SYNODUS EPISCOPORUM INTERVENTI DEI VESCOVI DEL MEDIO ORIENTE S. B. R. Nerses Bedros XIX TARMOUNI Patriarca di Cilicia degli Armeni Capo del Sinodo della Chiesa Armena Cattolica (LIBANO) La fede è il centro della vita cristiana che questo Sinodo vuol trasmettere ai popoli di antica tradizione cristiana e ai non battezzati. Il popolo armeno fa parte di questi popoli di antica tradizione cristiana. Dio, infatti, inviò un evangelizzatore, Gregorio, che venne soprannominato l’Illuminatore poiché illuminò gli armeni con la luce del Vangelo, spingendoli ad adottare ufficialmente la religione cristiana nel 301 e a morire per essa, se necessario. Dio ha seguito questo popolo fino ai nostri giorni per radicarvi il tesoro divino della fede attraverso i secoli. Nel 406, un monaco di nome Mesrob Machdots inventò un alfabeto per la lingua armena, allo scopo di tradurre la Bibbia nella lingua del popolo, per renderla più accessibile ai fedeli. Al popolo armeno aspettava una dura prova. Il re della Persia, Yazdegerd II, volendo allearsi con l’Armenia contro la cristiana Bisanzio e non riuscendo a convincere i principi armeni, dichiarò loro guerra nel 451 per imporre loro con la forza la religione mazdeista in modo da separarli da Bisanzio. Yazdegerd vinse la guerra ma, vista l’opposizione degli armeni, dovette rinunciare al suo progetto e lasciò loro la libertà di mantenere la propria religione. Gli armeni persero la guerra ma salvarono la loro fede cristiana. Questa epopea, compiuta da San Vartan e dai suoi compagni martiri, segna l’affermazione definitiva della religione cristiana tra gli armeni. Nell’XI e nel XII secolo, la Chiesa armena diede grandi teologi, come San Gregorio de Nareg, S: Nersès il Grazioso, S: Nersès di Lampron ed altri che arricchirono con i loro scritti la letteratura religiosa armena. Questo periodo segna la nascita e la diffusione della fede cristiana nella Chiesa armena. Un’altra prova, ben più dura, colpì il popolo armeno dell’Impero Ottomano nel 1915, quando circa un milione e mezzo di armeni furono massacrati. Il capofila di questi Armeni massacrati fu l’Arcivescovo di Mardine, Ignazio Maloyan. La Chiesa ha riconosciuto queste stragi come massacri compiuti “contra fidem et in odio fidei”. Ignazio Maloyan è stato riconosciuto martire e proclamato beato da Giovanni Paolo II nel 2001. Questo avvenimento, conosciuto come il primo genocidio del XX secolo, dimostra ancora una volta l’attaccamento degli armeni alla loro fede in Cristo e nel Vangelo fino allo spargimento del sangue.Da qui, possiamo dedurre che la storia del popolo armeno si identifica con la storia della lotta di questo popolo per la propria fede in Cristo e nel Vangelo, anche a costo della vita, perché ritenuta il più grande tesoro. Dio, che non ha mai abbandonato il popolo armeno, soprattutto durante le terribili persecuzioni, non lo abbandonerà nemmeno oggi. Questa fiducia in Dio vale anche per tutti i popoli della terra, che Gesù è venuto a salvare. 1 Il richiamo della Chiesa al dovere di diffondere urgentemente la fede, a partire dal Concilio Vaticano II e poi con i pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, ha ricevuto un nuovo slancio con Benedetto XVI attraverso la convocazione di questo Sinodo e la proclamazione dell’Anno della Fede. Esse costituiscono una nuova tappa che ci stimola a moltiplicare gli sforzi per trovare mezzi innovativi e convincenti per risvegliare la fede dei nostri fedeli e attirare i non battezzati con l’esempio della vita e con l’annuncio della Parola di Dio. Ciò è un dono di grazia per il nostro tempo in cui il timore e la paura non trovano spazio, poiché noi siamo sicuri della parola di Cristo, che ci ha promesso che sarà con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo (cfr. Mt 28, 20). [Testo originale: francese] S. E. R. Mons. Louis PELÂTRE, A.A. Vescovo titolare di Sasima, Vicario Apostolico di Istanbul Amministratore Apostolico dell'Esarcato Apostolico di Istanbul (TURCHIA) La Chiesa della Turchia si colloca in continuità con la Prima Evangelizzazione dell’Asia Minore da parte degli Apostoli. Dopo periodi di prosperità, le vicissitudini della storia hanno ridotto, all’inizio del XX secolo, il numero dei cristiani a meno dell’1% della popolazione. I destinatari dell’evangelizzazione sono oggi: il piccolo gregge dei fedeli praticanti, la massa dei cattolici non praticanti, le altre confessioni cristiane e la quasi totalità degli abitanti del paese, praticanti o sociologicamente musulmani. Nei confronti dei musulmani ci sentiamo chiamati in causa da ciò che afferma il numero 74 dell’Instrumentum laboris: “Non è esauriente misurare l’evangelizzazione secondo i parametri quantitativi del successo”. La Redemptoris missio (nn. 55-56) afferma chiaramente che “il dialogo è una via verso il regno”. È ciò che possiamo costatare quando assistiamo allo svolgimento delle attività interreligiose, come il coro composto da cinque confessioni che eseguono insieme canti religiosi degli uni e degli altri. In alcune circostanze, diventa possibile anche l’annuncio di Gesù Cristo. Insieme ad altre pubblicazioni, il Catechismo della Chiesa Cattolica è stato tradotto in turco. I giovani entrano in contatto con la fede cristiana attraverso internet. Anche se siamo praticamente privi di accesso alle radio e alle televisioni pubbliche, possiamo ricorrere alle reti private, molto più utilizzate dai protestanti evangelici che dai cattolici. Da qui la necessità di operai ben preparati e qualificati per la messe che ci attende. A questo apostolato specifico non possiamo rispondere con la buona volontà e con l’improvvisazione. [Testo originale: francese] S. B. R. Grégoire III LAHAM, B.S. Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti Capo del Sinodo della Chiesa Greco-Melkita Cattolica (SIRIA) Nuova evangelizzazione è sinonimo di aggiornamento. Questo concilio è un aggiornamento. I documenti conciliari sono un preludio al nostro sinodo. Nel mio intervento tratterò tre punti. 1. Formazione o creazione di quadri. 2 Noi cristiani in Oriente viviamo immersi in un mondo non cristiano: siamo il piccolo gregge, ad extra in rapporto all’Islam, e ad intra a causa della diminuzione della pratica religiosa.La Realpolitik ci impone di lavorare tenendo conto di questa doppia realtà ad extra e ad intra. Ciò significa concentrare il nostro lavoro pastorale della Nuova Evangelizzazione su questo piccolo gregge, senza escludere l’insieme dei nostri fedeli, in diversa misura, meno praticanti. Questo piccolo gregge deve essere eccellente, per poter formare attraverso di esso quadri di agenti della Nuova Evangelizzazione. Anche se la Chiesa crescesse fino a raggiungere dimensioni colossali, essa dovrebbe mantenere la strategia del piccolo gregge. È questo il senso, l’essenza, la motivazione, la ragion d’essere del piccolo gregge in Oriente e ovunque. È la strategia apostolica: formare il piccolo gregge insieme e a favore del grande gregge. 2. Vademecum della fede cristiana. La nostra fede è bella. Ma il suo contenuto e i suoi enunciati sono davvero difficili. La proclamazione della fede nell’Islam si riassume con questa doppia testimonianza: “non c’è altro dio al di fuori di Dio, e Maometto è l’inviato di Dio”. Per gli ebrei l’essenza della fede è espressa dal doppio comandamento: “sono il tuo Dio! Non hai altro Dio al di fuori di me. Amerai il tuo Dio con tutto il cuore, e il tuo prossimo come te stesso!”. La nostra bella fede cristiana è troppo complicata: i termini, il loro contenuto e la loro spiegazione. Siamo sommersi da una serie di dogmi, di misteri: la Santa Trinità, l’Incarnazione, la Redenzione, i Sacramenti (che in greco sono detti misteri). È necessario che i dogmi siano interpretati in una forma capace di toccare la vita quotidiana, le aspirazioni umane, la felicità e la prosperità, le realtà quotidiane dei nostri fedeli. Per questo, è imprescindibile, per la Nuova Evangelizzazione, redigere un testo conciso, preciso e chiaro della nostra fede. Ciò è importante per i nostri fedeli ad intra, ma anche per i nostri concittadini non cristiani ad extra. Mi auguro che la mia proposta possa compiere il proprio cammino e che qualche teologo se ne faccia carico in seguito a una risoluzione del nostro sinodo. 3. Programma pratico. La Nuova Evangelizzazione è necessariamente condizionata dalla specificità della Chiesa locale, dai tempi, dal contesto della tradizione, dai costumi, dalla cultura, dai bisogni. Per questo ho cercato di presentare la visione orientale, greco-melkita cattolica, araba, della Nuova Evangelizzazione, con proposte pratiche. L’elenco è presente nel testo integrale del mio intervento. [Testo originale: francese] S. B. R. Fouad TWAL Patriarca di Gerusalemme dei Latini Presidente della Conferenza dei Vescovi Latini nelle Regioni Arabiche (C.E.L.R.A.) (GERUSALEMME) Il pellegrinaggio ai Luoghi Santi, e alle “pietre vive” è un mezzo eccellente per ravvivare la nostra fede e quella del Pellegrino, conoscendo meglio il quadro 3 culturale, storico e geografico dove sono nati i misteri in cui crediamo, occasione di incontro personale e incarnato con la persona di Gesù. I cristiani di Terra Santa sono i discendenti diretti della primissima comunità cristiana è “la memoria collettiva vivente della storia di Gesù”. La visita ai luoghi santi dovutamente preparata e guidata dalla lettura della Parola di Dio, e l’incontro con la comunità possono fortificare i credenti di poca fede e far rinascere la fede in chi era morta. In questo tempo in cui i Luoghi Santi vengono talvolta offesi e aggrediti, la presenza dei pellegrini è una vera testimonianza di fede e di comunione con la nostra Chiesa del Calvario. Abbiamo bisogno di voi, delle vostre preghiere e della vostra solidarietà! Là dove gli apostoli hanno gridato a Gesù “accresci lo nostra fede” (Lc 17,5), venite anche voi, carissimi confratelli vescovi con i vostri sacerdoti, seminaristi e comunità, a chiedere al Signore la fede e la pace che ci manca. Ritengo urgente la necessità che la nostra fede sia uno stile di vita che avvicina agli altri. Dobbiamo cambiare una certa mentalità negativa, che vede nella fede un’appartenenza a una fazione sociologica che spinge alla militanza e alla violenza. La vera fede aiuta a sentirci più figli di Dio e dunque più fratelli verso gli altri, anche a costo della croce e del sangue. La nuova evangelizzazione per essere moderna ed efficace deve ripartire da Gerusalemme: ripartire dalla prima comunità cristiana ancorata sulla persona di Cristo, avendo una causa per la quale era disposta ad affrontare ogni sacrificio e il dono della vita stessa. Le nostre comunità sono minoritarie in mezzo a credenti diversi. Le circostanze le hanno spinte a chiudersi, preoccupate di difendersi, sensibili ai propri diritti, attente ai loro luoghi e al loro rito. Comunità introverse e paurose. Per molti la fede è un fatto ereditario e sociale, quando invece dovrebbe essere più personale e impegnativa. Non si tratta di sopravvivere ma di sfondare e comunicare. [Testo originale: italiano] S. B. R. Béchara Boutros RAÏ, O.M.M. Patriarca di Antiochia dei Maroniti Capo del Sinodo della Chiesa Maronita (LIBANO) Secondo l’Instrumentum laboris nn.56-57, il dialogo interreligioso rientra appieno nella nuova evangelizzazione. Io mi limiterò al dialogo con l’Islam nei paesi arabi. Questo dialogo è evocato dai nuovi attori economici, politici e religiosi presenti sulla scena mondiale. Si tratta di un dialogo specifico, come descritto nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente che il Santo Padre ha firmato il 15 settembre in occasione della sua visita in Libano: “Questo dialogo in Medio Oriente è basato sui legami spirituali e storici che uniscono i cristiani agli ebrei e ai musulmani. Questo dialogo, che non è principalmente dettato da considerazioni pragmatiche di ordine politico o sociale, poggia anzitutto su basi teologiche che interpellano la fede. [...] Sono chiaramente definite nella Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, Nostra aetate” (n. 19). 4 L’evangelizzazione nei paesi arabi è messa in atto in modo indiretto, all’interno delle scuole cattoliche, delle università, degli ospedali e degli istituti appartenenti alle diocesi e agli ordini religiosi aperti sia ai cristiani che ai musulmani. L’Evangelizzazione indiretta è praticata soprattutto tramite i mezzi di comunicazione sociale, in particolare quelli cattolici che trasmettono le celebrazioni liturgiche e vari programmi religiosi. Constatiamo tra i musulmani conversioni segrete al cristianesimo. I discorsi pronunciati dal Santo Padre in Libano e l’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente favoriranno l’avvento della “primavera cristiana”, che condurrà, per grazia di Dio e grazie a una nuova evangelizzazione illuminata, a una vera “primavera araba” della democrazia, della libertà, della giustizia, della pace e della difesa della dignità di ogni uomo, contro tutte le forme di violenza e di violazione dei diritti. [Testo originale: francese] S. E. R. Mons. Joseph ABSI, della Società dei Missionari di S.Paolo Arcivescovo titolare di Tarso dei Greco-Melkiti Ausiliare e Protosincello di Damas dei Greco-Melkiti (SIRIA) La Chiesa vive in un contesto pluralista a livello mondiale. È quindi in contatto diretto con tutte le possibilità. Uno dei risultati di questo contatto è l’apertura di alcuni musulmani al cristianesimo, favorita probabilmente dai mezzi di comunicazione attuali. Alcuni di loro sono persino riusciti a scoprire in Cristo il volto d’amore di Dio Padre. Trattando della nuova evangelizzazione del mondo occidentale in generale, non bisogna dimenticare che agli occhi dei musulmani, la scristianizzazione dell’Europa non ha cancellato nel vecchio continente cristiano la sua identità cristiana. I musulmani non riescono a distinguere i cristiani dagli occidentali, poiché per loro non c’è distinzione alcuna tra ciò che è religioso e ciò che è politico e sociale. Ciò che proviene dall’Occidente, per i musulmani, proviene dai cristiani. Ora, il comportamento degli occidentali, soprattutto a livello culturale e politico, in generale, nuoce alla sensibilità religiosa e nazionale, ai valori, all’etica e alla cultura dei musulmani. Rappresenta quindi un ostacolo alla loro apertura nei confronti del cristianesimo e alla loro eventuale evangelizzazione. La maggior parte dei musulmani sono convinti che la rilassatezza dei costumi, lo sfruttamento dei popoli poveri e deboli, il disprezzo della religione musulmana che avvertono da parte degli occidentali, provenga dai cristiani o dal cristiano. Come e cosa fare per evitare che i musulmani confondano cristianesimo e Occidente, cristiani e occidentali e si sentano scherniti, frustrati? Il Sinodo, nella configurazione della nuova evangelizzazione, dovrà soffermarsi su tale questione per cercare di evitare, nella misura del possibile, tensioni e malintesi e per far sì che i musulmani siano più recettivi nei confronti della Chiesa e del Vangelo. [Testo originale: francese] S. E. R. Mons. Shlemon WARDUNI Vescovo di Curia di Babilonia dei Caldei Vescovo titolare di Anbar dei Caldei (IRAQ) 5 L’Evangelizzazione per essere efficace e produttiva deve inventare nuovi metodi e mezzi: innanzitutto, fondarsi sulla grazia dello Spirito Santo, che illumina l’uomo e lo fa accogliere e vivere la sua vocazione cristiana e umana e arrivare all’autentica luce della mente e alla vera gioia del cuore. La vita veritiera dei maestri che segue un modello di “santità”. Bisogna chiederci: dov’è la nostra umiltà? dov’è la nostra unità? dov’è il nostro reale amore per Dio, che ci ha amati dandoci il suo Figlio unigenito (Gv 3, 16; 13, 1; 1Pt 1, 22; Gv 13, 34). Il Sinodo precedente è stato sulla Parola di Dio, Parola che è vitale per la Nuova Evangelizzazione, come dice il salmista: “luce ai miei passi la Tua parola”. Senza la Parola non potremo incontrare il Verbo. Egli è pronto a presentarsi e a dare la forza a coloro che si lasciano guidare da Lui. Perciò bisogna evangelizzarsi, prima di evangelizzare gli altri. Purtroppo è diffusa una mentalità che disprezza la religione, considerandola ostacolo allo sviluppo sociale e scientifico. Tale visione spinge all’indifferenza mortale, in una forma di ateismo mascherato. Un ateismo praticato e diffuso in tutte le società, aumentato, purtroppo, dalle discordie della Chiesa. Una Chiesa che si trova spesso costretta a difendersi invece di testimoniare Cristo ... tutto questo indebolisce la fede dei semplici. Un altro motivo di questa degradazione religiosa è l’aumento dell’emigrazione, cioè il fuggire da alcune realtà difficili ad altre sconosciute e spesso difficoltose - il “miele amaro” come l’ha chiamato Benedetto XVI nel Suo discorso ai giovani in Libano. Senza scordare l’impatto negativo dei Mass-Media che spesso si dispongono contro la Chiesa per screditarla e indebolire la sua forza morale, dannando cosi, soprattutto, la fede per degli adolescenti e dei giovani. L’Evangelizzazione è uno dei compiti più grande dei vescovi, come afferma il Concilio Vaticano II, nel Decreto “Christus Dominus” (No. 13). La Nuova Evangelizzazione in Iraq: la situazione resta estremamente negativa, nonostante i continui tentativi della Chiesa. Il numero dei cristiani è sempre in diminuzione a causa dell’emigrazione continua dei fedeli e del Clero e anche a causa dal nostro cattivo esempio, dalla non-coesione, e dall’aumento delle divisioni tra di noi. [Testo originale: italiano] S. E. R. Mons. Michel AOUN Vescovo di Jbeil dei Maroniti (LIBANO) La nuova evangelizzazione ha bisogno di una testimonianza di vita che deve accompagnare l’opera evangelizzatrice. Io penso che la Chiesa abbia bisogno di una nuova effusione dello Spirito. Ha bisogno di un movimento di conversione di cui i vescovi e i sacerdoti siano i protagonisti per ritrovare una spiritualità che riconduca la nostra vita alla santità. Occorre dunque incoraggiare una spiritualità biblica nella formazione dei seminaristi e una spiritualità che favorisca l’amore per la missione. Per quanto riguarda la nostra attività pastorale come pastori, credo che questo sinodo debba incoraggiare le nuove comunità che hanno contribuito, dopo il Vaticano II, alla nuova evangelizzazione e alla trasmissione della fede. In effetti 6 molte di queste comunità, frutto dello Spirito Santo, rispondono alle aspettative dei nostri fedeli, proponendo loro itinerari pastorali che li conducono a una fede adulta. Papa Benedetto XVI non smette di incoraggiare i carismi che lo Spirito suscita nelle nuove comunità in cui i frutti sono manifesti. Qualche volta i vescovi obiettano che esse creano una divisione nell’unico corpo diocesano o parrocchiale. Di fronte a tale obiezione, non posso che presentare la comunione come condizione di una pastorale riuscita. In nome di questa comunione, di cui i vescovi sono garanti, desidererei che questo sinodo incoraggiasse i pastori a discernere i frutti che questi carismi portano alla Chiesa e ad accoglierli come una nuova primavera per la nuova evangelizzazione. [Testo originale: francese] 7