La Seconda guerra mondiale 1 1. IL CONTESTO Il 1936 fu un anno di svolta, in cui si aggravarono le tensioni internazionali e si manifestarono le propensioni espansionistiche dei fascismi europei (soprattutto di quello tedesco e di quello italiano). Tre sono i principali eventi del 1936. 1. La conquista italiana dell’Etiopia. Mussolini aveva portato a termine la guerra imperialistica contro l’Etiopia, che determinò (in quanto l’Etiopia faceva parte della Società delle Nazioni) l’isolamento internazionale dell’Italia, costituendo un fattore di avvicinamento alla Germania nazista. 2. La guerra civile in Spagna. L’insurrezione del caudillo Francisco Franco contro la neonata repubblica spagnola (sorta nel 1931, dopo che il re Alfonso XIII, in seguito alla vittoria elettorale delle sinistre, aveva abbandonato il paese, sconvolto dalla recessione economica degli anni Trenta) aveva condotto allo scoppio di una sanguinosissima guerra civile (sostenuta con uomini e mezzi dai fascisti italiani e dai nazisti tedeschi), che terminò nel 1939 con la vittoria del franchismo (che fu il regime autoritario europeo più duraturo, in quanto crollò soltanto alla morte di Franco, nel 1975!). 3. Il pangermanismo tedesco. Hitler, in violazione del Trattato di Versailles, rimilitarizzava la Renania e, tramite il referendum del 1935, aveva riunito la Saar al Reich, dando una prima concreta attuazione al programma pangermanista di riunire in un unico Stato tutti i paesi di lingua tedesca. L’imperialismo giapponese All’espansionismo nazifascista in Europa si aggiungeva quello giapponese in Asia: il Giappone, infatti, aveva già manifestato la sua vocazione imperialista, occupando, nel 1931, la Manciuria, in direzione di un’avanzata verso la Cina. Gli effetti della recessione economica degli anni Trenta (fallimento a catena di numerose banche conla crisi del ’29 e tensioni sociali in seguito alla crisi) e la forte instabilità politica (la difficile situazione economica aveva portato a una vittoria elettorale delle sinistre, subito perseguitate e represse; ne era seguita l’intensificazione dell’attività delel destre, fino al fallito tentativo di colpo di stato nel 1936) avevano alimentato l’imperialismo nipponico, portando alla conquista della Manciuria e a un tentativo di espansione in Cina (che, pur essendo stata sconvolta dalla guerra civile tra comunisti e nazionalisti, trovò le forze per opporsi all’invasione; il conflitto cino-giapponese sarà uno dei fronti della Seconda guerra mondiale) . L’invasione della Manciuria, inoltre, contribuì ad accentuare le spiente autoritarie all’interno della società nipponica, in quanto: 1) si rafforzò il fascismo giapponese, che si richiamava all’unità nazionale contro la lotta di classe e all’affermazione della “razza” giapponese”; 2)si consolidò la vocazione totalitaria dell’Impero. L’imperatore Hirohito, salito al trono nel 1926, si pose al vertice di una struttura fortemente gerarchica, dando vita a organismi simili a quelli propri dei fascismi europei (un’associazione industriale al posto dei sindacati e un’associazione politica di appoggio all’Impero, analoga ai partiti unici). Il totalitarismo nipponico coniugava l’autoritarismo con la forza della tradizione, che dava legittimazione alla concezione organicistica dello stato: secondo la tradizione, infatti, la società giapponese discendeva dal ramo originario della famiglia imperiale, per cui il paese costituiva una sorta di grande famiglia imperiale, uno “stato totale” in cui l’individuo era immerso fin dalla nascita. Anche se in forma diversa rispetto a quello europeo (mancano un vero e proprio partito unico e un dittatore), anche in Giappone sono presenti le caratteristiche di un regime fascista. Come afferma lo storico Franco Gatti, il regime giapponese divenne apertamente fascista nel periodo 1936-38; in quegli anni, infatti, si costituì un blocco di potere, in cui si saldarono gli interessi imperialistici delle concentrazioni monopolistiche con gli obiettivi del mantenimento del consenso (da parte della burocrazia) e di espansione militare (da parte degli alti comandi dell’esercito). Furono sciolte tutte le organizzazioni sindacali, operaie e contadine, e tutti i partiti; fu costituito una specie di “partito unico”, promosso dagli esponenti dell’alta burocrazia civile e militare. La Seconda guerra mondiale 2 L’ESPANSIONISMO NAZIFASCISTA. IL BLOCCO ANTICOMUNISTA L’espansionismo nazifascista in Europa e quello nipponico in Asia affondano le proprie radici nella crisi economica seguita al crack del ’29: la politica protezionista adottata in risposta alla crisi dai vari Stati, infatti, aveva comportato la disintegrazione del mercato mondiale in una serie di mondi economici chiusi dalle barriere e dai dazi doganali, impedendo il pieno dispiegarsi del commercio internazionale. In tale situazione di crisi, di chiusura economica, di disoccupazione e di tensioni sociali, le grandi potenze intrapresero, quindi, una politica di espansionismo, alla ricerca di un allargamento dei propri mercati e di nuovi sbocchi e opportunità lavorative per la popolazione. Hitler, ad esempio, motivava il riarmo e l’espansionismo tedeschi non soltanto con la necessità di combattere il “pericolo bolscevico”, ma anche con la considerazione che il paese, essendo sovrappopolato, era incapace di nutrirsi solo con le proprie risorse, per cui si rendeva necessario un allargamento dello “spazio vitale”, per costituire una base di riserve di materie prime e di generi alimentari. Hitler nutriva il progetto di costituire una “Grande Germania”, che doveva riunire tutti i popoli tedeschi (come gli Austriaci e i Sudeti) e affermarne la supremazia, estendendosi progressivamente sugli altri, alla conquista del proprio “spazio vitale” e di un “nuovo ordine europeo”. Si trattava di un progetto economico (condurre all’autosufficienza il paese), ma anche politico e razziale, in sintonia con l’affermazione della superiorità del popolo tedesco sugli altri (ai danni di ebrei e slavi). Questi elementi agirono su un terreno già segnato dalle tensioni originate dai trattati di pace del 1919: Germania, Italia e Giappone, infatti, si ritenevano ingiustamente ridimensionate da un ordine internazionale modellato sugli interessi della Francia e della Gran Bretagna. La politica estera dei regimi fascisti fu, dunque, improntata a una nuova definizione degli equilibri stabiliti a Versailles: IN ITALIA l’abbandono del tavolo delle trattative di Orlando e Sonnino aveva portato alla nascita del mito della “vittoria mutilata”; LA GERMANIA aveva dovuto subire a Versailles le onerose condizioni di una vera e propria “pace punitiva”, una “pace cartaginese”. Dal punto di vista territoriale, aveva dovuto cedere: alle potenze vincitrici i propri possedimenti coloniali, alla Francia l’Alsazia-Lorena e il bacino minerario della Saar (in amministrazione per 15 anni), alla Polonia la Posnania e l’alta Slesia (per cui si era creato un corridoio polacco che giungeva al Baltico, con Danzica proclamata città libera e la Germania divisa in due), alla Danimarca lo Schleswig. Dal punto di vista territoriale, aveva dovuto ridurre fortemente il proprio esercito e la flotta militare; la riva sinistra del Reno doveva essere occupata dalle truppe alleate per 15 anni, mentre la riva destra doveva essere smilitarizzata. Dal punto di vista economico, doveva risarcire il Belgio e le nazioni vincitrici somme enormi per i danni di guerra. Sia la Germania hitleriana, che l’Italia e il Giappone uscirono ben presto dalla Società delle Nazioni, preparando il terreno per un nuovo conflitto e accelerando il riarmo. Le principali alleanze stipulate tra i paesi nazifascisti furono tre. 1936 Asse Roma-Berlino tra Hitler e Mussolini, che non era una vera e propria alleanza, ma riconosceva il rapporto sempre più stretto tra i due paesi, impegnati a lottare contro il “pericolo bolscevico”. 1936 Patto Anticomintern tra Germania e Giappone (cui l’Italia aderisce l’anno successivo, con il “Patto tripartito”). 1939 Patto d’Acciaio, un’alleanza politico-militare tra Italia e Germania che impegna le due potenze a prestarsi reciproco aiuto in caso di guerra e che, di fatto, porta l’Italia a sostenere l’espansionismo tedesco. La Seconda guerra mondiale 3 LA GERMANIA FINO ALLA VIGILIA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE Occupazione della Ruhr (1923) La Repubblica di Weimar, paralizzata dalla disoccupazione e dalla vertiginosa inflazione, non era riuscita a pagare i debiti di guerra in marchi-oro, secondo quanto prevedeva la pace di Versailles. Ciò aveva spinto la Francia a occupare militarmente, a garanzia del pagamento, il bacino minerario della Ruhr, che era indispensabile per la ripresa economica tedesca, esasperando il nazionalismo e le correnti di destra in Germania. Patto di Locarno (1925) Pochi anni dopo, la situazione tedesca migliorò, non solo dal punto di vista economico (piano Dawes), ma anche in politica internazionale, grazie a un’inversione di tendenza da parte francese, ad opera del nuovo ministro degli esteri Aristide Briand. Fu, infatti, firmato a Locarno un patto franco-tedesco, in cui si riconosceva alla Francia l’Alsazia-Lorena e la Germania si impegnava a non modificare con le armi la nuova situazione politica. Si parlò, allora, di “spirito di Locarno”, ossia di una sincera riconciliazione tra vincitori e vinti nel segno della pace. Nel 1926, la Germania entrò anche a far parte della Società delle Nazioni. Patto Briand-Kellog (1928), sottoscritto da sessanta stati, tra cui la Germania, in cui si rifiuta la guerra come mezzo per risolvere i contrasti internazionali. Piano Young (1929) riduce notevolmente la portata dei risarcimenti tedeschi. Affermazione del Nazionalsocialismo in Germania: già nelle elezioni del 1930, diventa il secondo partito; il 30 gennaio 1933, Hindenburg chiama Hitler a formare un nuovo governo; l’incendio del Reichstag (27 febbraio 1933) è l’inizio della politica del terrore; dopo l’attribuzione di pieni poteri al governo e l’istituzione di un partito unico, sono trucidati i membri delle SA (“notte dei lunghi coltelli”, giugno 1934) e nasce il Terzo Reich (agosto 1934); la persecuzione antisemita tocca l’apice con le Leggi di Norimberga del 1935 (con cui gli ebrei erano privati della cittadinanza tedesca, non potevano sposarsi con altri cittadini tedeschi ed erano obbligati a esibire sugli abiti la stella gialla di David) e la “notte dei cristalli” del 1938. La Germania si ritira dalla Società delle Nazioni (1933) e, violando le disposizioni di Versailles, inizia una politica di riarmo (1936), ripristinando il servizio militare obbligatorio, base essenziale del nuovo esercito (Wehrmacht). Riunione della Saar alla Germania (1935), contro le disposizioni di Versailles, dopo un plebiscito. Convegno di Stresa (1935), in cui Francia, Inghilterra e Italia protestano contro le iniziative tedesche e stabiliscono un’azione comune, ma limitandosi a ribadire l’equilibrio del Patto di Locarno e senza prendere alcun provvedimento concreto contro la Germania nazista. Occupazione e rimilitarizzazione della Renania (1936), che con il T. Versailles era stata smilitarizzata e in parte occupata dagli alleati. Annessione (Anschluss) dell’Austria (marzo 1938). L’atteggiamento passivo e rinunciatario dei governi inglese e francese rafforza in Hitler il disprezzo per le democrazie e la fiducia nella propria politica aggressiva. Le truppe tedesche occupano Vienna e un plebiscito sanziona l’annessione dell’Austria alla Germania. Era la prima tappa del progetto nazista di creare una “Grande Germania”, che doveva riunire tutti i popoli tedeschi (come gli Austriaci e i Sudeti) e affermarne la supremazia. Conferenza di Monaco e annessione dei Sudeti (settembre 1938). Hitler intima alla repubblica cecoslovacca la cessione del territorio dei Sudeti, con il pretesto che in quella regione prevale la popolazione di nazionalità tedesca. Mentre gli Stati Uniti mantengono la propria politica isolazionista (iniziata con la mancata adesione alla Società delle Nazioni, contro il progetto di Wilson), Francia e Gran Bretagna sottovalutano la gravità della situazione e ritengono di poter mantenere la pace attraverso concessioni alla Germania (politica dell’appeasement o “dell’arrendevolezza” di Chamberlain). Nella Conferenza di La Seconda guerra mondiale 4 Monaco, Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia si riuniscono per risolvere la crisi dei Sudeti; i primi ministri Daladier (francese) e Chamberlain (inglese) avallano l’annessione tedesca dei Sudeti, accettando le assicurazioni di Hitler che non avrebbe ulteriormente modificato l’equilibrio internazionale. Il ruolo di mediatore è assunto da Mussolini, chie viene salutato come il “salvatore della pace”. Invasione della Cecoslovacchia (marzo 1939). Protettorato tedesco di Boemia e Moravia e stato satellite della Slovacchia, indipendente solo formalmente. Patto Molotov-Ribbentropp (agosto 1939) di non aggressione tra Germania e Unione Sovietica, determinato dalla volontà di Hitler di proteggersi le spalle in caso di conflitto con le potenze occidentali e dalle volontà espansionistiche dello stesso Stalin; un protocollo segreto del patto stabiliva la spartizione della Polonia tra le potenze contraenti. Invasione tedesca della Polonia (1 settembre 1939). Le truppe tedesche invadono la Polonia per annettersi Danzica e il corridoio che, dopo la Pace di Versailles, separava la Prussia orientale dal resto del Reich. Gran Bretagna e Francia entrano in guerra (3 settembre 1939), mentre gli Stati Uniti si dichiarano neutrali: è l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Fasi ed eventi della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) L’offensiva nazista (1939-1941) Occupazione di gran parte dell’Europa Settentrionale. Invasione della Francia e Governo di Vichy. L’Italia entra in guerra. 1. Apertura dei fronti orientali (1941). Attacco tedesco all’Urss e nipponico agli Usa. 2. Ultimi successi del Patto e controffensiva degli Alleati (1942-1943) Successi del Patto: a) in Estremo Oriente, ad opera del Giappone; b) in Africa, ad opera degli italo-tedeschi, sotto la guida di Rommel; c) avanzata tedesca in Urss, fino a Stalingrado. Il 1943: un anno di svolta. L’ eccessivo allargamento del fronte e la resistenza antinazista portano a un rovesciamento del conflitto, determinando i successi angloamericani: controffensiva statunitense nel Pacifico, britannica in Africa (maresciallo Montgomery). Sconfitta tedesca di Stalingrado. 3. La disfatta dell’Asse (1943-1945) Sbarco degli Alleati in Sicilia e caduta del regime fascista; guerra civile e di liberazione nazionale nella penisola italiana, divisa tra la Repubblica di Salò e il legittimo governo (con sede a Salerno). Sbarco in Normandia. Conferenza di Yalta. Liberazione dell’Italia e fucilazione di Mussolini. Occupazione sovietica di Berlino. e suicidio di Hitler. Bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Resa del Giappone. L’OFFENSIVA NAZISTA (1939-1941) 1 settembre 1939: invasione della Polonia 3 settembre 1939: entrata in guerra di Francia e Gran Bretagna Sul fronte occidentale, si fronteggiano gli eserciti francese e tedesco lungo le opposte linee di fortificazione Maginot e Sigfrido. Dopo la fine della Grande Guerra, infatti, i Francesi avevano creato un poderoso sistema difensivo sulla frontiera con la Germania, detto “Linea Maginot”, realizzato quasi completamente nel sottosuolo (per operare al riparo di aerei, gas asfissianti e carrarmati). Tale sistema, però, nel maggio del ’40 fu aggirato e sfondato dai Tedeschi. Sul fronte orientale, la Polonia si trovò stretta in una morsa tra l’esercito tedesco (che agì secondo la tattica di sfondamento della guerra lampo, cioè usando congiuntamente aviazione e mezzi corazzati) e quello sovietico. La Seconda guerra mondiale 5 Invasione della Francia. L’entrata in guerra dell’Italia. Il governo di Vichy Mentre i sovietici procedono mettendo sotto controllo le repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia e Lituania e occupando la Finlandia (marzo ’40), Hitler si impadronisce del Nord Europa, penetrando in danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio e Lussemburgo; invade, di lì, la Francia, aggirando la “Linea Maginot”. Il corpo di spedizione britannico sbarcato sul continente è reimbarcato precipitosamente a Dunkerque (giugno ’40). L’Italia, che nel 1939 aveva proclamato la “non belligeranza” (a causa dell’impreparazione dell’esercito, logorato dalle campagne d’Etiopia e di Spagna), di fronte ai successi tedeschi dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna (giugno ’40). Nell’aprile del ’39, prima della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia aveva già occupato l’Albania. Era stata un’operazione condotta con facilità e studiata da tempo; ne aveva favorito l’attuazione la presenza in Albania di numerosi cittadini e imprenditori italiani, che traevano vantaggi economici dal processo di modernizzazione del paese. L’occupazione tedesca della Cecoslovacchia, inoltre, aveva creato nel governo italiano il timore di una possibile ingerenza hitleriana in direzione della Croazia e dell’Adriatico. L’Albania costituiva per l’Italia l’unica conquista in campo europeo e sarà la base di partenza per la sfortunata campagna contro la Grecia (ottobre ’40). Pochi giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, Parigi è occupata dai nazisti e la Francia è divisa in due: la parte settentrionale, con capitale Parigi, è sotto diretto controllo tedesco, mentre quella centro-meridionale, con capitale Vichy, è affidata al maresciallo Pétain, che di fatto collabora con il regime nazista. L’intera Francia, quindi, è nelle mani di Hitler. Il generale Charles de Gaulle, nel frattempo, guida da Londra la resistenza antinazista. La “battaglia d’Inghilterra”. Resta ancora in piedi, contro il nazismo, la Gran Bretagna, il cui nuovo ministro Churchill (eletto, al posto di Chamberlain, nel maggio del ’40) è del tutto contrario a qualsiasi compromesso con la Germania. Hitler progetta l’operazione “Leone marino” (che prevede lo sbarco in Inghilterra e la paralisi dell’avazione inglese), che, però, fallisce; i bombardamenti a tappeto compiuti dall’aviazione tedesca (Luftwaffe) su città e installazioni militari britanniche, infatti, non fiaccano la resistenza della popolazione e dell’aviazione inglese (la Raf, Royal Air Force), che si rafforza anche grazie all’uso del radar. Gli insuccessi italiani. Parallelamente alla “battaglia d’Inghilterra” tedesca, l’Italia scatena un’offensiva in Africa e nel Mediterraneo, per colpire l’Inghilterra, paralizzando la navigazione inglese attraverso i Canali di Sicilia e di Suez. Dopo l’estensione del Patto d’Acciaio al Giappone (Patto Tripartito) e a Romania, Bulgaria, Jugoslavia e Slovacchia, Mussolini vuole controbilanciare l’espansione tedesca sui Balcani, attaccando dall’Albania la Grecia (ott. ’40); l’offensiva, mal preparata, è bloccata dall’esercito greco (con aiuti inglesi), che penetra in Albania. Anche sul fronte africano, le forze britanniche avanzano rapidamente in Libia e in Africa orientale, occupando i possessi italiani di Somalia, Eritrea ed Etiopia e riportando sul trono il negus Hailé Selassié e costringendo l’ultimo presidio italiano alla resa di Amba-Alagi (apr. ’41) La legge “affitti e prestiti” Su proposta di Roosevelt, il congresso vota nel ’41 la legge “affitti e prestiti”, che autorizza il governo a prestare, affittare o vendere senza pagamento immediato materiale bellico e prodotti agricoli a quei paesi la cui difesa possa risultare “vitale” per gli Usa. Ciò costituisce un importante aiuto alla Gran Bretagna nella sua lotta al nazismo, salvaguardando, allo stesso tempo, la politica isolazionista inaugurata dagli Usa all’indomani della Prima Guerra Mondiale. La Germania risponde con un’intensa guerra sottomarina, che però non riesce a bloccare i rifornimenti americani. L’offensiva dell’Asse (primavera ’41) La Germania interviene a sostegno degli italiani, a) in Africa (gli Afrika Corps, al comando di Rommel, liberano la Cirenaica dagli Inglesi) e b) nei Balcani, in Jugoslavia (in cui era subentrato un governo ostile al nazismo) e in Grecia (costretta alla resa). La Seconda guerra mondiale 6 APERTURA DEI FRONTI ORIENTALI (1941) 1. L’ATTACCO TEDESCO ALL’URSS (OPERAZIONE BARBAROSSA) Hitler teme un accordo tra Urss e Inghilterra e l’ingerenza tedesca sull’Est europeo, “spazio vitale” che avrebbe permesso di sfruttare la “razza inferiore” degli slavi; importante obiettivo del nazismo, inoltre, rimaneva sempre la lotta al “pericolo bolscevico”. Invade, così, l’Urss, dando il via all’Operazione Barbarossa (giu ’41), convinto di poterla terminare in poche settimane. Un corpo italiano di spedizione, l’Armir, sostiene l’operazione. Com’era già accaduto, però, durante l’invasione napoleonica, i russi adottano la tattica della distruzione o dell’arretramento di case, industrie e raccolti, facendo “terra bruciata” agli italo-tedeschi. Il sopraggiungere di un inverno precoce blocca la “guerra lampo”, che si trasforma in una lunga “guerra di sterminio”: Hitler ordina di fucilare, nell’avanzata, tutti gli ebrei e i responsabili comunisti; le popolazioni sono trattate molto duramente e vengono effettuati eccidi di massa. 2. L’INTERVENTO DEGLI USA Agosto ’41 – Churchill e Roosevelt si incontrano su una corazzata nell’Atlantico, al largo dell’isola di Terranova, e firmano la Carta Atlantica, che afferma importanti principi di diritto internazionale, ribadendo la libertà e la democrazia in funzione antinazista: a) salvaguardia dell’integrità territoriale e autogoverno, b) libero accesso alle risorse economiche, c) abbandono dell’uso della forza nelle controversie. Sulla base di tali presupposti, al termine della guerra, sarà creata l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Con l’arresto dell’avanzata tedesca in Russia, Hitler chiede di invadere l’Urss al Giappone, che, invece, si rivolge contro gli Usa, con un attacco a sorpresa alla base militare di Pearl Harbour, nelle Hawaii (dic. ’41): la guerra diventa mondiale. Il Giappone sceglie di attaccare la base militare statunitense perché ha il progetto di costruire una “grande Asia” sotto la “razza” giapponese, conquistando tutto il Pacifico centro-orientale; in questa direzione, aveva già iniziato nel 1937 il conflitto con la Cina, che, quindi, si intreccia con la Seconda Guerra Mondiale. Distrutte le basi statunistensi, il Giappone dilaga nel Pacifico. SUCCESSI DEL PATTO E CONTROFFENSIVA DEGLI ALLEATI (’42-43) Successi del Patto. (PRIMAV.-ESTATE ’42) 1) Successi del Giappone in Estremo Oriente. 2) Controffensiva in Africa degli italo-tedeschi, che penetrano in Egitto. 3) Le truppe tedesche giungono fino a Stalingrado. Controffensiva alleata (’42-43) L’eccessivo ingrandimento del fronte (che porta a una necessità di uomini e mezzi che può essere assolta soltanto da poche potenze: l’Urss, gli Usa e la Gran Bretagna –grazie al Commonwealth-) a causa (paradossalmente) dei successi del Patto e la resistenza antinazista (sostenuta con viveri e armi dagli Usa) determinano il rovesciamento dei rapporti di forza e la disfatta delle potenze fasciste. 1) Nel Pacifico, gli Usa iniziano la riconquista dei territori occupati dal Giappone in Estremo Oriente, grazie ai successi navali nel Mar dei Coralli e nelle Isole Midway (maggiogiu ’42). 2) In Africa Settentrionale, le truppe italo-tedesche sono sconfitte ad El-Alamein dagli Inglesi (guidati dal generale Montgomery) e iniziano la ritirata. 3) In Urss, l’armata tedesca si ritira dopo la sconfitta di Stalingrado (marzo ’43). La Seconda guerra mondiale 7 LA VITTORIA DEGLI ALLEATI (1943-1945) L’Italia del Cln Gennaio ’43- Alla Conferenza di Casablanca si stabilisce di aprire un secondo fronte occidentale, scegliendo l’Italia, stremata nelle sue risorse economiche e spirituali. Marzo ’43 - Sconfitta tedesca di Stalingrado. Luglio ’43 – Sbarco degli Alleati in Sicilia. Le forze angloamericane bombardano Roma e Frascati, sedi del comando tedesco. A Roma, sono colpiti lo scalo ferroviario di San Lorenzo e centinaia di abitazioni. Il 25 luglio del ’43, il Gran Consiglio del Fascismo vota la sfiducia a Mussolini e chiede di restituire al re il comando dell’esercito. Il re Vittorio Emanuele III obbliga alle dimissioni Mussolini (arrestato e condotto a Campo Imperatore, sul Gran Sasso). Il nuovo capo del governo, Badoglio, annuncia la continuazione della guerra, ma tratta segretamente con gli Alleati: il 3 settembre è firmato l’armistizio di Cassibile (Siracusa), reso noto l’8 settembre del 1843. Il re e Badoglio abbandonano Roma per rifugiarsi a Brindisi e poi a Salerno, nuova sede del governo, abbandonando l’esercito e la popolazione nel caos. Scatta, nel frattempo, il “piano Alarico” di occupazione tedesca dell’Italia. L’Italia diventa il campo di battaglia tra i due eserciti (tedesco e angloamericano) in guerra ed è divisa in due parti: al nord, si instaura la Repubblica di Salò di Mussolini (liberato dai Tedeschi), al Sud, il governo legittimo, con sede a Salerno. Notevole è l’episodio di Cefalonia: in quest’isola del Mar Ionio, la brigata italiana “Acqui” non si arrende ai Tedeschi e viene annientata. Nell’ottobre del ’43, il governo Badoglio dichiara guerra alla Germania come cobelligerante (non “alleato”) degli Angloamericani. Il comando alleato considera, però. Il fronte italiano ormai secondario dal punto di vista strategico: vuole sbarcare in Francia (Operazione Overlord) per stringere la Germania in una morsa da est e da ovest, come stabilito nella Conferenza di Teheran fra Roosevelt, Churchill e Stalin (dic. ’43). Ciò porta al ristagno operativo delle truppe alleate sulla “Linea Gustav” (linea di difesa che fa perno su Cassino). Per spezzare la resistenza tedesca, si decide di operare uno sbarco alle spalle della Linea (sbarco di Anzio, genn. ’44), ma le operazioni sono bloccate dai reparti tedeschi. Con la “svolta di Salerno” (marzo ’44), Togliatti appoggia il governo Badoglio, purche si apra ai Cln (Comitati di Liberazione Nazionale) rimandi la questione della futura forma di governo a un referendum. Si forma un governo di unità nazionale. Strage delle Fosse Ardeatine (marzo ’44) ad opera dei nazisti. Liberazione di Roma (giugno ’44); Umberto di Savoia è nominato “luogotenente del regno” e Bonomi diventa capo del Cln. E’ liberata Firenze. L’esercito si ferma sulla “Linea Gotica” (la seconda linea difensiva tedesca), dividendo l’Italia settentrionale dla resto della penisola. Eccidio di Marzabotto, presso Bologna, ad opera dei nazisti (ott. ’44). Dallo sbarco in Normandia alla resa del Giappone (’44-‘45) L’Operazione Overlord si concretizza nello sbarco in Normandia (giugno ’44); il “DDay” infrange la resistenza dei tedeschi trincerati dietro la liena di fortificazione costruita sulla Manica (“Vallo Atlantico”). Liberazione della Francia (sett. ’44), guidata da De Gaulle. Liberazione dell’Italia (25 aprile ’45) e resa della Germania (maggio ’45). Nella primavera del ’45, le truppe angloamericane sottopongono a ripetuti bombardamenti la Germania (particolarmente tremendo è quello di Dresda) e marciano verso il cuore della Germania, mentre i Sovietici occupano la Prussia orientale ed entrano a Berlino (occupazione sovietica di Berlino). Hitler si suicida nel suo bunker. In Italia, gli Angloamericani superano la “linea gotica” e irrompono nella Pianura Padana; le città del Nord insorgono, affiancando i partigiani e liberandosi prima ancora dell’arrivo degli Alleati (25 aprile ’45). Il Clnai (Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta La Seconda guerra mondiale 8 Italia)assume i poteri civili e militari. Mussolini è fucilato ed esposto a Piazzale Loreto a Milano. Agosto ’45 – Truman fa sganciare la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Resa del Giappone. Il Giappone era l’unico paese rimasto in guerra dopo l’aprile-maggio del ’45. Nel giugno del ’45, gli Usa avevano sferrato un attacco al Giappone, colpendo la base di Oikinawa, in un’epica battaglia in cui numerosi kamikaze giapponesi si erano gettati sulle navi americane con il loro aereo carico di bombe. Nella Conferenza di Yalta, in Crimea (febbraio ’45), i tre “grandi (Roosevelt, Churchill e Stalin) si erano riuniti per decidere sul comportamento da tenere con la Germania dopo la disfatta, ma anche sull’entrata in guerra dell’Urss contro il Giappone dopo la capitolazione tedesca, per accelerare la fine del conflitto. L’impresa, però, non risultava agevole, né di breve durata, per cui il neoeletto presidente degli Usa, Truman, batté sul tempo l’avanzata sovietica, sganciando sul Giappone la terrificante bomba atomica.