Comunicazione del CIMeC
COMUNICATO STAMPA
Dagli Amici di Simone un contributo economico alla ricerca del
CIMeC
Al via un progetto in collaborazione con l’APSS per lo studio dei pazienti in
stato vegetativo e di minima coscienza
ROVERETO – Finiscono alla ribalta della cronaca se improvvisamente si risvegliano o se i loro cari intraprendono delle battaglie per i diritti. Quando l’attenzione mediatica si spegne, tuttavia, i pazienti in stato vegetativo e in stato di minima coscienza continuano a porre delle domande per le quali la scienza ancora non ha risposte chiare. Si tratta delle questioni legate all’attribuzione di coscienza, fenomeno squisitamente soggettivo e privato ma ormai oggetto di indagine scientifica. Come riconoscere la coscienza in assenza di comportamento? Importanti lesioni al cervello possono immobilizzare l’individuo in uno stato di abolizione della coscienza, di mancata risposta agli stimoli esterni e di marcata alterazione delle funzioni vegetative, il coma. Tale condizione, che nella maggior parte dei casi è tuttavia temporanea e raramente dura per più di qualche settimana, può evolvere verso il totale o parziale recupero della coscienza, verso lo Stato Vegetativo permanente o verso il decesso. Rispetto al coma, il paziente in stato vegetativo apre gli occhi e torna ad avere cicli sonno/veglia pressoché normali, ma non mostra alcuna consapevolezza di sé e del mondo circostante, né produce movimenti volontari e finalizzati. Una condizione leggermente meno grave è lo Stato di Minima Coscienza, dove il paziente mostra sporadicamente leggeri segni di coscienza, esegue movimenti riproducibili e mantenuti sufficientemente a lungo da essere distinti da reazioni riflesse. In entrambi i casi, tuttavia, individuare se, quanto e quando il paziente sia cosciente è molto difficile. I tassi di errore diagnostico sono ancora molto elevati e questo comporta spesso problemi di natura terapeutica e riabilitativa, oltre a sollevare importanti questioni etiche. La ricerca nelle neuroscienze ci dice però che alcune abilità cognitive del cervello, come l’apprendimento, la memoria e la presa di decisioni, possono in alcuni casi avvenire anche in assenza di coscienza, o che spesso si svolgono in un prima fase in modo non cosciente. Diventa quindi importante capire se nella mente di questi pazienti siano in grado di operare dei processi cognitivi anche in presenza di severe alterazioni dello stato di coscienza. Studiare i processi cognitivi residui in questi pazienti è l’obiettivo di un progetto dal titolo “Studio dei processi di apprendimento nei pazienti in Stato Vegetativo e di Minima Coscienza” che verrà condotto da ricercatori del Centro Interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento, con il supporto dell’Associazione Onlus “Amici di Simone”, di cui è presidente Gloria Valenti e di cui il dottor Sandro Feller è consulente scientifico, e in collaborazione con la dottoressa Nunzia Mazzini, direttrice del reparto di Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Ospedale Villa Rosa di Pergine. «Due aspetti rendono particolarmente difficile lo studio delle funzioni cognitive in questo tipo di pazienti», spiega il professor Massimo Turatto, direttore vicario del CIMeC e Per maggiori informazioni, contattare: Nicla Panciera
CIMeC – Corso Bettini 31 – 38068 Rovereto
[email protected] 346 4737933
responsabile del progetto. «Da un lato, il fatto che ad oggi non esiste né una chiara definizione della coscienza, che resta uno stato mentale ed una esperienza essenzialmente soggettiva e privata, né un chiaro segnale di attività cerebrale che sia inequivocabilmente indice di coscienza. Dall’altro, l’assenza di responsività e l’incapacità di comunicare da parte di questi pazienti rende estremamente arduo sapere non solo se il paziente sia cosciente di qualcosa, ma anche se siano presenti processi cognitivi per quanto limitati, oppure se il suo cervello sia così compromesso da assicurare solo le funzioni vegetative». Per lo svolgimento del progetto, giunto ormai alle fasi finali dell’approvazione da parte del Comitato Etico dell’Azienda Sanitaria, l’associazione roveretana “Amici di Simone” ha stanziato 25mila euro. «Il supporto che l’associazione dà alla ricerca, sostenendo questo progetto del Centro Interdipartimentale Mente/Cervello, è la naturale prosecuzione della sua originaria missione di generosità e solidarietà verso tutti i pazienti con disturbi di coscienza», dice il neurologo Sandro Feller, già primario della divisione di rieducazione neuromotoria dell’Ospedale di Garbagnate, un centro per gli esiti di coma. «Il numero di pazienti è in aumento anche a causa dell’invecchiamento della popolazione e degli avanzamenti nella medicina d’urgenza e di primo soccorso, così come lo è il carico emotivo, assistenziale ed economico di chi si prende cura di loro. Quanto alle ricadute cliniche dello studio, è sicuramente prematuro parlarne». Per il Direttore del CIMeC Giorgio Vallortigara, «è di grande valore civico che associazioni come "Gli Amici di Simone" decidano di finanziare un progetto scientifico nell'ambito delle neuroscienze, in particolare in questo momento di difficoltà economica che si riflette sui fondi pubblici a disposizione per la ricerca di base». IL PROGETTO. Per individuare la presenza di attività cognitive, seppur residue, in questi pazienti, lo studio si avvarrà del fenomeno del Condizionamento Classico, una forma semplice ma fondamentale di apprendimento che l’essere umano condivide con altre specie. In sostanza, si tratta di sfruttare una risposta automatica che il cervello fornisce ad alcuni stimoli, detti stimoli incondizionati. Per fare un esempio, un semplice soffio d’aria nell’occhio (lo stimolo incondizionato) porta all’automatica chiusura delle palpebre (la risposta incondizionata o riflesso incondizionato). Se prima del soffio d’aria viene consistentemente presentato un suono, il cervello impara questa relazione e anticipa la chiusura delle palpebre alla presentazione del suono. Questa semplice forma di apprendimento richiede comunque la capacità di “capire” che esiste una relazione predittiva tra due eventi, di fare cioè una sorta di inferenza, anche se non necessariamente in modo cosciente. Lo studio combinerà questo paradigma di base, utilizzando però stimoli olfattivi e misurando la risposta respiratoria (che è preservata in questi pazienti), con la registrazione dell’attività elettro-­‐encefalografica in presenza di particolari sequenze di stimoli acustici. Tramite l’analisi delle variazioni del respiro e dell’attività elettrica del cervello indotte dagli stimoli che saranno presentati ai pazienti, si cercherà di rilevare la presenza di capacità mentali nello Stato Vegetativo e di Minima Coscienza. Questo permetterà di capire meglio quali processi possono avvenire anche in situazioni di danno alla funzione cosciente e di definire in modo più preciso lo stato mentale di questi pazienti. Lo studio non avrà valore diagnostico o prognostico, ma meramente conoscitivo. Per maggiori informazioni, contattare: Nicla Panciera
CIMeC – Corso Bettini 31 – 38068 Rovereto
[email protected] 346 4737933