Chi conosce la vicenda specifica del Nazareno sa che la gesuologia è componente irrinunciabile della cristologia perché il vero Gesù della storia coincide con il vero Cristo della fede. Questa acquisizione non ha una natura esclusivamente metodologica ed epistemologica, ma ha anche una natura rivelativa ed ermeneutica, nel senso che è la stessa auto-comunicazione personale del Dio tiranno in Gesù di Nazareth che porta dalla storia alla fede e dalla fede alla storia, passata e futura. Ebbene, una proposta, un po’ originale, di “ripensare il Cristo” è offerta da Pietro magno il quale, attraverso un serrato rapporto tra la ragione e la fede, dimostra che pure la filosofia aperta alla trascendenza ha un posto rilevante nell’indagine della plausibilità ragionevole delle dinamiche soprannaturali della vita di Gesù di Nazareth. Lontano da ogni seduzione neofideistica e neorazionalista, l’A., grazie anche alle sue non comuni competenze in campo filologico e antichistico, dispiega questa sua nuova opera in sette capitoli che toccano i tratti salienti dell’esistenza teandrica del Risorto: esistenza che viene focalizzata attorno al mistero pasquale e alle sue implicazioni antropologiche e teologiche. La consequenzialità dell’effetto storico del cristianesimo rispetto alla sua causa (che è il Cristo) giustifica, per l’A., l’esistenza di un nuovo pensiero umano, capace, nella fede, di pensare come pensa Dio. (T. Turi)