Positivismo ed evoluzionismo - Corso di Filosofia

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IL POSITIVISMO E L’EVOLUZIONISMO.
Il positivismo è un movimento di pensiero che si è sviluppato in Europa dal 1840 sino alla fine del secolo e che ha
dominato la filosofia, la storiografia e la letteratura dell'epoca. Per positivismo, scrive Comte, uno dei suoi maggiori
esponenti, si intende porre a fondamento della conoscenza il fatto reale e concreto, contrapposto all'immaginario,
derivante dall'esperienza e scientificamente analizzabile. Perciò positivo significa fatto reale e scientifico.
Il positivismo si espande nel contesto storico della seconda rivoluzione industriale e del cambiamento dei metodi di
produzione per effetto delle grandi scoperte ed invenzioni della macchina a vapore, dell'elettricità, del telegrafo senza fili.
Come conseguenza si ha in Europa lo sviluppo delle grandi città: la vita urbana prevale sulla vita rurale.
Il positivismo costituisce, per l'appunto, la filosofia della società industriale moderna tecnico-scientifica e diventa
l'ideologia (il modo di pensare) tipica della borghesia liberale dell'Occidente. Il positivismo segue all'idealismo e lo
soppianta. L'idealismo e il positivismo sono stati i maggiori indirizzi filosofici dell'Ottocento. Entrambi sono accomunati
dalla fondamentale idea di una realtà infinita che si evolve incessantemente; ma per l'idealismo questa realtà è spirito e
coscienza, per il positivismo è invece materia e forze.
I successi della scienza e della tecnica sono alla base della nascita del positivismo e suscitano l'idea di un progresso
inarrestabile, segno del quale è stata interpretata l'apertura del Canale di Suez e la Tour Eiffel a Parigi.
Il positivismo si presenta come movimento di pensiero che esalta le conquiste della tecnica, mirando in campo politico
al mantenimento di un sistema stabile, sostanzialmente conservatore ed ispirato ad un cauto riformismo. Certo, i mali
della società industriale sono sotto gli occhi di tutti: squilibri sociali fra ricchi e poveri, miseria del proletariato,
sfruttamento dei lavoratori. Tuttavia i positivisti sono convinti che tali mali siano progressivamente destinati a
scomparire con l'ulteriore sviluppo della società, della scienza e della tecnica, nonché per effetto del diffondersi
dell'istruzione popolare e di un generale miglioramento delle condizioni di vita. Per i positivisti si tratta di lasciar fare
all'evoluzione sociale e il miglioramento avverrà spontaneamente, evitando tentazioni rivoluzionarie, facilmente
degenerabili come quella francese.
Gli aspetti generali e comuni del positivismo europeo sono:
1. il primato della scienza, considerata come l'unica forma di autentica conoscenza;
2. l'obiettivo di estendere anche allo studio della società e delle scienze sociali il metodo delle scienze fisiche e naturali,
basato sul principio di causalità;
3. la nascita, quindi, della sociologia come scienza che intende studiare i fatti e i rapporti umani e sociali come se fossero
"fatti naturali", di cui scoprire le leggi causali; trasformando e riducendo la qualità e la varietà dei fatti sociali in quantità,
cioè in dati statistici, derivava la convinzione di poter ricondurre la pluralità e diversità dei dati osservati a poche
leggi generali esplicative;
4. la svalutazione della metafisica (conseguente all'esaltazione della scienza) considerata come sapere non basato su dati
positivi (cioè sui dati di fatto dell'esperienza scientificamente osservabili), accompagnata ad una minor considerazione
della filosofia, posta al servizio della scienza ed intesa come riflessione sui risultati particolari raggiunti dalle singole
scienze: tutt'al più la filosofia è concepita come enunciazione dei principi generali comuni alle varie scienze; in questo
contesto viene progressivamente perdendosi il concetto di filosofia quale sapere complessivo e sistematico, come invece
per Kant ed Hegel: l'uomo e il suo mondo spirituale (l'arte, la religione, la moralità) non sono più considerati autonomi
nei confronti della natura, ma anch'essi, viene ritenuto, devono ridursi ad una collezione di fatti determinati da leggi
causali che escludono la libertà;
5. un diffuso ottimismo nel progresso scientifico e tecnologico e nella sua capacità di portare condizioni di vita migliori
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per tutti.
Illuminismo e Positivismo.
Fra questi due indirizzi filosofici vi è da un lato continuità di sviluppo su alcuni aspetti comuni ad entrambi e,
dall'altro lato, vi sono punti di divergenza. Hanno in comune la concezione del fondamento empirico della conoscenza
(la conoscenza deriva dall'analisi e dallo studio delle esperienze); la fiducia nella scienza e nel progresso scientifico e
sociale; la concezione laica (non religiosa) della vita. Tuttavia, mentre l'illuminismo si presentava come movimento
critico ed innovatore rispetto alla cultura e alla società dominanti del tempo, quale espressione di una classe borghese
ancora in lotta contro l’"ancien regime", contro i privilegi dei nobili, il positivismo ha invece carattere meno critico e più
conservatore in quanto ideologia della borghesia divenuta ormai classe egemone e prevalente.
L'illuminismo si è servito della scienza per distruggere la metafisica; il positivismo, pur svalutando la metafisica in sé,
assume esso stesso un atteggiamento in qualche modo metafisico poiché assolutizza e trasforma in dogma la scienza,
che diventa una nuova religione.
Romanticismo e positivismo.
Il positivismo si contrappone al romanticismo e all'idealismo. Per taluni aspetti ha tuttavia con essi punti in comune:
sostituisce l'assoluto della scienza (la scienza è tutto) all'assoluto del sentimento di infinito e all'assoluto dello Spirito;
rimane quindi presente anche nel positivismo una concezione assolutistica e non pluralistica della realtà. Comune è pure
la concezione ottimistica dello sviluppo della realtà e della società.
Il positivismo si sviluppa nei vari paesi europei con ovvie differenze dovute alle diverse tradizioni culturali. In
Francia (Comte) si inserisce all'interno della tradizione razionalistica iniziata da Cartesio. In Inghilterra (Stuart Mill) si
sviluppa sulla scia della tradizione empirista ed utilitaristica. In Germania assume le caratteristiche di un rigido monismo
(concezione secondo cui uno solo è il principio della realtà) materialistico. In Italia (Ardigò) si ricollega al naturalismo
rinascimentale.
All'interno del positivismo si distinguono due grandi filoni:
1. un positivismo sociale (Comte e Mill), che pone il sapere scientifico a fondamento anche dell'organizzazione sociale e
politica;
2. un positivismo evoluzionistico (Darwin e Spencer), che afferma l'esistenza di una legge universale dell'evoluzione
valida sia in natura che nella società, nella storia e nell'uomo.
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