Il sogno della comunione tra famiglia, Chiesa e società

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Azione Cattolica Italiana
Delegazione regionale della Sicilia
Ac e famiglie in cammino
verso la Settimana sociale dei cattolici italiani
Il “sogno” della comunione tra Chiesa Famiglia e Società
Sfide e prospettive a 50 anni dal Concilio
SIRACUSA – Sala conferenze “Giovanni PaoloII” Santuario Madonna delle lacrime – 02/03/2013
L’appuntamento a Siracusa, scelta non a caso, in occasione dei 60 anni dall’evento
della lacrimazione del quadro della Madonna. vuole proporre una riflessione a più voci e
con sfaccettature diverse sulla necessità, ormai divenuta essenziale, di mettere al centro la
famiglia e la sua realtà globale tra i pensieri della politica istituzionale e quelli della Chiesa.
Se è vero che nella Costituzione la famiglia si rileva non come istituzione posta a
fondamento dei rapporti economici della società, ma essenzialmente, secondo la sua realtà
originaria, come comunità naturale costituita dall’unione tra un uomo e una donna, con
assunzione di reciproci diritti e doveri mediante il matrimonio, ove si sviluppa la persona
umana in un contesto di reciproca solidarietà tra più generazioni; se è vero che il Concilio ci
ha insegnato a considerare i genitori primi maestri della fede dei loro figli e ad attribuire
alla loro azione educativa il compito di far intuire per primi la bellezza di una vita aperta al
mistero di Dio e nel sacramento del matrimonio la grazia più grande in ordine alla
comunicazione dalla fede; non è così vero che questo “sogno” della comunione tra il pensiero
costituzionale e quello conciliare si riesca, in atto, a realizzarlo pienamente.
L’incontro di sabato 2 marzo, con la presenza alla tavola rotonda di S. E. Rev.ma
Mons. Calogero Peri, Vescovo delegato dalla CESI per la Famiglia, dell’Assessore Regionale
alla Famiglia arch. Ester Bonafede, del costituzionalista prof. Luigi D’Andrea, della teologa
prof.ssa Ina Siviglia e del Presidente nazionale dell’Azione Cattolica prof. Franco Miano, non
vuole certamente riuscire a dare risposte definitive, ma riflessioni a tutti i livelli che
possano porre in luce la dimensione sociale ed ecclesiale della famiglia nella concretezza
dell’oggi.
Immersi in una cultura che sembra spingerla in una prospettiva privatistica, è
necessario far riscoprire la famiglia nella sua dimensione essenziale: non realtà chiusa, ma
aperta e congiunta alla società e alla Chiesa. È una piccola chiesa dentro la comunità
cristiana, prima e vitale cellula della società civile.
La famiglia oggi è una realtà molto amata, ma anche parecchio discussa.
Nelle società del nostro tempo il valore della famiglia trova un riconoscimento
indiscusso e universale ma, paradossalmente, alla prova dei fatti è costretta a cedere
terreno nelle grandi scelte del ciclo di vita - come quella di sposarsi o far nascere un figlio quasi sempre filtrate da valutazioni di ordine economico e lavorativo. Sembra proprio che i
progetti di formazione e di sviluppo delle famiglie si scontrano con una realtà sociale che ha
fortemente bisogno di capitale umano, ma fa ben poco per sostenere la “fabbrica” in cui tale
capitale viene prodotto e formato. E’ necessario che la società intervenga con politiche
adeguate a favore della promozione della famiglia e anche la famiglia stessa deve
coinvolgersi per proteggere se stessa attraverso la partecipazione più attiva alla politica
familiare. Questo perché l’urbanizzazione e la globalizzazione stanno portando alla
trasformazione radicale della struttura del lavoro e, al contempo, alla trasformazione della
fisionomia della famiglia nella società urbana. Sul piano delle politiche sociali la famiglia
deve poter prendere sempre più consapevolezza di possedere una vera e propria
soggettività sociale. E’ necessario uscire da una logica assistenziale che fa scendere
dall’alto, dallo stato, le politiche familiari e puntare invece sulla sussidiarietà, sulla capacità
d’iniziativa delle famiglie stesse, al fine di promuovere una valorizzazione relazionale di
alcuni beni particolarmente preziosi nella vita di ciascuno, che trovano proprio nella
famiglia il loro principale centro propulsivo. Di conseguenza, si tratta di ripensare le
politiche familiari, guardando, prima che ai bisogni di determinati individui o classi d’età,
ad esempio bambini e anziani, al nucleo familiare in quanto tale. Recuperare la centralità
della famiglia è l’unica strategia per restituire alle società urbane quella vitalità
demografica da cui non può prescindere ogni progetto di sviluppo, doverosamente
rispettoso del ruolo e del valore dell’uomo.
Ma bisogna essere anche consapevoli che, se quest’oggi ancora ci si trova a riflettere
sulla famiglia per chiedere che cosa essa sia, ciò è sintomo di qualcosa di molto serio che sta
accadendo in mezzo a noi. Se ci si chiede quali siano i volti della speranza per la famiglia
nella Chiesa è segno che, al di là delle pur doverose prese di posizione ufficiale e delle
indicazioni di percorso, occorre stanare, con piglio deciso, le ragioni più vere di un legame
di reciprocità che lega famiglia e Chiesa e trasferirne le conseguenze nella prassi pastorale.
Per comprendere, quindi, in pieno la realtà originale della famiglia occorre leggerla
dentro l’intreccio delle sue relazioni con la società e la comunità cristiana. Da questa lettura
dinamica della famiglia derivano per tutta la comunità civile e religiosa implicazioni
concrete: occorre assumere ritmi, tempi e modalità relazionali della famiglia così da
realizzare una politica e una pastorale a misura della famiglia in concreta e “reale”
comunione con essa . La credibilità della famiglia nel mondo d’oggi deve emergere dal
vissuto di fede, dall’analisi razionale e dal diritto naturale. La famiglia è una ricchezza per
tutta la società, è momento di rinnovamento ed è sempre più necessario riproporre oggi il
suo valore, nell’attuale contesto culturale per il bene stesso di tutta l’Umanità.
Ninni Salerno
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