OSPEDALI/STENOSI AORTICA ECCO LA NUOVA PROTESI CHE AIUTA IL CUORE DEI MALATI Più GRAVI Anche negli ospedali triestini, come in altri centri italiani ed europei, è stata introdotta una nuova tecnica di impianto protesico della valvola aortica. A fornire questa prestazione, il dipartimento di Cardiologia che ha organizzato un cardio-team misto di cardiochirurghi, cardiologi, anestesisti e radiologi. I primi impianti sono stati eseguiti a luglio in Cardiochirurgia e più di recente una variante ancora meno invasiva dell’impianto è stata effettuata in Cardiologia. Diventa così possibile intervenire nelle persone affette da stenosi aortica per cui la chirurgia tradizionale risulterebbe troppo rischiosa. La stenosi aortica è un restringimento della valvola situata fra il cuore e l'aorta, la principale delle arterie del corpo. E' una patologia tipica degli anziani ed è una delle più comuni malattie delle valvole cardiache: si calcola che circa il 3 per cento delle persone oltre i 75 anni sia affetta da un restringimento severo, che necessita di trattamento. Se non trattata, la stenosi valvolare aortica causa un progressivo affaticamento del cuore: condizione gravata da un’importante mortalità e disabilità. Nei pazienti con sintomi la sopravvivenza media a due e cinque anni è rispettivamente del 50 e del 20 per cento. La qualità della vita, inoltre, è spesso notevolmente compromessa. Fino a non molto tempo fa l'unica opzione di trattamento della stenosi valvolare aortica severa era un intervento chirurgico di sostituzione a cuore aperto. Questa procedura richiede l'uso di una macchina cuore-polmone e di norma è associata ad un rischio operatorio molto basso. Alcuni pazienti si presentano però in condizioni cliniche molto compromesse e tali da non permettere un intervento convenzionale. Un’eventualità frequente perché si tratta in genere di persone molto anziane: è quindi molto più probabile che siano affette da altre patologie (scompenso cardiaco, malattie gravi degli apparati renale e respiratorio) che amplificano il rischio correlato all'intervento. Dati recenti suggeriscono che circa il 30 per cento dei pazienti affetti da stenosi valvolare aortica importante non venga sottoposta a intervento chirurgico perché si considera il rischio troppo elevato. Di recente ai malati che non possono sottoporsi alla chirurgia convenzionale viene dunque proposto l'impianto di una protesi valvolare trans-catetere. La protesi è costruita con pericardio animale, lo stesso materiale usato per costruire le protesi valvolari di uso più comune. E’ montata su una gabbia metallica che viene espansa attraverso un palloncino. Il sistema viene portato fino alla valvola aortica del paziente attraverso un catetere, sotto guida radiologica. Questo tipo di protesi può essere impiantata attraverso due vie. La tecnica "anterograda" prevede una piccola incisione sulla parte sinistra del torace attraverso la quale si accede alla punta del cuore. Da qui si introduce il catetere. In alternativa (tecnica "retrograda") il catetere è fino al cuore dall'arteria femorale, che passa in corrispondenza dell'inguine. La valvola viene inizialmente dilatata con un palloncino; successivamente si interpone nella valvola del paziente un secondo palloncino attorno al quale è stata montata la protesi: la dilatazione del palloncino posiziona la valvola in sede. Il paziente viene trasferito, dopo la procedura, in un’unità di terapia intensiva postoperatoria, dalla quale poi raggiunge il reparto di degenza. La procedura viene eseguita dopo un'attenta valutazione, da parte dello stesso cardioteam che effettuerà l’impianto, del rapporto rischi/benefici per il paziente. Si tratta di un'analisi complessa, perché si tratta di malati in genere molto anziani e affetti da gravi altre patologie, cui si aggiunge un attento inquadramento del singolo paziente. L'acquisizione di questa tecnica da parte dell'équipe prevede un lungo periodo di addestramento in diversi centri internazionali degli operatori coinvolti; inoltre le prime procedure di un centro sono supervisionate da un "proctor", ovvero un istruttore che proviene da una struttura a maggiore esperienza. Si tratta di una tecnica costosa, sia per l'acquisizione di nuove tecnologie sia per la formazione degli operatori. I risultati sono per ora incoraggianti, soprattutto se si pensa che viene proposta a pazienti ad altissimo rischio. A confermarli saranno comunque i dati che vano affluendo su registri internazionali dai diversi centri che usano questa tecnologia. Si tratta per ora di un'opzione che non sostituisce la chirurgia convenzionale ma estende il numero di pazienti che possono essere trattati migliorandone la sopravvivenza e la qualità della vita.