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Polibio e il rapporto con Scipione Emiliano
La vittoria romana sulla Macedonia, ottenuta da Emilio Paolo a Pidna nel 168
a. C., segnò un momento decisivo nella vita di Polibio. L'immediato e conseguente sopravvento del partito filoromano nella Lega Achea portò alla
denuncia di mille esponenti della fazione avversaria, accusati di aver tenuto
un atteggiamento neutrale durante la guerra, nell'attesa dello svolgersi degli
eventi: fra questi era anche il futuro storico.
Essi furono deportati a Roma per essere sottoposti a un processo che in
realtà non ebbe mai luogo; e gli Achei furono trattenuti come ostaggi per ben
diciassette anni e confinati in varie città italiane.
Grazie alla protezione dei due figli del vincitore di Pidna, Fabio Massimo
Emiliano e Cornelio Scipione Emiliano, Polibio ottenne di restare a Roma,
dove ebbe inizio la sua amicizia con Scipione, di cui divenne maestro e
consigliere.
Lo storico greco strinse con il figlio più giovane dell’Emiliano una profonda
amicizia. Quando il suo prestigio politico cominciò ad affermarsi, attorno a lui
si raccolsero il fiore dell’aristocrazia e gli esponenti più prestigiosi della
cultura, che diedero vita al Circolo degli Scipioni. In esso si elaborò una
concezione nuova dell’uomo basata sull’humanitas, cioè su un più armonico
contemperamento tra i doveri pubblici e privati, tra l’antica austerità e la
nuova raffinatezza, e si tracciarono i fondamenti della missione imperiale di
Roma.
Mentre lo stoico Panezio nell’Impero ravvisò la più compiuta attuazione del
logos universale, Polibio, muovendo dalla superiorità dell’ordinamento
politico di Roma, giunse presto a teorizzare la “necessità” storica del suo
dominio sulla Grecia e su tutto il mondo ellenistico.
L'esilio valse dunque ad introdurre Polibio nel prestigioso ambiente degli
Scipioni, animato da illuminate tendenze filelleniche; e questa condizione
privilegiata gli garantì la possibilità di studiare a fondo i costumi e le
istituzioni dello stato romano, e di indagare i motivi politico- militari della sua
grandezza, accantonando il particolaristico atteggiamento con cui il cittadino
greco tendenzialmente considerava in maniera ostile i Romani.
La permanenza in Roma fu interrotta da numerosi viaggi, alcuni dei quali al
seguito di Scipione, che egli accompagnò in Spagna e in Portogallo, poi in
Africa e in Provenza, attraversando infine le Alpi lungo l'itinerario di Annibale;
e tali occasioni gli concessero di procurarsi una fondamentale informazione
geografica, fondata sull'esame diretto dei luoghi.
Nel 150 Polibio poté finalmente ritornare in patria; ma da Scipione Emiliano
non si staccò più.
Nei momenti decisivi gli fu accanto, quasi per condividere, come nella
distruzione di Cartagine a seguito della terza guerra punica, la gioia del
trionfo e il pianto per la caducità delle sorti umane.
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