente per non provocare traumi si può occasionalmente avere una lesione traumatica dell’ostio coronarico con rottura intimale e dissezione, o emorragia intramurale con stenosi e chiusura del vaso, che deve essere rivascolarizzato mediante by-pass.” Il reperto della coronarografia praticata nell’Ospedale in cui fu praticato l’intervento dette il seguente esito : “Esame eseguito in sala ibrida, in emergenza, per evidenza di onda di lesione subepicardica in sede anteriore estesa all’uscita di CEC dopo intervento di sostituzione del’aorta ascendente con reimpianto degli osti coronarici. L’esame eseguito per via radiale destra, ha escluso la presenza di stenosi dei vasi epicardici coronarici, immagini riferibili a dissezioni coronariche o a embolizzazione intracoronarica, documentando unicamente rallentamento del flusso coronarico su IVA medio-distale (TIMI 2). Conclusioni: normale aspetto angiografico delle coronarie. Indirizzo terapeutico: terapia medica.” Pertanto l’assoluta normalità del quadro coronarico esclude che una patologia coronarica sottostante possa avere, in qualche modo, concausato l’infarto miocardico anteriore che ha comportato una marcata depressione della funzione sistolica del ventricolo sinistro. Un vasospasmo coronarico prolungato è escluso, in quanto non c’è alcun elemento che deponga in tal senso nella cartella clinica. Il meccanismo con cui si è prodotto l’infarto in assenza di qualunque fattore predisponente (quadro di coronarie normali) va precisato. In un primo tempo è stata ipotizzato il passaggio di aria. Le verifiche effettuate nel corso dell’intervento parrebbero averlo escluso. Con criterio di grande probabilità riteniamo che la causa vada identificata in uno stiramento meccanico, vale a dire in una distorsione dell’ostio coronarico sinistro che si verifica in una percentuale variabile tra l’1 e il 7% delle casistiche di Tirone David ed è causa di mortalità (e/o grave morbilità) perioperatoria. Riteniamo che tale evento sia attribuibile ad una imprudenza o negligenza dell’operatore (o degli operatori) nel corso dell’intervento. Né ci pare che possa avere un carattere assolutorio il fatto che nel 8 consenso informato viene espressamente detto che “le complicanze ischemiche possono essere legate all’insorgenza di infarti perioperatori, evenienza rara ma che può capitare in questo tipo di patologia”. Cosa vuole dire “evenienza rara, ma che può capitare in questo tipo di patologia?”. Può capitare, a nostro avviso, per il “fattore umano”. E’ esemplificativa in proposito una sentenza della Cassazione Civile – Sezione III, Sent., n. 13328 del 30/06/2015. “ Col termine “complicanza” la medicina clinica e la medicina legale designano solitamente un evento dannoso , insorto nel corso dell’iter terapeutico, che pur essendo astrattamente prevedibile, non sarebbe evitabile. Tale concetto è inutile nel campo giuridico. Quando infatti nel corso dell’esecuzione di un intervento o dopo la conclusione di esso si verifichi un peggioramento delle condizioni del paziente , delle due l’una: o tale peggioramento era prevedibile ed evitabile , ed in tal caso va ascritto a colpa del medico, a nulla rilevando che la statistica clinica lo annoveri in linea teorica tra le complicanze; ovvero tale peggioramento non era prevedibile oppure non era evitabile: ed in tal caso esso integra gli estremi della causa non imputabile di cui all’articolo 1218 c.c. , a nulla rilevando che la statistica clinica non lo annoveri in linea teorica tra le “complicanze”. Al diritto non interessa se l’evento dannoso non voluto dal medico rientri o no nella classificazione clinica delle complicanze; interessa solo se quell’evento integri gli estremi della causa non imputabile. Ricordiamo infine che in base alla giurisprudenza la responsabilità è di tipo contrattuale e che quindi l’ onere della prova è a carico della struttura . In altre parole il medico per andare esente da condanna ha l’onere di provare in concreto l’esatto adempimento della propria obbligazione e non gli è sufficiente che la la sussistenza d’una causa di esclusione della colpa possa essere solo astrattamente ipotizzabile. Dobbiamo ora dare una valutazione complessiva del danno biologico e quindi del danno differenziale dovuto a “ colpa medica”. Il danno biologico complessivo di S.M. deve essere stimato intorno al 60% con le precisazioni sottostanti. Il paziente e’ affetto da Sindrome di Marfan e la manifestazione cardiologica principale era rappresentata da una dilatazione aneurismatica dell’aorta ascendente con indicazione a intervento chirurgico (intervento di Tirone David) 9 secondo le Linee Guida. Sarà opportuno fare alcuni riferimenti ai barème medico legali di maggiore utilizzo. Non c’è di grande aiuto la Guida alla valutazione medico legale di Ronchi, Mastroroberto e Genovese che esprimono una forbice per l’aneurisma dell’aorta non operabile, a seconda del tratto, dell’estensione e del diametro ( al netto degli eventuali disturbi funzionali) tra il 10 e il 40%.Tale dato non è riferibile al caso di S.m in quanto l’aneurisma dell’aorta ascendente era operabile con l’intervento di Tirone David , un intervento con un tasso basso di complicanze. Soltanto per analogia con un intervento di by pass aorto coronarico, una stima indicativa, indipendentemente da una percentuale calcolabile sulla verifica funzionale, è intorno al 10% Più preciso ci appare in proposito Cimaglia Rossi nel “Danno Biologico . Le tabelle di legge” dove al paragrafo “Esiti di intervento chirurgico o di endoprotesi su aneurisma dell’aorta, a seconda del livello e dei disturbi residui viene formulato un danno biologico fino al 20%. Riteniamo in proposito equo valutare gli esiti di intervento di Tirone David, al netto dell’infarto miocardico e delle sue conseguenze funzionali nella misura del 15%. Dobbiamo ora valutare le conseguenze dell’infarto intraoperatorio riportato da S.M. La commissione che ha redatto la tabella dellle menomazioni prevista dall’art. 138 del D. Lgs 209/2005, per la valutazione del danno alla funzione cardiaca ha fatto riferimento alla Classificazione della New York Heart Association (Classificazione N.Y.H.A.) considerandola la più utilizzata negli ambienti specialistici. Essa si fonda su una valutazione grossolana della efficienza del paziente ed è basata sulla suddivisione in quattro classi funzionali. Nel campo delle patologie cardiache è possibile individuare una fascia di menomazioni comprese entro il 10% di invalidità, corrispondente alla prima Classe N.Y.H.A. Questa classe comprende quei pazienti che hanno una normale funzione di pompa ed un buon valore prognostico, peraltro meritevoli di valutazione in quanto scalfiscono l’integrità psico fisica. Sul versante opposto si collocano quei pazienti con una macroinvalidità ( fascia valutativa >80%) che comportano una grave restrizione, fino al completo annullamento dell’autonomia personale ( i cosiddetti cardiopatici confinati tra letto e poltrona): si tratta di una situazione clinica limite corrispondente alla Classe IV della Classificazione N.Y.H.A. L’ampiezza percentualistica corrispondente alla seconda e ancora di più alla terza fascia valutativa ( rispettivamente 11-40% e 41-80%) è giustificata dal fatto che in queste classi rientra la maggior parte delle cardiopatie. Ronchi, Mastroroberto e Genovese nella loro Guida alla valutazione medico legale mettono in evidenza che , dato l’evidente limite di uno strumento nato per la valutazione clinico terapeutica e non medico legale del paziente, la Commissione ha per questo introdotto anche un dato di verifica funzionale 10 rappresentato dalla frazione di eiezione. La forbice indicata da Ronchi e coll. per le cardiopatie riconducibili alla seconda Classe N.Y.H.A. con frazione di eiezione tra 50 e 40% è compresa tra il 10 e il 30%.. Per le cardiopatie riconducibili alla III Classe N.Y.H.A. con frazione di eiezione tra il 39 e il 30% la forbice indicata è compresa tra il 31 e il 60 %. Fin qui i bareme medico legali di comune utilizzo. Ora S.M è in una Classe funzionale tra IIB e III. La frazione di eiezione riscontrata all’ ecocardiocolordoppler nel gennaio 2015. è stata 0,37. Non ci dilunghiamo a mettere in evidenza i limiti di una determinazione calcolata partendo dall’assunto che il ventricolosinistro sia assimilabile a una figura geometrica e che venga assimilato a un ellissoide di rivoluzione (Metodo di Simpson biplano), cosa che evidentemente non è e lo è tantomeno nella cardiopatia ischemica quando è presente una ampia acinesi dell’apice della parete anteriore e del setto medio distale. Semplicemente riteniamo che sia molto più attendibile quella calcolata con l’eco 3D nel 2014 e che risultò pari a a 33%. Sottolineiamo soltanto che all’ecocardiogramma 2D la presenza di una insufficienza mitralica moderata , quindi in presenza di un ventricolo sn. che si svuota a ogni sistole sia in senso anterogrado e retrogrado comporta fatalmente una sovrastima della reale frazione di eiezione. All’interno delle fasce indicate da Ronchi e coll. e da Bargagna e Canale nella loro Guida orientativa alla valutazione del danno biologico il singolo caso e l’insieme dei dati clinici e strumentali possono orientare verso una percentuale piuttosto che un’altra. Nel caso di S.M. bisogna tenere presente della giovane età, dell’impatto psicologico devastante che ha avuto su di lui la consapevolezza di avere avuto un infarto miocardico anteriore nel corso dell’intervento, di essere affetto da una cardiomiopatia ischemica con marcata depressione della funzione sistolica del ventricolo sinistro, della concomitante insufficienza mitralica moderata, dell’aumento delle pressioni di riempimento, delle ripercussioni sul cuore destro con dilatazione delle cavità e con un aumento importante della PAPs derivata indiretta ( 76 mm. di Hg. assumendo =10 mm. di Hg. la pressione atriale destra) della dilatazione della vena cava inferiore con ridotta collassabilità. Riteniamo quindi alla luce dei comuni bareme medico legali, tenendo conto della peculiarità del caso e dei dati clinici strumentali che i postumi del’infarto miocardico riportato da S.M. durante l’intervento di Tirone David sotto il profilo del danno biologico , vale a dire della diminuzione dell’integrità psico - fisica, debbano essere valutati nella misura del 45%. Pertanto il danno biologico complessivo è valutabile intorno al 60%. Una percentuale pari al 15% è quella che può essere stimata per gli esiti dell’intervento di Tirone David , se non fosse stato “complicato”. Il danno biologico differenziale, legato all’infarto miocardico intraoperatorio che 11 era prevedibile e evitabile (tanto prevedibile da essere citato nel consenso informato) imputabile a negligenza e imprudenza degli operatori, deve essere stimato nella misura del 45% Segnaliamo soltanto che il giudice ha accolto la tesi sopra esposta , peraltro valutando il danno differenziale nella misura del 35%. Il caso clinico sopra descritto dovrebbe indurre il medico legale , alla luce della sentenza della Corte di Cassazione n. 13.328 del 30/0&/2015 a rivedere il concetto di “ complicanza” sotto il profilo medico e giuridico. Per converso il paziente deve rivolgersi al medico legale, a lui lasciando la valutazione se una certa “ complicanza” che si è verificata si configuri realmente come un evento imprevedibile e inevitabile per il quale il medico della struttura che ha prestato la sua opera non è “imputabile”. DR. UMBERTO PICCONE 12