www.parrocchiaolgiate.org Vita Olgiatese Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 68° - N. 18 - 25 Novembre 2012 - € 1,00 UN ANNO CHE FINISCE Oggi è la domenica di Cristo Re. Si conclude l’anno liturgico e anche l’anno pastorale 20112012. Un anno ricco di avvenimenti e di lavoro per la nostra parrocchia. Ci sono stati cambi di preti: don Omar Corvi è diventato parroco di Grandate ed è arrivato come collaboratore don Marco Nogara; don Silvio Bellinello, nominato parroco, si sta trasferendo a Caravate ed è arrivato, anche lui come collaboratore, don Eugenio Bompani. Abbiamo amministrato 71 Battesimi e 103 Cresime; abbiamo ammesso alla Comunione 98 ragazzi e abbiamo celebrato 22 Matrimoni; i funerali sono stati 86. Siamo diventati la parrocchia centrale del Vicariato Foraneo e il “Piccolo Sinodo” vicariale conclusivo della Visita Pastorale è stato celebrato nel nostro teatro. Per la prima volta abbiamo avuto tra noi, nella casa di S. Gerardo, il “Seminario minore residenziale”; e, sempre per la prima volta, abbiamo acquisito a Gualdera di Campodolcino una casa di montagna tutta nostra, utilizzata egregiamente nei mesi estivi. Nell’ambito della catechesi - oltre alla solita miriade di incontri per ragazzi, adolescenti, giovani e adulti (per questi ultimi si è letto e approfondito il libro degli Atti degli Apostoli) - è partito, con il primo anno, il nuovo progetto diocesano di catechesi dell’Iniziazione Cristiana ed è continuato il “Percorso annuale in preparazione al Matrimonio Cristiano” con la presenza di 23 coppie di fidanzati. Abbiamo avuto tra di noi per una settimana l’urna di S. Luigi Guanella: l’avvenimento ha attirato molte persone anche dalle parrocchie vicine. È stato l’anno dedicato alla Parola di Dio e molte iniziative sono state caratterizzate proprio da questa attenzione particolare. Sono stati pubblicati 20 numeri di Vita Olgiatese, 6 numeri del giornalino dell’Oratorio “Il grillo parlante”, più di 40 fogli settimanali degli avvisi e una infinità di notizie sul sito parrocchiale. E poi iniziative di tutti i tipi: organizzate dalla parrocchia, dall’Oratorio, dai vari gruppi parrocchiali… Per finire questo lungo elenco: sono state celebrate circa 1700 Messe, 500 delle quali festive e le altre feriali (queste ultime, da qualche settimana nella nuova cappella “S. Luigi Guanella”). Il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è riunito 10 volte: da lì sono passate tutte le decisioni, le programmazioni e le verifiche. Che dire? + Una mole enorme di lavoro e di impegno da parte di tante persone. Guardando il tutto con gli occhi della fede, possiamo concludere che lo Spirito ha lavorato anche per mezzo nostro e in vari modi qui a Olgiate: un altro anno di crescita del Regno di Dio. Non siamo in grado di quantificare questa crescita, ma siamo sicuri che, al di là della riuscita o meno delle iniziative, qualche nuovo raggio di Vangelo è passato. E questo ci conforta. + Una dimostrazione di corresponsabilità e, quindi, di una comunità cristiana viva. Proprio cinquant’anni fa il Concilio Vaticano II indicava nella corresponsabilità lo stile tipico della Chiesa. Certo, è essenziale e insostituibile il ruolo del prete, ma la comunità non è il prete. Ogni gruppo e ogni cristiano deve assumersi con coraggio la sua parte di responsabilità, deve dare il suo apporto prezioso per il bene di tutti. E questo un po’ è stato fatto. L’impegno in questa direzione, comunque, deve continuare. Ci aspetta un anno senza un prete che si interessa s p e c i f i c a m e n t e dell’Oratorio: può essere un anno a rischio per tante attività; ma può essere anche un anno prezioso e una vera benedizione se questa situazione aiuta tutti a essere più responsabili e a sentire l’Oratorio come casa propria. Mi auguro che le cose vadano proprio in questa direzione e che questo sogno si possa realizzare. + Ci aspetta il nuovo anno liturgico e pastorale. Oltre a rinnovare la fede alla luce dei testi del Concilio, il Vescovo ci ha chiesto anche di impostarlo attorno al mistero dell’Eucaristia. Avremo occasione ancora di celebrare più o meno 1700 Messe: una enormità! L’augurio è che una così grande ricchezza di celebrazioni possa generare una vita sempre più eucaristica e che la nostra comunità si conformi sempre più a quello che celebra. don Marco ANNO PASTORALE 2012-2013 Anno dell’Eucaristia; anno della Fede 1. La porta dell’autenticità Ritengo utile tenere aperta, in casa nostra, la porta dell’autenticità e coltivare il desiderio di comprendere perché partecipiamo all’Eucaristia e che cosa ne ricaviamo. Mentre ci interroghiamo davanti all’Eucaristia, è come se l’Eucaristia stessa ci interrogasse, come singoli e come comunità, sulla comprensione e sull’accoglienza di questo dono di amore. Sappiamo vivere autenticamente il mistero a noi rivelato e offerto? Sappiamo introdurre ad esso i bambini delle nostre comunità, attraverso un’autentica “Iniziazione cristiana”? Sappiamo offrirlo alle nuove generazioni come sicura via del loro futuro, come pane del cammino, come chiamata all’amore inteso quale dono di sé nella comunione con la vita di Cristo Signore che ha dato se stesso per noi? Il giorno del Signore, Pasqua settimanale, dilata e concretizza il dono eucaristico in esperienze e gesti di comunione, di fraternità e di testimonianza della carità? Nel piano pastorale dello scorso anno scrivevo: «È proprio dall’Eucaristia, dono del corpo di Gesù crocifisso e risorto, che possiamo trarre la luce per una intelligenza vera delle Sacre Scritture: la Parola di Dio si fa carne sacramentale nell’evento eucaristico».. L’Eucaristia, che Cristo ci ha lasciato perché facciamo “questo” in memoria di Lui, è l’atto con cui egli ha portato a compimento la missione affidatagli dal Padre, consegnando la sua vita per amore dei peccatori, in totale fiducia nella volontà del Padre, realizzando così, in modo compiuto, la glorificazione del Suo nome. Nell’Eucaristia si rivela il disegno di amore che guida tutta la storia della salvezza (cfr. Ef 1,10; 3,8-11). In essa il Deus Trinitas, che in se stesso è amore (cfr. 1 Gv 4,7-8), si coinvolge pienamente nella nostra condizione umana. Nel pane e nel vino, sotto le cui apparenze Cristo si dona a noi nella cena pasquale (cfr. Lc 22,14-20; 1 Cor 11,23-26), è l’intera vita divina che ci raggiunge e si unisce a noi nella forma del Sacramento. Dio è comunione perfetta di amore tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Già nella creazione l’uomo è chiamato a condividere in qualche misura il soffio vitale di Dio (cfr. Gn 2,7). Ma è in Cristo morto e risorto e nell’effusione dello Spirito Santo, dato senza misura (cfr. Gv 3,34), che siamo resi partecipi dell’intimità divina 2. L’Anno della Fede Con la lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre 2011, Papa Benedetto XVI invita tutta la Chiesa a vivere l’Anno della Fede, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. L’Anno della Fede inizierà l’11 ottobre 2012, per terminare il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo. Come Diocesi, vivremo l’Anno della Fede rimettendoci in cammino sulle strade indicate dal Concilio Vaticano II, che volle «illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa». I documenti del Concilio saranno il punto di riferimento per la formazione permanente del clero e dei laici. (…) In riferimento al dono della fede, e al suo annuncio ai fratelli, sento di dover richiamare la Chiesa a me affidata ad una maggiore e più lieta passione per il Vangelo e per Gesù, «Colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,2). Anche nella nostra terra, dove il cristianesimo è germogliato oltre diciassette secoli fa con il martirio dei protomartiri Carpoforo e compagni, «è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede. La fede cresce quando viene comunicata» Ci si dedichi con slancio a iniziative di “primo annuncio”, da realizzarsi in modo capillare e metodico, manifestando il profilo di una Chiesa amorevole che “va in cerca” con lo stile e sull’esempio del buon Pastore, pronta a gioire anche per una sola persona che si converte, e disponibile ad accompagnarla nel cammino della fede, verso il Battesimo o il completamento dell’Iniziazione cristiana. (…) Sento di poter chiedere ad ogni cristiano la confidenza con i Documenti del Concilio Vaticano II, a partire dalle quattro Costituzioni, perché con la sua luce il Santo Sinodo illumini ancora le menti e riscaldi i cuori. Questo potrà avvenire attraverso varie forme, dalla lettura personale alla catechesi, alle conferenze, puntando sempre l’obiettivo sui contenuti fondamentali della fede: l’annuncio del Cristo risorto; la Parola di Dio e la sua crescita in noi; la Chiesa Sacramento di salvezza; la missione di evangelizzare il mondo. La beatificazione di Nicolò Rusca sarà da intendere soprattutto come testimonianza di fede a prezzo della vita, e come appello a nuove forme di dialogo e di reciproco rispetto tra chiese cristiane sorelle. L’Anno della Fede, dunque, con tutte queste caratteristiche, è un invito a credere camminando, come Abramo, come Mosè, come gli apostoli, come i discepoli di Emmaus: tutti nostri compagni di viaggio nel cammino della fede, prima che nell’impegno pastorale. (dal Piano Pastorale 2013 “Il maestro è qui e spezza il pane con noi” del nostro vescovo Diego Coletti) Saluto e accoglienza di don Eugenio Saluto di don Silvio Ingresso di don Silvio a Caravate a pag. 4 25 Novembre 2012 2 PER UN DIBATTITO… Caro don Marco, quello che hai scritto riguardo al dubbio sul penultimo numero di V.O. come speculazione filosofica…mi fa venire un dubbio: è giusto o è sbagliato? Come forma di pensiero, è vero, il dubbio impregna la nostra vita, ci fa continuamente interrogare se i nostri pensieri, le nostre azioni sono conformi…a che? alla retta coscienza? al comune sentire? a modelli “fai da te”? a esempi di sicura e buona convivenza? Domande su domande, ma prima o poi a un punto di arrivo bisogna pur giungere. Non si può fondare a modello di vita il dubbio. S. Agostino rileva le contraddizioni del dubbio: dubito del dubbio? Passiamo dal “cogito ergo sum” al “dubito ergo sum” ? A maggior ragione nel campo della Fede. L’esercizio del dubbio porta all’ambiguità, là dove un credente, un fedele ha bisogno di essere confermato nella Fede. Esaltare il dubbio come esercizio dello spirito, destruttura la fede, il cui esito, disumano, è quello in cui non esistono più certezze e punti di riferimento. Già sorgono dubbi più o meno volontari riguardo alla verità proposta dalla Fede. Ma questa poggia sulla veracità di Dio, non sull’evidenza della ragione, perciò il credente ha il dovere di rigettare il dubbio. Le opere di misericordia spirituale, se ancora si imparano, mettono al primo posto: consigliare i dubbiosi. Uno pieno di dubbi era l’apostolo Pietro, ma nel suo smarrimento ci conferma: “da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. Può capitare la tempesta del dubbio, ma ti stringi alle sue parole perché non sai dove altro sbattere. Una speranza è meglio che nessuna! Posso anche abbandonare Dio, ma Lui non abbandona me. Quel Dio vero e reale che nella tragedia, quando questa sembra che mi inghiottisca, non rifiuta la croce, ma la abbraccia. Con stima. Franco Ghielmetti Caro Franco, “uso” la tua lettera per introdurre un eventuale dibattito. Per arricchirlo ulteriormente, riporto una paginetta del grande teologo p. Henri De Lubac, tolta da “Sulle vie di Dio”, in cui mi riconosco completamente. È proprio dell’arte foggiare gli dèi. È proprio anche del pensiero, è proprio di tutta l’attività umana superiore, che è attività di “poeta”. Ma al “poeta” che fabbrica gli dèi, s’oppone il “profeta”, che riceve rivelazioni da Dio. Allo scultore di idoli, che dà una figura agli dèi, s’oppone l’iconoclasta, che rifiuta di lasciar rinchiudere Dio in una forma. All’intellettuale, che organizza i suoi pensieri in un corpo, s’oppone il mistico che li respinge via via che essi han preso corpo o a cui piuttosto quelli vengono successivamente tolti. Tale opposizione tra gli uomini non è forse uno degli aspetti fondamentali, fino ai nostri tempi moderni, della lotta tra ellenismo e giudaismo? Ma anche opposizione intima nell’uomo, opposizione insormontabile, interminabile. Un affrontarsi tragico, ma fecondo. (…) Così la guerra tra loro (“poeta” e “profeta”) non può comportare né vincitore né vinto: deve cambiarsi in armonia. La lotta deve diventare un ritmo, a immagine del ritmo che fu scandito per la prima volta con l’incarnazione, la morte e la risurrezione del Salvatore”. Devo essere sincero: tra queste due polarità in me prevale un po’ di più la seconda. don Marco Vita Olgiatese VERSO IL NUOVO CONSIGLIO PASTORALE (2) Il Consiglio Pastorale Parrocchiale a Olgiate: un po’ di storia La seduta inaugurale del primo Consiglio Pastorale della nostra parrocchia porta la data del 4 dicembre 1969. Obbedendo alle indicazioni del Concilio Vaticano II, l’aveva formato il parroco don Anacleto Brachetti chiamando a parteciparvi circa 60 consiglieri. Li aveva scelti lui personalmente, pur sapendo che in futuro si sarebbe dovuti andare verso una forma di rappresentanza elettiva. Ne è pienamente consapevole e lo scrive anche su Vita Olgiatese (7 dicembre 1969): “Il Consiglio Parrocchiale ideale avrebbe dovuto essere espresso, per la massima parte, dagli stessi parrocchiani, attraverso una consultazione democratica: ma a questo, per ora, le nostre popolazioni non sono ancora preparate. Si deve ancora sensibilizzare la comunità parrocchiale a questo scopo”. Già quel primo Consiglio è organizzato in Commissioni. Sono otto: uomini, giovani, immigrati, stampa, carità, liturgia, catechesi e oratorio. Il verbale della seduta inaugurale si chiude con queste parole: “Fra la cordialità generale, la bella e proficua riunione veniva chiusa alle 22,30”. Due anni dopo, il 24 ottoVita bre 1971, su Olgiateseesce un articolo di fondo dal titolo: “Costituzione del Consiglio Pastorale secondo le direttive diocesane”. Dopo aver ricordato lo “Spirito del Concilio Vaticano II” e, soprattutto, la “nuova direttiva diocesana”, si danno disposizioni precise per l’elezione dei componenti del Consiglio Pastorale. Sono istituiti tre seggi, uno nel salone parrocchiale, uno presso la sacrestia di S. Gerardo e uno presso la sacrestia di Somaino. Le schede sono distribuite domenica 7 novembre e la votazione avviene a fine mese, la domenica 28 novembre. Il nuovo organismo risulta formato da 16 consiglieri eletti e da 15 scelti dal parroco, oltre, ovviamente, ai membri di diritto. Le riunioni si susseguono con una certa regolarità per 3 o 4 volte l’anno, con i verbali diligentemente pubblicati su Vita Olgiatese. Leggendoli, salta subito all’occhio un fatto: il notevole numero di assenze di molti consiglieri. Si vede che, dopo l’entusiasmo iniziale, cominciavano a serpeggiare delusione e mancanza di motivazioni. Sta di fatto che anche il parroco don Brachetti ne prende atto e nella riunione del 30 gennaio 1975 si provvede a un “rimpasto”. Si considerano “dimissionari” 10 consiglieri “in quanto sistematicamente assenti dalle riunioni” e si sostituiscono con altri 10, scelti tra le persone “già operanti nei vari campi dell’apostolato”. Ci si stava accorgendo, in pratica, che per un buon Consiglio Pastorale Parrocchiale non basta l’elezione, ma ci vogliono profonde motivazioni di fede e vera passione pastorale. A fine giugno 1976 don Brachetti lascia la parrocchia; gli subentra, il 2 ottobre, don Lorenzo Calori. Fin da subito il nuovo parroco si rivela molto attento al Consiglio Pastorale Parrocchiale: lo riunisce mensilmente e sul numero di Vita Olgiatese del 19 dicembre, in un articolo di fondo, ne ripropone l’importanza e la centralità nella vita della parrocchia. Nel 1978 don Calori forma il suo primo Consiglio Pastorale. Con un lungo articolo, pubblicato su Vita Olgiatese il 26 febbraio, richiama i valori fondamentali che stanno alla base degli organismi di partecipazione e stabilisce (dopo aver sentito il Consiglio Pastorale uscente) le regole per il rinnovo. Il nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale sarà composto da 30 membri, oltre ai sacerdoti della parrocchia: 20 eletti da tutta la popolazione e 10 designati dai gruppi parrocchiali. Ci sarà una prima tornata elettorale dove ciascuno potrà proporre un massimo di 20 nomi; da questi verranno selezionati i primi 50; con una seconda tornata elettorale si sceglieranno i 20 consiglieri. Le elezioni si tengono la domenica 16 aprile e 7 maggio e sul numero di Vita Olgiatese del 28 maggio vengono pubblicati i 20 eletti e i 10 nominati dai gruppi parrocchiali. Il nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale si riunisce subito dopo, il 30 maggio. Da allora si sono susseguiti vari Consigli Pastorali Parrocchiali, eletti più o meno con le stesse modalità e con una cadenza regolare di circa 5/6 anni: 1984, 1989, 1995, 2001 e 2007. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale eletto nel 2007 è quello attualmente in carica e che andrà rinnovato nei primi mesi del 2013. (* Le notizie sono state tutte desunte dalle annate di Vita Olgiatese) Percorso fidanzati: si comincia A volte accade di sentirsi disarmati di fronte alle difficoltà e alle incognite che una nuova avventura può offrire. Ma il bello sta proprio qui, perché il rischio nel prendere il largo ci permette di scoprire a poco a poco quanto nelle relazioni ci sia la fame del buono e del vero. Il percorso fidanzati, che inizia con l’imminente avvio del nuovo anno liturgico, prima di Avvento, non sarà diverso dagli altri, ma la novità siamo noi, persone che incontrano altre persone, desiderosi di stupirci ancora una volta che una storia d’amore vale la pena di essere raccontata nella sua trama appassionante. Ci vengono in aiuto, quest’anno, gli “Orientamenti Pastorali della CEI sulla preparazione al matrimonio” , presentati ad Assisi venerdì 9 novembre u.s. Orientamenti che si rivolgono a tutti, ai giovani in particolare, ragazzi disorientati e frettolosi, ai quali la parola fidanzamento suona ormai estranea nel linguaggio e nella vita. Vediamone i punti cardine. dice: vista la realtà che viviamo è impossibile. Ma proprio per questo si deve. Apprendere l’amore coniugale è una palestra quotidiana dove si sperimenta a riconoscere le difficoltà e ad affrontarle, a superare gli imprevisti ritenuti impossibili. Se no, non è amore, ma emozione, infatuazione, avventura, forme di complicità. Esperienze che si consumano in fretta, che non danno tempo al tempo. Finché dura, poi si vedrà. E poi non si vede un bel niente. E ancora imparare che amare non solo è bello, ma anche vivere per il bene dell’altro. Educare all’amore Imparare ad amare fin dall’adolescenza. Arte questa che richiede pazienza e sacrificio. Assaporare l’attesa nell’età dell’impazienza è ancora possibile? Le parole pudore e castità hanno ancora un posto oggi? Si Convivenza Quello che si dice: non bruciare le tappe. Quando la paura prende il sopravvento sul desiderio si rischia di accelerare in corsa finendo per consumare risorse, quindi l’amore. Di fronte alle numerose coppie che chiedono il matrimonio cristiano dopo un’esperienza di convivenza, “la Chiesa, insistono gli Orientamenti pastorali della CEI, non vuole rassegnarsi a un generale senso di impotenza, ma chiede alle comunità locali di sviluppare una prudente attenzione pastorale per far fronte a queste paralisi del desiderio”. “Difficilmente si va a con- Chiesa gremita per il concerto di S. Cecilia tenutosi in chiesa parrocchiale la sera di sabato 17 novembre. Una forma inedita del tradizionale concerto di fine novembre: ha visto insieme il Corpo Musicale Olgiatese e la Corale parrocchiale; ha visto la partecipazione alla Corale parrocchiale di cantori provenienti da altri cori delle varie chiese della parrocchia e anche di parecchie altre persone di buona volontà, fino a raggiungere il numero di 95 coristi; ha visto, infine, una “mini risurrezione” del nostro antico organo “Carnisi”, per il restauro del quale sono stati raccolti, quella sera, circa 1.400,00 euro. Proprio quest’ultimo aspetto ha attirato maggior- mente l’attenzione dei presenti. Don Marco ha ricostruito la storia dello strumento, costruito nel 1846 dall’organaro luinese Francesco Carnisi, presentando anche alcuni cenni di vita di quest’ultimo e qualche nota tecnica sulla sua opera olgiatese. Il momento più commovente, che ha fatto venire un “groppo in gola” a più d’uno, è stato quando il nostro organista Antonio ha eseguito un pezzo per solo organo. Lo strumento ha risposto come poteva, con spifferi d’aria, rumori sospetti e qualche nota mancante…; ma si è fatto anche apprezzare per la bellissima sonorità. Era muto da circa quarant’anni. Si tratta ora di fare un po’ di sforzo, di raccoglie- vivere avendo un progetto. A volte è una decisione presa perché intimoriti dalle difficoltà, in altri casi è un’abitudine acquisita nel frequentarsi”. Come ha ricordato il Papa, parlando ai fidanzati, la convivenza non è una garanzia per il futuro. L’amore, continua Benedetto, ha bisogno di rispettare i tempi e la gradualità delle espressioni”. Percorso di Fede Vangelo: una via bella nella quale vivere un’esistenza piena e realizzata. Nella riscoperta della Fede, e poi Fede vissuta, i fidanzati potranno trovare i giusti anticorpi per vivere un amore vero, appagante e per sempre”. Impresa grandiosa l’amore, impresa faticosa, ma che guarda al futuro, abile nel trasmettersi l’un l’altro una fiducia, capace di diventare fedeltà, alleanza, dono di sé. “L’educare all’amore coniugale necessita di un lungo percorso di crescita, nel quale l’uomo e la donna si affidano l’un l’altro per maturare la scelta di sposarsi. Al fondo di tutto c’è l’annuncio del Vangelo del matrimonio che è e resta un Occorre quindi ridare significato ad alcune parole strategiche come amore, dedizione, mettersi insieme, scegliersi, andare incontro all’altro. Parole che possono ancora affascinare e coinvolgere. Le coppie guida con don Marco re ancora un po’ di fondi e di ridargli piena vitalità. Se la merita. Un sentito ringraziamento a tutto il Corpo Musicale con il direttore Piazzoli, ai coristi con il direttore Colombo e a tutti coloro che hanno partecipato e hanno dato un contributo per l’ormai prossimo restauro del prezioso strumento. CONCERTO DI SANTA CECILIA 25 Novembre 2012 3 Le parole del concilio: Vita Olgiatese POST-CRESIMA A SOMAINO La Chiesa interpreta i “segni dei tempi”: il Concilio Ecumenico Vaticano II anno liturgico Il Concilio: da Giovanni a Paolo I ritmi del tempo della vita dell’uomo sono scanditi da una serie di inizi e di fine: ai primi di settembre i bambini e i ragazzi si preparano ad avviare l’anno scolastico, mentre verso maggio fremono per l’imminente chiusura estiva delle scuole. Analogamente i più grandi: a fine agosto si chiude il capitolo ferie per riaprire quello più avvincente dell’ordinario. L’anno lavorativo, l’anno scolastico – e aggiungiamo giustamente anche l’anno sociale del gruppo/associazione a cui apparteniamo – si intrecciano con il susseguirsi delle pagine delle nostre agende e dei calendari affissi sui muri delle nostre case. I Padri conciliari, con la costituzione Sacrosantum Concilium (SC), hanno offerto alcuni criteri per capire il senso e gustare l’Anno liturgico, ovvero quell’arco di tempo che va dall’Avvento sino alla Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’universo. Anzitutto una nota che ci aiuta a comprendere le ragioni per cui oggi molte iniziative (tra cui la catechesi) vengono ripensate a partire dall’anno liturgico, e non più a partire dai ritmi della vita dell’uomo. I Padri affermano infatti che «la Santa Madre Chiesa considera suo dovere celebrare l’opera della salvezza del suo Sposo divino» (SC 102), al fine di «far crescere ogni giorno di più la vita cristiana tra i fedeli»: «la liturgia, mediante la quale si attua l’opera della Redenzione, – infatti – contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo» (SC 1). Con l’Anno liturgico al centro c’è l’eterno agire di Dio e non il susseguirsi, contingente, degli impegni degli uomini. Impostare dei programmi a partire dall’Anno liturgico significare riconoscere che tutto quello che facciamo, o almeno tentiamo di mettere in cantiere, è manifestazione del disegno di Dio e libera risposta a questo. Dice il Concilio: la Chiesa «ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di domenica, fa la memoria della Risurrezione del Signore, che unitamente alla sua beata Passione, celebra a Pasqua, la più grande solennità. Nel corso dell’anno poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo, dall’incarnazione e dalla Natività, fino all’Ascensione, al giorno di Pentecoste e all’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore» (SC 102). Ricordando in tal modo i misteri della Redenzione, la Chiesa li rende come presenti a tutti i tempi, «perché i fedeli possano venirne a contatto ed essere ripieni della grazia della salvezza» (SC 102). L’Anno liturgico trova nella domenica il proprio fondamento e il proprio nucleo: è il giorno del Signore, il giorno in cui la comunità cristiana si riunisce in assemblea per ascoltare la Parola di Dio e partecipare alla Eucarestia, e così far memoria della Passione, della Risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendere grazie a Dio Padre. La domenica si rivela così autenticamente giorno di gioia e di riposo. Una gioia sensata. Un riposo saporoso. Accogliere l’Anno liturgico significa accettare una rivoluzione “copernicana”: al centro non ci sono più io, uomo, con i miei progetti, i miei piani, la mia agenda, ma Dio, con il suo disegno di salvezza, il suo amore di Padre, il suo agire fedele e concreto nella nostra vita. don Marco jr Siamo i ragazzi del 1° anno del post-cresima di Somaino, quelli che un anno fa hanno ricevuto il sacramento della Confermazione. Abbiamo scritto quest’articolo per raccontare a tutti cosa facciamo durante l’incontro settimanale di catechismo. Ci troviamo tutti i giovedì alle 15.00 nel centro civico del nostro paese. Finito l’anno della Cresima, ci siamo trovato davanti ad un bivio: continuare il catechismo oppure abbandonare questo percorso. Alcuni di noi hanno scelto quest’ultima strada, mentre noi, anche se in minoranza, stiamo continuando quest’avventura, fieri di questa scelta. Abbiamo scoperto esserci un’enorme differenza fra il catechismo degli anni scorsi e quello di quest’anno: per esempio non dobbiamo più portare la cartelletta, non abbiamo più le schede e, cosa più importante, l’argomento principale non è più la vita di Gesù, ma i suoi insegnamenti rapportati alla nostra vita di giovani adolescenti. Infatti quest’anno l’argomento che stiamo trattando è l’amicizia. Leggendo il libro di Harry Potter e discutendone insieme, abbiamo scoperto che anche un libro di fantasia si può paragonare alla vita di Gesù. Ora, giunti al temine di quest’anno catechistico, non vediamo l’ora di iniziare il prossimo, soprattutto perché ci sarà un appuntamento importante per tutti noi, il Molo14. Non sappiamo con esattezza cosa sia, ma ce ne hanno parlato molto bene e perciò non vediamo l’ora di scoprire cosa ci aspetta. Con questo articolo vogliamo dire a tutti i nostri amici che il catechismo è bello, che ci si diverte, ma che allo stesso tempo si impara a conoscere meglio se stessi e gli altri. Un incontro con il prof. Filippo Pizzolato alla Camera di Commercio di Como È meglio essere liberi o fratelli? Ciò che si sta manifestando in questi tempi un po’ in tutto il mondo è un frequente dilagare di forme varie di violenza intesa non soltanto come scontro fisico ma anche come prevaricazione dei più forti o dei più furbi nei confronti dei più deboli e dei più poveri. Sembra che, dopo qualche secolo, abbia ragione ancora una volta il filosofo Tommaso Hobbes, quando sosteneva che, allo stato di natura, gli uomini sono come le bestie (i famosi “lupi”), sebbene quando nascono siano liberi ed eguali. Tuttavia questa libertà – sempre secondo Hobbes – non è capace di creare ordine e giustizia. È indispensabile allora un sovrano che tracci delle “corsie” in cui possano agire gli individui. E’ meglio infatti evitare i contatti tra gli uomini, affinché la libertà di ciascuno non leda quella degli altri. “Non violenza, fraternità e giustizia” è stato l’argomento trattato dal prof. Filippo Pizzolato docente di Istituzioni di diritto pubblico all’Università degli Studi di Milano, nel corso di in incontro che si è svolto presso la Camera di Commercio di Como. Una cosa è certa: è dall’origine dell’umanità che esiste la violenza. La vicenda di Caino ed Abele è il primo esempio tangibile. Sembra allora che violenza e fraternità (in un certo senso intesa come non–violenza) non possano andare d’accordo; per questo motivo è necessario il diritto, che diventa lo strumento per organizzare la convivenza tra gli uomini. Le moderne Costituzioni si fondano su un principio cardine: l’idea di libertà come dono. Tutti nascono liberi ed uguali. Se si parte da questa concezione è difficile parlare di fraternità, perché la fraternità non è un dono, ma un legame. Infatti appena nato, l’uomo è inevitabilmente un essere strutturalmente fragile, inevitabilmente legato alla famiglia. Un bambino non è né libero né indipendente. Successivamente, man mano che cresce, può essere legato alla sua città e allo Stato in cui è nato, la Patria. La fraternità fa riferimento ad una condizione non scelta, ad un legame che prescinde dal soggetto; ma con il tempo può diventare una norma di condotta che impegna la vita di tutti. È un valore morale, un criterio etico che non può essere codificato in una norma giuridica, cioè non può essere sottoposto al diritto. Se così fosse andrebbe in conflitto con la libertà. La fraternità è un legame che può essere norma di condotta, ma una norma non obbligatoria. Questo legame non può essere parziale, come avviene tra gruppi od associazioni di qualsiasi tipo, ma deve servire ad abbattere quelle famose “corsie” che si sono saldamente instaurate nel nostro tessuto sociale. La fraternità deve diventare cooperazione, accoglienza, luogo di apertura e di solidarietà. Nei periodi di grandi crisi, verificatisi dopo i due conflitti mondiali, c’è stata una fase di grande solidarietà e fratellanza dovuta alle enormi sofferenze ed alla estrema povertà in cui molta gente venne a trovarsi. Anche oggi c’è una crisi causata da contingenze economiche. Forse questa crisi potrà portare ad un recupero della fratellanza, perché il legame originario della fratellanza è fondamentalmente la sofferenza, il dolore e il bisogno. Invece la tendenza della nostra società va nella direzione di emarginare tutti coloro che si trovano in condizioni di disagio, sia fisico, sia economico. È la conseguenza di quel principio di libertà, così sbandierato dalle Istituzioni, che non si preoccupa della fraternità. Si tratta di una tendenza senza prospettive, soprattutto se coloro che hanno il compito di scrivere le regole, non hanno l’accortezza di mettersi nell’ottica dei più deboli, ma continuano a perseguire quella logica utilitaristica che li porta, come accade quasi sempre, a difendere i loro privilegi ed a conservare ad ogni costo il potere. PD La prima sessione di lavori del Concilio, pur chiudendosi senza approvare alcun documento, aveva lasciato una notevole mole di materiale da esaminare. Papa Giovanni, sia nel discorso che concludeva il primo periodo del concilio che in una lettera ai vescovi, invitava i padri conciliari a continuare il lavoro iniziato anche nel tempo che sarebbe intercorso fino alla riapertura del concilio prevista per il mese di settembre 1963. A tal fine, Giovanni XXIII nominò sei cardinali a far parte della commissione di coordinamento dei gruppi di lavoro ai quali era affidato l’esame del menzionato imponente materiale accumulatosi dopo la prima sessione conciliare. La decisa azione di papa Roncalli era anche determinata dal suo stato di salute che andava peggiorando rapidamente: il papa, cosciente che, con tutta probabilità, non avrebbe assistito alla ripresa dei lavori, voleva “dissipare l’impressione che la sospensione dei lavori…ibernasse il concilio o, addirittura, preludesse al suo rinvio a tempo indeterminato” (1). Emergeva con chiarezza che il tema principe del concilio sarebbe stato la Chiesa. Come abbiamo visto, lo schema predisposto durante la fase preparatoria dalla commissione incaricata non era ritenuto accettabile dalla maggioranza dei padri conciliari. Cominciarono così a circolare altri progetti, chiaramente alternativi, predisposti da teologi e prelati tedeschi, francesi, latino-americani; questi progetti vennero osteggiati da alcuni vescovi e cardinali che avrebbe costituito la minoranza conservatrice del concilio. Nel febbraio 1963 si costituì un gruppo di lavoro per procedere alla stesura di un testo che rielaborasse lo schema che aveva suscitato tante perplessità. Ma, probabilmente con rammarico di alcuni ambienti curiali, il gruppo di lavoro non prese neppure in considerazione il vecchio progetto e si concentrò su un testo predisposto dal teologo belga G. Philips che, profeticamente, iniziava con le parole “luce delle genti”, cioè Lumen gentium. Il testo, pur riprendendo alcuni passaggi dello schema contestato al fine di evitare o quanto meno ridurre l’opposizione della minoranza conservatrice dei padri conciliari, appariva notevolmente rinnovato sottolineando i concetti di Chiesa come mistero di salvezza e non più come “società perfetta” e, soprattutto, come popolo di Dio in cammino nella storia, popolo nel quale tutti i battezzati erano sostanzialmente uguali. Parallelamente al lavoro di revisione dello schema sulla Chiesa, avanzò anche l’esame di altri progetti . Tra gli altri, vorrei ricordare quello sulla rivelazione e lo schema relativo al rapporto Chiesa-mondo che, sotto la supervisione del cardinale Suenens, cercò “di accogliere l’istanza sempre più acuta perché la condizione della chiesa nella storia fosse connotata dall’amicizia per gli uomini in luogo della secolare ostilità” (2). All’inizio del 1963 le già precarie condizioni di salute di papa Giovanni erano ulteriormente peggiorate. Nonostante ciò, il papa riuscì sempre a seguire i lavori della commissione di coordinamento e delle sottocomissioni. Non solo. Prima di ritornare alla casa del Padre Roncalli ci fece un grandissimo regalo: pubblicò la bellissima enciclica Pacem in terris diretta sia ai battezzati che a tutti gli uomini di buona volontà. L’enciclica superava la vecchia e discutibile teologia della guerra, facendo rilevare come l’era della bomba atomica impedisse di definire “giusto” un qualsiasi conflitto. Il 3 giugno 1963, giorno di Pentecoste, Angelo Roncalli moriva: “egli aveva aperto un tempo nuovo nella Chiesa, aveva riproposto i temi essenziali della carità e dell’unità, strettamente congiunti con quelli del rinnovamento dell’attitudine spirituale, delle strutture ecclesiali, ma anche della riformulazione della dottrina” (3). Il 21 giugno 1963, dopo un breve conclave, fu eletto papa l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, che assunse il nome di Paolo VI. Una domanda aleggiava non solo nel mondo cattolico: sarebbe continuato il concilio e, se sì, come sarebbe proseguito? Il primo messaggio di Paolo VI sciolse i dubbi quando affermò che “la parte più importante del pontificato sarà occupata dal proseguimento del concilio ecumenico Vaticano II, verso il quale sono rivolti gli occhi di tutti gli uomini di buona volontà”. Il primo intervento di papa Montini fu teso alla ricerca di un migliore funzionamento della “macchina” conciliare. Paolo VI eliminò la pletorica presidenza dell’assemblea e nominò un ristretto gruppo di moderatori che dovevano assicurare il collegamento tra l’assise conciliare e il papa. Al fine di permettere anche ad alcuni laici di partecipare ai lavori del concilio, Paolo VI creò la categoria degli “uditori”. Infine, avocò a sé la riforma della Curia. Questo provvedimento suscitò la perplessità della maggioranza progressista del concilio ma, d’altro canto, attenuò l’opposizione al concilio stesso degli ambienti curiali appartenenti alla minoranza conservatrice. Questi atti evidenziavano nel neo-eletto pontefice la volontà di ridurre al minimo l’opposizione interna e di cercare, quindi, il massimo del consenso possibile sulle decisioni che il concilio avrebbe assunto. Si decise infine che il lavori dell’assemblea sarebbero ripresi il 29 settembre 1963, soltanto quindici giorni dopo la data già decisa da papa Giovanni. (5 – continua) (erre emme) Note (1) Giuseppe Alberigo: “Breve storia del concilio ecumenico Vaticano II” Ed. Il Mulino, pag. 57 (2) Giuseppe Alberigo: op. cit. pag. 60 (3) Giuseppe Alberigo: op. cit. pag. 61 4 Il grillo parlante o tori co ora . Bos C. e S. Glgiat O Quando una persona giunge al termine di un’esperienza che ha vissuto, cerca di evidenziare gli elementi essenziali che l'hanno caratterizzata. Lo sforzo che farò in queste righe parte innanzitutto dalla parola GRATITUDINE; il ringraziamento è molteplice e abbraccia dimensioni della vita oratoriale e parrocchiale. Gratitudine per questi anni che ho passato nella comunità di Olgiate, l’esperienza di questi quattro anni mi ha lasciato senza dubbio una maggiore capacità di confronto e di dialogo con le persone. Un grazie quindi al Signore Gesù che mi ha permesso di accompagnare (per come sono stato capace) giovani e adulti nel loro cammino umano e di fede. La gratitudine poi si estende ai collaboratori tutti, abbiamo passato momenti carichi di gioia e di confronto, in uno scambio che aveva come meta l’unità. La gratitudine è un atteggiamento che in me prevale riconoscendo il tempo passato come un grande tempo di Grazia. Nella ricchezza del nostro oratorio non dobbiamo mai perdere la bellezza del condividere e dello stare insieme alla luce di quello che Gesù ci insegna. Una seconda parola per me importante in questo mio saluto è COMUNIONE; il mio essere sacerdote è caratterizzato dalla volontà chiara di vivere la comunione; penso agli ambiti dentro i quali coniugare questa parola: oratorio, parrocchia, vita sacerdotale. In oratorio con i miei ragazzi (posso ancora dirlo!) il tentativo è sempre stato quello di condividere e portarli a comprendere che solo se si fa comunione con Gesù e tra di loro, la vita assume un valore ancora più grande. Se penso alla parrocchia mi rendo conto della comunione con tutto quel ramo di 25 Novembre 2012 Vita Olgiatese GRATITUDINE PER… persone che vivono la sofferenza nelle fatiche quotidiane, nelle malattie fisiche e in quelle spirituali. Se ho imparato una cosa in questi undici anni di vicario è che il Signore si muove e ci accompagna nella nostra storia per risollevarci dalle fatiche e donarci la sua consolazione. Egli si offre a noi come medico, ci chiede di seguirlo e di fidarci di Lui, spetta ad ognuno di noi camminare dietro a Lui. Nella vita sacerdotale lo sforzo è sempre stato quello di rendere visibile la comunione tra preti. Nella diversità di quello che si è, nel rispetto dei ruoli che ci sono stati affidati, nella carità che ci porta ad essere confratelli e amici (chiedo scusa se non sempre magari sono riuscito a mostrare questa comunione). Una terza parola che mi sento di condividere con voi è IMPEGNO . Anche qui le prospettive dentro le quali leggere questo termine sono molteplici. La vita è sempre un impegno, è un susseguirsi di cose da fare, l’attenzione che ho sempre richiamato e che deve prevalere nelle dinamiche di relazioni è la dimensione dell’essere più che del fare. Nella nostra realtà di oratorio grande è il rischio di organizzare senza prestare troppa attenzione alle relazioni con le persone che condividono le attività che svolgiamo. In parrocchia e in oratorio grande è la volontà di impegno da parte di molti, chiedo al Signore Gesù che possiate essere capaci di impegnarvi avendo chiara la prospettiva dentro la quale vivere. Sarebbe brutto vedere gente che ci mette impegno ma che “lavora” da sola perché non supportata dagli altri. Questa parola assume una fisionomia particolare soprattutto per il periodo che come oratorio vivrete. Nell’attesa del nuovo vicario che giungerà tra un po’ di mesi ci dovrà essere, da parte di tutti, un grande spirito di collaborazione e di impegno. La vita oratoriale non si può fermare o arrestare, i nostri ragazzi devono trovare persone (giovani e adulti) che siano ISCRIZIONI PRIMO ANNO DI CATECHISMO Si stanno chiudendo le iscrizioni al primo anno di catechismo per i bambini di prima elementare ed, eventualmente, anche per gli altri che non hanno mai frequentato. I moduli per l’iscrizione sono ancora disponibili negli uffici parrocchiali, aperti tutti i giorni feriali dalle 9 alle 12. Gli incontri di catechismo cominceranno, per i bambini, con la prima settimana di dicembre; per i genitori è previsto un incontro di presentazione di tutto il progetto catechistico in una data da destinarsi verso fine novembre. È bene fare circolare la voce a tutte le famiglie interessate. Si ricorda ancora che il primo anno non è facoltativo, ma parte integrante di tutto il percorso di “Iniziazione Cristiana” dei ragazzi. Le iscrizioni vanno fatte entro domenica 25 novembre. Si accettano ritardatari solo entro fine novembre. Cari Olgiatesi ... Il mio saluto a tutti voi, cari Olgiatesi. Prima di iniziare ad abitare con voi sono stato invitato a scrivervi. Mi preparo ad entrare come fratello in una comunità cristiana e in quanto tale sento di appartenere al Signore, come tutti, per il Battesimo e di essere insieme inserito in un cammino di ricerca. Ciascuno di noi infatti si può vedere riflesso in una delle situazioni raccontate nei vangeli. Mossi dal fascino della persona di Gesù e con il desiderio di conoscerne di più il mistero, come i due discepoli che chiedono: “Maestro, dove abiti?”. Oppure spinti dal proprio senso di inadeguatezza e di fragilità, come Zaccheo, che sale sul sicomoro con il desiderio di vedere Gesù. Oppure, ancora, con lo stupore e la gioia dei due discepoli avviati verso Emmaus con un senso di delusione e di smarrimento, che alla fine lo riconoscono compagno di viaggio. Entrerò come sacerdote, grato al Signore per questa chiamata che è mistero a me stesso, è risposta ad un amore immeritato che sempre mi precede, è servizio alla Chiesa nella concretezza di una specifica comunità cristiana. Infine come collaboratore. Con il compito anzitutto di aderire ad una Chiesa comunione dove ciascuno, con i propri carismi, si mette al servizio delle membra dell’unico corpo di Cristo, avendo come stile la carità e puntando con tutti all’unità degli intenti e dei cuori, secondo il comando del Signore. don Eugenio punti di riferimento per loro e questo impegno deve essere sentito come responsabilità reciproca. Spetterà a don Marco parroco dare delle linee generali dentro le quali muoversi e con le quali vivere questi mesi. La vita d’oratorio non si può improvvisare ed è necessario avere chiara la meta a cui giungere. In questo mio saluto, forse un po’ più una fotografia del vissuto di questo tempo, non possono mancare parole come PROVVIDENZA ed ENTUSIAMO. La prima evidenzia l’impegno di Dio per noi… il Signore Gesù non farà mancare l’aiuto necessario per compiere ciò che ci chiede; la seconda parola invece deve caratterizzare l’atteggiamento di fondo che ognuno di noi deve avere nella vita. L’entusiasmo nasce dalla consapevolezza di essere amati da Dio Padre e che questo amore non verrà mai meno nella vita di nessuno. Affido a Maria, Aiuto dei cristiani, il vostro e il mio cammino, con la consapevolezza che ciò che la madre chiede al Figlio, il Figlio non rifiuta. Vi abbraccio e vi benedico tutti, buon cammino don Silvio Panettoni e Pandori Domenica 2 Dicembre dalle 9.00 alle 12.15 i ragazzi delle superiori vi aspettano con panettoni e pandori per sostenere i progetti dell’Associazione La Goccia Casa Anziani Dal 1° al 17 Dicembre tutti i pomeriggi, escluso la domenica, vi aspettiamo alla mostra/mercato in Casa Anziani per ammirare tutti i lavori svolti dai nostri ospiti durante l’anno. Non mancate!!!! L’Animatrice Inizio ministero di don Eugenio a Olgiate Don Eugenio presiederà le S. Messe festive di: sabato 24 novembre 18,00: in chiesa parrocchiale domenica 25 novembre 9,30: a Somaino domenica 25 novembre 11,00: in chiesa parrocchiale Saluto a don Silvio mercoledì 28 novembre 16,00: S. Messa in Casa Anziani sabato 1 dicembre 8,00: S. Messa in S. Gerardo 18,00: S.Messa a Somaino (seguirà rinfresco e momento di fraternità) domenica 2 dicembre 9,30: S. Messa dei ragazzi in parrocchia 11,00: S. Messa per la Comunità in parrocchia 15,00: in teatro “Aurora” - rappresentazione teatrale - saluti e ringraziamenti dell’Oratorio - rinfresco e merenda per tutti Ingresso di don Silvio a Caravate Don Silvio prende possesso ufficialmente della parrocchia di Caravate sabato 8 dicembre, solennità dell’Immacolata, con la S. Messa solenne d’ingresso alle ore 15,00. - La parrocchia sta organizzando dei pullman per partecipare a questo momento. Partenza ore 13,15 dall’Oratorio; rientro a Olgiate per le 19,00. Iscrizioni – assolutamente entro mercoledì 5 dicembre – presso il bar dell’Oratorio (al pomeriggio) o l’ufficio parrocchiale (aperto tutti i giorni feriali dalle 9,00 alle 11,30). Costo €. 8,00. - In questi stessi luoghi si stanno raccogliendo anche offerte libere per un regalo a don Silvio. sotto il campanile del fico Per i bisogni della Chiesa NN per la chiesa € 210 – Offerta per l'oratorio € 440 – Malati e Anziani € 335 – In mem.di Mascetti M. Teresa € 300 – Intercessione alla B.V.del Rosario € 50 – Per uso locali € 165 – Moglie e figli ricordando Vincenzo Tomasetto € 100 – In mem. di Luigia Nava € 100 – Ricordando la cara mamma Maria € 200 – In mem. di Ghizzoni Franca € 250. Chiesa di Somaino Offerte per la chiesa € 48 + 10 + 24. Chiesa di S. Gerardo Offerte “cassetta per la chiesa” € 45 – Offerta per esposizione reliquia € 20. Per restauro organo NN € 20 – Concerto S. Cecilia € 1403,47 – Ricordando la cara mamma Maria € 100. Note di bontà Offerte cassetta S. Antonio € 163,38. Dai registri parrocchiali Matrimoni Raimondi Valerio con Malanchin Simona Morti Vetti Elena ved. Frangi di anni 81 – via Vedesca, 4 Ghianda Nerina di anni 86 – via Luraschi, 5 Tomasetto Vincenzo di anni 50 – via Trieste, 65 Nava Luigia di anni 88 – Casa Anziani Pozzoli Anna ved. Vittori di anni 90 – via De Amicis, 22 Ghizzoni Franca Bovi di anni 66 – via Tarchini, 15 Rugali Antonio di anni 88– via della Vigna, 11 Vita Olgiatese Esce la seconda e la quarta domenica del mese Autorizz. Tribunale Como n. 10/82. Con approvazione ecclesiastica. Direttore responsabile: Vittore De Carli Redazione: Marco Folladori, Silvio Bellinello, Marco Nogara, Franco Ghielmetti, Paolo Donegani, Rolando Moschioni. Impaginazione grafica: Francesco Novati, Tarcisio Noseda. Abbonamento annuale: ritiro a mano: € 20,00 spedizione postale: € 50.00 Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C. Redazione e impaginazione: Casa Parrocchiale Via Vittorio Emanuele, 5 22077 Olgiate Comasco Tel. / Fax 031 944 384 [email protected]