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Vita Olgiatese
Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco
Anno 68° - N. 18 - 25 Novembre 2012 - € 1,00
UN ANNO CHE FINISCE
Oggi è la domenica di
Cristo Re. Si conclude
l’anno liturgico e anche
l’anno pastorale 20112012.
Un anno ricco di avvenimenti e di lavoro per la
nostra parrocchia.
Ci sono stati cambi di
preti: don Omar Corvi è
diventato parroco di
Grandate ed è arrivato
come collaboratore don
Marco Nogara; don Silvio
Bellinello, nominato parroco, si sta trasferendo a
Caravate ed è arrivato,
anche lui come collaboratore, don Eugenio
Bompani.
Abbiamo amministrato 71 Battesimi e 103
Cresime;
abbiamo
ammesso
alla
Comunione 98 ragazzi e
abbiamo celebrato 22
Matrimoni; i funerali
sono stati 86.
Siamo diventati la
parrocchia centrale del
Vicariato Foraneo e il
“Piccolo Sinodo” vicariale
conclusivo della Visita
Pastorale è stato celebrato nel nostro teatro.
Per la prima volta
abbiamo avuto tra noi,
nella casa di S. Gerardo,
il “Seminario minore
residenziale”; e, sempre
per la prima volta,
abbiamo acquisito a
Gualdera
di
Campodolcino una casa
di
montagna
tutta
nostra, utilizzata egregiamente nei mesi estivi.
Nell’ambito della catechesi - oltre alla solita
miriade di incontri per
ragazzi, adolescenti, giovani e adulti (per questi
ultimi si è letto e
approfondito il libro degli
Atti degli Apostoli) - è
partito, con il primo
anno, il nuovo progetto
diocesano di catechesi
dell’Iniziazione Cristiana
ed è continuato il
“Percorso annuale in
preparazione
al
Matrimonio Cristiano”
con la presenza di 23
coppie di fidanzati.
Abbiamo avuto tra di
noi per una settimana
l’urna
di
S.
Luigi
Guanella: l’avvenimento
ha attirato molte persone anche dalle parrocchie vicine.
È stato l’anno dedicato alla Parola di Dio e
molte iniziative sono
state caratterizzate proprio da questa attenzione particolare.
Sono stati pubblicati
20 numeri di Vita
Olgiatese, 6 numeri del
giornalino dell’Oratorio
“Il grillo parlante”, più di
40 fogli settimanali degli
avvisi e una infinità di
notizie sul sito parrocchiale.
E poi iniziative di tutti
i tipi: organizzate dalla
parrocchia, dall’Oratorio,
dai vari gruppi parrocchiali…
Per finire questo
lungo elenco: sono state
celebrate circa 1700
Messe, 500 delle quali
festive e le altre feriali
(queste ultime, da qualche settimana nella
nuova cappella “S. Luigi
Guanella”).
Il Consiglio Pastorale
Parrocchiale si è riunito
10 volte: da lì sono passate tutte le decisioni, le
programmazioni e le
verifiche.
Che dire?
+ Una mole enorme
di lavoro e di impegno
da parte di tante persone. Guardando il tutto
con gli occhi della fede,
possiamo concludere che
lo Spirito ha lavorato
anche per mezzo nostro
e in vari modi qui a
Olgiate: un altro anno di
crescita del Regno di
Dio. Non siamo in grado
di quantificare questa
crescita, ma siamo sicuri
che, al di là della riuscita
o meno delle iniziative,
qualche nuovo raggio di
Vangelo è passato. E
questo ci conforta.
+ Una dimostrazione di corresponsabilità e, quindi, di una
comunità cristiana viva.
Proprio cinquant’anni fa
il Concilio Vaticano II
indicava nella corresponsabilità lo stile tipico
della Chiesa. Certo, è
essenziale e insostituibile
il ruolo del prete, ma la
comunità non è il prete.
Ogni gruppo e ogni cristiano deve assumersi
con coraggio la sua parte
di responsabilità, deve
dare il suo apporto prezioso per il bene di tutti.
E questo un po’ è stato
fatto.
L’impegno in questa
direzione, comunque,
deve continuare. Ci
aspetta un anno senza
un prete che si interessa
s p e c i f i c a m e n t e
dell’Oratorio: può essere
un anno a rischio per
tante attività; ma può
essere anche un anno
prezioso e una vera
benedizione se questa
situazione aiuta tutti a
essere più responsabili e
a sentire l’Oratorio come
casa propria. Mi auguro
che le cose vadano proprio in questa direzione
e che questo sogno si
possa realizzare.
+ Ci aspetta il
nuovo anno liturgico e
pastorale. Oltre a rinnovare la fede alla luce
dei testi del Concilio, il
Vescovo ci ha chiesto
anche di impostarlo
attorno
al
mistero
dell’Eucaristia. Avremo
occasione ancora di celebrare più o meno 1700
Messe: una enormità!
L’augurio è che una così
grande ricchezza di celebrazioni possa generare
una vita sempre più
eucaristica e che la
nostra
comunità
si
conformi sempre più a
quello che celebra.
don Marco
ANNO PASTORALE 2012-2013
Anno dell’Eucaristia; anno della Fede
1. La porta dell’autenticità
Ritengo utile tenere aperta, in casa nostra, la porta dell’autenticità e coltivare il desiderio di comprendere perché
partecipiamo all’Eucaristia e che cosa ne ricaviamo.
Mentre ci interroghiamo davanti all’Eucaristia, è come se
l’Eucaristia stessa ci interrogasse, come singoli e come
comunità, sulla comprensione e sull’accoglienza di questo
dono di amore.
Sappiamo vivere autenticamente il mistero a noi rivelato e offerto?
Sappiamo introdurre ad esso i bambini delle nostre
comunità, attraverso un’autentica “Iniziazione cristiana”?
Sappiamo offrirlo alle nuove generazioni come sicura
via del loro futuro, come pane del cammino, come chiamata all’amore inteso quale dono di sé nella comunione con
la vita di Cristo Signore che ha dato se stesso per noi?
Il giorno del Signore, Pasqua settimanale, dilata e concretizza il dono eucaristico in esperienze e gesti di comunione, di fraternità e di testimonianza della carità?
Nel piano pastorale dello scorso anno scrivevo: «È proprio dall’Eucaristia, dono del corpo di Gesù crocifisso e
risorto, che possiamo trarre la luce per una intelligenza
vera delle Sacre Scritture: la Parola di Dio si fa carne
sacramentale nell’evento eucaristico»..
L’Eucaristia, che Cristo ci ha lasciato perché facciamo
“questo” in memoria di Lui, è l’atto con cui egli ha portato a
compimento la missione affidatagli dal Padre, consegnando la sua vita per amore dei peccatori, in totale fiducia
nella volontà del Padre, realizzando così, in modo compiuto, la glorificazione del Suo nome.
Nell’Eucaristia si rivela il disegno di amore che guida
tutta la storia della salvezza (cfr. Ef 1,10; 3,8-11). In essa il
Deus Trinitas, che in se stesso è amore (cfr. 1 Gv 4,7-8), si
coinvolge pienamente nella nostra condizione umana. Nel
pane e nel vino, sotto le cui apparenze Cristo si dona a noi
nella cena pasquale (cfr. Lc 22,14-20; 1 Cor 11,23-26), è
l’intera vita divina che ci raggiunge e si unisce a noi nella
forma del Sacramento. Dio è comunione perfetta di amore
tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Già nella creazione
l’uomo è chiamato a condividere in qualche misura il soffio
vitale di Dio (cfr. Gn 2,7). Ma è in Cristo morto e risorto e
nell’effusione dello Spirito Santo, dato senza misura (cfr.
Gv 3,34), che siamo resi partecipi dell’intimità divina
2. L’Anno della Fede
Con la lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre
2011, Papa Benedetto XVI invita tutta la Chiesa a vivere
l’Anno della Fede, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. L’Anno della Fede inizierà
l’11 ottobre 2012, per terminare il 24 novembre 2013,
Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo.
Come Diocesi, vivremo l’Anno della Fede rimettendoci
in cammino sulle strade indicate dal Concilio Vaticano II,
che volle «illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo
che risplende sul volto della Chiesa». I documenti del
Concilio saranno il punto di riferimento per la formazione
permanente del clero e dei laici. (…)
In riferimento al dono della fede, e al suo annuncio ai
fratelli, sento di dover richiamare la Chiesa a me affidata
ad una maggiore e più lieta passione per il Vangelo e per
Gesù, «Colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,2).
Anche nella nostra terra, dove il cristianesimo è germogliato oltre diciassette secoli fa con il martirio dei protomartiri Carpoforo e compagni, «è necessario un più convinto
impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede. La fede cresce quando viene
comunicata»
Ci si dedichi con slancio a iniziative di “primo annuncio”,
da realizzarsi in modo capillare e metodico, manifestando
il profilo di una Chiesa amorevole che “va in cerca” con lo
stile e sull’esempio del buon Pastore, pronta a gioire
anche per una sola persona che si converte, e disponibile
ad accompagnarla nel cammino della fede, verso il
Battesimo o il completamento dell’Iniziazione cristiana. (…)
Sento di poter chiedere ad ogni cristiano la confidenza
con i Documenti del Concilio Vaticano II, a partire dalle
quattro Costituzioni, perché con la sua luce il Santo Sinodo
illumini ancora le menti e riscaldi i cuori. Questo potrà
avvenire attraverso varie forme, dalla lettura personale alla
catechesi, alle conferenze, puntando sempre l’obiettivo sui
contenuti fondamentali della fede: l’annuncio del Cristo
risorto; la Parola di Dio e la sua crescita in noi; la Chiesa
Sacramento di salvezza; la missione di evangelizzare il
mondo.
La beatificazione di Nicolò Rusca sarà da intendere
soprattutto come testimonianza di fede a prezzo della vita,
e come appello a nuove forme di dialogo e di reciproco
rispetto tra chiese cristiane sorelle.
L’Anno della Fede, dunque, con tutte queste caratteristiche, è un invito a credere camminando, come Abramo,
come Mosè, come gli apostoli, come i discepoli di
Emmaus: tutti nostri compagni di viaggio nel cammino
della fede, prima che nell’impegno pastorale.
(dal Piano Pastorale 2013 “Il maestro è qui e spezza il pane con
noi” del nostro vescovo Diego Coletti)
Saluto e accoglienza di don Eugenio
Saluto di don Silvio
Ingresso di don Silvio a Caravate
a pag. 4
25 Novembre 2012
2
PER UN DIBATTITO…
Caro don Marco,
quello che hai scritto riguardo al dubbio sul penultimo numero di V.O. come speculazione filosofica…mi fa venire un dubbio: è giusto o è sbagliato?
Come forma di pensiero, è vero, il dubbio impregna la nostra
vita, ci fa continuamente interrogare se i nostri pensieri, le nostre
azioni sono conformi…a che? alla retta coscienza? al comune
sentire? a modelli “fai da te”? a esempi di sicura e buona convivenza? Domande su domande, ma prima o poi a un punto di arrivo bisogna pur giungere. Non si può fondare a modello di vita il
dubbio. S. Agostino rileva le contraddizioni del dubbio: dubito
del dubbio? Passiamo dal “cogito ergo sum” al “dubito ergo
sum” ?
A maggior ragione nel campo della Fede. L’esercizio del
dubbio porta all’ambiguità, là dove un credente, un fedele ha
bisogno di essere confermato nella Fede.
Esaltare il dubbio come esercizio dello spirito, destruttura la
fede, il cui esito, disumano, è quello in cui non esistono più certezze e punti di riferimento. Già sorgono dubbi più o meno
volontari riguardo alla verità proposta dalla Fede. Ma questa
poggia sulla veracità di Dio, non sull’evidenza della ragione,
perciò il credente ha il dovere di rigettare il dubbio. Le opere di
misericordia spirituale, se ancora si imparano, mettono al primo
posto: consigliare i dubbiosi.
Uno pieno di dubbi era l’apostolo Pietro, ma nel suo smarrimento ci conferma: “da chi andremo? Tu solo hai parole di vita
eterna”.
Può capitare la tempesta del dubbio, ma ti stringi alle sue
parole perché non sai dove altro sbattere. Una speranza è meglio
che nessuna!
Posso anche abbandonare Dio, ma Lui non abbandona me.
Quel Dio vero e reale che nella tragedia, quando questa sembra
che mi inghiottisca, non rifiuta la croce, ma la abbraccia.
Con stima. Franco Ghielmetti
Caro Franco,
“uso” la tua lettera per introdurre un eventuale dibattito. Per
arricchirlo ulteriormente, riporto una paginetta del grande teologo p. Henri De Lubac, tolta da “Sulle vie di Dio”, in cui mi riconosco completamente.
È proprio dell’arte foggiare gli dèi. È proprio anche del pensiero, è proprio di tutta l’attività umana superiore, che è attività
di “poeta”.
Ma al “poeta” che fabbrica gli dèi, s’oppone il “profeta”,
che riceve rivelazioni da Dio. Allo scultore di idoli, che dà una
figura agli dèi, s’oppone l’iconoclasta, che rifiuta di lasciar rinchiudere Dio in una forma. All’intellettuale, che organizza i suoi
pensieri in un corpo, s’oppone il mistico che li respinge via via
che essi han preso corpo o a cui piuttosto quelli vengono successivamente tolti.
Tale opposizione tra gli uomini non è forse uno degli aspetti
fondamentali, fino ai nostri tempi moderni, della lotta tra ellenismo e giudaismo? Ma anche opposizione intima nell’uomo,
opposizione insormontabile, interminabile. Un affrontarsi tragico, ma fecondo. (…) Così la guerra tra loro (“poeta” e “profeta”) non può comportare né vincitore né vinto: deve cambiarsi in
armonia. La lotta deve diventare un ritmo, a immagine del ritmo
che fu scandito per la prima volta con l’incarnazione, la morte e
la risurrezione del Salvatore”.
Devo essere sincero: tra queste due polarità in me prevale un
po’ di più la seconda.
don Marco
Vita Olgiatese
VERSO IL NUOVO CONSIGLIO PASTORALE (2)
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale a Olgiate: un po’ di storia
La seduta inaugurale del
primo Consiglio Pastorale
della nostra parrocchia porta
la data del 4 dicembre 1969.
Obbedendo alle indicazioni del Concilio Vaticano
II, l’aveva formato il parroco
don Anacleto Brachetti chiamando a parteciparvi circa
60 consiglieri. Li aveva scelti
lui personalmente, pur
sapendo che in futuro si
sarebbe dovuti andare verso
una forma di rappresentanza elettiva. Ne è pienamente
consapevole e lo scrive
anche su Vita Olgiatese (7
dicembre 1969): “Il Consiglio
Parrocchiale ideale avrebbe
dovuto essere espresso, per
la massima parte, dagli stessi parrocchiani, attraverso
una consultazione democratica: ma a questo, per ora, le
nostre popolazioni non sono
ancora preparate. Si deve
ancora sensibilizzare la
comunità parrocchiale a
questo scopo”.
Già quel primo Consiglio
è
organizzato
in
Commissioni. Sono otto:
uomini, giovani, immigrati,
stampa, carità, liturgia, catechesi e oratorio. Il verbale
della seduta inaugurale si
chiude con queste parole:
“Fra la cordialità generale, la
bella e proficua riunione
veniva chiusa alle 22,30”.
Due anni dopo, il 24 ottoVita
bre
1971,
su
Olgiateseesce un articolo di
fondo
dal
titolo:
“Costituzione del Consiglio
Pastorale secondo le direttive diocesane”. Dopo aver
ricordato lo “Spirito del
Concilio Vaticano II” e,
soprattutto, la “nuova direttiva diocesana”, si danno
disposizioni precise per l’elezione dei componenti del
Consiglio Pastorale. Sono
istituiti tre seggi, uno nel
salone parrocchiale, uno
presso la sacrestia di S.
Gerardo e uno presso la
sacrestia di Somaino. Le
schede sono distribuite
domenica 7 novembre e la
votazione avviene a fine
mese, la domenica 28
novembre. Il nuovo organismo risulta formato da 16
consiglieri eletti e da 15
scelti dal parroco, oltre,
ovviamente, ai membri di
diritto.
Le riunioni si susseguono
con una certa regolarità per
3 o 4 volte l’anno, con i verbali diligentemente pubblicati su Vita Olgiatese.
Leggendoli, salta subito
all’occhio un fatto: il notevole numero di assenze di
molti consiglieri. Si vede
che, dopo l’entusiasmo iniziale, cominciavano a serpeggiare delusione e mancanza di motivazioni.
Sta di fatto che anche il
parroco don Brachetti ne
prende atto e nella riunione
del 30 gennaio 1975 si provvede a un “rimpasto”. Si
considerano “dimissionari”
10 consiglieri “in quanto
sistematicamente assenti
dalle riunioni” e si sostituiscono con altri 10, scelti tra
le persone “già operanti nei
vari campi dell’apostolato”.
Ci si stava accorgendo,
in pratica, che per un buon
Consiglio
Pastorale
Parrocchiale non basta l’elezione, ma ci vogliono
profonde motivazioni di fede
e vera passione pastorale.
A fine giugno 1976 don
Brachetti lascia la parrocchia; gli subentra, il 2 ottobre, don Lorenzo Calori.
Fin da subito il nuovo
parroco si rivela molto attento al Consiglio Pastorale
Parrocchiale: lo riunisce
mensilmente e sul numero
di Vita Olgiatese del 19
dicembre, in un articolo di
fondo, ne ripropone l’importanza e la centralità nella
vita della parrocchia.
Nel 1978 don Calori
forma il suo primo Consiglio
Pastorale. Con un lungo articolo, pubblicato su Vita
Olgiatese il 26 febbraio,
richiama i valori fondamentali che stanno alla base
degli organismi di partecipazione e stabilisce (dopo
aver sentito il Consiglio
Pastorale uscente) le regole
per il rinnovo.
Il
nuovo
Consiglio
Pastorale Parrocchiale sarà
composto da 30 membri,
oltre ai sacerdoti della parrocchia: 20 eletti da tutta la
popolazione e 10 designati
dai gruppi parrocchiali. Ci
sarà una prima tornata elettorale dove ciascuno potrà
proporre un massimo di 20
nomi; da questi verranno
selezionati i primi 50; con
una seconda tornata elettorale si sceglieranno i 20 consiglieri.
Le elezioni si tengono la
domenica 16 aprile e 7 maggio e sul numero di Vita
Olgiatese del 28 maggio vengono pubblicati i 20 eletti e i
10 nominati dai gruppi parrocchiali.
Il
nuovo
Consiglio
Pastorale Parrocchiale si
riunisce subito dopo, il 30
maggio.
Da allora si sono susseguiti vari Consigli Pastorali
Parrocchiali, eletti più o
meno con le stesse modalità
e con una cadenza regolare
di circa 5/6 anni: 1984,
1989, 1995, 2001 e 2007. Il
Consiglio
Pastorale
Parrocchiale eletto nel 2007
è quello attualmente in carica e che andrà rinnovato nei
primi mesi del 2013.
(* Le notizie sono state tutte
desunte dalle annate di Vita
Olgiatese)
Percorso fidanzati: si comincia
A volte accade di sentirsi
disarmati di fronte alle difficoltà e alle incognite che
una nuova avventura può
offrire. Ma il bello sta proprio
qui, perché il rischio nel
prendere il largo ci permette
di scoprire a poco a poco
quanto nelle relazioni ci sia
la fame del buono e del
vero.
Il percorso fidanzati, che
inizia con l’imminente avvio
del nuovo anno liturgico,
prima di Avvento, non sarà
diverso dagli altri, ma la
novità siamo noi, persone
che incontrano altre persone, desiderosi di stupirci
ancora una volta che una
storia d’amore vale la pena
di essere raccontata nella
sua trama appassionante.
Ci vengono in aiuto, quest’anno, gli “Orientamenti
Pastorali della CEI sulla preparazione al matrimonio” ,
presentati ad Assisi venerdì
9 novembre u.s.
Orientamenti che si rivolgono a tutti, ai giovani in
particolare, ragazzi disorientati e frettolosi, ai quali la
parola fidanzamento suona
ormai estranea nel linguaggio e nella vita. Vediamone
i punti cardine.
dice: vista la realtà che
viviamo è impossibile. Ma
proprio per questo si deve.
Apprendere
l’amore
coniugale è una palestra
quotidiana dove si sperimenta a riconoscere le difficoltà e ad affrontarle, a
superare gli imprevisti ritenuti impossibili. Se no, non
è amore, ma emozione, infatuazione, avventura, forme
di complicità. Esperienze
che si consumano in fretta,
che non danno tempo al
tempo. Finché dura, poi si
vedrà. E poi non si vede un
bel niente.
E ancora imparare che
amare non solo è bello, ma
anche vivere per il bene dell’altro.
Educare all’amore
Imparare ad amare fin
dall’adolescenza. Arte questa che richiede pazienza e
sacrificio. Assaporare l’attesa nell’età dell’impazienza è
ancora possibile? Le parole
pudore e castità hanno
ancora un posto oggi? Si
Convivenza
Quello che si dice: non
bruciare le tappe. Quando la
paura prende il sopravvento
sul desiderio si rischia di
accelerare in corsa finendo
per consumare risorse, quindi l’amore.
Di fronte alle numerose
coppie che chiedono il matrimonio cristiano dopo un’esperienza di convivenza, “la
Chiesa,
insistono
gli
Orientamenti pastorali della
CEI, non vuole rassegnarsi
a un generale senso di
impotenza, ma chiede alle
comunità locali di sviluppare
una prudente attenzione
pastorale per far fronte a
queste paralisi del desiderio”.
“Difficilmente si va a con-
Chiesa gremita per il
concerto di S. Cecilia tenutosi in chiesa parrocchiale la
sera di sabato 17 novembre.
Una forma inedita del tradizionale concerto di fine
novembre: ha visto insieme
il Corpo Musicale Olgiatese
e la Corale parrocchiale; ha
visto la partecipazione alla
Corale parrocchiale di cantori provenienti da altri cori
delle varie chiese della parrocchia e anche di parecchie
altre persone di buona
volontà, fino a raggiungere il
numero di 95 coristi; ha
visto, infine, una “mini risurrezione” del nostro antico
organo “Carnisi”, per il
restauro del quale sono stati
raccolti, quella sera, circa
1.400,00 euro.
Proprio
quest’ultimo
aspetto ha attirato maggior-
mente l’attenzione dei presenti. Don Marco ha ricostruito la storia dello strumento, costruito nel 1846
dall’organaro
luinese
Francesco Carnisi, presentando anche alcuni cenni di
vita di quest’ultimo e qualche nota tecnica sulla sua
opera olgiatese.
Il momento più commovente, che ha fatto venire un
“groppo in gola” a più d’uno,
è stato quando il nostro
organista Antonio ha eseguito un pezzo per solo organo.
Lo strumento ha risposto
come poteva, con spifferi
d’aria, rumori sospetti e
qualche nota mancante…;
ma si è fatto anche apprezzare per la bellissima sonorità. Era muto da circa quarant’anni. Si tratta ora di fare
un po’ di sforzo, di raccoglie-
vivere avendo un progetto.
A volte è una decisione
presa perché intimoriti dalle
difficoltà, in altri casi è un’abitudine acquisita nel frequentarsi”.
Come ha ricordato il
Papa, parlando ai fidanzati,
la convivenza non è una
garanzia per il futuro.
L’amore,
continua
Benedetto, ha bisogno di
rispettare i tempi e la gradualità delle espressioni”.
Percorso di Fede
Vangelo: una via bella nella
quale vivere un’esistenza
piena e realizzata. Nella
riscoperta della Fede, e poi
Fede vissuta, i fidanzati
potranno trovare i giusti anticorpi per vivere un amore
vero, appagante e per sempre”.
Impresa grandiosa l’amore, impresa faticosa, ma che
guarda al futuro, abile nel
trasmettersi l’un l’altro una
fiducia, capace di diventare
fedeltà, alleanza, dono di sé.
“L’educare all’amore
coniugale necessita di un
lungo percorso di crescita,
nel quale l’uomo e la donna
si affidano l’un l’altro per
maturare la scelta di sposarsi. Al fondo di tutto c’è l’annuncio del Vangelo del
matrimonio che è e resta un
Occorre quindi ridare
significato ad alcune parole
strategiche come amore,
dedizione, mettersi insieme,
scegliersi, andare incontro
all’altro. Parole che possono ancora affascinare e
coinvolgere.
Le coppie guida con don Marco
re ancora un po’ di fondi e di
ridargli piena vitalità. Se la
merita.
Un sentito ringraziamento a tutto il Corpo Musicale
con il direttore Piazzoli, ai
coristi con il direttore
Colombo e a tutti coloro che
hanno partecipato e hanno
dato un contributo per l’ormai prossimo restauro del
prezioso strumento.
CONCERTO DI SANTA CECILIA
25 Novembre 2012
3
Le parole del concilio:
Vita Olgiatese
POST-CRESIMA A SOMAINO
La Chiesa interpreta i
“segni dei tempi”:
il Concilio Ecumenico
Vaticano II
anno liturgico
Il
Concilio:
da Giovanni a Paolo
I ritmi del tempo della vita
dell’uomo sono scanditi da
una serie di inizi e di fine: ai
primi di settembre i bambini e
i ragazzi si preparano ad
avviare l’anno scolastico,
mentre verso maggio fremono
per l’imminente chiusura estiva delle scuole. Analogamente
i più grandi: a fine agosto si
chiude il capitolo ferie per riaprire quello più avvincente
dell’ordinario. L’anno lavorativo, l’anno scolastico – e
aggiungiamo giustamente
anche l’anno sociale del gruppo/associazione a cui apparteniamo – si intrecciano con il
susseguirsi delle pagine delle
nostre agende e dei calendari
affissi sui muri delle nostre
case.
I Padri conciliari, con la
costituzione Sacrosantum
Concilium (SC), hanno offerto
alcuni criteri per capire il
senso e gustare l’Anno liturgico, ovvero quell’arco di tempo
che va dall’Avvento sino alla
Solennità di Nostro Signore
Gesù Cristo, Re dell’universo.
Anzitutto una nota che ci aiuta
a comprendere le ragioni per
cui oggi molte iniziative (tra
cui la catechesi) vengono
ripensate a partire dall’anno
liturgico, e non più a partire
dai ritmi della vita dell’uomo.
I Padri affermano infatti che
«la Santa Madre Chiesa considera suo dovere celebrare l’opera della salvezza del suo
Sposo divino» (SC 102), al
fine di «far crescere ogni giorno di più la vita cristiana tra i
fedeli»: «la liturgia, mediante
la quale si attua l’opera della
Redenzione, – infatti – contribuisce in sommo grado a che i
fedeli esprimano nella loro
vita e manifestino agli altri il
mistero di Cristo» (SC 1). Con
l’Anno liturgico al centro c’è
l’eterno agire di Dio e non il
susseguirsi, contingente, degli
impegni degli uomini.
Impostare dei programmi a
partire dall’Anno liturgico
significare riconoscere che
tutto quello che facciamo, o
almeno tentiamo di mettere in
cantiere, è manifestazione del
disegno di Dio e libera risposta
a questo.
Dice il Concilio: la Chiesa
«ogni settimana, nel giorno a
cui ha dato il nome di domenica, fa la memoria della
Risurrezione del Signore, che
unitamente alla sua beata
Passione, celebra a Pasqua, la
più grande solennità. Nel corso
dell’anno poi, distribuisce
tutto il mistero di Cristo, dall’incarnazione e dalla Natività,
fino all’Ascensione, al giorno
di Pentecoste e all’attesa della
beata speranza e del ritorno del
Signore»
(SC
102).
Ricordando in tal modo i
misteri della Redenzione, la
Chiesa li rende come presenti
a tutti i tempi, «perché i fedeli
possano venirne a contatto ed
essere ripieni della grazia della
salvezza» (SC 102).
L’Anno liturgico trova
nella domenica il proprio fondamento e il proprio nucleo: è
il giorno del Signore, il giorno
in cui la comunità cristiana si
riunisce in assemblea per
ascoltare la Parola di Dio e
partecipare alla Eucarestia, e
così far memoria della
Passione, della Risurrezione e
della gloria del Signore Gesù e
rendere grazie a Dio Padre. La
domenica si rivela così autenticamente giorno di gioia e di
riposo. Una gioia sensata. Un
riposo saporoso.
Accogliere l’Anno liturgico
significa accettare una rivoluzione “copernicana”: al centro
non ci sono più io, uomo, con i
miei progetti, i miei piani, la
mia agenda, ma Dio, con il suo
disegno di salvezza, il suo
amore di Padre, il suo agire
fedele e concreto nella nostra
vita.
don Marco jr
Siamo i ragazzi del 1°
anno del post-cresima di
Somaino, quelli che un anno
fa hanno ricevuto il sacramento della Confermazione.
Abbiamo scritto quest’articolo per raccontare a tutti cosa
facciamo durante l’incontro
settimanale di catechismo.
Ci troviamo tutti i giovedì
alle 15.00 nel centro civico del
nostro paese.
Finito
l’anno
della
Cresima, ci siamo trovato
davanti ad un bivio: continuare il catechismo oppure abbandonare questo percorso.
Alcuni di noi hanno scelto
quest’ultima strada, mentre
noi, anche se in minoranza,
stiamo continuando quest’avventura, fieri di questa scelta.
Abbiamo scoperto esserci
un’enorme differenza fra il
catechismo degli anni scorsi e
quello di quest’anno: per
esempio non dobbiamo più
portare la cartelletta, non
abbiamo più le schede e, cosa
più importante, l’argomento
principale non è più la vita di
Gesù, ma i suoi insegnamenti
rapportati alla nostra vita di
giovani adolescenti.
Infatti quest’anno l’argomento che stiamo trattando è
l’amicizia.
Leggendo il libro di Harry
Potter e discutendone insieme,
abbiamo scoperto che anche
un libro di fantasia si può
paragonare alla vita di Gesù.
Ora, giunti al temine di
quest’anno catechistico, non
vediamo l’ora di iniziare il
prossimo, soprattutto perché ci
sarà un appuntamento importante per tutti noi, il Molo14.
Non sappiamo con esattezza cosa sia, ma ce ne hanno
parlato molto bene e perciò
non vediamo l’ora di scoprire
cosa ci aspetta.
Con questo articolo vogliamo dire a tutti i nostri amici
che il catechismo è bello, che
ci si diverte, ma che allo stesso tempo si impara a conoscere meglio se stessi e gli altri.
Un incontro con il prof. Filippo Pizzolato alla Camera di Commercio di Como
È meglio essere liberi o fratelli?
Ciò che si sta manifestando
in questi tempi un po’ in tutto
il mondo è un frequente dilagare di forme varie di violenza
intesa non soltanto come scontro fisico ma anche come prevaricazione dei più forti o dei
più furbi nei confronti dei più
deboli e dei più poveri.
Sembra che, dopo qualche
secolo, abbia ragione ancora
una volta il filosofo Tommaso
Hobbes, quando sosteneva
che, allo stato di natura, gli
uomini sono come le bestie (i
famosi “lupi”), sebbene quando nascono siano liberi ed
eguali. Tuttavia questa libertà
– sempre secondo Hobbes –
non è capace di creare ordine e
giustizia. È indispensabile
allora un sovrano che tracci
delle “corsie” in cui possano
agire gli individui. E’ meglio
infatti evitare i contatti tra gli
uomini, affinché la libertà di
ciascuno non leda quella degli
altri.
“Non violenza, fraternità e
giustizia” è stato l’argomento
trattato dal prof. Filippo
Pizzolato
docente
di
Istituzioni di diritto pubblico
all’Università degli Studi di
Milano, nel corso di in incontro che si è svolto presso la
Camera di Commercio di
Como.
Una cosa è certa: è dall’origine dell’umanità che esiste
la violenza. La vicenda di
Caino ed Abele è il primo
esempio tangibile. Sembra
allora che violenza e fraternità
(in un certo senso intesa come
non–violenza) non possano
andare d’accordo; per questo
motivo è necessario il diritto,
che diventa lo strumento per
organizzare la convivenza tra
gli uomini. Le moderne
Costituzioni si fondano su un
principio cardine: l’idea di
libertà come dono. Tutti
nascono liberi ed uguali. Se si
parte da questa concezione è
difficile parlare di fraternità,
perché la fraternità non è un
dono, ma un legame. Infatti
appena nato, l’uomo è inevitabilmente un essere strutturalmente fragile, inevitabilmente
legato alla famiglia. Un bambino non è né libero né indipendente. Successivamente,
man mano che cresce, può
essere legato alla sua città e
allo Stato in cui è nato, la
Patria.
La fraternità fa riferimento
ad una condizione non scelta,
ad un legame che prescinde
dal soggetto; ma con il tempo
può diventare una norma di
condotta che impegna la vita
di tutti. È un valore morale, un
criterio etico che non può
essere codificato in una norma
giuridica, cioè non può essere
sottoposto al diritto. Se così
fosse andrebbe in conflitto con
la libertà. La fraternità è un
legame che può essere norma
di condotta, ma una norma
non obbligatoria. Questo legame non può essere parziale,
come avviene tra gruppi od
associazioni di qualsiasi tipo,
ma deve servire ad abbattere
quelle famose “corsie” che si
sono saldamente instaurate nel
nostro tessuto sociale. La fraternità deve diventare cooperazione, accoglienza, luogo di
apertura e di solidarietà.
Nei periodi di grandi crisi,
verificatisi dopo i due conflitti
mondiali, c’è stata una fase di
grande solidarietà e fratellanza
dovuta alle enormi sofferenze
ed alla estrema povertà in cui
molta gente venne a trovarsi.
Anche oggi c’è una crisi causata da contingenze economiche. Forse questa crisi potrà
portare ad un recupero della
fratellanza, perché il legame
originario della fratellanza è
fondamentalmente la sofferenza, il dolore e il bisogno.
Invece la tendenza della nostra
società va nella direzione di
emarginare tutti coloro che si
trovano in condizioni di disagio, sia fisico, sia economico.
È la conseguenza di quel principio di libertà, così sbandierato dalle Istituzioni, che non si
preoccupa della fraternità. Si
tratta di una tendenza senza
prospettive, soprattutto se
coloro che hanno il compito di
scrivere le regole, non hanno
l’accortezza di mettersi nell’ottica dei più deboli, ma continuano a perseguire quella
logica utilitaristica che li
porta, come accade quasi sempre, a difendere i loro privilegi
ed a conservare ad ogni costo
il potere.
PD
La prima sessione di lavori del Concilio, pur chiudendosi
senza approvare alcun documento, aveva lasciato una notevole mole di materiale da esaminare. Papa Giovanni, sia nel
discorso che concludeva il primo periodo del concilio che in
una lettera ai vescovi, invitava i padri conciliari a continuare
il lavoro iniziato anche nel tempo che sarebbe intercorso fino alla riapertura del concilio prevista per il mese di settembre 1963. A tal fine, Giovanni XXIII nominò sei cardinali a
far parte della commissione di coordinamento dei gruppi di
lavoro ai quali era affidato l’esame del menzionato imponente materiale accumulatosi dopo la prima sessione conciliare. La decisa azione di papa Roncalli era anche determinata dal suo stato di salute che andava peggiorando rapidamente: il papa, cosciente che, con tutta probabilità, non
avrebbe assistito alla ripresa dei lavori, voleva “dissipare
l’impressione che la sospensione dei lavori…ibernasse il concilio o, addirittura, preludesse al suo rinvio a tempo indeterminato” (1).
Emergeva con chiarezza che il tema principe del concilio
sarebbe stato la Chiesa. Come abbiamo visto, lo schema
predisposto durante la fase preparatoria dalla commissione
incaricata non era ritenuto accettabile dalla maggioranza dei
padri conciliari. Cominciarono così a circolare altri progetti,
chiaramente alternativi, predisposti da teologi e prelati tedeschi, francesi, latino-americani; questi progetti vennero
osteggiati da alcuni vescovi e cardinali che avrebbe costituito la minoranza conservatrice del concilio. Nel febbraio
1963 si costituì un gruppo di lavoro per procedere alla stesura di un testo che rielaborasse lo schema che aveva suscitato tante perplessità. Ma, probabilmente con rammarico di
alcuni ambienti curiali, il gruppo di lavoro non prese neppure in considerazione il vecchio progetto e si concentrò su un
testo predisposto dal teologo belga G. Philips che, profeticamente, iniziava con le parole “luce delle genti”, cioè Lumen
gentium. Il testo, pur riprendendo alcuni passaggi dello
schema contestato al fine di evitare o quanto meno ridurre
l’opposizione della minoranza conservatrice dei padri conciliari, appariva notevolmente rinnovato sottolineando i concetti di Chiesa come mistero di salvezza e non più come
“società perfetta” e, soprattutto, come popolo di Dio in
cammino nella storia, popolo nel quale tutti i battezzati erano sostanzialmente uguali.
Parallelamente al lavoro di revisione dello schema sulla
Chiesa, avanzò anche l’esame di altri progetti . Tra gli altri,
vorrei ricordare quello sulla rivelazione e lo schema relativo
al rapporto Chiesa-mondo che, sotto la supervisione del
cardinale Suenens, cercò “di accogliere l’istanza sempre più
acuta perché la condizione della chiesa nella storia fosse
connotata dall’amicizia per gli uomini in luogo della secolare ostilità” (2).
All’inizio del 1963 le già precarie condizioni di salute di
papa Giovanni erano ulteriormente peggiorate. Nonostante
ciò, il papa riuscì sempre a seguire i lavori della commissione di coordinamento e delle sottocomissioni. Non solo. Prima di ritornare alla casa del Padre Roncalli ci fece un grandissimo regalo: pubblicò la bellissima enciclica Pacem in terris diretta sia ai battezzati che a tutti gli uomini di buona volontà. L’enciclica superava la vecchia e discutibile teologia
della guerra, facendo rilevare come l’era della bomba atomica impedisse di definire “giusto” un qualsiasi conflitto.
Il 3 giugno 1963, giorno di Pentecoste, Angelo Roncalli
moriva: “egli aveva aperto un tempo nuovo nella Chiesa,
aveva riproposto i temi essenziali della carità e dell’unità,
strettamente congiunti con quelli del rinnovamento dell’attitudine spirituale, delle strutture ecclesiali, ma anche della
riformulazione della dottrina” (3).
Il 21 giugno 1963, dopo un breve conclave, fu eletto papa l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, che
assunse il nome di Paolo VI.
Una domanda aleggiava non solo nel mondo cattolico:
sarebbe continuato il concilio e, se sì, come sarebbe proseguito? Il primo messaggio di Paolo VI sciolse i dubbi quando
affermò che “la parte più importante del pontificato sarà
occupata dal proseguimento del concilio ecumenico Vaticano II, verso il quale sono rivolti gli occhi di tutti gli uomini
di buona volontà”.
Il primo intervento di papa Montini fu teso alla ricerca
di un migliore funzionamento della “macchina” conciliare.
Paolo VI eliminò la pletorica presidenza dell’assemblea e
nominò un ristretto gruppo di moderatori che dovevano assicurare il collegamento tra l’assise conciliare e il papa. Al fine di permettere anche ad alcuni laici di partecipare ai lavori del concilio, Paolo VI creò la categoria degli “uditori”. Infine, avocò a sé la riforma della Curia. Questo provvedimento suscitò la perplessità della maggioranza progressista
del concilio ma, d’altro canto, attenuò l’opposizione al concilio stesso degli ambienti curiali appartenenti alla minoranza conservatrice.
Questi atti evidenziavano nel neo-eletto pontefice la volontà di ridurre al minimo l’opposizione interna e di cercare, quindi, il massimo del consenso possibile sulle decisioni
che il concilio avrebbe assunto.
Si decise infine che il lavori dell’assemblea sarebbero ripresi il 29 settembre 1963, soltanto quindici giorni dopo la
data già decisa da papa Giovanni. (5 – continua)
(erre emme)
Note
(1) Giuseppe Alberigo: “Breve storia del concilio ecumenico
Vaticano II” Ed. Il Mulino, pag. 57
(2) Giuseppe Alberigo: op. cit. pag. 60
(3) Giuseppe Alberigo: op. cit. pag. 61
4
Il grillo parlante
o
tori co
ora . Bos C.
e
S. Glgiat
O
Quando una persona
giunge al termine di un’esperienza che ha vissuto,
cerca di evidenziare gli elementi essenziali che l'hanno
caratterizzata. Lo sforzo che
farò in queste righe parte
innanzitutto dalla parola
GRATITUDINE; il ringraziamento è molteplice e abbraccia dimensioni della vita oratoriale e parrocchiale.
Gratitudine per questi anni
che ho passato nella comunità di Olgiate, l’esperienza
di questi quattro anni mi ha
lasciato senza dubbio una
maggiore capacità di confronto e di dialogo con le
persone. Un grazie quindi al
Signore Gesù che mi ha permesso di accompagnare (per
come sono stato capace)
giovani e adulti nel loro
cammino umano e di fede.
La gratitudine poi si estende
ai collaboratori tutti, abbiamo passato momenti carichi
di gioia e di confronto, in
uno scambio che aveva
come meta l’unità. La gratitudine è un atteggiamento
che in me prevale riconoscendo il tempo passato
come un grande tempo di
Grazia.
Nella ricchezza del nostro
oratorio non dobbiamo mai
perdere la bellezza del condividere e dello stare insieme
alla luce di quello che Gesù
ci insegna. Una seconda
parola per me importante in
questo mio saluto è COMUNIONE; il mio essere sacerdote è caratterizzato dalla
volontà chiara di vivere la
comunione; penso agli ambiti dentro i quali coniugare
questa parola: oratorio, parrocchia, vita sacerdotale. In
oratorio con i miei ragazzi
(posso ancora dirlo!) il tentativo è sempre stato quello di
condividere e portarli a comprendere che solo se si fa
comunione con Gesù e tra di
loro, la vita assume un valore ancora più grande. Se
penso alla parrocchia mi
rendo conto della comunione con tutto quel ramo di
25 Novembre 2012
Vita Olgiatese
GRATITUDINE PER…
persone che vivono la sofferenza nelle fatiche quotidiane, nelle malattie fisiche e in
quelle spirituali. Se ho imparato una cosa in questi undici
anni di vicario è che il
Signore si muove e ci accompagna nella nostra storia per
risollevarci dalle fatiche e
donarci la sua consolazione.
Egli si offre a noi come medico, ci chiede di seguirlo e di
fidarci di Lui, spetta ad ognuno di noi camminare dietro
a Lui. Nella vita sacerdotale
lo sforzo è sempre stato
quello di rendere visibile la
comunione tra preti. Nella
diversità di quello che si è,
nel rispetto dei ruoli che ci
sono stati affidati, nella
carità che ci porta ad essere
confratelli e amici (chiedo
scusa se non sempre magari
sono riuscito a mostrare questa comunione).
Una terza parola che mi
sento di condividere con voi
è IMPEGNO . Anche qui le
prospettive dentro le quali
leggere questo termine sono
molteplici. La vita è sempre
un impegno, è un susseguirsi
di cose da fare, l’attenzione
che ho sempre richiamato e
che deve prevalere nelle
dinamiche di relazioni è la
dimensione dell’essere più
che del fare. Nella nostra
realtà di oratorio grande è il
rischio di organizzare senza
prestare troppa attenzione
alle relazioni con le persone
che condividono le attività
che svolgiamo. In parrocchia
e in oratorio grande è la
volontà di impegno da parte
di molti, chiedo al Signore
Gesù che possiate essere
capaci di impegnarvi avendo
chiara la prospettiva dentro
la quale vivere. Sarebbe brutto vedere gente che ci mette
impegno ma che “lavora” da
sola perché non supportata
dagli altri. Questa parola
assume una fisionomia particolare soprattutto per il
periodo che come oratorio
vivrete. Nell’attesa del
nuovo vicario che giungerà
tra un po’ di mesi ci dovrà
essere, da parte di tutti, un
grande spirito di collaborazione e di impegno. La vita
oratoriale non si può fermare o arrestare, i nostri ragazzi
devono trovare persone
(giovani e adulti) che siano
ISCRIZIONI PRIMO ANNO DI CATECHISMO
Si stanno chiudendo le iscrizioni al primo anno di catechismo per i bambini di prima elementare ed, eventualmente,
anche per gli altri che non hanno mai frequentato.
I moduli per l’iscrizione sono ancora disponibili negli uffici
parrocchiali, aperti tutti i giorni feriali dalle 9 alle 12.
Gli incontri di catechismo cominceranno, per i bambini,
con la prima settimana di dicembre; per i genitori è previsto un incontro di presentazione di tutto il progetto catechistico in una data da destinarsi verso fine novembre.
È bene fare circolare la voce a tutte le famiglie interessate.
Si ricorda ancora che il primo anno non è facoltativo, ma
parte integrante di tutto il percorso di “Iniziazione
Cristiana” dei ragazzi. Le iscrizioni vanno fatte entro
domenica 25 novembre. Si accettano ritardatari solo
entro fine novembre.
Cari Olgiatesi ...
Il mio saluto a tutti voi, cari
Olgiatesi. Prima di iniziare ad
abitare con voi sono stato
invitato a scrivervi.
Mi preparo ad entrare come fratello in una comunità cristiana e in
quanto tale sento di appartenere al
Signore, come tutti, per il Battesimo e
di essere insieme inserito in un cammino di ricerca. Ciascuno di noi infatti
si può vedere riflesso in una delle
situazioni raccontate nei vangeli.
Mossi dal fascino della persona di
Gesù e con il desiderio di conoscerne
di più il mistero, come i due discepoli
che chiedono: “Maestro, dove abiti?”.
Oppure spinti dal proprio senso di
inadeguatezza e di fragilità, come
Zaccheo, che sale sul sicomoro con il
desiderio di vedere Gesù. Oppure,
ancora, con lo stupore e la gioia dei
due discepoli avviati verso Emmaus
con un senso di delusione e di smarrimento, che alla fine lo riconoscono
compagno di viaggio.
Entrerò come sacerdote, grato al
Signore per questa chiamata che è
mistero a me stesso, è risposta ad un
amore immeritato che sempre mi precede, è servizio alla Chiesa nella concretezza di una specifica comunità
cristiana.
Infine come collaboratore. Con il
compito anzitutto di aderire ad una
Chiesa comunione dove ciascuno,
con i propri carismi, si mette al servizio delle membra dell’unico corpo di
Cristo, avendo come stile la carità e
puntando con tutti all’unità degli intenti e dei cuori, secondo il comando del
Signore.
don Eugenio
punti di riferimento per loro
e questo impegno deve essere sentito come responsabilità reciproca. Spetterà a don
Marco parroco dare delle
linee generali dentro le quali
muoversi e con le quali vivere questi mesi. La vita d’oratorio non si può improvvisare ed è necessario avere chiara la meta a cui giungere.
In questo mio saluto,
forse un po’ più una fotografia del vissuto di questo
tempo, non possono mancare parole come PROVVIDENZA ed ENTUSIAMO. La
prima evidenzia l’impegno di
Dio per noi… il Signore Gesù
non farà mancare l’aiuto
necessario per compiere ciò
che ci chiede; la seconda
parola invece deve caratterizzare l’atteggiamento di
fondo che ognuno di noi
deve avere nella vita.
L’entusiasmo nasce dalla consapevolezza di essere amati
da Dio Padre e che questo
amore non verrà mai meno
nella vita di nessuno. Affido
a Maria, Aiuto dei cristiani, il
vostro e il mio cammino,
con la consapevolezza che
ciò che la madre chiede al
Figlio, il Figlio non rifiuta.
Vi abbraccio e vi benedico tutti,
buon cammino
don Silvio
Panettoni e
Pandori
Domenica 2 Dicembre
dalle 9.00 alle 12.15
i ragazzi delle superiori
vi aspettano con
panettoni e pandori
per sostenere i progetti
dell’Associazione La Goccia
Casa Anziani
Dal 1° al 17
Dicembre
tutti i pomeriggi,
escluso la domenica,
vi aspettiamo alla
mostra/mercato
in Casa Anziani
per ammirare tutti i
lavori svolti dai
nostri ospiti durante
l’anno.
Non mancate!!!!
L’Animatrice
Inizio ministero di
don Eugenio a Olgiate
Don Eugenio presiederà le S. Messe festive di:
sabato 24 novembre
18,00: in chiesa parrocchiale
domenica 25 novembre 9,30: a Somaino
domenica 25 novembre 11,00: in chiesa parrocchiale
Saluto a don Silvio
mercoledì 28 novembre 16,00: S. Messa in Casa Anziani
sabato 1 dicembre
8,00: S. Messa in S. Gerardo
18,00: S.Messa a Somaino
(seguirà rinfresco e momento di fraternità)
domenica 2 dicembre
9,30: S. Messa dei ragazzi in parrocchia
11,00: S. Messa per la Comunità in parrocchia
15,00: in teatro “Aurora”
- rappresentazione teatrale
- saluti e ringraziamenti dell’Oratorio
- rinfresco e merenda per tutti
Ingresso di don Silvio a Caravate
Don Silvio prende possesso ufficialmente della parrocchia di Caravate
sabato 8 dicembre, solennità dell’Immacolata, con la S. Messa solenne
d’ingresso alle ore 15,00.
- La parrocchia sta organizzando dei pullman per partecipare a questo
momento. Partenza ore 13,15 dall’Oratorio; rientro a Olgiate per le 19,00.
Iscrizioni – assolutamente entro mercoledì 5 dicembre – presso il bar
dell’Oratorio (al pomeriggio) o l’ufficio parrocchiale (aperto tutti i giorni
feriali dalle 9,00 alle 11,30). Costo €. 8,00.
- In questi stessi luoghi si stanno raccogliendo anche offerte libere per un
regalo a don Silvio.
sotto il campanile del fico
Per i bisogni
della Chiesa
NN per la chiesa € 210 –
Offerta per l'oratorio € 440 –
Malati e Anziani € 335 – In
mem.di Mascetti M. Teresa
€ 300 – Intercessione alla
B.V.del Rosario € 50 – Per
uso locali € 165 – Moglie e
figli ricordando Vincenzo
Tomasetto € 100 – In mem.
di Luigia Nava € 100 –
Ricordando la cara mamma
Maria € 200 – In mem. di
Ghizzoni Franca € 250.
Chiesa di Somaino
Offerte per la chiesa € 48 +
10 + 24.
Chiesa di S. Gerardo
Offerte “cassetta per la chiesa” € 45 – Offerta per esposizione reliquia € 20.
Per restauro organo
NN € 20 – Concerto S. Cecilia €
1403,47 – Ricordando la cara
mamma Maria € 100.
Note di bontà
Offerte cassetta S. Antonio
€ 163,38.
Dai registri
parrocchiali
Matrimoni
Raimondi Valerio con
Malanchin Simona
Morti
Vetti Elena ved. Frangi di
anni 81 – via Vedesca, 4
Ghianda Nerina di anni 86
– via Luraschi, 5
Tomasetto Vincenzo di
anni 50 – via Trieste, 65
Nava Luigia di anni 88 –
Casa Anziani
Pozzoli Anna ved. Vittori
di anni 90 – via De Amicis,
22
Ghizzoni Franca Bovi di
anni 66 – via Tarchini, 15
Rugali Antonio di anni 88–
via della Vigna, 11
Vita Olgiatese
Esce la seconda e la quarta
domenica del mese
Autorizz. Tribunale Como n. 10/82.
Con approvazione ecclesiastica.
Direttore responsabile:
Vittore De Carli
Redazione:
Marco Folladori, Silvio Bellinello,
Marco Nogara, Franco Ghielmetti,
Paolo Donegani, Rolando Moschioni.
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ritiro a mano:
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Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C.
Redazione e impaginazione:
Casa Parrocchiale
Via Vittorio Emanuele, 5
22077 Olgiate Comasco
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